Evento tratto dal libro “Pomezia città del Lavoro” di Antonio Sessa pubblicato dalla Angelo Capriotti Editore nel 2011
45 anni fa Giovanni Paolo II a Pomezia
Tra i tanti ricordi di Sua Santità Papa Giovanni Paolo II molti pometini hanno ancora viva nella memoria quella sua visita effettuata a Pomezia giovedì 13 settembre del 1979.
Il Papa arrivò in un pomeriggio di un giorno lavorativo e la sua visita riveste di una particolare importanza perché fu la prima effettuata dal Papa imperniata su un incontro ufficiale con il mondo del lavoro. Sua Santità fu ufficialmente invitato da sindacati, ma anche le parrocchie si mobilitarono. L’incontro avvenne in piazza San Benedetto ed il Sindaco era da poco Guerrino Corradi del PCI. Per l’occasione fu presentato al Papa, da padre Davide Agostini, parroco di San Benedetto, il plastico per la realizzazione della nuova chiesa di San Bonifacio, che poi sorgerà nel quartiere Nuova Lavinium. Sua Santità, in una piazza San Benedetto stracolma ebbe uno straordinario dialogo con gli operai.
Ma ecco la cronaca della giornata attraverso passi dell’articolo del cronista della “La Stampa” Filippo Pucci di venerdì 14 settembre 1979:
“Papa Wojtyla ha ieri avvertito a Pomezia dove si è recato nel pomeriggio alle 16.00 in visita ai lavoratori della zona industriale sorta ai margini di Roma, un vivo senso di disagio. Sulla piazza del Mercato della piccola cittadina, che aveva raggiunto in automobile dalla vicina Castel Gandolfo, ha trovato ad attenderlo circa 50mila persone, in gran parte operai, le rappresentanze di organizzazioni sindacali e industriali (tra gli altri Giorgio Benvenuto, segretario generale della Uil, Giunti segretario confederale della Cgil, Pagani segretario confederale della Cisl, Spinella presidente della Confai, Abate per la Confindustria). Nelle aziende di Pomezia lavorano 35mila operai, molti sono oggi disoccupati, molte le fabbriche chiuse e occupate. Appena giunto sul grande palco preparatogli nella piazza del Mercato la triste situazione è stata rappresentata al Papa dalla signora Eurosia Zaccaria, anch’essa disoccupata.
“Qui l’inosservanza dei diritti al lavoro - ha detto la rappresentante dei lavoratori - porta alla fame, le famiglie restano per mesi e mesi senza salario. Vogliamo un nuovo ordine di giustizia sociale e speriamo che questa sua venuta tra noi sia l’occasione buona per un cambiamento”.
Il Papa comprende le attese dei lavoratori e mette da parte il discorso gia preparato ed appena iniziato e parlando a braccio inizia un discorso estemporaneo con la folla.
E’ il discorso “senza carta”
“Adesso dirvi ancora qualche cosa senza carta. Come ho detto all’inizio, è la prima volta che mi trovo qui a parlare ai lavoratori, agli operai della città operaia di Pomezia. Per la prima volta in Italia. Ma tante volte in Polonia, tante volte… Soprattutto, voi sapete, sono stato anch’io per più di quattro anni operaio, e devo dire che apprezzo molto quel periodo della mia vita. Ho detto tante volte che quei quattro anni di lavoro per me valgono più che due dottorati. E devo dire ancora che così si è stabilita una amicizia con i lavoratori operai della stessa fabbrica, dove abbiamo lavorato insieme; e questo avveniva dopo la guerra, dopo l’occupazione nazista, ma è durato fino agli ultimi momenti, quando ero già sacerdote, poi vescovo e cardinale; sempre ho avuto questi contatti, contatti personali con i miei amici lavoratori operai.
