I pini del parco della Gallinara continuano a morire
Agonia di una pineta
E’ una lunga agonia che dura da anni ed ha visto oltre 120 pini scomparire da quello che è il bene naturale più importante del Comune di Anzio: il parco della Gallinara al Lido dei Pini. Da anni se ne parla, un Comitato di cittadini ne ha fatto motivo di confronto anche duro con le amministrazioni responsabili che sono il Comune di Anzio e la Regione Lazio, il Comune ha fatto promesse di intereventi mirati e messo fondi mai elargiti a bilancio, il Sindaco De Angelis ha voluto un tavolo di lavoro a livello elevato che ha visto Comune, Regione e Scienza lavorare insieme, è stato redatto un protocollo di intervento da parte del Prof Gontier, uno dei luminari nazionali in campo fitoterapico, e poi? Poi, affinché si desse seguito ad una tanto desiderata valorizzazione del parco, si è redatto un protocollo di accordo affinché, nell’ambito delle rispettive responsabilità la pineta fosse data in affido al Consorzio Lido dei Pini che insieme al Comitato Salviamo la Pineta avrebbe potuto dar corso a progetti di intervento. In fase di contatti informali col Sindaco di Anzio era nato il dubbio sull’affidabilità del Comitato come interlocutore formale del Comune, dubbio che era stato subito rimosso con la disponibilità dell’Ente Consortile ad assumere l’onere di diventare controparte legale del Comune. Rimosso, a livello preparatorio, ogni ostacolo e condiviso il protocollo di intesa, si era pronti a procedere alla firma dell’accordo di affidamento. Poi è arrivato il Covid e si è rimasti in attesa di eventi migliori. Poi le ondate pandemiche si sono susseguite e la gente del Lido dei Pini ha pazientato in attesa che si sbloccasse la situazione come se, firmare un protocollo d’intesa, comportasse grave rischio di contagio. Poi siamo arrivati alla ripresa delle attività e.... niente. E la pineta continua a morire ed il Comune di Anzio continua a fare il becchino della situazione portando, a caro prezzo, i pini morti allo smaltimento, mentre il ruolo delle istituzioni sarebbe quello di porre in atto ogni sforzo per fermare il male che ha colpito i pini. Perché, il Prof Gontier lo ha spiegato chiaramente, non esiste una medicina che possa curare l’attacco chimico e meccanico che sta uccidendo le piante ma questo attacco può essere seriamente ostacolato ed interrotto. Ricordo, perché io ero in quel tavolo di lavoro, che il Prof Gontier faceva un forte affidamento nel suo protocollo di intervento. Ricordo che me ne spiegò i dettagli durante il sopralluogo che facemmo in Pineta e ricordo che mi mandò successivamente copia in inglese del documento che ne prescriveva i dettagli esecutivi. Sempre nell’ambito dei ricordi è chiaro quello di averne affidato la traduzione a Paola Pizzuti di Uniti Per l’Ambiente e di averne inviato copie varie agli indirizzi responsabili di porlo in atto. La Pineta continua a morire e nessun protocollo Gontier per interrompere il contagio è stato posto in atto: perché? Perché si preferisce spendere risorse per tagliare e smaltire alberi defunti invece di impiegare quei fondi per fare in modo che il fungo che ha colpito la pineta si trasmetta di pino in pino? Perché? La politica che sta governando Anzio può, come spesso fa, evitare di dare risposte ai cittadini ma le persone che la compongono dovranno prima o poi tornare a chiedere quel consenso che molti di loro diedero fiduciosi di vedere le promesse diventare fatti. Spesso esistono ostacoli di bilancio per finanziare iniziative: non in questo caso. Che cosa è che impedisce al Comune di Anzio di procedere con l’affidamento e di dare seguito, anche con l’aiuto della gente, a dare seguito ad ogni azione necessaria per cercare di fermare il male che sta uccidendo una pineta?
Sergio Franchi
La gente di Anzio merita rispetto sul caso rifiuti di questa estate
Le scuse non bastano
Nonostante i tempi e la necessità di informare e di essere informato resto caparbiamente indenne dalla contaminazione di Facebook; per cui tutto quanto possa interessarmi, che dovesse transitare sul social per eccellenza. mi viene generalmente sintetizzato da amici che su FB passano buona parte della propria esistenza. Di recente mi sono stati segnalati gesti di soddisfazione da parti di alcuni membri di un gruppo della zona di Padiglione perché, su loro sollecitazione, il Comune di Anzio aveva finalmente provveduto a rimuovere la grande quantità di rifiuti accumulati lungo via della Spadellata e perché era in procinto di attivare un servizio di controllo di alcune zone con l’ausilio di telecamere.
