L’intervento del dottor Pietro Cappellari per la profanazione del Campo della Memoria
L’Italia di piazza Loreto non muore mai
Nettuno, 10 Settembre 2021 – Una cronaca che non avremmo mai voluto scrivere. Non solo per lo sbigottimento che abbiamo provato questa mattina osservando la scena della nuova profanazione subita dal Campo della Memoria, ma perché sappiamo di non poter esser capiti dai più, quelli che confondono con la politica ciò che politico non è.
Quello che è avvenuto questa mattina al Cimitero militare italiano di Nettuno ci ha lasciato senza parole. È maturato in un clima surreale e richiamare la data dell’8 Settembre, quella del tradimento e del passaggio al nemico della nostra Nazione durante la Seconda Guerra Mondiale, non sembra davvero fuori luogo, ma perfettamente, quanto misteriosamente, calzante. La giornata del 9 Settembre, infatti, era iniziata con un certo clamore: “Qualcuno”, incredibilmente, aveva fatto rimuovere la targa dantesca affissa sull’Ara ai Caduti del Parco della Rimembranza e dei Martiri delle Foibe. Targa innocente, legittima, la cui affissione era stata regolarmente autorizzata all’unanimità dalla Giunta comunale. Eppure, all’alba del 9 Settembre, l’Ara ai Caduti veniva mutilata. Perché? Chi ha dato questo ordine incomprensibile? Chi ha ceduto alle pressioni politiche di un solitario Consigliere comunale mosso dal “fato”, animato dal fuoco della “giustizia rossa”? Domande a cui il tempo, e chi di dovere, daranno una risposta. Il 9 Settembre, per la nostra città, è anche il giorno che “Qualcuno” ha falsificato, dipingendolo come il giorno della “insurrezione del popolo nettunese contro i nazifascisti”. E quando un ricercatore, documenti alla mano, ha fatto notare quello che realmente era accaduto – che il “popolo” non c’entrava nulla; che la politica, l’antifascismo, la Resistenza, non c’entravano nulla; tanto è vero che a sparare contro i Tedeschi furono le Camicie Nere e non certo inesistenti antifascisti – è stato messo al bando dalla “comunità civile”.
Chi non ricorda quei quattro Consiglieri comunali che, come novelli moschettieri, stilarono un indignato comunicato contro quello studioso che “disonorava”, con la sua sola presenza, la città, minacciando che avrebbero fatto di tutto per impedire che egli potesse parlare… democratici per convinzione o vili per professione?
Ebbene, in questo clima goliardico, ci si perdoni il termine, nella notte del 9 Settembre, l’apoteosi di una giornata iniziata nel solco della vergogna: ignoti penetravano nel Campo della Memoria spaccando i loculi che contengono i resti dei Caduti della RSI e portando via due cassette avvolte ancora nel tricolore. Una terza gettata a terra. Un fornetto distrutto, un altro lesionato. L’opera era stata disturbata da qualcuno. La fuga ha impedito che il disastro assumesse addirittura dimensioni più gravi. Diciamolo chiaro. Purtroppo lo dobbiamo ammettere. Alle profanazioni ci siamo abituati. Addirittura a questo punto siamo arrivati. Ma, di solito, è bastato un po’ di lavoro per riconsacrare il Campo e dimenticare la volgarità compiuta, ora da antifascisti allo sbando, ora da bande di predoni d’altre Nazioni. Ma vedere a terra la cassetta del C.te Umberto Bardelli, la Medaglia d’Oro della RSI, assassinato dai partigiani a tradimento, ha tutt’altro effetto. È come vedere ancora il suo corpo sanguinante, straziato sul selciato di Ozegna, dopo che era stato profanato dalla furia barbarica degli antifascisti. Questa mattina Bardelli era lì, a terra, ucciso una seconda volta. Ma era lì e c’era addirittura di peggio. Due loculi vuoti. Mancavano all’appello due nostri Caduti, un giovane combattente immolatosi per la Patria sul Fronte di Nettunia mentre respingeva l’invasione angloamericana; e un quindicenne, assassinato dai partigiani a guerra ormai finita. Mancavano all’appello e il cuore si è come fermato. Ci siamo sentiti come colpevoli. Colpevoli di non averli difesi dalla follia compiuta nella notte del 9 Settembre. Erano qui per riposare in pace. Ma pace non hanno mai avuto. Le polemiche politiche dei fasciofobi locali, le denunce gratuite in assenza di qualsiasi reato, le interrogazioni parlamentari “a pagamento” che dal 1993 accompagnano la vita di questo Campo non lo hanno permesso. Ma non dimentichiamo le stelle rosse e le falci e martello dipinte sui muri, il motto “Ora e sempre Resistenza” a sporcare le tombe e turbare il sonno degli eroi più puri. Non dimentichiamo i nomi e i volti dei politici che hanno vilipeso il Campo in questi anni. Ci sono gli esecutori. Ci sono i mandanti morali. Domani avremmo dovuto festeggiare i 94 anni del Marò Ennio Appetecchia. Quel ragazzino, Volontario di Guerra, che raccolse sul selciato il corpo del C.te Bardelli martoriato dagli antifascisti, in quel lontano 1944. Oggi abbiamo nuovamente raccolto quel corpo, abbandonato a terra, oltraggiato, e lo abbiamo rialzato, come fece Appetecchia tanti anni fa. La storia, incredibilmente, si è ripetuta. Oggi siamo veramente tutti Marò del Battaglione “Barbarigo”…
8 Settembre, data fortemente simbolica; “salme” che scompaiono. Se fossimo romanzieri il pensiero andrebbe a quella ritualità massonica in voga nella Toscana “rossa”, in quelle ville orgiastiche in cui si cela il mistero del Mostro di Firenze e la morte di David Rossi… Forse troppo dirà qualcuno, ma cosa c’è di peggio di due “salme” che scompaiono? Come dare una risposta?
