Quando l’ideologia si confronta con la realtà e con la legge
Il modello Riace
Chi non ricorda l’esaltazione del modello Riace? Chi non ricorda i tanti articoli di giornale ed i talks televisivi in cui si tessevano le lodi del Sindaco del paesino calabrese che aveva inventato un modo nuovo per governare il fenomeno dell’immigrazione clandestina attraverso la creazione di micro-comunità indipendenti. Alcuni obiettavano che si trattasse di micro-ghetti che avevano il solo scopo di bypassare la legge, altri che era un metodo costoso e dannoso che serviva solo a richiamare altri clandestini nel paese della favole. Tutti furono tacciati di razzisti oppure sciovinisti ma tutti inesorabilmente fascisti. Su un noto giornale a forte tiratura nazionale se ne parlava come il “melting pot che ci invidia l’Europa”: l’Europa che, poverina ci va sempre di mezzo, ci invidiava di avere generato giganti della socialità applicata come Mimmo Lucano e soluzioni sociali sconclusionate ed illegali . Quando se ne parlava, e se ne è tanto parlato, solo i seguaci delle tre scimmiette e coloro per cui se-arrivano-immigrati-va-sempre-bene non si avvedevano che alcune cose che venivano vendute come soluzioni originali di alto valore socio-esistenziale apparivano poco ligie alla normativa vigente e la disinvolta condotta del Sindaco non sembrava del tutto limpida; ma che importa, c’erano di mezzo gli immigrati clandestini e quindi andava tutto bene. Big, si fa per dire, della politica coma la senatrice Boldrini che si davano da fare per intestarsi qualcosa di Riace, o lo scrittore Saviano, che ne ha portato la bandiera e tantissimi a tesserne le lodi. La gioia di una ben definita area politica di vedere finalmente attuato con successo il primo nucleo di africanizzazione dell’Italia era più forte di quelle strane soluzioni create per attuarlo. Mimmo Lucano è stato per mesi presentato come un santo, un nuovo Cristo sceso a Riace per salvare il nostro Paese da quelli che ne intendevano difendere principi di legalità, di storia e di cultura. Riace come Nazareth perché da Riace sarebbe dovuto partire il nuovo “Verbo” per una nuova evangelizzazione del nostro Paese, una rivoluzione socio-culturale da replicare ovunque per trasformare l’Italia nel meticciato che la ex Ministra Kyenge auspica da anni. Leggendo gli stessi giornali di allora oggi si apprende che la “Magistratura ha punito Mimmo Lucano perché colpevole di reato di umanità” (il Manifesto). E’ del tutto irrilevante Il fatto che ll presidente del tribunale che lo condanna, Fulvio Accurso, abbia ritenuto che Lucano fosse a capo di un sistema criminale che lucrava sulla gestione degli immigrati, colpevole di associazione per delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione: i reati attribuiti a Lucano diventano del tutto insignificanti. “Si vuole colpire Lucano per colpire l’immigrazione” questo sembra essere lo slogan, come se l’immigrazione non sia un problema che l’Italia sta subendo ma invece sia una manna dal cielo della quale giudici cattivi ed ingiusti vogliono privare il nostro Paese. Eppure alcuni di coloro che attaccano la sentenza sono gli stessi che su altre sentenze hanno gioito e fatto la propria fortuna politica. Gli stessi che in Parlamento hanno votato per la incriminazione del Ministro degli Interni per aver osato trattenere un gruppo di clandestini che volevano entrare in Italia. La sentenza appare eccessiva ma non lo è affatto perché essa è basata su una lunga somma di reati proprio come accadde per Fabrizio Corona che ne sommava di cotte e di crude. I più audaci tra i commentatori, quelli che dell’immigrazione hanno fatto una professione azzardano che “il modello era buono anche se applicato in modo non proprio regolare”. Non è proprio così. Era il modello che per essere attuato aveva bisogno di chiudere un occhio; era il successo, che è stato raggiunto chiudendoli tutti e due. Affidando lavori e servizi senza gara, inventando matrimoni finalizzati all’ottenimento della cittadinanza italiana, creando sistemi clientelari, manovrando le elezioni e chi più ne ha più ne metta. Il coro strumentale del sistema di informazione italiano che solo ieri ha attaccato un professionista, come Luca Morisi, per il reato di debolezza e forse anche per le sue tendenze sessuali, privo di qualsiasi contenuto penalmente rilevante, ora si scaglia quasi compatto in difesa di una persona che una sentenza del tribunale definisce un delinquente multiplo e che nemmeno il popolo stima se è vero come è vero che non è stato eletto in recenti elezioni regionali e che nelle ultime elezioni del suo comune ha preso solo 21 voti. Un eroe dei tempi nostri, tempi di ipocrisia e di miti falsi alimentati da una classe politica che è manettara a tempi alterni. Un eroe di una zona che ben altri guerrieri e figure imponenti seppe generare nel quinto secolo AC. Ma quelli sono di bronzo come la faccia dei tanti denigratori di innocenti e difensori di colpevoli.
