varianti, indipendentemente dal tipo di vaccino somministrato.
Il completamento del ciclo vaccinale fornisce invece una protezione contro la variante Delta quasi equivalente a quella osservata contro la variante Alpha.
Quali misure di contrasto alla diffusione delle varianti ha messo in campo il nostro Paese?
L’emergenza di nuove varianti rafforza l’importanza, per chiunque, compresi coloro che hanno avuto l’infezione o che sono stati vaccinati, di aderire rigorosamente alle misure di controllo sanitarie e socio-comportamentali (l’uso delle mascherine, il distanziamento fisico e l’igiene delle mani).
Al fine di limitare la diffusione di nuove varianti, l’Italia ha disposto specifiche azioni di sanità pubblica:
· rafforzare la sorveglianza di laboratorio nei confronti delle nuove varianti SARS-CoV-2
· fornire indicazioni per implementare le attività di ricerca e gestione dei contatti dei casi COVID-19 sospetti/confermati per infezione da variante
· limitare gli ingressi in Italia dei viaggiatori provenienti dai paesi più colpiti dalle varianti
· realizzare indagini rapide di prevalenza per stimare correttamente la diffusione delle varianti nel nostro Paese
· disporre misure di contenimento (aree rosse) nelle aree più colpite del Paese anche a livello comunale.
Per approfondire
· Cerca nel sito TrovanormeSalute
· Istituzione del Tavolo tecnico per la la sorveglianza viro-immunologica e nascita della Rete Italiana per la genotipizzazione e fenotipizzazione di SARS-CoV-2 e per il monitoraggio della risposta immunitaria alla vaccinazione.
Per conoscere le limitazioni ai viaggi
· pagina Covid-19 - Viaggiatori.
Fonte: Direzione Generale della Prevenzione sanitaria in collaborazione con Istituto Superiore di Sanità
Data ultima verifica:
3 settembre 2021
Varianti del virus
I virus, in particolare quelli a Rna come i coronavirus, evolvono costantemente attraverso mutazioni del loro genoma. Mutazioni del virus Sars-CoV-2 sono state osservate in tutto il mondo fin dall’inizio della pandemia. Mentre la maggior parte delle mutazioni non ha un impatto significativo qualcuna può dare al virus alcune caratteristiche come ad esempio un vantaggio selettivo rispetto alle altre attraverso una maggiore trasmissibilità, una maggiore patogenicità con forme più severe di malattia o la possibilità di aggirare l’immunità precedentemente acquisita da un individuo o per infezione naturale o per vaccinazione. In questi casi diventano motivo di preoccupazione, e devono essere monitorate con attenzione.
Qual è la trasmissibilità della ‘variante inglese’ in Italia?
In Italia, si è stimato che la cosiddetta ‘variante inglese’ del virus Sars-CoV-2 ha una trasmissibilità superiore del 37% rispetto ai ceppi non varianti, con una grande incertezza statistica (tra il 18% ed il 60%). Questi valori sono in linea con quelli riportati in altri paesi, anche se leggermente più bassi, che induce a considerare l’opportunità di più stringenti misure di controllo che possono andare dal contenimento di focolai nascenti alla mitigazione. La stima è stata ottenuta da uno studio di ISS, Ministero della Salute, Fondazione Bruno Kessler, Regioni/PA.
Le varianti provocano forme cliniche più gravi o più letali?
Al momento, secondo il censimento dell’Ecdc, le varianti del virus considerate preoccupanti hanno tutte mostrato evidenze di un impatto sulla gravità della malattia.
Le varianti colpiscono in maniera particolare i bambini?
Al momento nessuna variante tra quelle studiate ha mostrato di essere più aggressiva nei confronti di una particolare fascia di età. Tutte si sono rivelate maggiormente trasmissibili nella popolazione generale rispetto al virus ‘originale’.
Come funziona il monitoraggio delle varianti in Italia?
L’analisi delle varianti viene effettuata dai laboratori delle singole regioni, sotto il coordinamento dell’Iss che ha sviluppato e attivato una piattaforma per la sorveglianza genomica delle varianti (I-Co-Gen). Attualmente l’Istituto produce due report periodici:
- una ‘flash survey’, realizzata sottoponendo a sequenziamento un numero di campioni statisticamente significativo raccolti in un determinato giorno, che dà una ‘fotografia’ della prevalenza delle varianti
- un bollettino su “Prevalenza e distribuzione delle varianti del virus SARS-CoV-2 di interesse per la sanità pubblica in Italia”. Nel rapporto confluiscono i dati del sequenziamento quotidiano da parte delle regioni su campioni casuali e categorie particolari, ad esempio persone che si infettano una seconda volta o contraggono l’infezione anche se vaccinati. Il bollettino contiene anche i dati delle flash survey.