Non ho grande interesse a conoscere le ragioni per cui questi volenterosi si prodigano in difesa del territorio ma se le loro intenzioni sono quelle di produrre effetti positivi con la loro azione, credo che essi debbano riconsiderare le loro ragioni di autocompiacimento. Si parte da un concetto fondamentale: i rifiuti si differenziano a cura degli utenti e si raccolgono presso le unità immobiliari degli stessi, tranne casi ben delimitati. Ogni volta che si provvede a raccogliere i rifiuti in strada significa che il sistema non funziona a dovere e se i rifiuti sono tanti vuol solo dire che il sistema funziona molto male. I contratti di gestione della raccolta prevedono generalmente la pulizia periodica delle strade ma non il prelievo di grossi accumuli di rifiuti, operazione che viene normalmente chiamata “bonifica”, che ricade nelle clausole degli interventi “a misura” e che sono contrattati e pagati a parte di volta in volta. Quindi esultare perché si è costretti a pagare a parte la rimozione di rifiuti che il sistema non è riuscito a raccogliere alla fonte e che verranno puntualmente riprodotti entro due settimane e che si dovrà pagare per rimuovere successivamente, mi sembra un atteggiamento tendente al masochismo. Credere poi che saranno le telecamere che costringeranno l’incivile di turno a portarsi indietro a casa i rifiuti che aveva deciso di abbandonare in strada mi sembra da ingenui. Le telecamere, che giova ricordare devono essere per legge segnalate, fanno solo in modo che gli accumuli vengano spalmati su una superficie piu ampia e pensare di arrestare gli zozzoni con le telecamere è da sprovveduti. I rifiuti si raccolgono al punto in cui vengono prodotti: tutti gli altri interventi sono solo tentativi per cercare di limitare gli effetti della propria inefficacia. Saranno ragioni di soddisfazione giustificata solo se e quando Anzio avrà un sistema di raccolta basato su un contratto ben strutturato ed una ditta affidabile, quando avrà una conduzione adeguata improntata sul rapporto di fiducia e collaborazione con l’utenza, quando la TARI verrà pagata anche da quel 50% circa che non la paga e che costituisce la gran parte di coloro che abbandonano rifiuti in strada; quando controlli verranno effettuati presso le abitazioni di coloro che sono evidentemente inadempienti e che lo sono in permanenza, quando la Polizia Locale effettuerà controlli mirati per individuare e sanzionare gli inadempienti. Quando la raccolta differenziata viaggerà intorno all’80% , insomma quando si farà quello che si fa nei tanti comuni italiani in cui il servizio di raccolta dei rifiuti funziona. Ne più, ne meno. Perché se questo di può fare a Velletri, a Morlupo ed a Sperlonga , perché non si può fare ad Anzio? Gioire perche vengono rimossi dei cumuli di rifiuti mi ricorda la gioia dei dannati del Canto XVIII dell’Inferno che dopo aver respirata un po’ d’aria devono tornare in immersione.
Mi domando quali siano le azioni efficaci di contrasto condotte dalle varie associazioni ambientali, quali le dimostrazioni di dissenso dei Comitati per sottolineare lo scempio di questa estate. Sono solo a conoscenza di una modesta presa di posizione di un Consigliere comunale, encomiabile ma, purtroppo, priva di effetti. Esistono segnalazioni di cui l’assessore all’Ambiente, del quale non si sono sentite le urla di dolore per la situazione tragica, può dare smentita: che per moltissimi giorni la ditta ha raccolto le frazioni, pazientemente differenziate da tanti utenti, rimescolandole in un unico compattatore.
Non so se è chiara la gravità di questa condotta della quale attendo che l’Assessore dirami una ferma smentita ovvero comunichi ai cittadini i provvedenti presi per una pratica del tutto ingiustificata che non è solo diseducativa; essa infatti identifica uno spreco di danaro pubblico che è un reato di competenza della Magistratura Contabile. Smaltire come indifferenziata il cartone, la plastica ed il vetro che i cittadini hanno separato significa, innanzi tutto prendere il giro la gente, e poi pagare un prezzo notevolmente più alto dello smaltimento per frazioni separate. Perché? Non esiste nessuna ragione accettabile per questo modo di fare raccolta. Ne’ tanto meno credo che il silenzio sia una risposta accettabile. Non credo che un’Amministrazione governata da una Giunta priva o quasi di opposizione possa bearsi nel non dare risposte ai quesiti di gente che glieli pone con l’onesta intellettuale di chi vuole solo giustificazioni credibili. I cicli mutano ed avvenimenti, come la gestione dei rifiuti di questa estate, restano come fatti indelebili che screditano in modo irreparabile chi li commette e chi permette che si commettano. Sono fatti che i cittadini ricorderanno al momento delle promesse e della ricerca del consenso.
Sergio Franchi