La Procura di Velletri ha messo i sigilli al settimo invaso per mancanza di un presupposto essenziale come la garanzia finanziaria del post mortem
Sequestrata la discarica di Roncigliano
Sequestrata la discarica di Roncigliano. I sigilli sono stati apposti dai finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Velletri, in esecuzione al decreto di sequestro preventivo disposto dal GIP del Tribunale di Velletri. Con questo atto dunque si riapre l’emergenza rifiuti nella Capitale. Roma rischia il collasso, ma i cittadini della zona di Montagnano di Ardea e dei Comuni limitrofi, possono fare un sospiro di sollievo e pensare probabilmente ad un futuro più roseo, e meno preoccupante, rispetto a questi mesi vissuti nel caos più completo e nell’emergenza assoluta. Una lotta che i promotori del Comitato contro la discarica di Roncigliano, hanno portato avanti per oltre 220 giorni, con un presidio permanente davanti all’ingresso della discarica di Roncigliano. Un presidio che ha coinvolto centinaia di cittadini che, con la loro presenza pacifica, hanno voluto sollecitare le istituzioni a fare e proporre qualcosa di nuovo per il loro futuro. Questo è sicuramente uno dei risultati più importanti. A questo punto c’è bisogno che qualcosa di nuovo si affacci all’orizzonte. Come gli stessi promotori del Comitato sostengono da anni e, come tanti cittadini che sono penalizzati dalla presenza della discarica, c’è da individuare una nuova progettazione per lo smaltimento dei rifiuti. A questo punto è importante e che si faccia qualcosa di concreto per il territorio e l’ambiente, ma soprattutto per quanti vivono loro malgrado a ridosso della discarica di Roncigliano.
Nell’atto è stata “ipotizzata una illegittima gestione dell’impianto per assenza di un presupposto essenziale di efficacia della prescritta autorizzazione regionale, rappresentato dalle garanzie finanziarie previste per la cosiddetta gestione post mortem (della durata di 30 anni dalla intervenuta cessazione della fase di gestione corrente)”.
Inoltre, le richiamate garanzie “sono poste a presidio di una corretta salvaguardia ambientale del sito durante tutto il periodo successivo alla sua fase di operatività, durante la quale una parte del compenso corrisposto al gestore per il conferimento dei rifiuti è prevista, appunto, per assicurare tale adempimento “postumo”. Senza quelle garanzie – si evidenzia ancora nella nota -, in caso di cessazione sopravvenuta dell’impresa che gestisce la discarica, intervenuta a qualsiasi titolo e ben possibile nell’arco di 30 anni, i costi ambientali di manutenzione post mortem dovrebbero inevitabilmente ricadere su soggetti pubblici a livello territoriale, nonostante l’avvenuto incameramento preventivo delle necessarie risorse economiche ad opera del privato”.
“La lotta continua contro il biometano e la politica nefanda dei rifiuti. Sigilli alla discarica di Albano: lo zoccolo duro della mobilitazione popolare ha prodotto la prima importante crepa – scrivono i rappresentanti del Presidio permanente contro la discarica Coordinamento contro inceneritore di Albano -. A differenza della politica locale che ha completamente abdicato al suo ruolo rifugiandosi nelle strette e bibliche vie della macchina giudiziaria pur di non assumersi la scomoda responsabilità di andare a pestare i piedi al solito sistema d’affari, più che oleato, tra enti pubblici e imprenditori della monnezza, la resistenza popolare dei cittadini del Presidio Permanente e del coordinamento No Inceneritore ha da subito dimostrato di sapere perfettamente quale è l’unica via da percorrere per assicurare giustizia ambientale e sociale e rifiutare la barbarie che è sotto gli occhi di tutti.
Senza la forza, la determinazione e l’imponente mobilitazione messa in campo in questi lunghi 8 mesi dal presidio permanente, il grande risultato di oggi non si sarebbe di certo concretizzato. Per questo ci concediamo oggi di gioire e festeggiare, per poi proseguire nella lotta contro il nuovo mega impianto Biogas per la bonifica totale e la chiusura tombale dell’intero sito. Come sempre accade, dal basso della forza popolare, arriva l’esempio, la visione di quale deve essere la direzione che una politica sana dovrebbe percorrere perché possa esserle riconosciuto l’assolvimento dei suoi compiti primari: quello di mettersi al servizio della sua gente, di garantirne diritti e benessere.
Intanto oggi 11 marzo 2022 alle 16,15 il procuratore della repubblica di Velletri accompagnato dalla Guardia di Finanza ha notificato alla società Ecoambiente, affittuaria della Pontina Ambiente, gruppo COLARI Cerroni, il sequestro del VII invaso della discarica di Roncigliano.
