Il 14 maggio al teatro Europa di Aprilia l’esibizione nel tango argentino di giovani adulti disabili, alcuni dei quali su sedia a rotelle
In scena lo spettacolo “Tango alieno”
Lo scorso 13 aprile l’Istituto Comprensivo di Via della Tecnica ha assistito ad un’anteprima dello spettacolo intitolato Tango alieno, promosso dall’associazione L’Oltre tango - in scena il 14 maggio presso il teatro Europa di Aprilia. Un piccolo assaggio di un’esibizione difficilmente credibile, se raccontata a parole: giovani adulti disabili (alcuni dei quali su sedia a rotelle) hanno danzato magistralmente sulle inconfondibili note, così passionali, del tango argentino.
“Vedere per credere” potrebbe essere il motto dell’associazione, voluta e fondata da Roberto Nicchiotti nel 2015 allo scopo di sfruttare il carattere terapeutico del ballo sudamericano e della musica. Docenti, educatori e studenti hanno esplicitato, al microfono, parole toccanti in merito alla performance - a dir poco sbalorditiva.
Valeria: “Tango alieno è stato uno spettacolo dove la disabilità è parsa solo una componente marginale, perché ogni ballerino ha trasmesso le proprie emozioni; vissuti in cui traspariva anche un passato fatto di ingiustificate discriminazioni. La sensualità ha dominato la scena ed ha sventato tutti gli stereotipi”.
Non meno entusiastiche le parole di Bianca: “Tango alieno è uno spettacolo che tutti dovrebbero vedere. È una finestra su un mondo poco conosciuto, spesso giudicato da lontano e visto con occhi compassionevoli. È uno schiaffo ai luoghi comuni e, soprattutto, è la dimostrazione che esiste una vita piena, appagante, felice anche per chi ha una disabilità. È bello che qualcuno ci ricordi che siamo tutti diversi e tutti un po’ alieni. Pochi spettacoli riescono ad emozionare così!”
Nel coro unanime degli elogi, l’opinione di Linda si è soffermata sugli aspetti commoventi e formativi di questa esperienza: “Penso di poter dire, a nome di tutti i professionisti della scuola, che questo spettacolo è stato emozionante, trascinante, profondamente educativo. Il grande insegnamento che è arrivato al pubblico è stato questo: che non esistono limiti se non quelli autoimposti e che ognuno di noi è unico, a modo suo”.
Il dirigente scolastico, Stefano Colucci, tra i primi ad applaudire, ha aggiunto: “Questi ragazzi e queste ragazze ci hanno fatto un bel regalo, mostrandoci tutto il loro talento e il loro entusiasmo. Questo dono ci impegna a ricambiare: come istituto comprensivo contiamo di contribuire a nuove iniziative ed esperienze dell’associazione L’Oltre tango”.
L’esibizione era significativamente incentrata sull’incontro finzionale tra popolazione terrestre e popolazione ‘aliena’, quella disabile. Ha infatti chiarito la psicologa, Silvia Campanelli: “Con questo spettacolo abbiamo voluto attirare l’attenzione dei ragazzi ‘terrestri’, facendoli incontrare con alcuni disabili ‘alieni’ che, atterrati sulla terra, incuriositi, volevano integrarsi in un pianeta nuovo per loro. Ma da quell’incontro sono sembrati proprio i terrestri i più confusi e disorientati.
Qualcuno ha detto, sbalordito: “i disabili ballano! E pure bene!”.
La verità è che facciamo tanta fatica a capire quello che ci sembra strano e che non conosciamo. Eppure, cambiando la prospettiva, se guardiamo le cose con occhi diversi, il gioco è fatto! Scopriamo che tra questi due mondi non c’è poi così tanta distanza”.
Impossibile non cedere al proposito, dettato dall’ammirazione e dalla curiosità, di intervistare Roberto Nicchiotti, un maestro di tango che ha avuto l’idea, rivoluzionaria e ispirata, ben più che geniale, di usare la tangoterapia per demistificare i luoghi comuni e restituire alle persone, tutte, il lucore di una dignità troppo spesso opacizzata.
- Dopo l’anteprima di Tango alieno ci siamo tutti interrogati su come sia nata la tua associazione. Puoi dirci qualcosa in più su questa realtà?
“Certo! L’Oltre tango è attualmente un’associazione di promozione sociale che si trova a Latina. È nata spontaneamente, direi, quando una ragazza con disabilità mi chiese di insegnarle a ballare il tango. Come spesso succede, a partire da un’idea semplice, in un certo senso ingenua, si è sviluppato un intero percorso che ci ha portati, ad oggi, a proporre uno spettacolo piuttosto ambizioso. Tango alieno annovera ormai più di 70 artisti, fra ballerini, cantanti, musicisti e più generalmente professionisti”.
- Durante l’anteprima ho notato che al pubblico sono bastati pochi minuti per sciogliersi in lacrime. La commozione è stata grande per tutti. Cos’è che tocca così in profondità, secondo te?
“Penso che l’atteggiamento più diffuso, tra gli spettatori, sia quello che oscilla dallo scetticismo al tiepido cinismo. Capita di assistere allo spettacolo ipotizzando che grossomodo ci si troverà a vedere un piccolo saggetto di danza di persone con difficoltà psichiche e motorie. Niente di più fuorviante, perché i ragazzi che fanno con noi tangoterapia ritrovano se stessi, mettono in gioco energie sopite, vitali, riescono finalmente a mostrare il loro carattere, una resilienza fatta di coraggio, di voglia di farcela malgrado tutto. I loro passi e i loro abbracci parlano del desiderio di riscattarsi da tutte le gabbie in cui sono stati per anni, e per ignoranza, dolorosamente imprigionati”.
- Uno spettacolo davvero catartico, direi. Ha colpito, senza dubbio, il gioco di parole, il rimando all’alterità e al mondo ‘alieno’ della disabilità. Come avete avuto quest’idea?
“Lavorando con la psicoterapeuta dell’associazione, Silvia Campanelli, ci siamo resi conto che emergevano in modo ricorrente, nelle narrazioni dei ragazzi, particolari vissuti e rappresentazioni di sé. Tutti dicevano di sentirsi “alieni” unicamente perché questo era ciò che il contesto socio-ambientale imponeva loro. «Eppure», diceva ciascuno di loro, «io mi sento normale. Mi sento così come sono. Io sono io». Abbiamo giocato sul termine “alieno” proprio per mettere in luce la dimensione relazionale da cui origina il disagio e per far capire che, in un sistema di funzionamento bio-psico-sociale, se il contesto è aperto e si adatta bene ai bisogni di ciascuno, nessuno è davvero un disabile. I nostri ballerini sono campioni paraolimpici che salgono spesso sul podio, hanno relazioni significative e, al di là dei riconoscimenti, hanno capito come accedere alla cosa più preziosa: la felicità”.
Marta Mariani