In Consorzio la Gogna in Commissione Trasparenza
Risposte non trasparenti
Consorzio La Gogna e Comitato La Cogna da borgata a quartiere, hanno partecipato il giorno 28 alla riunione della Commissione sulla Trasparenza, richiesta dal Presidente del consorzio.
Per la seconda volta si è dovuto ricorrere a questa iniziativa, vista l’impossibilità e l’inutilità di un confronto con l’assessorato ai lavori pubblici e il rifiuto del Sindaco di convocare un incontro nel quale rendere trasparenti i problemi che impediscono di scaricare in fogna a circa 500 abitazioni della borgata la Gogna più quelle della borgata Fossignano 5.
Il Presidente del consorzio, chiamato dal Presidente della commissione Giorgio Giusfredi di svolgere il proprio intervento, ha ringraziato, nella persona del Presidente i suoi componenti per la sensibilità manifestata nei confronti dei cittadini della borgata, aderendo alla richiesta di convocazione della Commissione; ai ringraziamenti ha fatto seguire poi il rammarico per essere costretti, trovando chiusi i canali dei normali rapporti con l’amministrazione, a ricorrere a quella sede. Superati i preliminari, entrando nel merito delle questioni che hanno provocato la riunione di questa commissione, il Presidente del consorzio, ha posto delle precise domande all’assessora ai lavori pubblici, che si possono riassumere nel perché a distanza di dieci mesi dall’entrata in funzione del depuratore, oltre 500 abitazioni non possono ancora scaricare in fogna.
A questo interrogativo sono venute le risposte dei rappresentanti dell’assessorato, l’assessora Luana Caporaso e il dirigente, architetto Paolo Terribili, purtroppo le stesse che ci furono date nei primi mesi dell’anno, le stesse poi portate in un incontro avvenuto il 5 maggio alla presenza del Sindaco: problemi burocratici, carenza di personale, impegni sempre più numerosi e gravosi richiesti all’assessorato, ecc. rispetto i quali lo stesso sindaco sollecitava la messa in campo di tutte le iniziative necessarie per superare quelle difficoltà.
Questa volta però ci hanno voluto aggiungere altri elementi che contribuiscono all’allungamento dei tempi degli interventi, ma che presentano i caratteri dell’assurdità. Si afferma infatti che da parte di Acqua Latina viene richiesto per il passaggio della rete sotto la sua gestione che i cittadini producano una serie di documentazioni sulla regolarità delle abitazioni e che vogliono avere la certezza di non trovare problemi sulla esecuzione di lavori, attraverso controlli che ritarderebbero ulteriormente il momento del passaggio della rete alla società.
Argomentazioni alle quali, grazie alla disponibilità della Commissione, ci è stato consentito a fine riunione di replicare, facendo presente che a novembre, un comunicato congiunto dell’Assessorato e di Acqua Latina, informava i cittadini dell’area Crati, che erano autorizzati a scaricare in fogna, senza la richiesta di documenti aggiuntivi rispetto quelli presentati quando hanno fatto l’allaccio alla rete fognaria e che, per quanto riguarda eventuali problemi presenti sulla rete, quella dell’area Crati, benchè completata da almeno 12 anni, dopo 10 mesi che viene utilizzata dai cittadini, non sembra aver presentato alcun problema e quindi tanto meno ne potranno presentare quelle parti di rete a completamento del progetto costruite in questi ultimi anni, l’ultima, il secondo lotto Cogna, completato appena due anni fa.
Si confermano in questa occasione, i limiti nella gestione di questi interventi da parte dell’Assessorato, rispetto ai quali va registrato il totale disinteresse del Sindaco, benchè vengano bellamente ignorate anche le sue sollecitazioni agli amministratori fatte nell’incontro del 5 maggio di quest’anno.
Ma il Sindaco continua a ignorare la richiesta di una sua iniziativa che abbia carattere risolutivo per questa vicenda, prolungando i danni economici che i cittadini subiscono causa l’impossibilità di utilizzare la rete fognaria.
Di fronte a questi comportamenti, occorre sviluppare una forte iniziativa per riuscire al più presto a far ripetere quella richiesta dai cittadini della nostra borgata, sotto le finestre del suo ufficio.
Silvano De Paolis
Infermiere CRI
Al via anche quest’anno in tutto il territorio nazionale la Campagna 2022 per il reclutamento Allieve Scuola del Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana. Le selezioni rimarranno aperte fino al 30 novembre 2021 e le interessate potranno richiedere informazioni circa i requisiti previsti e le modalità di iscrizione alla Scuola Allieve presso l’Ispettorato II.VV. CRI di riferimento consultando il sito: www.cri.it.
Convenzione tra Comune di Aprilia e Regione Lazio per la collaborazione e il coordinamento
Piano Agricolo Regionale
Un progetto sperimentale che ha come scopo quello di trovare la giusta applicazione pratica delle normative regionali, per cercare un giusto equilibrio tra lo sviluppo urbanistico della città in rapporto agli interventi agricoli e alla forestazione urbana. A questo scopo il Comune di Aprilia e la Regione hanno stipulato uno specifico protocollo di intesa per una durata biennale.
Un rapporto di collaborazione e coordinamento che i due enti hanno voluto instaurare alla luce delle trasformazioni urbanistiche previste in città non solo alla luce della prossima approvazione definitiva dei piani particolareggiati legati alla variante di recupero dei nuclei abusivi.
