SUL PRINCIPIO DELLE COSE
Spazio aperto alle riflessioni di tutti
OMERO
IL PRIMO FILOSOFO GRECO
di Adriana Cosma
Stante il fatto che molti scritti altrui sono andati distrutti, Omero è il primo autore conosciuto che abbia esposto in modo organico la vasta gamma di caratteri e di atteggiamenti che connotano l’umanità. Apparentemente di stampo autobiografico, il suo narrare storie vere o inventate sottolinea la veridicità di quelle vissute dagli uomini. Di carattere epico, i suoi scritti contemplano tutte le varietà dei sentimenti umani: l’amore filiale, l’amicizia, la passione, l’odio, il coraggio contro il fato e contro le avversità divine, la lealtà (vedi i servitori di Ulisse) e la fedeltà, come quella di Penelope che sa attendere con fiducia, per vent’anni, il ritorno del marito. E poi l’ospitalità, la vendetta, il rispetto per le profezie che si devono intendere come possibilità e non come conferme di una condanna, ecc. Omero non trascura neanche l’aspetto comico della vita che viene raccontato in chiave metaforica nel poemetto a lui attribuito, la “Batrachiomachia”, parodia dell’epica eroica in cui è descritta una fantastica battaglia fra topi e rane, o il poema comico “Margite”, l’uomo stupido e buono a nulla, prototipo di tante farse per la commedia successiva.
Negli “Inni” si sente la devozione di un uomo non immune dai dubbi, dubbi che serpeggiano in tutte le opere a lui attribuite. Omero è l’uomo che racconta l’uomo, le sue miserie e le sue grandezze. La verità umana espressa sia nell’astuzia della menzogna, che nel rispetto e nella dedizione agli dèi, nonostante la consapevolezza dei loro limiti. Perché Omero confida negli dèi, ma nei momenti di sconforto essi appaiono quello che in realtà sono, vincolati all’uomo in modo assurdo, senza una ragione propria di esistenza. Relegati sull’Olimpo senza una umanità da dileggiare, diventerebbero tristemente soli ed inutili. Tutto un panorama da interpretare e che aprirà a domande sempre più approfondite, quelle future della filosofia, della ricerca dell’Archè, del principio di origine e ordinatore di tutto l’universo. La visione di Omero è quella di un fato molto malleabile, non ancora ineluttabile come invece avverrà successivamente nelle Tragedie in cui si contempla l’aspetto educativo necessario alla politica del momento, interessata a contenere le aspirazioni popolari. In Omero il futuro è un destino mutabile grazie alla tenacia umana. Grandioso è l’uomo che sfrutta tutte le sue potenzialità. Come Ulisse che dopo tanti anni, alla fine di tante peripezie, torna ad Itaca alla sua casa e può finalmente riabbracciare i suoi cari.
ROMA CAPITALE D’ITALIA
Fine del potere temporale papale
8ª parte
di Francesco Bonanni
Ildebrando, grazie a potenti appoggi, riuscì a far eleggere al Soglio Pontificio in sostituzione di Benedetto il Vescovo di Firenze, Gerardo di Borgogna, che prese il nome di Niccolò II. Col nuovo Pontefice, grazie al contributo di Ildebrando, si ebbe un indirizzo politico, che continuò anche nei decenni seguenti, caratterizzato da un deciso riavvicinamento ai Normanni dell’Italia meridionale e da una stretta alleanza con il Movimento pauperistico dei Patarini dell’Italia settentrionale, in netta contrapposizione all’influenza imperiale. Ildebrando inoltre collaborò alla stesura della Bolla pontificia «In nomine Domini» che attribuiva esclusivamente al Collegio cardinalizio l’elezione del Pontefice, sottraendola così sia all’Aristocrazia che al Popolo di Roma. Anche con il Papa Alessandro II (1061-1073) Ildebrando conservò negli affari ecclesiastici tutta la sua grande influenza. Il 21 aprile del 1073 durante i funerali di Alessandro II, celebrati nella Basilica di San Giovanni in Laterano, il popolo di Roma lo volle Papa al grido “Ildebrando Vescovo”, per cui nello stesso giorno nella chiesa di San Pietro in Vincoli venne eletto Pontefice dal Collegio cardinalizio col nome di Gregorio VII. Ma la sua elezione fu contestata da molti avversari, preoccupati per il suo rigore, i quali considerarono non valida la sua elezione in quanto in contrasto col “Decretum in electione Papae” emanato dal Pontefice Niccolò II, che prevedeva per la salita al Soglio pontificio l’assoluta precedenza ai Cardinali-Vescovi e lui era un semplice Suddiacono. Per sanare tale situazione Ildebrando il 22 maggio successivo fu ordinato Presbitero e il 30 giugno venne consacrato Vescovo. Ildebrando si dedicò si dall’inizio del suo Pontificato al raggiungimento di due obiettivi: alla Riforma all’interno della Chiesa e a un radicale cambiamento dei rapporti tra l’Autorità imperiale e quella Pontificia. Per quanto riguarda il primo obiettivo combatté la diffusa abitudine del Clero di sposarsi o di praticare il concubinaggio, conosciuta come “Nicolaismo”, e l’altrettanto diffusa compravendita delle Cariche religiose, definita come “Simonia”, e inoltre si adoperò per il potenziamento del Potere del Papa