Giorgia Meloni perde colpi davanti all’invasione di immigrati clandestini
Dov’è il blocco navale?
Questo Paese è stato guidato per un ventennio da governi che lo hanno gradualmente portato al livello dell’irrilevanza internazionale e di una stagnazione economica divenuta endemica. Mario Draghi, col suo grande prestigio internazionale, ha portato una boccata d’aria fresca ed un rigurgito di orgoglio che è stato subito considerato come un oltraggio alla monotonia di una politica sterile e stroncato. Di fronte ad un’offerta politica veramente povera, di fronte al trionfo del dilettantismo di personaggi nati dal nulla e destinati a ritornarvi, di fronte alla perdita di valori identitari ed alla mancanza di stimoli volti a forme di progresso culturale ed economico, gli italiani hanno deciso di “provare la destra”. Lo hanno fatto dando fiducia ad una leader proletaria che chiama l’Italia Nazione e che ha promesso di cambiare le sorti di questo popolo di poeti, di artisti, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori e di trasmigratori.
Lo hanno fatto perché non credono che parlare di Patria, di difesa dei confini nazionali e delle tradizioni, dei valori della famiglia e della religione equivalga ad inneggiare al Fascismo; non accettano che il progresso sia affidato alle mani di un relativismo becero e non riescono a concepire che nei “diritti” si possano nascondere nefandezze come l’utero in affitto. Gli italiani hanno deciso che sia il centro destra ed i valori del conservatorismo moderno a dover dettare i tempi di un progresso diverso da quello che ha portato il nostro Paese al degrado morale ed al disordine che vivono la nostra società e soffrono le nostre periferie. Giorgia Meloni è molto ligia al programma che l’ha portata alla scalata impossibile e sta cercando di tener fede alle promesse.
E’ oggetto quotidiano di attacchi pretestuosi, di minacce di impiccagione, fino alle accuse di strage di migranti in mare, e sta cercando di far fronte alla sua agenda politica con dinamismo ed autorità ma, come sempre accade, dopo che il tempo in cui le colpe sono sempre di quelli che c’erano prima, si cominciano a fare i conti e le verifiche.
La lotta all’immigrazione è stato uno dei caposaldi del programma e della propaganda di tutto il centro destra e di FdI e Lega in particolare; chi non ricorda le spavalde affermazioni di Giorgia Meloni sulla necessità e l’attuabilità di un blocco navale. Da quando il nuovo governo è in funzione gli arrivi di immigrati, in gran parte prelevati in mare dalla nostra Guardia Costiera, è quadruplicato decretando una plastica inadempienza di Giorgia Meloni e del suo governo. Che fine ha fatto il blocco navale? Certo è che la crisi tunisina costituisce un’aggravante della situazione ma non può essere un’attenuante per il governo; perché fare un programma di controllo dell’immigrazione clandestina senza tener conto della fragilità politica di tutto il Magreb e dintorni sarebbe un programma fatto da dilettanti della politica.
Allora che succede, dove è il blocco navale? Perché la Grecia, la Spagna, Malta e la Francia scoraggiano e respingono di fatto gli approdi di barche e delle ONG? Perché un unico flusso è praticamente diretto verso le coste del nostro meridione? Perché l’l’Austria ha bloccato il flusso balcanico mentre il nostro confine è un colabrodo? Una rozza forma di disfattismo e di anti-italianismo di casa nostra pretende di escludere che ciò sia parte di un disegno destabilizzante rivolto al nostro Paese troppo atlantista; ma il fatto che le posizioni meno oltranziste rispetto al supporto dell’Ucraina stiano perdendo terreno dimostrerebbe che il problema esiste.
Ma quale è la risposta del Governo di fronte a quella che tende sempre piu a diventare una sua grossa inadempienza? Se la strategia è solo quella del cosiddetto piano Mattei allora l’inadempienza diventerebbe un fatto conclamato e fatale, perché esso è di difficile, lunga ed onerosa attuazione. Non è difficile comprendere che se la politica si esprime in modo complesso e multiforme essa non può prescindere dalla necessità del governo di districarsi fra credibilità internazionale, cosa che Draghi non ebbe bisogno di fare, tra le difficoltà di attuare il PNNR e il prossimo ritorno del piano di stabilità e, posizioni rigide ed unilaterali da parte del Governo Meloni, relegherebbero l’Italia nel ghetto dei paesi sovranisti. Tutto vero ma resta il fatto che il Governo è stato votato da un elettorato che assiste oggi all’invasione, perché di invasione si stratta, di migliaia di persone che arrivano sulle nostre coste e di cui ritroveranno tracce evidenti nei bivacchi fuori delle stazioni delle grandi città, nelle periferie e nella cronaca nera.
