Scenario preoccupante per gli alberghi dopo la pandemia, il caro bollette e la mancanza di turisti russi, cinesi ed americani
Gli alberghi nella tenaglia pandemia-guerra
Incontriamo Antonio Guido, direttore degli Hotel Enea di Pomezia e di Aprilia, nonché capo-delegazione di Federalberghi-Roma, a cui chiediamo qual’è lo scenario attuale per gli alberghi.
“E’ uno scenario molto preoccupante, se prima speravamo in questa ripartenza, seppur lenta, ma che comunque si cominciava ad intravedere, ora le cose si sono complicate e molto.
Già segnati duramente dal Covid ci eravamo illusi che con la diminuzione dei contagi e l’arrivo della bella stagione, le nostre camere, tenute chiuse per troppo tempo, potessero nuovamente essere occupate. Dopo il flop di Natale avevamo tutti sperato in una Pasqua “sorprendente” ed invece la brutta sorpresa l’abbiamo ricevuta con largo anticipo, in quanto la guerra in UCRAINA ha drasticamente bloccato i turisti stranieri, che solitamente prenotano con largo anticipo. Infatti anche se non direttamente coinvolti in questo conflitto, siamo considerati uno Stato Europeo e pertanto un paese a rischio, soprattutto dopo che si è diramata la notizia che l’Italia è inserita tra le nazioni Black list, dirottando le scelte verso destinazioni più sicure”.
- Su quale tipo di mercato, quindi, fate affidamento per il prossimo futuro?
“Se, come detto, ci mancheranno Russi, Americani e Cinesi con potenzialità di spesa maggiori rispetto ad altri, non ci resta che continuare a sperare nuovamente al turismo cosiddetto interno, di prossimità, ma che sappiamo essere una tipologia con bassa permanenza, quasi mordi e fuggi.
Vede, troppe volte si sente dire che tutto passa, che tanto nulla si può fare per cambiare la situazione e che bisogna aspettare la naturale evoluzione degli eventi, che è meglio stare fermi ad aspettare che passi la tempesta. Le garantisco che l’imprenditore alberghiero non può stare a guardare, non se lo può permettere ma deve sì guardare ma avanti e con coraggio, lavorando ancora di più per sfruttare ogni opportunità, capire come evolverà il mercato, reinventandosi se necessario, ma mantenendo una visione strategica sul futuro”.
- Attualmente quante strutture alberghiere sono ancora chiuse?
“A Roma quasi la metà, ovvero su 1.200 sono aperti circa 600 Alberghi e quelli operativi non superano la media del 30% di occupazione.
Sul nostro territorio, Pomezia e dintorni, le cose vanno un pochino meglio durante la settimana, grazie soprattutto alle aziende in Primis quelle farmaceutiche che non hanno mai smesso di operare, ma che comunque non sono in grado da sole di poter garantire un livello di occupazione sufficiente a sostenere le tante strutture presenti nelle nostre città.
Infatti risultano ancora chiusi importanti alberghi e quelli aperti faticano molto a sostenere i costi che comporta tenere in piedi immobili così imponenti, affidati unicamente alle risorse personali dei titolari che da anni oramai fronteggiano con i propri patrimoni le loro attività. Alcuni di loro si sono privati di beni immobili per garantire stipendi e affidamenti bancari per non veder deperire le loro strutture ma, soprattutto, per non vedere svanire il sogno di una vita, legato il più delle volte anche a tradizioni che si tramandano da generazioni, con la speranza che tutto passi in fretta, poiché come raccontavano i Greci, senza speranza, siamo condannati”.
- A proposito di costi, quanto incidono i recenti aumenti di gas ed energia?
“Credo che dopo due anni di pandemia ed un conflitto in atto, conseguenze peggiori non avremmo mai potuto immaginarle.
Sono un duro colpo, che rischia di essere quello di grazia! Lo è per molti per carità, dal singolo cittadino all’azienda di grandi dimensioni, però permettetemi una considerazione.
Se una persona decide di limitare il consumo nella propria abitazione è una scelta individuale quella di non accendere o meno tutte le luci della propria casa, oppure di limitare l’utilizzo dei riscaldamenti nei soli ambienti che occupa.
In un albergo questo non è possibile farlo, poiché sia le camere che gli ambienti comuni quali la Hall, la sala colazioni e di ristorazione ecc... devono sempre essere ben climatizzati ed illuminati, questo indipendentemente dal numero di camere occupate e dagli ospiti presenti.
Viene da sé che un albergo di media grandezza che ha come superficie 3.500/4.000 mq per 70/80 camere, deve far fronte a consumi pari il 30% del proprio fatturato per solo gas e luce.
Sarà difficile quindi per i prossimi mesi mantenere una gestione equilibrata a fronte di questi oneri, dato che è impensabile di questi tempi aumentare il costo di camere e servizi, almeno fino a quando la capacità di spesa del cliente non sia maggiore, poiché non vorremmo penalizzare la già molto precaria situazione economica delle famiglie”.
- Cosa chiedete e cosa potrebbero fare le istituzioni per aiutarvi a fronteggiare questo periodo?
“Di aiutarci a “sopravvivere”! Qua non si tratta di essere ottimisti o pessimisti, ma molto semplicemente realisti. Ogni giorno che passa le nostre camere invendute diventano piccoli mattoni che innalzano un muro che sarà difficile abbattere, fatto di esposizioni finanziarie in sofferenza, stipendi non pagati, tasse e tributi non onorate, ma soprattutto manutenzioni che non essendo eseguite con regolarità mettono in repentaglio sia l’immobile che la sicurezza dei clienti e degli stessi lavoratori.