nei confronti dei Vescovi. Difatti all’epoca il Potere autonomo dei singoli Titolari di Diocesi e di Abbazie era molto elevato, e ciò limitava notevolmente la possibilità del Pontefice di gestire compiutamente l’intera. Naturalmente questo obiettivo suscitò forti reazioni in seno alla Chiesa, soprattutto da parte dei Vescovi lombardi e tedeschi i quali si accordarono per impedire ogni cambiamento e per questo dichiararono testualmente: è «necessario condannare la truculenta pazzia di quel tale Ildebrando, pseudo monaco soprannominato Papa Gregorio VII, il quale è arrivato a così in alto sostanzialmente grazie ad arti proibite (all’Astrologia ed alla Divinazione dei sogni), pagando naturalmente. È amico di Banchieri e grazie ai Banchieri ha tanti soldi e quindi ha comprato incarichi ed è salito. Ha fatto ammazzare quattro Papi suoi predecessori avvelenandoli uno dopo l’altro. Ha occupato a mano armata il Palazzo del Laterano. È eretico, negromante ed evoca il Diavolo». Queste affermazioni profondamente infamanti sono una evidente dimostrazione di quanto fosse dura la reazione di molti Prelati, che disponendo di un potere quasi autonomo nell’ambito della propria Diocesi o Abbazia, non accettavano i cambiamenti decisi dal nuovo Pontefice. Basti pensare all’Abate di Cluny che aveva il diritto di riscuotere direttamente alcuni tributi dagli stessi Regnanti Spagnoli.
YEAGER
L’uomo più veloce del mondo
di Sergio Bedeschi
Charles Elwood Yeager, detto Chuck, se n’è andato alla veneranda età di 97 anni. Una leggenda nella storia del volo, anzi quasi una favola. Ancor prima dei suoi diciotto anni si arruola come aviere semplice e diventa meccanico di aerei. Di famiglia contadina, poca scuola, poca cultura, ma una volontà ferrea che non lo abbandonerà mai. Non ha l’età per il corso piloti, ma l’entrata in guerra degli Stati Uniti cambia le carte in tavola. Supera brillantemente il corso di pilotaggio, dove non tarda a rivelare il suo talento naturale. Dalla gavetta verso le stelle! Presto è sui cieli di Francia con i Mustang, dove, alla sua 8a missione, viene abbattuto. È fatto prigioniero, ma fugge e affianca la Resistenza francese soprattutto come esperto di esplosivi. Rientra in Inghilterra, consegue parecchie vittorie (tra i suoi trofei vi è pure un Messerschmitt 262 a reazione) e diventa celebre per avere abbattuto cinque aerei in una sola missione. A guerra finita torna negli USA, ora è Capitano collaudatore a Edward, la futura base degli astronauti che di lì a due decenni andranno sulla Luna. È il 14 ottobre 1947 quando, primo uomo al mondo, supera la barriera del suono a bordo del Bell X1. Da questo momento non si contano le sue “scampagnate” nei vari teatri di guerra sparsi per il mondo, Filippine, Vietnam, Pakistan: Chuck vola e combatte dappertutto. Quando rientra in patria continua a conquistare un record dietro l’altro, di velocità e di quota. In quegli anni (siamo sul finire degli anni ’50) io frequento l’Accademia Aeronautica con tutti i miei grandi sogni. Ancora ricordo copertine di rotocalchi americani come il “Time” o riviste militari italiane, circolanti tra Circoli Ufficiali, Circoli Allievi e aule di studio, che riportavano la sua immagine e le sue imprese. Ovvio che ci sembrasse un Superman. Yeager, superando di ben due volte il muro del suono (nel 1953 raggiunse Mach 2,44 in volo orizzontale) aprì la strada a un mondo tutto nuovo nel quale presto io stesso mi sarei trovato coinvolto. È con grande emozione infatti che ricordo quando nel ’62, completati tutti i miei studi accademici e superati i corsi di pilotaggio, mi trovai per la prima volta, a tuffarmi da 40.000 piedi a bordo di un caccia intercettore F 86 K per superare quella fatidica barriera. Intanto gli anni passano. È così che in America si giunge al momento in cui la Nasa mette in atto la sua volontà di andare nello Spazio. Bisogna far presto: la Russia si è già messa in moto. Quando però si deve formare la squadra dei primi sette astronauti del Progetto Mercury, per Yeager non c’è posto: lui non ha né bachelor, né laurea in ingegneria, condizioni richieste per essere tra i prescelti. Adesso è Brigadiere Generale, sarebbe anche ora di attaccare il casco al chiodo e di mettersi il cuore in pace. In realtà lui avrà ancora molti e importanti incarichi, durante i quali non si esimerà mai dal volare in ogni occasione possibile (alla fine avrà volato su più di 80 tipi di aero). Nel 2012 lo si vede ancora a bordo di un F15 Eagle! Un frammento della sua vita è ricordato nel film “The right staff” (Uomini veri). Curiosità nelle curiosità: non aspettate di vederlo recitare la parte del grande aviatore avventuriero. È invece un popolare attore americano a interpretare la sua parte. Lui (in un singolare e simpatico cammeo) in quel film lo si vede nella parte del barman che serve da bere ai piloti e ai futuri astronauti, i quali bighellonano nei pressi della base di Edward.
