L’insediamento è avvenuto con una cerimonia che si è tenuta mercoledì 8 settembre in Piazza Pia officiata dal cardinale Semeraro
Vincenzo Viva nuovo vescovo di Albano Laziale
“Andate, predicate e curate!” (Mt 10,7-8). È questo il versetto del Vangelo scelto per il suo motto episcopale da monsignor Vincenzo Viva, consacrato Vescovo mercoledì 8 settembre, festa della Natività della Beata Vergine Maria, nella Messa celebrata in piazza Pia, ad Albano Laziale, dal Cardinale Marcello Semeraro, co-consacranti il cardinale Luis Antonio Gokim Tagle, Prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, e monsignor Fernando Tarcisio Filograna, vescovo della diocesi di Nardò-Gallipoli.
Sull’altare, anche i Cardinali Angelo de Donatis, Salvatore De Giorgi, Paolo Romeo, Giuseppe Bertello e Fernando Filoni.
Monsignor Viva, che è il 163° Vescovo della diocesi suburbicaria di Albano, è il primo ordinato nella città e nella Chiesa albanense e vi ha contestualmente iniziato il suo ministero pastorale.
A inizio della celebrazione, è stata letta dal vicario generale della diocesi di Albano, don Franco Marando, una lettera gratulatoria inviata da papa Francesco al Cardinale Marcello Semeraro, nel giorno del suo Giubileo sacerdotale, in cui il Pontefice ha sottolineato la cura generosa che lo stesso Semeraro ha riservato durante la sua vita nel rapporto con i giovani e le famiglie e il valido e generoso aiuto offerto al servizio della Chiesa, in vari dicasteri e, personalmente, allo stesso Pontefice. La Bolla papale di nomina del nuovo Vescovo di Albano è stata invece letta dal Cancelliere Vescovile della diocesi di Albano, don Andrea De Matteis.
“Cerca la giustizia, la fede, la carità, la pace – ha esordito nella sua omelia il Cardinale Semeraro, citando la seconda lettera di San Paolo apostolo a Timoteo – insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro: è l’esortazione paolina, carissimo Vincenzo, che Francesco ha voluto riprendere per te nella Bolla di nomina, che ti ha inviato ed è stata appena letta. È un elenco di virtù che l’Apostolo propone a chi riceve il mandato di guidare una comunità. Qui al primo posto c’è il senso della giustizia, che è la condizione cristiana nella quale ti ha posto la chiamata del Signore; c’è poi la forza della fede, che ti consentirà di rispondere all’iniziativa divina, sicché tu possa tradurla in opere sante e vivere nella pace, ossia nella Chiesa, alimentandone la comunione. In un’altra lettera a queste medesime virtù l’apostolo aggiunge la pazienza e la mitezza. Questa sera, quindi, la grazia della piena e totale conformazione a Cristo dev’essere l’orizzonte della nostra preghiera di tutti noi. Di te, anzitutto, carissimo Vincenzo, che oggi sei reso partecipe del sommo sacerdozio di Cristo”.
Poi, il Cardinale Semeraro ha posto l’accento su alcuni verbi “generare”, “nascere” “maturare” e “crescere”, fulcro dell’ordinazione episcopale che sarebbe stata celebrata pochi minuti dopo: “Sono verbi – ha aggiunto – che hanno il sapore della vita. Nella pagina del vangelo che è stata proclamata il verbo generare è stato ripetuto ben quaranta volte; il verbo nascere, invece, è stato pronunciato una sola volta, ma vale più di tutte le altre. La sola volta in cui c’è, il verbo nascere è nella forma passiva: questo per farci capire che è lo Spirito a donare fecondità a tutte le nostre opere. Dio matura. Dio fa crescere. Negli anni di ministero episcopale qui ad Albano mi sono impegnato nella fondamentale prospettiva di una pastorale generativa. Vincenzo, non è nulla di rivoluzionario. È semplicemente una pastorale che intende generare alla fede avendo a cuore prima di tutto le persone, cercando di raggiungerle negli spazi della loro vita quotidiana”.
Una pastorale che rappresenta un singolare punto di contatto tra lo stesso Semeraro, giunto alla conclusione del suo ministero episcopale in Albano, e monsignor Viva, che lo inizia.
“Per il tuo stemma episcopale – ha aggiunto Semeraro – hai voluto il motto: “euntes praedicate et curate!” Il mio, allora, è un testimone che oggi vedo raccogliere dalla mia mano. Te lo consegno con intima gioia, perché il lasciar andare è la perfezione della paternità”.
Al termine della celebrazione, il vescovo di Albano, Vincenzo Viva ha tenuto a salutare e ringraziare tutti i presenti – Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, Ambasciatori, sacerdoti, autorità civili e militari, familiari, tra cui i genitori, il fratello e la sorella, e amici, molti dei quali giunti dalla Puglia – e quanti, pur assenti per vari motivi, in particolare ammalati e anziani, gli hanno fatto sentire forte la loro vicinanza e la loro preghiera, sostenendolo in questo tempo.
“l mio primo e grato saluto – ha detto il Vescovo Viva – è rivolto ai fratelli e alle sorelle della Chiesa di Albano: eccomi, sono qui con voi e per voi e sono felice! Grazie per la vostra accoglienza, per i tanti messaggi e preghiere che ho ricevuto da voi in questi mesi. Sono stati importanti per me, perché ho percepito la vostra cordiale accoglienza: grazie! A tutti dico: iniziamo con gioia e con fiducia nel Signore il nostro cammino insieme!”
