Primi interventi sul rinnovo delle concessioni balneari
Si va a gara
L’estate volge a termine e le amministrazioni comunali si preparano a dare seguito alla fase di messa in gara per l’affidamento delle concessioni balneari scadute il 31 dicembre e lasciate in vigore in molti comuni italiani, “extra legem”, fino al 31 dicembre 2024 per decreto emesso dai vari amministratori locali. La gran parte dei concessionari ha, di fatto, esercitato il diritto di concessione per l’estate 2024 senza il titolo necessario ed a ricordarcelo sono gli sporadici episodi di invasione della spiaggia attrezzata da parte di alcuni cittadini, in buona parte aderenti ad associazioni che rivendicano il “mare libero”, che hanno occupato impunemente l’arenile di noti stabilimenti balneari. A questo punto solo gli ottimisti sperano ancora che il governo possa fare qualcosa per proteggere le loro presunte prerogative o quanto meno i loro investimenti. Ma anche questa possibilità appare preclusa perché, come indica la normativa Bolkestein, che ha messo fine a diritti temporanei che in molti casi sono diventati vere e proprie usucapioni “de facto”, con molti casi di passaggio della concessione per via ereditaria o addirittura venduta a terzi, non prevede diritti di prelazione.
Non credo che dall’Europa, dopo 18 anni di ritardo, in cui i governi che si sono succeduti si sono guardati bene dal metterci le mani, si possa ottenere qualcosa più di una procedura di infrazione con le conseguenti sanzioni economiche contro l’Italia.
Anzio, pur nella precaria situazione di “comune commissariato”, ha dato il via all’iter che dovrà portare all’asta pubblica. Praticamente i nuovi affidamenti dovrebbero concedere ai nuovi e vecchi concessionari il tempo necessario per mettere in atto tutti gli aspetti organizzativi e tutte le clausole su cui avranno presentato la loro offerta vincente, prima che inizi la stagione 2025.
Ogni comune va per se senza una direttiva governativa che allinei le competizioni su elementi univoci; ogni comune si dovrà inventare proprie direttive e propri parametri di valutazione tenendo conto della normativa generale e dei principi dettati dalla direttiva Bolkestein. Anzio ha seguito il dettato degli art. 36, 37 ed altri del codice della navigazione, che prevedono la possibilità di ricorrere ad una procedura competitiva per l’assegnazione delle concessioni, definendone preventivamente i criteri di comparazione, che a lume di logica dovrebbe garantire equità e trasparenza alla gara.
La Commissione, in sostituzione del Sindaco ha ritenuto “opportuno fornire, quale atto di indirizzo al Dirigente della competente Area Ambiente e Patrimonio, elementi utili per definire i criteri, i requisiti e una disciplina uniforme per l’affidamento di concessioni demaniali marittime sul territorio di competenza”.
I criteri di scelta riguardano l’eventuale “possesso di certificazioni, rilasciate da organismi accreditati, privilegiando in particolare la certificazione delle pari opportunità tra uomo e donna; la valorizzazione dei progetti prevedenti azioni/investimenti mirati a qualificare/migliorare i servizi resi all’utenza; la valorizzazione dei progetti prevedenti interventi per migliorare l’accessibilità e la fruibilità anche per i soggetti con disabilità) alle aree demaniali; la valorizzazione dei progetti prevedenti una mitigazione dei rischi idrogeologici o prevedano l’adozione di misure idonee a garantire l’incolumità pubblica su aree private e pubbliche sottoposte a tutela per dissesto idrogeologico prospicienti alle aree di demanio marittimo;la valorizzazione dei progetti che prevedano interventi/attività funzionali all’integrazione delle attività svolte sul demanio marittimo con lo sviluppo turistico, culturale, sportivo, sociale del territorio comunale; la valorizzazione dei progetti di sostenibilità ambientale prevedenti interventi aventi un minimo impatto sul paesaggio, sull’ambiente e sull’ecosistema, dando preferenza alle attrezzature non fisse e completamente amovibili”.
Sono elemento di valutazione positiva “gli interventi/investimenti che prevedano la minore occupazione di superfici relative al suolo demaniale marittimo; la valorizzazione di progetti prevedenti iniziative complementari all’attività balneare da svolgersi anche in siti (pubblici o privati) diversi da quelli oggetto di concessione purché funzionali/pertinenti all’uso del demanio turistico in genere”. Il Comune di Anzio ha previsto di premiare chi ha esperienza nel settore. Un modo per cercare di privilegiare i concessionari uscenti che si presta, però, a rischi di illegalità e certamente sarà oggetto di ricorsi. Gli elementi di progetto possono essere molto costosi sul piano economico e quello che rappresenta un rischio reale per il corretto svolgimento delle operazioni di gara è la possibilità che organizzazioni malavitose che, con ingenti disponibilità economiche, possono presentare allettanti progetti realizzativi da gestire con prestanome. Resta la confusione per la mancanza di una direttiva nazionale che preveda le diverse situazioni e che definisca parametri e principi uguali per tutti e questo fa prevedere che fioccheranno le carte da bollo.
Sergio Franchi
Delibera non chiara
La delibera di giunta n. 78 del 1/08/2024 rappresenta un duro colpo ai principi fondamentali di concorrenza e trasparenza sanciti dalla Direttiva Bolkestein. Nonostante anni di attesa e ripetute sentenze del TAR e del Consiglio di Stato, ad Anzio sembra che la direttiva non sia stata effettivamente recepita. Tutto questo in un comune già segnato da ombre e commissariato per mafia. Questa delibera non solo ignora i richiami europei e nazionali, ma cerca di trasformare un bando europeo in un semplice bando comunale, favorendo in maniera illegittima i concessionari uscenti. Tra i requisiti contestati, si privilegiano coloro che hanno gestito il servizio in passato e chi possiede terreni con servizi adiacenti all’area demaniale, in aperta violazione delle normative sulla concorrenza. La delibera, firmata da Commissari Prefettizi, introduce criteri che ignorano le numerose sentenze del Consiglio di Stato e del TAR, e i richiami della Commissione Europea. E questo dopo aver pagato una consulenza da 140.000 euro di fondi pubblici di cui non sappiamo l’esito, producendo di fatto un atto che potrebbe essere annullato, mettendo a rischio l’intero settore e le piccole imprese. In tutto questo è assordante il silenzio del Governo Meloni, che dopo aver promesso tanto al settore dei balneari, non è stato in grado di produrre neanche le linee guida per le gare determinando di fatto un buco normativo e scaricando sui Comuni l’onere dell’applicazione della Bolkestein È ora di pretendere trasparenza e rispetto delle regole, soprattutto dai Commissari, per un futuro equo e sostenibile per tutti gli operatori del settore.
Gruppo Territoriale M5S Anzio