Le occasioni per incontrare da cardinale i lavoratori a Nowa Huta, conosciuta anche qui in Italia; allora era una città crescente in prevalenza agricola, di campagna, ma adesso è molto più grande di Pomezia: conta 200.000 abitanti, nei dintorni di Cracovia. E poi, altra occasione erano gli incontri con gli operai della Slesia; la Slesia è una regione più industriale: erano soprattutto minatori e altri operai che ho potuto incontrare e parlare loro da vescovo, da cardinale.
Quello che ho detto ora è per spiegare una piccola cosa; ho desiderato di parlare a tutti voi, lavoratori italiani di Pomezia, aspettando quale sarebbe stata la reazione a quello che avrebbe detto “quel Papa” che per la prima volta si trova fra gli operai italiani. Ho parlato solo di temi fondamentali: la religione e il lavoro, la Chiesa e il mondo del lavoro; ma ho parlato in modo piuttosto “essenziale”, non sono entrato nei problemi particolari perché non conosco abbastanza la situazione vostra. Altrimenti ho parlato sempre in Polonia, dove avevo la mia propria esperienza; e dove, conoscendo i problemi, ho potuto entrare anche nei particolari. Ma io penso che il primo incontro basta così. Volevo dire inoltre che un momento è stato per me molto significativo: la vostra reazione quando vi ho detto, durante il discorso, che “non è l’uomo per il lavoro, ma il lavoro per l’uomo”.
La vostra reazione è stata la stessa che in Polonia, la stessa che in Polonia! Io mi ricordo, era forse il mio ultimo pomeriggio passato in Slesia, che per i 200.000 lavoratori slesiani, soprattutto minatori, quando io ho detto la stessa parola in polacco, la reazione fu la stessa. Allora si vede che ci sono, che esistono alcuni elementi, alcuni principi comuni; dove si vede subito, in Italia e in Polonia che dappertutto, in tutto il mondo, la verità è tale e non può essere un’altra. Per questo vi ringrazio: perché cosi ho fatto la prima esperienza personale, che certamente poi mi gioverà, mi aiuterà per capire, conoscere, comprendere sempre meglio il mondo del lavoro e il mondo degli operai in Italia. Per questo sono chiamato; perché, essendo Vescovo – essendo Vescovo di Roma, essendo il Papa – sono il vostro servitore. Cosi come Cristo ha detto “Non sono venuto per essere servito, ma per servire”.
Infine devo ringraziarvi ancora per i doni ricevuti. Ho paura che ho ricevuto troppo. E ritorno da Pomezia troppo ricco! E allora, come si realizza la giustizia sociale se voi fate un Papa troppo ricco?... Va bene. Si, sono gratissimo per tutti questi doni, perché esprimono la vostra fede e la vostra simpatia. E devo dire che questo costituisce per me un grande appoggio: quello che questi doni esprimono simbolicamente, il valore affettivo il loro valore simbolico è per me molto caro e vi ringrazio nuovamente. E vi auguro di crescere ancora in tutti gli aspetti possibili. Vi auguro anche di riuscire nella costruzione della chiesa di San Bonifacio. Io mi ricordo bene della mia esperienza: quale fu per un ambiente operaio la costruzione di una nuova chiesa, naturalmente in Italia è tutt’altra cosa… (Allusione alla costruzione della chiesa parrocchiale di Nowa Huta. Osteggiata dalle autorità locali). Allora vi auguro questi e molti altri successi: sociali, familiari e personali”.
Questi temi accennati in quel primo discorso sul lavoro a Pomezia Papa Giovanni Paolo II li trattò poi nell’enciclica “Laborem Exercens” del 14 settembre 1981. E’ da Pomezia che questo Papa iniziò quel percorso che molti poi hanno chiamato di “interventismo sociale” in cui il diritto al lavoro è interpretato come diritto umano, cioè come diritto della persona.
Pomezia sarà anche, per Giovanni Paolo II, una delle tappe di quel lungo percorso che lo porterà a diventare uno dei più grandi Pontefici della Storia della Chiesa.