L’arrivo del corteo della Procura è avvenuto a presidio permanente aperto, a riprova della capacità di lotta dei cittadini dei villaggi ardeatini e circostanti, nonché del coordinamento contro l’inceneritore di Albano.
Il presidio contro la discarica si è dispiegato per 220 giorni, estate, autunno e inverno costruendo tre cortei in Albano, presidi a Roma nei pressi del Campidoglio e dell’Area Metropolitana, alla Regione presso l’Area Rifiuti, all’Agenzia Regionale per l’Ambiente e al tribunale di Velletri.
Non possiamo dire che questo provvedimento sia la vittoria che il nostro movimento poteva sperare, perché 3350 TIR hanno sversato dal 2 agosto scorso più di 100 mila ton. di indifferenziato e falsa FOS, utilizzando le ordinanze Raggi-Gualtieri, emesse in violazione e non in deroga della normativa vigente. L’invaso non andava riaperto, ma tutti: Comune di Roma, Area Metropolitana, Area Rifiuti Regionale nuova gestione, Tar, Procura, hanno fatto sì che fosse salvaguardata “l’emergenza” romana e in zona Cesarini qualcuno ha provato a salvare la coscienza delle istituzioni. La Ecoambiente-Gualtieri intendeva abbancare altre 100.000 ton. ben oltre le 84.900 ton. residue indicate nel Piano Regionale.
L’attuale provvedimento della Procura non ripaga il danno fatto alle popolazioni circostanti, manda comunque un telegramma a Gualtieri-Raggi, che meditino sulla loro legalità puzzolente come i rifiuti che ci hanno rifilato nei passati sette mesi”.
Sabatino Mele
Il comitato U.S.T considera la vicenda del sequestro della discarica di Albano Laziale, come uno spiraglio di giustizia nel complesso di una vicenda che ha invece molti punti oscuri. A partire dall’anomalia della voltura a favore di Ecoambiente da parte della precedente società Pontina Ambiente del gruppo Cerroni su cui pesa l’interdittiva antimafia. Alla difficoltà di reperire dati relativi al reale inquinamento di tutti i pozzi presenti dell’impianto ed alla poca attenzione rispetto i dati epidemiologici già rilevati e certificati e quindi alla salute dei cittadini di un’area che abbraccia ben 5km intorno alla discarica. Probabile non conformità dei rifiuti che vengono sversati che devono essere trattati, ma che evidentemente non lo sono visto il percolato che producono e i gabbiani che banchettano e poca trasparenza anche rispetto ai quali comuni oltre Roma sversano nella discarica di Albano Laziale.
La proroga dell’Ordinanza firmata da Gualtieri parla, infatti, di 24 comuni dell’area che oltre Roma sarebbero stati autorizzati a sversare nella discarica di Albano Laziale, ma in nessun atto ufficiale viene riportato di quali comuni si tratta... e sì che i Sindaci dell’area avevano preso tutti posizione rispetto la contrarietà alla sua riapertura a luglio 2021. Quella della mancata fideiussione per il post-mortem che ha portato al sequestro preventivo della discarica, è solo l’ultima delle anomalie. Rilevata dalla Procura di Velletri sul 7° invaso, ma a nostro avviso l’irregolarità era già presente sugli altri invasi di proprietà della Pontina Ambiente sui quali non ci risulta esserci stata la bonifica come previsto. Contestualmente alcuni componenti del comitato sono stati oggetto di notifica per presunto reato penale per interruzione di servizio pubblico, in quanto protestavano proprio in merito ai miasmi provenienti dai tir che trasportavano rifiuti probabilmente non conformi. La vicenda dei rifiuti e del loro smaltimento, vede come prima causa le carenze strutturali relative alla capacità del Comune di Roma di gestire la raccolta differenziata che ha delle percentuali ridicole. Su questo aspetto il presidente della Regione Zingaretti quando era sindaco Virginia Raggi minacciava il commissariamento, ora con Gualtieri sindaco sembra non affrontare più questa questione. Noi siamo più che mai vigili su questa vicenda, non è questo il momento di rilassarci.
Ne guardiamo con attenzione gli sviluppi e alziamo la guardia ancora di più se è possibile su eventuale progetto di impianto Biogas nell’area. La zona ha già dato per 40 anni con conseguenze molto gravi che pesano sulla salute e il benessere dei residenti dell’area. Per quanto ci riguarda l’unica soluzione è tombare la discarica, bonificare l’area e restituirla alla comunità. Solo quando questo sarà avvenuto saremo soddisfatti e diremo di aver vinto la battaglia contro quello che definiamo “il Mostro”, oggi è presto per festeggiare.
Comitato UST Uniti per la
Salvaguardia del Territorio