E che tempi. Tempi in cui si censura una lapide dantesca negli stessi giorni in cui tutta Italia – tranne Nettuno – ricorda il settecentenario della morte del Sommo Poeta Padre della Patria. Ma lo sapete chi era Dante?
Incoscienti!
Del resto, sono anni che monumenti e lapidi del nostro più glorioso passato vengono impunemente rimossi dalla follia progressista e del politicamente corretto. Pensiamo a cosa avviene negli USA, ma anche in Spagna.
Un caro amico, reduce da missioni all’estero, nel commentare la profanazione di oggi ha esclamato: «Ma che siamo in Somalia?». No caro amico, non serve andare tanto lontano. Ricordiamo durante la Guerra di Spagna (1936-1939) chi erano coloro che entravano nei cimiteri e disseppellivano i morti per oltraggiarli. I “rossi”. Quelli stessi che oggi, in Spagna, abbattono i monumenti e le lapidi di chi li ha sconfitti liberando la penisola iberica dall’orrore del bolscevismo.
A Nettuno si censurano le lapidi dantesche e si dissotterrano i morti. Corsi e ricorsi storici. Bella civiltà ci avete regalato. Bravi. Ma non tutto è perduto. Questa notte alcuni giovani si ritroveranno al di fuori del Campo della Memoria e veglieranno fino all’alba. Faranno compagnia al C.te Bardelli e a tutti i ragazzi caduti per l’Onore d’Italia, per una migliore Italia. E forse sarà gettato il seme di una nuova umanità.
Pietro Cappellari
L’Europa dei gemellaggi vista dagli artisti
A Nettuno, una singolare e originale iniziativa dedicata ai gemellaggi è stata organizzata dall’ Associazione Gemellaggi, della città stessa, e Cittá-Insieme nella suggestiva cornice del Forte Sangallo, con il patrocinio del Comune omonimo. L’evento si è svolto dal 30 agosto al 12 settembre 2021.
Artisti nettunesi e di altri comuni del Lazio, vicini a Nettuno, si sono confrontati sul tema, che non era facile in quanto c’ era da esprimere un concetto senza potersi ispirare ad uno stile artistico o architettonico di più facile resa materiale.
Le città gemellate con Nettuno sono molte, e alcune con storie anche curiose: da Coridando a Ipswich, da Bandol a Traunreut. Ogni artista ha interpretato il tema proposto con disegni, collage, sculture, fotografie, video e molte altre tecniche.
L’evento è stato corredato da alcune conferenze specialistiche sul tema, tenute una dal professore Giancarlo Marchesini, che ha trattato l’ argomento in chiave economica, e l’ altra, da Giorgio Pagliuca, presidente dell’ Istituto Culturale Tedesco, che ha parlato del gemellaggio carrellando sul passato e progettandone il futuro.
Il sindaco Alessandro Coppola ha voluto omaggiare i coraggiosi espositori con un elegante diploma al merito. A chiusura della mostra si è svolto un incontro coinvolgente con gli artisti, organizzato dalla dott.ssa Alessandra Cesselon, storica dell’arte e partecipe alla mostra. Nella serata, alla presenza di Claudio Tondi, presidente di Cittá-Insieme e di Franco Cirilli, presidente dell’ Associazione Gemellaggi, ogni artista ha potuto spiegare, con racconti privati, a volte molto emozionanti, il motivo della sua scelta estetica e dei sentimenti che lo hanno spinto a raffigurare proprio quella città, tra quelle gemellate con Nettuno.
La fantasia e la creatività sono state premiate da una grande interesse del pubblico che ha gradito molto l’iniziativa. Da notare, tra l’altro, l’allestimento impeccabile, oltre alla cura e la gentilezza da parte del personale del Forte.
Gli artisti partecipanti sono stati: Rita Arcangeli, Mirella Ascenzi, Nadia Bilancini, Alessandra Cesselon, Claudia Dell’Angela, Antonietta Di Lorenzo, Roberto Faccenda, Giovanni Gabriele, Piera Giovannini, Paola Leoncini, Fiore Leveque, Paola Malagriccia, Maria Stella Martino, Elvira Schmidt, Matthias Schneider, Danila Marzia Venezia.
Le città gemellate sono: Ardee, Irlanda; Bandol, Francia; Corinaldo, Italia; Ipswich, Regno Unito; Jaguariuna, Brasile, Onex, Svizzera, Traunreut, Germania; Van Buren, Stati Uniti; Wehr, Germania.
Un ringraziamento e un encomio agli enti e alle persone che hanno permesso e realizzato questa bella iniziativa.
Paola Leoncini