Il Pontino Aprilia • 14/2021
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Preferenze
Sinceramente, avremmo preferito che l’Italia vincesse gli
Europei o che avesse un milione di posti di lavoro in
più? Abbiamo battuto l’Inghilterra. Ma potevamo batterla
solo al calcio, perché in tutto il resto perdiamo sette a
zero. Non è forse l’Inghilterra uno dei Paesi preferiti dai
nostri giovani costretti a lasciare il loro Paese per trovare
lavoro? Vogliamo accennare alla situazione sanitaria in
Inghilterra e qui da noi? Vogliamo parlare di ricerca o di
senso civico? Non c’è partita. E mentre ci consoliamo con
l’aglio della vittoria calcistica, appuntiamo l’attenzione
sul lavoro.
Da quando esiste l’uomo esiste il lavoro. Si pensa di
solito che prima del peccato di Adamo e Eva non si
lavorava, pane e companatico spuntavano dalla terra per
magia, e che il lavoro fu
una castigo per il primo
peccato. Non è così. Infatti
il racconto della creazione,
con le sue poetiche
metafore, dice che “Dio
pose l’uomo nel giardino
dell’Eden, perché lo
lavorasse e lo custodisse”.
L’operosità nasce con gli
esseri umani. Essi hanno il
compito di lavorare e
custodire “il giardino”. Poi
il peccato (cupidigia,
egocentrismo) introdurrà
nel lavoro la degradazione
a schiavitù. Lo
sfruttamento dei
braccianti agricoli, anche
immigrati, ne è un triste esempio. Su questo aspetto la
Sacra Scrittura ha da dire la sua. Il libro dell’Esodo
mostra come si può passare dalla servitù (schiavitù) al
servizio (lavoro). Un faraone che non ricorda più i
benefici economici ricevuti dall’azione oculata di
Giuseppe (che anni prima era stato ministro
dell’economia in Egitto), riduce in schiavitù il popolo
ebraico. Si noti il faraone agisce così “per paura”. Infatti,
il faraone e i suoi ministri “ebbero paura” e trasmisero
questa “paura” anche al popolo egiziano. Così il lavoro
degli ebrei venne degradato a lavoro forzato. Se il faraone
e i suoi ministri avessero voluto, avrebbero potuto
consultare gli archivi storici per scoprire facilmente che
solo qualche generazione prima Giuseppe, con la sua
sapienza dono di Dio, aveva fatto grande bene all’Egitto.
Così non avrebbero avuto più paura dei discendenti di
Giuseppe. La conoscenza dell’altro fa scomparire la
paura. Quindi, a che serve la paura? La paura serve
quando si vuole sottomettere, sfruttare, asservire per
motivi di egoismo e avidità (peccato). La paura è
necessaria per degradare il lavoro ad asservimento.
FEDE
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RAGIONE
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GLI EUROPEI O
UN MILIONE DI
POSTI DI LAVORO?
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La fede
come
esercizio
della
mente
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interamente curata
ed autofinanziata dalla
comunità di cristiani
che si incontra in
APRILIA,
VIA G. CARDUCCI, 9,
ha il solo fine di
promuovere il
ragionamento sui temi
importanti della vita e
della fede in Cristo.
www.chiesadicristoaprilia.it Il prossimo numero uscirà il 10.09.2021 Tel. 328.12 99 756
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domenica ore 10.00 Conversazione biblica - culto a Dio
mercoledì ore 19.00 Studio degli Atti degli Apostoli
IL VANGELO PER I BAMBINI: SCUOLA PER I GIOVANISSIMI
Non parla a vanvera
La persona asservita è senza libertà, altri decidono su
orario e quantità di lavoro (mal pagato). Come tutti quelli
che, per paura e ignoranza, schiavizzano gli altri, anche
il faraone pensa di avere tutto il potere per decidere del
destino altrui. Non ha fatto i conti con la pietà di Dio
verso gli schiavizzati. Dio infatti dice: “Io sono il Signore!
Li farò uscire dalle fatiche dell’Egitto. Li libererò dalla
loro servitù”. E mantiene la parola. Con l’espressione “Io
sono il Signore” Dio rivela il contenuto del proprio nome,
cioè “il Signore” (Yahweh). Che significa? Significa
l’esperienza di un Dio che a dispetto di tutti i “signori”,
faraoni e padroni di questo mondo rivendica di essere Lui
“il Signore”. Non un Signore che schiavizza, ma che
libera il suo popolo. Proprio così avviene, come sappiamo
prima dalla storia di Mosè
e poi di Gesù.
Nell’antichità (ma anche
oggi col caporalato e
l’asservimento di molti qui
da noi) la persona
schiavizzata non era
“persona” ma cosa. Ma il
Signore, liberando il suo
popolo, vuole donargli
esistenza e dignità. Si
passa così da un rapporto
padrone-schiavo a un
rapporto nuovo fra il
Signore e il suo popolo.
Rapporto nuovo che
emerge anche nel Vangelo.
Gesù dice, “La verità vi
rende liberi... se il Cristo vi
libera, sarete davvero liberi”. La verità crea gente libera,
“non più stranieri né ospiti; ma familiari di Dio”. Tutto
questo si riflette proprio sul “lavoro” della persona libera.
Infatti la persona ha il diritto, sancito da Dio, a riposare
(“sabato” significa “riposo”). Il lavoro dà “il pane” a chi
lavora e alla sua famiglia, però occorre ricordare che
“l’uomo non vive solo di pane, ma di ogni parola che
esce dalla bocca del Signore”. Il lavoro serve a
provvedere “in primo luogo alla propria famiglia” e chi
non fa così “ha rinnegato la fede, ed è peggiore di un
incredulo”. Chi deruba il lavoratore del suo giusto salario
deve temere non solo le leggi o i sindacati, ma anche il
Signore che promette: “A voi ora, o ricchi! Piangete e
urlate per le calamità che stanno per venirvi addosso! Le
vostre ricchezze sono marcite … il vostro oro e il vostro
argento sono arrugginiti, e la loro ruggine sarà una
testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni
come un fuoco… il salario da voi frodato ai lavoratori
che hanno mietuto i vostri campi grida; e le grida di quelli
che hanno mietuto sono giunte agli orecchi del Signore”.
Dio non parla a vanvera.
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