Quarta puntata di “Nettuno e le sue Priore – Sabato 6 e domenica 14 maggio le processioni che coinvolgono tutta la Città
Con le Priore tornano anche gli Angeli e i Paggi
È stata un’emozione! Vedere montare i pali per le luminarie sul sagrato della chiesa di San Rocco e a piazza San Giovanni, ci hanno annunciato l’arrivo della Festa di Maggio.
Non c’è manifestazione a Nettuno, più importante di questa: possono venire i cantanti più affermati per concerti allo stadio, possono venire in visita i personaggi più famosi al mondo, ma l’emozione che regala ai nettunesi la Festa di Maggio, è insuperabile. Lo è sempre stata. Dal 1550, cioè da quando è arrivata la Sacra statua della Madonna delle Grazie a Nettuno, la Patrona principale della città.
La processione di sabato 6, parte dalla chiesa di San Rocco (rimodernata e inaugurata dal papa Paolo VI il 14 settembre 1969). Ci si incammina per il lungomare attraverso due ali di folla, persone proveniente anche dai paesi vicini, mentre al centro sfilano angeli, paggi, confraternite, semplici fedeli tra cui spiccano parecchie persone, specialmente donne scalze, con grossi ceri in mano, in segno di ringraziamento per una grazia ricevuta o per chiederne una.
Tra tutte queste persone, proprio davanti la statua della Madonna, che per l’occasione viene vestita con tutti gli ori e doni ricevuti dai fedeli, procedono lentamente, tredici ragazze con un vestito bellissimo e molto particolare: sono le Priore.
Questa festa è strettamente connessa con la Confraternita del Santissimo Sacramento. Anticamente la confraternita aveva anche la sezione femminile (attualmente la sezione femminile - e quella maschile - fanno parte della Confraternita di S. Giovanni), e ogni anno si eleggeva il Priore tra gli uomini e la Priora tra le donne, la quale, con due assistenti, interveniva alla processione di maggio e a quella del Corpus Domini, indossando per l’occasione il tradizionale e bellissimo abito festivo delle donne maritate.
Prima che si avviasse alla decadenza, alla fine dell’800, il costume nettunese era così descritto: “Le camicie aperte sul petto sono ornate di un merletto che dal collo scende fino a quel punto dal quale prende il nome di ‘capezzo’.
La veste senza maniche che chiamavano ‘guarnaccia’ e che dalle spalle scende fino alle calcagne, nella parte superioreè stretta ai fianchi rimanendo sempre aperta sul petto e ricchissimi di pieghe nella parte inferiore.
Sulla veste un corsaletto a vita, aperto anch’esso al petto e chiuso con pezza di drappo ricamato con due file di trine d’oro e argento per le maritate, una sola per le zitelle. Guarnaccia e corsaletto, di colore scarlatto vivissimo, sono ornati alle estremità con merletti o trine, al solito d’oro o argento, ai quali ornamenti le zitelle surrogano un nastro verde simile a quello che intrecciano nei capelli e che, per la maritate, è invece rosso e per le vedove paonazzo.
Al posto dei ‘borzacchini’, cioè gli stivaletti, alla turchesca, soppressi per l’allungamento delle gonne, imposto dal papa Gregorio XIII, in vista del Giubileo del 1575, le nettunesi calzano oggi pianelle di panno rosso o di pelle inargentata, a guisa di sandali (attualmente calzano scarpe bianche con tacco), e al posto del turbante coprono la testa con un tovagliolo di lino che anche questo finisce con guarnizioni d’oro e d’argento e seta a più colori”.
Le foto di questa puntata, ci mostrano le priore immortalate su sfondi diversi. Nelle precedenti le abbiamo viste a Torre Astura, alla fontana di piazza Colonna, sedute al pozzo del castel Sangallo, sotto l’arco di trionfo in piazza Mazzini o in studio fotografico.
In questa numero proponiamo altri sfondi, scelti dal fotografo o dalle stesse priore: l’emozionante momento di fronte alla Sacra statua della Madonna delle Grazie; all’artistica fontana con lavori in ceramica della signora Emma Gatti in via della Resistenza Nettunese; ai giardini di fronte al castel Sangallo; al Cavone, con lo sfondo della spiaggia del Vittoria e del Sangallo; nei portoni artistici del borgo medievale; davanti la bifora di via del Quartiere – Via dello Steccato; all’interno del palazzo baronale di piazza Guglielmo Marconi; davanti la Marina di Nettuno e il mare.
Silvano Casaldi