Solo gli imbecilli e quelli in malafede continuano ad affermare che le violenze, gli stupri, le rapine e l’occupazione di zone ed immobili, commesse da immigrati clandestini non dipendano dall’immigrazione clandestina. Che Giorgia Meloni debba liberarsi da una specie di handicap e che debba dimostrare di essere la leader di un governo affidabile e ligio alle regole è comprensibile ma se ciò dovesse significare restare proni di fronte all’incapacità dell’Europa a far rispettare i propri confini, oppure accontentarsi della “nuova sensibilità comunitaria a trattare il problema”, allora la ormai verificata volatilità dell’elettorato italiano farà soffiare il vento verso lidi più stabili e verso partiti piu coerenti e siccome non ne troverà continuerà ad ingrossare le fila degli astenuti.
Le mie modeste conoscenze di operatività militare mi fanno credere che un blocco navale, in qualche forma, sia praticabile con le dovute predisposizioni e con adeguate condizioni organizzative; che è esattamente quanto le fu detto dagli esperti militari quando la Meloni era capo dell’opposizione dei governi passati e quando sventolava la bandiera del blocco dei flussi incontrollati. Se questo non viene praticato per opportunità politica e se nemmeno soluzioni di ripiego basate sul respingimento vengono prese in considerazione, fatti che potrebbero finalmente costringere l’Europa ad intervenire nel modo adeguato, allora questo governo ed i partiti che lo compongono sono destinati a tornare ad un’opposizione sterile e l’Italia potrà tornare alla conquista di “diritti” sempre più nuovi e al trionfo di quel meticciato culturale che la ex deputata europea del PD Cecile Kyenge teorizza da anni.
L’immigrazione è un fatto epocale difficile da controllare ma esistono nazioni che lo controllano e lo fanno restando in Europa con tutti i loro diritti e nazioni che non riescono a farlo e sul suo controllo il Governo si gioca tutto.
Sergio Franchi
La conferenza al Museo Archeologico di Anzio
Il mito di Ercole
La conferenza di venerdì 14 aprile, al Museo Civico Archeologico di Anzio, sul “Mito di Ercole. Un eroe, due interpretazioni tra Nerone e Adriano”, con la partecipazione delle Funzionarie Archeologhe Istituto Villa Adriana e Villa D’Este, dott.sse Viviana Carbonara e Lucilla D’Alessandro, introdotte dal Dirigente dell’Ente, dott.ssa Angela Santaniello, ha idealmente condotto tanti cittadini in un interessante itinerario di alto spessore culturale.
La relazione, tenuta dalle due funzionarie archeologhe, ha illustrato ai numerosi presenti l’influenza del mito di Ercole sugli imperatori Nerone ed Adriano, come fonte straordinaria cui attingere a scopo autocelebrativo, onde esaltare, attraverso la popolarità dell’eroe, le proprie virtù sia in sede pubblica che in ambito privato.
La rassegna “PERCORSI, tra Arte, Storia ed Archeologia”, è promossa dalla Commissione Straordinaria ed è curata dal Museo Civico Archeologico, di concerto con il Direttore Scientifico Alessandro Jaia.
Per informazioni Museo Civico Archeologico Città di Anzio, Via di Villa Adele 2. Tel 06 98499427.
Comune di Anzio
Il Giudizio Universale
In tanti anche venerdì 21 aprile, al Museo Civico Archeologico, al quinto appuntamento della rassegna “Percorsi, tra Arte, Storia ed Archeologia”, all’incontro sulla “Fabbrica di San Pietro e il Giudizio Universale di Michelangelo”.
Il professor Clemente Marigliani ha condotto i cittadini alla scoperta della Città eterna che, con i pontificati di Giulio II e di Leone X, conobbe un grande risveglio, anche grazie alla presenza di poeti, scienziati, letterati, artisti ed alla nomina di Raffaello, il 27 agosto 1515, a Supervisore dei monumenti antichi di Roma.
Papa Giulio II, a seguito della decisione di ricostruire la Basilica di San Pietro in Vaticano, contestualmente, fondò la Fabbrica di San Pietro. L’avvio dell’immenso cantiere, durante il XVI ed il XVII secolo, richiamò a Roma i migliori talenti come Raffaello, Bramante, Da Sangallo, Michelangelo, Bernini, Borromini e tanti altri, che misero a disposizione la loro arte per la magna impresa. Presente all’incontro il Dirigente dell’Ente, Angela Santaniello, insieme ai numerosi cittadini che hanno scelto il Museo per un pomeriggio all’insegna della cultura.
La rassegna “Percorsi, tra Arte, Storia ed Archeologia”, è promossa dalla Commissione Straordinaria ed è curata dal Museo Civico Archeologico, di concerto con il Direttore Scientifico Alessandro Jaia.
Per informazioni Museo Civico Archeologico Città di Anzio, Via di Villa Adele 2. Tel 06 98499427.
Comune di Anzio