Sergio Franchi
La mostra del fotografo internazionale all’interno della rassegna “Roma Fotografia”
Il tempo sospeso di Stefanelli
Inaugurerà in anteprima mondiale il prossimo 20 ottobre per concludersi il 28 novembre presso lo Stadio di Domiziano in Roma “Il Tempo Sospeso – Diario di Viaggio in Nord Corea”, la mostra del Fotografo internazionale Umberto Stefanelli all’interno della Rassegna “Roma Fotografia 2021 Freedom”. E’ un mondo ancora misterioso, quello che l’artista sceglie di raccontare; un Paese di persone comuni, vite apparentemente normali, volti composti e sentimenti appena percepibili che traspaiono da uno sguardo o da un’angolazione della bocca; visioni artistiche e realtà riportate su carta, tra mille difficoltà e divieti ancora maggiori.
Foto di vita quotidiana scattate nascondendo il più delle volte la macchina fotografica sotto capi di vestiario o dentro un’auto in corsa, un progetto in cui conta solo l’occhio allenato e la sensibilità del fotografo, capace di scattare ad occhi chiusi, senza guardare quasi mai nell’obiettivo. In quel viaggio condotto in solitaria, ogni spostamento doveva essere comunicato con largo anticipo, fotografare una concessione da concedere sotto stretta sorveglianza.
Una testimonianza quindi unica e preziosa, soprattutto oggi, in cui le limitazioni poste dalla pandemia, rendono i viaggi così difficili, e ancora di più in terre già prima inaccessibili.
“Ho scelto di raccontare la gente, la vita di tutti i giorni. Quel quotidiano di cui purtroppo si parla poco o niente. Di cui poco o niente purtroppo si sa.
Nessuna critica, né tantomeno impossibili favori di sorta. Ho mantenuto volutamente le distanze dalla “politica” e dalle sempre più provvisorie soluzioni diplomatiche” dichiara in esclusiva Umberto Stefanelli.
Quelle esposte allo Stadio di Domiziano sono immagini di una Corea del Nord inedite, che fissano sulla pellicola quello che gli scatti patinati di regime non sarebbero disposti a mostrare.
Un Paese sconosciuto in cui tutto ebbe inizio nel lontano 1945 quando Kim Il-sung si impose come il principale capo del paese dopo aver guidato le armate contro il Giappone nella resistenza comunista. Da quel momento sono passati oltre 75 anni ma la dinastia Kim continua ancora a dettare legge una dittatura che pone le sue basi sul culto della personalità del Capo dello Stato iniziato dal nonno dell’attuale Leader supremo della Repubblica Popolare Democratica di Corea Kim Jong-un per arrivare fino a noi.
Nei volti ritratti, la dignità di chi vive in un tempo fuori dal tempo. In un universo cristallizzato dove ogni cosa sopravvive uguale a se stessa. Dove niente muta, mentre tutto cambia; gli sguardi rassegnati, le espressioni tese, le emozioni contenute, l’orgoglio sbandierato, i sorrisi forzati di chi ha un conto aperto col destino. Un conto che, almeno per il momento, sembra impossibile saldare.
Cresciuto artisticamente a Tokyo e New York, Umberto Stefanelli ha esposto in tutto il mondo, le sue opere sono conservate nel Polaroid International Museum U.S.A., nel Museo Nazionale della Fotografia di Brescia, nella Galleria Civica di Modena, nel CIFA - Centro Italiano della Fotografia d’Autore, nel Museo della Fotografia di Lishui – Cina, nello Shanghai Duolun Museum Of Modern Art ed in altre collezioni pubbliche e private, nazionali ed internazionali.
Il Tempo Sospeso – Diario di Viaggio in Nord Corea - 19 ottobre - 28 novembre 2021 – Vernissage 20 ottobre 19.00 – 20.30
Stadio di Domiziano - Via di Tor Sanguigna 3 – Roma.
Uff. Stampa e Comunicazione
Stella Maresca Riccardi