Necessario un Consorzio composto dagli operatori del settore
Mercato coperto
Un consorzio composto dagli operatori del settore per rilanciare il mercato coperto, non solo come luogo di vendita diurna, ma proprio per favorire in futuro lo sviluppo di eventi serali e trasformarlo anche in un luogo di cultura. E’ questa una delle principali novità discusse il 9 luglio scorso durante la commissione Affari Generali. Oltre a recepire le linee guida nazionali e regionali infatti, l’amministrazione ha posto le basi per la futura trasformazione del mercato coperto di piazza delle Erbe, che vada a completare anche attraverso una diversa gestione dell’area, la trasformazione dello spazio, avviata con la nascita di Piazza delle Erbe e che nei prossimi mesi giungerà a compimento con l’apertura delle arcate e attraverso gli interventi di manutenzione degli spazi.
“La decisione più importante che abbiamo assunto – spiega l’assessore alle attività produttive Alessandro D’Alessandro – è stata quella di non aumentare i canoni di affitto per gli operatori, malgrado gli interventi di riqualificazione dell’area. Abbiamo però chiesto loro uno sforzo importante: dovranno consorziarsi, perché il Consorzio da un lato sarà uno strumento che agevolerà il dialogo e il confronto tra l’amministrazione e le istanze degli operatori; dall’altro permetterà in futuro di gettare le basi per una vera e propria trasformazione dell’area, dove tutti potranno anche somministrare i propri prodotti in orario serale”.
Quello delle aperture serali infatti si è dimostrato un esperimento che funziona. Per questo l’esecutivo ha intenzione di ampliarlo e strutturarlo, con un consorzio in grado di occuparsi delle aperture, delle chiusure e della cura dello spazio, fermo restando l’intervento dell’amministrazione per la manutenzione. Ad oggi sono circa 15 i box occupati, altri cinque sono rimasti vuoti, ma quando le attività verranno spostate per consentire l’apertura delle arcate, ne resteranno liberi solo due e verranno rimessi a bando.
“La nostra intenzione – spiega D’Alessandro – è quella di favorire lo sviluppo di un’area che se fosse rimasta come era in passato, non sarebbe stata in grado di reggere il confronto con le grandi catene di distribuzione. Per questo faremo in modo che tutti gli operatori possano vendere i propri prodotti; due box potranno effettuare la somministrazione assistita, gli altri potranno comunque somministrare anche senza servizio al tavolo. Un progetto questo che verrà sviluppato nei prossimi mesi. Nel frattempo però abbiamo stabilito che non sarà più possibile effettuare la vendita di prodotti fuori dai banchi del mercato: una misura che servirà per incrementare il decoro dell’area proprio in funzione degli importanti progetti che l’amministrazione sta sviluppando presso l’area insieme agli operatori del settore”.
Francesca Cavallin
Le proteste di Franco Vona e dei coltivatori diretti per l’equiparazione delle serre ai capannoni
Agricoltori in difficoltà con la Tari
Tassare le serre fisse dei produttori agricoli, equiparandole di fatto ai capannoni industriali, rappresenta un atto sconsiderato da parte di una classe politica locale che di fatto finisce per vessare un settore già in crisi, accrescendo le spese vive ai danni degli agricoltori. Agricoltori già costretti ad adempimenti di legge che pur giusti, incrementano i costi di gestione, esponendo i produttori locali alla difficoltà di tenere testa alla concorrenza dei produttori stranieri.
Queste in estrema sintesi le posizioni assunte da Franco Vona e dai coltivatori diretti del Comune di Aprilia, alla luce della recente decisione del consiglio comunale di applicare la Tari anche alle serre fisse, equiparando le strutture usate per la produzione di frutta, verdura e fiori ai capannoni agricoli. Facendosi carico delle istanze del comparto, il presidente del comitato di quartiere Campoverde in veste di coltivatore diretto, lamenta l’assoluta assenza di buon senso da parte degli amministratori locali, che di fatto contribuiscono ad accrescere i problemi già presenti nel settore. “La mia intenzione – sottolinea Vona – è quella di spiegare loro cosa stanno votando. In sostanza il consiglio comunale ha votato all’unanimità una misura che accresce le difficoltà degli agricoltori. Tante volte ho chiesto al Comune di darci una mano, ma stando a quanto previsto da questa misura, gli inquinatori siamo noi, siamo noi quelli che creano un problema dietro l’altro. Il risultato di questa visione distorta è stato appunto l’approvazione di una misura che equipara le serre fisse ai capannoni.
Credo non si rendano conto della gravità di questo fatto e dell’assurdità di ciò che hanno votato e per questo sono disposto ad essere ricevuto in audizione dal consiglio comunale. In quella sede vorrei sottolineare che non è possibile sia sempre il nostro settore ad essere vessato senza che nessuno si occupi mai di risolverne i problemi. Inoltre pur rendendomi conto che l’amministrazione ha bisogno di soldi, non è vessando gli agricoltori, settore fortemente in crisi, che risolveranno i problemi della città e della liquidità delle casse comunali”.
La richiesta avanzata da Franco Vona è quella di ricevere nelle sedi istituzionali una delegazione di addetti del settore per rivedere una misura che reputano sbagliata.
“Come comparto – rimarca il presidente del comitato Campoverde – siamo già tenuti a pagare Conai per l’acquisto di plastiche, consorzio che si occupa della fornitura mentre lo smaltimento è spesso delegato ad altre ditte del settore che fanno pagare un importo sulla base del peso del materiale conferito. Questo per rimarcare l’elevato costo di gestione, che spesso ci impedisce di battere la con concorrenza di paesi Ue e soprattutto extra Ue dove i costi sono infinitamente inferiori. L’unico modo che abbiamo è spesso quello di ridurre i ricavi. Il settore è letteralmente in ginocchio, pertanto mi chiedo quale politico lungimirante e con una reale conoscenza del territorio approverebbe una misura del genere? Per questo chiediamo all’amministrazione di ascoltare le nostre istanze, di riceverci e di rivedere una misura sbagliata e che ci danneggia”.
Francesca Cavallin