Il personaggio Giuseppe Piombanti Ammannati
Onoriamo Giuseppe
Dante, Petrarca, De Gasperi, Nenni, Picasso, Pascal, Copernico ed altri e altri: numerosi sono i personaggi ai quali lodevolmente Pomezia ha intitolato strade, scuole, siti. Questa città giovane – ha meno anni di noi che scriviamo! –, però, non solo non dovrebbe dimenticare, ma privilegiare il più possibile coloro che, illustri o meno, abbiano compiuto fatti e lavorato per essa, per la sua bellezza, per la sua conoscenza nel mondo. Più di una volta, per esempio, abbiamo segnalato – senza risultato alcuno – il poeta lavoratore Domenico Cappelli (1946 – 2012).
Uno dei personaggi illustri che Pomezia dovrebbe omaggiare e subito è senz’altro Giuseppe Piombanti Ammannati (1898 – 1996).
Di lui siamo stati gli unici, o quasi, che, negli anni, si sono interessati sulle pagine di questo stesso notissimo quindicinale, sul mensile Pomezia-Notizie, sul quotidiano Avvenire.
Sono tante le buone ragioni per cui l’Amministrazione della nostra città dovrebbe senza remore intitolargli qualcosa, fare il possibile per onorarlo. Ne indichiamo solo tre.
Perché è stato con i costruttori di Pomezia, quando essa ancora era solo nel sacco amniotico della mente dei fondatori; perché aveva in animo di sistemarsi qui e mettere famiglia; perché ha lavorato per renderla bella, producendo per essa opere d’arte geniali e delicate.
Al personaggio e alla sua opera noi abbiamo anche dedicato, Il Croco – I Quaderni Letterari di Pomezia-Notizie - numero 133, del settembre 2018: Giuseppe Piombanti Ammannati e “Pomezia”.
L’occasione per ritornarci ancora brevemente ci viene data adesso da Ermes Chimenti, figlio di colone, che ha voluto farci omaggio di diciotto foto a colori di opere intere - o di loro particolari – che il grande artista fiorentino ha dedicato alla nostra città. Le foto Chimenti le ha ricevute da Attilio Bello, che le aveva scattate quando, da sindaco, è stato a Grassina, da noi indirizzato, a trovare lo scultore; in due di esse Piombanti Ammannati appare insieme alla di lui consorte.
Le sculture principali da Piombanti Ammannati dedicate alla nostra città sono «Il Mimmo di Pomezia» e «Pomezia». Opere particolarmente belle e significative, che rispondono sia alla simbologia che alla tipologia del periodo e dei personaggi.
«Pomezia» reca sul capo un mannello di grano; ha un putto attaccato a una mammella e un altro che l’aiuta a reggere una specie di grembiule carico di frutta (i due bambini rappresentano l’abbondanza di figli – non di cani e gatti, come oggi! - nelle famiglie del tempo); tanti gli altri particolari da ammirare, come la lucertola vicino a un piede della statua. Per certa critica, «Il Mimmo di Pomezia» è lavoro superiore a «Pomezia», per resa artistica, per espressività. Rappresenta un bimbo paffutello, muscoloso ed energico, come quasi tutti i bambini di allora, quelli che rimanevano in vita, selezionati da una mortalità infantile che si aggirava sul 33% e che vivevano nella natura, nel respiro dei campi, temprati dal sole e dalla pioggia. Il putto reca scritto «Il Mimmo di Pomezia» sulla fascia lungo petto; regge sulle spalle un gran cesto di frutta; esprime lo sforzo e la forza nei lineamenti del viso, nelle pieghe delle tozze gambe. Tra la grafica, opera importante è senz’altro «Il redo», cioè, la nascita del vitello, momento di gioia, non dimenticando che, in quegli anni, nel nostro territorio abbondava l’allevamento del bestiame, in specie pecore, capre e bovini, quest’ultimi adoperati anche per l’aratura dei campi.
Giuseppe Piombanti Ammannati avrebbe ceduto la scultura “Pomezia” alla nostra città per un prezzo simbolico; i venti milioni sbandierati dal sindaco di allora come richiesta e che hanno affossato il tentativo che l’Amministrazione ne venisse in possesso, è solo frutto di equivoco.