La Federalberghi, quale associazione di categoria più rappresentativa, monitorizza costantemente la situazione in cui versa il nostro settore e propone regolarmente delle richieste per far fronte alle esigenze più immediate tramite i suoi rappresentanti sia nazionali che regionali e partecipando attivamente alla stesura di alcuni provvedimenti.
Mi permetta di evidenziare quanto è importante per il nostro settore avere la garanzia di una rappresentatività così qualificata, che sin dal primo giorno si è battuta per far conoscere lo stato di crisi in cui stava precipitando il settore turistico-ricettivo.
Il presidente di Federalberghi-Roma, Giuseppe Roscioli con il Direttore Tommaso Tanzilli ed il Vice-Direttore Gianluca De Gaetano, hanno percepito immediatamente che il pericolo più imminente da scongiurare era non far sentire solo e abbandonato l’imprenditore alberghiero che vedeva pian piano infrangersi il sogno di una vita.
Pertanto hanno attivato una TASK-FORCE a supporto di tutti mettendo a disposizione i migliori consulenti per ogni reparto. Va altresì ricordato che, pur essendo la Federalberghi un’ associazione di categoria che si sostiene con il contributo dei singoli associati, ha operato nel portare avanti idee, progetti e soluzioni a beneficio di tutti e non dei soli appartenenti.
Detto ciò, rispondo alla sua domanda indicando alcune priorità.
A brevissimo l’esigenza primaria è intervenire sui costi dell’energia e del gas in quanto, come detto, sono più che raddoppiati costituendo una voce importante nel bilancio degli alberghi. La riduzione degli oneri di sistema costituisce un passo nella direzione giusta ma occorre andare oltre con un rimborso ad Hoc, mediante un credito d’imposta a cui aggiungere quello sui canoni di locazione anche per i mesi di Aprile, Maggio e Giugno.
Un’esigenza primaria riguarda le imprese proprietarie delle mura poiché la pressione fiscale sugli immobili opera a prescindere dall’esistenza di ricavi, quindi sarebbe auspicabile l’esonero dal pagamento dell’IMU e che si riveda la tassa sui rifiuti, ricalcolando la sua entità con la reale occupazione di ogni singola struttura, attraverso la dichiarazione della tassa di soggiorno che ne certifica le presenze effettive.
A tal riguardo sarebbe un buon segnale sospendere provvisoriamente la tassa di soggiorno che di certo non risolverebbe la situazione, ma favorirebbe la consapevolezza che in un momento così delicato anche i piccoli gesti assumono un grande significato, soprattutto se provenienti da un’istituzione pubblica.
L’iniziativa individuale, per quanto importante, non basta.
Le istituzioni devono essere consapevoli che il turismo in generale, ma le strutture alberghiere nello specifico, stanno vivendo il periodo più difficile della loro storia, ma che è e resterà un comparto strategico della ripresa economica.
Sono indispensabili misure immediate con norme di supporto al lavoro, come la decontribuzione per almeno 36 mesi: le persone hanno bisogno di tornare a lavorare per la sopravvivenza economica ma anche per un equilibrio psicologico.
Bisogna dare ossigeno alle aziende e ai lavoratori, condividendo un piano di rilancio che vada oltre le risorse stanziate. Un’ipotesi può essere la creazione di un finanziamento a lunga durata, per intenderci quasi come un “prestito d’onore” con scadenza dai 20 anni in poi, con un tasso d’interesse molto basso, in modo che si possa cominciare a pensare al rilancio e alla riqualificazione delle nostre aziende e soprattutto scongiurare un altro rischio speculativo”.
- A cosa si riferisce esattamente?
“Il discorso meriterebbe un approfondimento più ampio ma cercherò di rendere chiaro, per quanto possibile, il pericolo che molte strutture potrebbero correre. Negli ultimi anni, soprattutto quelli legati alla pandemia ovvero 2020 e seguenti, il valore delle strutture alberghiere è decisamente diminuito non solo a livello immobiliare, ma anche come “ASSET CLASS HOTEL” ovvero come categoria o attività d’investimento e mi scuso per il termine tecnico utilizzato ma rende bene l’idea.
Questa svalutazione del proprio patrimonio è legato anche al fatto che le banche hanno chiuso i finanziamenti e crediti, perché hanno valutato che l’ASSET HOTELLERIE è troppo rischioso. Ecco quindi riaffiorare solo investitori di un certo “tipo” rivolti all’acquisto di immobili vetusti, dismessi e da riqualificare, però in buone posizioni e capaci quindi di creare valore. Il motivo è che si punta ad acquistare a prezzi ribassati per creare valore attraverso la ristrutturazione, per poi talvolta procedere con la modifica della destinazione d’uso per essere riconvertite a uso residenziale.
Ed infine facciamo in modo che questo periodo non sia stato solo un contare i giorni in cui sarebbe finito o agli impegni saltati, ma invece ci abbia insegnato a dare un valore diverso alla nostra normalità e non permettere che tutta questa sofferenza sia trascorsa invano e per questo è essenziale la collaborazione di tutti in particolare delle istituzioni, per non vanificare gli sforzi e i sacrifici compiuti”.
T.S.