L’Italia ha il primato dell’accoglienza dei rifugiati afgani
Una festa talebana
Era pronto da giorni il governo dell’Emirato Islamico dell’Afganistan e la sua formalizzazione non era stata rimandata in attesa di sconfiggere le sacche di resistenza di Masud nella valle del Panjshir, ma i vincitori hanno voluto ulteriormente umiliare gli sconfitti ed hanno voluto ribadire i valori dell’Islam e commemorare i suoi eroi come quelli che hanno condotto l’attentato alle torri gemelle ed al Pentagono.
L’11 settembre rappresenta, per i popoli islamici, il giorno del riscatto contro l’imperialismo crociato e i Talebani hanno voluto far corrispondere la commemorazione del suo ventennale con l’insediamento del governo. E lo hanno fatto scegliendo personaggi politici che hanno una storia di avversione verso l’occidente a cominciare dal Premier Hasan che è nella lista dei terroristi delle Nazioni Unite, a finire con il ministro degli interni Haqqani, sul quale gli Stati Uniti hanno messo una taglia da 5 milioni di Dollari. Una forte sottolineatura per dire al mondo chi ha vinto e chi ha perso. E i tagliagola, vestiti con le uniformi dell’esercito americano ed equipaggiati con armi moderne US-ARMY, pattugliano le strade di Kabul a bordo di veloci semicingolati made in USA. Intanto l’approccio moderato che avrebbe voluto raccontare al mondo una Sharia annacquata sta mettendo in mostra quello che tutti sanno ma che avrebbero voluto non avvenisse: la legge islamica è quella dettata dal Libro e nessuna interpretazione può farla diventare una condotta di vita basata sui diritti umani. “Donne al Governo?”, “le donne devono stare in casa a fare figli”.
E’ una morsa che sta lentamente riportando la società afgana, dopo aver assaggiato il dono della democrazia importata, alle pratiche tribali di un Islam integrale. Il governo dell’Emirato però, conosce bene la fragilità della struttura economica del paese, sussidiata per venti anni da aiuti esterni, e sta cercando di alimentare alleanze e compromessi nel tentativo di evitare un fronte di sanzioni che porterebbe l’Afganistan ad un rapido collasso ed a pericolose reazioni da parte dei milioni di giovani che sono nati durante la parentesi “democratica” e non hanno mai conosciuto il regime talebano. I ricchi giacimenti di rame, di ferro, di litio di oro e di altri minerali nonché il fatto che il Paese coltiva il 90% mondiale dell’oppio sono carte importanti da giocare e giocatori professionali come la Cina la Russia il Pakistan ed anche la Turchia stanno lavorando per tirare l’acqua al proprio mulino. E l’Europa? La decadente Europa, che rischia di subire l’ennesima ondata di terrorismo, sembra solo essere capace di parlare di accoglienza e di inviti al rispetto dei diritti umani ma senza alcuna capacità di gestire una politica concreta comune, appiattita sul terreno della sconfitta USA e della NATO. E l’Italietta, nonostante un innegabile risveglio al protagonismo internazionale di Draghi, risente di anni di mediocrità e di scimmiottamenti e può solo vantare il suo primato europeo: quello di aver portato il maggior numero di migranti nel nostro Paese. Come se non ce ne fossero già abbastanza. Certo è che questi sono rifugiati e non immigrati clandestini, questi hanno il diritto internazionale di essere accolti, questi devono essere adeguatamente assistiti ed il riconoscimento del loro status impone impegni ed oneri notevoli. In Italia, una volta ottenuto lo status di rifugiato, sono assicurati numerosi diritti. Per prima cosa, la Questura di competenza rilascia un permesso di soggiorno per asilo valido 5 anni e rinnovabile alla sua scadenza. Il rifugiato è esentato dal pagamento del contributo per il rilascio e per il rinnovo del permesso di soggiorno elettronico.
Un rifugiato in Italia, inoltre, ha diritto: all’assistenza sociale e sanitaria; a lavorare, sia nel privato che nel pubblico, godendo degli stessi diritti dei cittadini UE; al ricongiungimento familiare, anche in assenza di un reddito e di un alloggio adeguati, con questi parenti: coniuge maggiorenne e non legalmente separato; figli minori; figli maggiorenni a carico che non siano oggettivamente in grado di provvedere a se stessi; figli adottati, affidati o sotto tutela; genitori a carico che non abbiano altri figli nel Paese di provenienza; genitori con più di 65 anni se i figli nel Paese di provenienza non sono in grado di provvedervi; ascendenti diretti di primo grado di minore non accompagnato che goda dello status di rifugiato;allo studio; al documento di viaggio, ovvero un documento che ha il valore equivalente al passaporto del Paese di cittadinanza e che consente di circolare liberamente (senza visto) per un massimo di 3 mesi all’interno dell’Unione Europea, escluse Gran Bretagna e Danimarca;a conseguire la patente di guida; a sposarsi; a chiedere la cittadinanza italiana dopo 5 anni di residenza in Italia; a partecipare all’assegnazione di alloggi pubblici. Si stima che nel tempo ad ogni rifugiato si aggiungono nuclei familiari che godranno degli stessi diritti e che triplicheranno il numero iniziale di coloro a cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato. E’ auspicabile che il primato di migliori “immigratori”, rivendicato dal nostro ministro degli esteri, corrisponderà anche a quello di coloro che sapranno offrire la migliore accoglienza, cosa di cui nutro seri dubbi.
Sergio Franchi