“Lo schema di protocollo di intesa- si legge nell’atto recentemente approvato dalla Regione Lazio- è volto a instaurare forme di collaborazione e coordinamento finalizzato all’applicazione sperimentale dei requisiti tecnici e prestazionali per la componente agricola e forestale, nell’ambito delle procedure di pianificazione in corso ad Aprilia ai fini della redazione dello strumento urbanistico, con valutazione degli impatti e della strategia degli interventi in agricoltura, della forestazione e del correlato rapporto tra città e campagna”.
Una maggiore attenzione al verde e alla pianificazione degli interventi che del reato, come richiamato nella delibera regionale, il Comune di Aprilia ha dimostrato anche conferendo ad un dottore agronomo il compito di censire le essenze arboree già presenti in città. Lo scopo finale del protocollo dovrà essere quello di attivare anche strategie localizzative della diversificazione delle attività agricole, consolidare la rete verde per la riforestazione e per l’abbattimento della CO2 e contenimento del territorio urbanizzato, rendere effettiva la presentazione di acque e zone rurali, collaborando a predisporre una carta della classificazione della potenzialità agronomica dei terreni, contribuendo a contrastare i cambiamenti climatici.
Francesca Cavalln
Reintegro al posto di lavoro
Licenziato senza una ragione valida, dopo non aver accettato un trasferimento illegittimo a oltre 200 chilometri di distanza da casa. Il Tribunale di Latina accoglie il ricorso del lavoratore e condanna il datore di lavoro all’immediato reintegro nel posto che gli era stato tolto, oltre al pagamento di un’indennità risarcitoria pari a dodici mensilità commisurate all’ultima retribuzione percepita.
Una sentenza, quella emessa nei giorni scorsi dal giudice Tribunale di Latina, sezione lavoro, la dottoressa Viola Montanari, che dopo le vessazioni subite ha restituito ad un uomo di Aprilia un po’ di giustizia e l’occupazione che gli era stata tolta senza nessuna ragione valida. Accogliendo la richiesta presentata dal lavoratore, il giudice ha ribaltato le decisioni espresse dall’ordinanza resa dal Tribunale di Latina il 18 dicembre 2020, stabilendo quindi che quello operato dall’Eurospin Lazio Spa nel 2018 non fu un licenziamento per giusta causa. Stando a quanto ricostruito in aula anche grazie alle intercettazioni prodotte dalla difesa, l’odissea per il dipendente dell’Eurospin assistito dall’avvocato Ugo Cardosi, ha inizio il 24 aprile 2018, quando poco dopo aver subito un intervento per la rimozione di un carcinoma, all’uomo, padre di due bimbi piccoli, viene comunicato il trasferito disposto dal datore di lavoro dalla sede di Aprilia a quella di Montepradone, in provincia di Ascoli Piceno. Un cambiamento tale da stravolgere la vita del dipendente, che proprio per questo motivo il 28 maggio 2018 e ancora nei mesi successivi continua a impugnare l’atto ritenendolo illegittimo; infine il 13 novembre 2018 deposita un ricorso cautelare contro il provvedimento. Il 19 novembre 2018, la doccia fredda: la società gli comunica il licenziamento, motivato dal superamento del limite di 60 giorni di malattia e quindi per l’assenza ingiustificata dal posto di lavoro. Assenze a seguito delle quali l’azienda, prima di comunicare l’interruzione del rapporto di lavoro, aveva previsto ben tre sanzioni disciplinari tra maggio e luglio 2018 “per assenza ingiustificata dal posto di lavoro”. Peccato che il posto di lavoro a cui la lettera faceva riferimento, si trovava a 265 km dall’abitazione e dalla sede lavorativa dove il dipendente prestava servizio, e soprattutto lo stesso già a maggio 2018, quindi entro i 60 giorni previsti dalla legge, aveva già contestato quella misura. Gli accertamento mirati e la presenza di alcune intercettazioni prodotte dal ricorrente, hanno consentito al giudice di smontare la legittimità del trasferimento disposto dall’azienda e giustificato in ragione dell’aumento del volume di lavoro presso la sede marchigiana, per poi dichiarare illegittimo anche il licenziamento. Per il Tribunale in sostanza, il trasferimento forzato fu solo una scusa per il successivo allontanamento del dipendente sgradito. “E’ infatti pacifico – si legge nella sentenza - che a seguito del licenziamento del ricorrente nessun dipendente è stato adibito alle mansioni di addetto al controllo qualità presso la sede di Monteprandone. Inoltre, immediatamente dopo la comunicazione del trasferimento, la società datrice offriva al ricorrente il trasferimento con altre mansioni e con retribuzione inferiore presso il punto vendita di Sabaudia o presso altro punto vendita da individuarsi. E’ allora la stessa condotta serbata da Eurospin nella immediatezza del licenziamento - e confermata nel periodo successivo e sino all’attualità- a rendere palese la insussistenza di serie ragioni organizzative a sostegno del trasferimento. Occorre infatti ribadire che anche successivamente al tentato trasferimento, nessun altro dipendente ha occupato la posizione di Monteprandone che avrebbe dovuto essere destinata al ricorrente. Sembra allora che la vera ragione del trasferimento fosse allontanare il ricorrente dalla sede di Aprilia. Il trasferimento è pertanto illegittimo”. Dimostrata l’inconsistenza delle sanzioni disciplinari che hanno portato al licenziamento, il Tribunale ha stabilito il reintegro sul posto di lavoro per il dipendente assunto a tempo indeterminato il 28 agosto 2003, come previsto dal comma 4 dell’articolo 18 dello statuto dei lavori. F.C.