L’artista parlava e scriveva di questa cifra solo per indicarne il valore: “se un privato, oggi, mi proponesse di eseguire una figura alta m. 1,40 smaltata in colore giallo oro, policroma e cotta a gran fuoco” (lettera a noi indirizzata del 27 gennaio 1987). Solo se un provato; al nostro Comune egli l’avrebbe quasi regalata, lo ripeteva spesso telefonandoci. Perché egli amava Pomezia e aveva fatto pensiero anche di rimanervi: “Pomezia, insomma, mi ha tanto interessato un tempo che pensavo di potere continuare ad elaborare e realizzare altri soggetti e infine (…) di trovarvi, colà, la compagna della vita” (sua lettera del 5 gennaio 1976).
Oggi non si sa più dove queste sue opere siano andate a finire. Allora, noi sognavamo che “Pomezia” venisse collocata in Consiglio comunale dietro la sedia del Sindaco. Adesso, forse, come dice Ermes Chimenti, il suo posto starebbe in un angolo del nostro Museo.
Si venga o meno a capo di queste sue opere, Giuseppe Piombanti Ammannati merita, intanto, che il suo nome sia immortalato in qualche angolo o su qualche struttura pubblica della nostra città.
Domenico Defelice
Tante le iniziative del Comitato per migliorare il quartiere e la socializzazione
Quartiere Nuova Lavinium
Sabato 21 e domenica 22 ottobre si è tenuta la XXIV edizione della Castagnata presso la sede del Comitato di Quartiere Nuova Lavinium in p.zza Aldo. Moro. Nel corso dei due giorni si è svolto un laboratorio creativo per bambini, poi musica e lo stand gastronomico con la degustazione soprattutto delle castagne cotte dai volontari del Comitato di quartiere. Precedentemente il pomeriggio di sabato 14 ottobre ha ripreso l’attività di Repair Cafè all’insegna del riciclo e del riuso con la presenza di tecnici volontari che hanno riportato a nuova vita quasi tutti gli utensili ed oggetti che i numerosi cittadini hanno portato. Presenti anche alcune persone che collaborano con il laboratorio del riciclo e dell’artigianato che hanno esposto parte delle loro realizzazioni effettuate con materiali di recupero come carta, legno, vasi di terracotta, ecc..Inoltre il presidente del Comitato di Quartiere Nuova Lavinium Francesco Di Ruocco ci ha comunicato che un gruppo di volontari intende costituire un laboratorio creativo per adulti (tel. 3405332403).
A.S.
Il mistero della chiesa di San Pietro
Una delle tappe del “Cammino dei Templari tra Pomezia ed Ardea” da me realizzato in collaborazione con la Pro Loco città di Pomezia è la Chiesa di San Pietro nel Borgo di Pratica di Mare.
Il borgo di Pratica di Mare ha una storia millenaria, i primi insediamenti stabili risalgono all’età del bronzo (XVI – XV sec a.C.). L’area del borgo corrisponde all’Acropoli dell’Antica Lavinium, Città che la leggenda narra essere stata fondata dall’eroe troiano Enea e quindi città sacra, sede dei Penati di Roma.
Caduto l’impero romano d’Occidente (476 d.C.) ci fu un periodo di abbandono. Intorno alle vestige dell’Antica Acropoli sorsero poche capanne abitate da pecorai che in estate erano costretti a raggiungere luoghi più salubri. Con una pergamena datata 14 marzo 1081, papa Gregorio VII ratificò la concessione dei castelli di Ardea, Decima, Pratica, S. Lorenzo, Fossignano ai monaci dell’Abbazia di San Paolo (Roma). Pratica resterà proprietaria dell’Abbazia di San Paolo fino al 1421. In questo periodo i monaci fortificano il borgo costruendo una torre di 40 metri (distrutta poi nel 1944 dai tedeschi), restaurarono Santa Maria delle Vigne fuori dal Borgo dandogli la forma attuale.
L’intervento più interessante fu quello sulla chiesa di San Lorenzo che realizzata nel VI secolo fu restaurata dai benedettini nel XIII secolo. Essi cambiarono l’orientamento della chiesa e costruendo un nuovo abside. Cambiarono anche il nome da San Lorenzo a San Pietro e murarono il vecchio abside. Volevano forse nascondere qualche segreto legato ai templari che in quel periodo erano proprietari della vicina tenuta di Sant’Eramo?
Nel gennaio del 2009 la cappella dell’abside è stata riaperta e sono stati ritrovati parte di affreschi, ora visibili. Non tutto l’abside è stato comunque ispezionato perché l’attuale pavimento, rispetto a quello originario, nel tempo è stato rialzato.
Inoltre un vecchio abitante del borgo mi ha riferito che sotto la chiesa vi sarebbero i resti di un antico cimitero con tombe templari. Indubbiamente il mistero rimane.
Antonio Sessa