Confesso che quando posso mi metto su il DVD e me lo riguardo. Di lì, da quelle lande della California, Chuck cominciò la sua grande e incredibile avventura.
Dalla gavetta alle stelle! Proprio come sembrava anche me a bordo del mio caccia intercettore!
Yehoshua Ben Yosseph
di Maurizio Stasi
Così si intitola il mio nuovo libro. In vero il titolo esatto è «Ipotesi su Yehoshua Ben Yosseph», e di quel che tratta non può esser altro che una ipotesi! Chi è Yehoshua Ben Yosseph? La traduzione esatta è “Gesù figlio di Giuseppe”! Con tale nome ci è pervenuta la sua storia; ma era veramente figlio di Giuseppe o di un “Dio sconosciuto”? Due nascite portentose (Maria e Giovanni); una bambina allontanata da casa (Maria al tempio a due anni); una nascita miracolosa (Gesù); una congiunzione astrale (stella cometa); una profezia (Re Magi); una persecuzione (Giovanni) ed una strage di fanciulli; un bambino (dodicenne) che parla (e scandalizza) i sacerdoti del Tempio! Ce n’è a sufficienza per farne un romanzo d’appendice! Sono però interrogativi anche a cui dare una risposta “laica”; ed è questo che questa “Ipotesi” tende a dare. Risposte che vedono un leader rinunciare alla sua posizione in favore del cugino (Giovanni e Gesù); retate di facinorosi (arresto di Giovanni) e condanne a morte; fughe di seguaci (i 40 giorni nel deserto); ricostituzione di un nuovo movimento; proselitismo; pellegrinaggi di un “esercito” su più colonne (72 discepoli in avanscoperta); migliaia di seguaci “in divisa” (tutti vestiti di bianco) parte dei quali armati (2 spade durante l’ultima cena) e pronti a combattere (rescissione dell’orecchio durante l’arresto)! E tutto questo senza che i Romani intervengano minimamente? Anzi con l’avallo dei Romani, visto l’impegno di Pilato nel difendere Gesù! E poi il processo. In poco più di mezza giornata! Si raduna il Sinedrio (70 membri più il Sommo Sacerdote), si emette una sentenza (senza processo perché la sentenza è già stata emessa); si corre da Pilato (che è lì disposto ad ascoltarli immediatamente); si interroga il prigioniero; si ascoltano le accuse; si rimette tutta la questione ad Erode Antipa (per cui i 71 del sinedrio, Gesù, le guardie e quant’altri, di corsa da Erode che anche lui è a disposizione immediata per riceverli); si interroga il prigioniero, lo si dileggia, lo si veste in maniera regale e lo si rimanda da Pilato (e di nuovo i 71 del sinedrio, Gesù, le guardie e quant’altri, di corsa da Pilato che ancora una volta è lì disposizione per l’udienza); nuovo interrogatorio; fustigazione; esposizione (ecce omo); proposta di liberare Barabba; condanna; trasferimento del condannato sul Golgota (centinaia di persone a seguirlo); crocefissione! Tutto in 4 ore! Francamente sembrano pochine! E poi che dire di eventi naturali quali l’oscuramento del sole, od il velo strappato del tempio per non parlare della resurrezione dei morti e di quella dello stesso Yehoshua? Questi sono gli interrogativi che questo libro cerca di risolvere; ma forse la cosa più importante di tutta la ricostruzione storica è che Yehoshua avrebbe un vero padre in carne ed ossa e che spiegherebbe tutto l’accadimento degli eventi! Un nome che sarà possibile leggere od ascoltare quando il libro verrà presentato al pubblico non appena il Simposio potrà iniziare nuovamente la sua attività.