Quindi, monsignor Viva ha invitato tutti a condividere il mandato missionario di Gesù, che ha voluto scegliere nel motto episcopale: “Andare – ha aggiunto Viva – vuol dire condividere oggi, nel nostro tempo, la missione di Gesù: ripetere i suoi gesti di redenzione, rispondere alla grazia del battesimo per evangelizzare ed essere ancora evangelizzati, uscendo da noi stessi. “Predicare il regno di Dio” ci richiama anzitutto all’ascolto serio del Vangelo con il suo messaggio di fraternità, di verità e libertà e quindi il testimoniare il Vangelo di Cristo con la nostra vita di figli del Padre e di fratelli tra noi. “Curare” significa prendere veramente a cuore ciò che incontriamo nel nostro cammino e che il Signore ci affida: anzitutto le persone e le relazioni, i compiti che abbiamo, le comunità e le istituzioni, pensando e agendo a partire dagli ultimi per vivere così una vita cristiana, cioè pienamente umana. Mi sembra che questa sia una questione cruciale per il nostro tempo, in tutti gli ambiti”.
I ringraziamenti, poi, sono stati estesi a Papa Francesco per la fiducia posta in lui, e al Cardinale Marcello Semeraro per la grande, affettuosa e vera paternità testimoniata.
Prima della Messa, monsignor Viva ha trascorso un breve momento di preghiera nelle Catacombe di San Senatore, luogo simbolo della cristianità in Albano Laziale, e poi nel santuario mariano diocesano di Santa Maria della Rotonda, dove ha incontrato una delegazione di laici, rappresentanti dei fedeli degli otto Vicariati territoriali di cui è composta la diocesi albanense.
Successivamente, si è recato a Palazzo Savelli, sede del Comune di Albano Laziale, per un breve saluto con i rappresentanti istituzionali: il sindaco Massimiliano Borelli, la giunta e il consiglio comunale di Albano Laziale e gli altri sindaci dei Comuni del territorio diocesano.
“Questo breve incontro con voi – ha detto monsignor Viva ai rappresentanti dei Comuni – è per me significativo e importante. Come forse già sapete, provengo da una famiglia di umili origini, di italiani che negli anni Sessanta sono emigrati all’estero, per necessità e in cerca di un futuro migliore per loro e per una famiglia che sognavano di costruire, lasciando la loro patria e le persone più care. Nella mia famiglia e nella città di Francoforte, dove sono nato e cresciuto, ho imparato sin da piccolo la concretezza e il valore del lavoro. Allo stesso tempo però l’emigrazione dei miei genitori e l’ambiente molto stimolante della città di Francoforte, mi hanno insegnato l’apertura agli altri; la ricchezza delle diversità che non sono una minaccia, ma un arricchimento; come anche l’importanza che ha la vita pubblica, il funzionamento delle istituzioni e il valore della solidarietà sociale. Con questi stessi sentimenti, di rispetto e di fiducia, vorrei quindi guardare a quella che è la realtà sociale, economica, culturale e politica in cui si trova la nostra Diocesi”.
La celebrazione è stata trasmessa in streaming sul canale YouTube della Diocesi di Albano e in diretta sul canale nazionale Padre Pio.
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Incendio al bosco di Foglino
In questa rovente estate, ormai agli sgoccioli, tra tutti gli incendi che hanno interessato la nostra penisola, ricordiamo quello del bosco di Foglino, a Nettuno, avvenuto domenica 29 agosto. Il più importante polmone verde della città è andato in fiamme, interessando diversi ettari.
Quasi sicuramente non si è trattato di un incendio doloso, ma il fuoco si è propagato rapidamente da sterpaglie fatte bruciare nei terreni limitrofi, precisamente in Via Patrica.
Il forte vento, che ha interessato il litorale, ha fatto il resto, distruggendo il sottobosco, ricco di arbusti della macchia mediterranea. Per fortuna parecchie piante di alto fusto si sono salvate e questo grazie ai Vigili del Fuoco che per ore ed ore, fino a notte fonda, si sono adoperati per domare gli ultimi focolai. Sono intervenute pure le Forze dell’Ordine per transennare Via delle Grugnole e Via Acciarella. Anche due Canadair hanno preso parte all’opera di spegnimento con circa 200 carichi d’acqua prelevati in mare e gettati dall’alto sulle fiamme, perché la situazione, ad un certo punto, era fuori controllo.
Il fumo acre che ha invaso le abitazioni limitrofe ed il puzzo insopportabile hanno costretto gli abitanti a fuggire lontano. Il Sindaco di Nettuno Alessandro Coppola e l’Università Agraria con il suo Presidente Giampiero Gabrieli, a cui è affidato il bosco di Foglino, si sono subito attivati per conoscere i responsabili.
Il Sindaco in una nota ha scritto: “Sosterremo ogni azione per tutelare gli interessi del nostro territorio che ha subito un notevole danno al suo patrimonio naturalistico”.
Certo è che ci vorranno anni affinché gli arbusti della macchia mediterranea tornino ad attecchire, non parliamo poi della fauna endemica, irrimediabilmente andata persa.
Rita Cerasani