I test che si usano attualmente sono in grado di rilevare le varianti?
In linea generale, i test diagnostici attualmente in uso funzionano correttamente. Il Ministero della Salute raccomanda l’uso di test molecolari non esclusivamente basati sul gene S. Si può ricorrere ai test antigenici, ma per le eventuali conferme sono necessari i test antigenici non rapidi (di laboratorio) o quelli rapidi con lettura in fluorescenza (cioé letti con apposite apparecchiature), che garantiscano alta specificità e sensibilità.
Per potere distinguere se un’infezione è determinata da una variante, è necessario un test specifico altamente specialistico che è detto “sequenziamento”, tramite il quale si determina la composizione esatta del genoma del virus. Il sequenziamento non è un’analisi a disposizione del pubblico, ma è un tipo di test che viene effettuato solo in centri specializzati per motivi di sanità pubblica.
Fonte: 15/02/2021 - Aggiornamento sull’uso dei test antigenici e molecolari per la rilevazione di SARS-CoV-2(pdf, 0.38 Mb).
Farmaci e vaccini funzionano anche sulle varianti?
Per quanto riguarda l’impatto sull’efficacia delle vaccinazioni i primi studi affermano che il ciclo completo dei quattro vaccini già approvati rimane protettivo nei confronti di tutte le Voc, mentre diminuisce l’efficacia che si era evidenziata dopo la prima dose. Per quanto riguarda i farmaci in uso e in sperimentazione non ci sono ancora evidenze definitive in un senso o nell’altro; tuttavia alcuni articoli preliminari indicano che alcuni anticorpi monoclonali attualmente in sviluppo potrebbero perdere efficacia se usati singolarmente, mentre continuano a funzionare i mix di due anticorpi.
Come cambiano le misure di protezione individuale con le nuove varianti?
Al momento non sono emerse evidenze scientifiche della necessità di cambiare le misure, che rimangono quindi quelle già in uso, l’uso delle mascherine, il distanziamento sociale e l’igiene delle mani. La possibilità di venire in contatto con una variante deve comunque indurre particolare prudenza e stretta adesione alle misure di protezione.
Quali sono le varianti di Sars-CoV-2 che suscitano più preoccupazioni?
Al momento sono quattro le varianti che l’Ecdc ha definito ‘variants of concern’ (Voc) e quindi sono considerate più pericolose.
In tutti i casi il virus presenta delle mutazioni sulla cosiddetta proteina ‘spike’, che è quella con cui il virus ‘si attacca’ alla cellula. Queste varianti hanno dato prova di una maggiore trasmissibilità rispetto al virus ‘originale’, mentre per quanto riguarda l’impatto sull’efficacia delle vaccinazioni i primi studi affermano che il ciclo completo dei quattro vaccini già approvati rimane protettivo nei confronti di tutte le Voc.
· La ‘variante inglese’ o ‘Alpha’ (B.1.1.7) è stata isolata per la prima volta nel settembre 2020 in Gran Bretagna, mentre in Europa il primo caso rilevato risale al 9 novembre 2020.
· La ‘variante sudafricana’ o ‘Beta’ (B.1.351) è stata isolata per la prima volta nell’ottobre 2020 in Sud Africa, mentre in Europa il primo caso rilevato risale al 28 dicembre 2020
· La ‘variante brasiliana’ o ‘Gamma’ (P.1) è stata isolata per la prima volta nel gennaio 2021 in Brasile e Giappone.
- La variante ‘indiana’ o ‘Delta’ (B.1.617.2), è stata isolata per la prima volta nel dicembre 2020 in India.
I virus, in particolare quelli a Rna come i coronavirus, evolvono costantemente attraverso mutazioni del loro genoma. Mutazioni del virus Sars-CoV-2 sono state osservate in tutto il mondo fin dall’inizio della pandemia. Mentre la maggior parte delle mutazioni non ha un impatto significativo qualcuna può dare al virus alcune caratteristiche come ad esempio un vantaggio selettivo rispetto alle altre attraverso una maggiore trasmissibilità, una maggiore patogenicità con forme più severe di malattia o la possibilità di aggirare l’immunità precedentemente acquisita da un individuo o per infezione naturale o per vaccinazione. In questi casi diventano motivo di preoccupazione, e devono essere monitorate con attenzione.
Cosa fa l’ISS
Comunicato Stampa N°42/2021 - COVID-19, confermata la predominanza della variante delta - I dati dell’ottavo bollettino e della flash survey dell’ISS
Roma, 03 settembre 2021
In Italia negli ultimi 45 giorni si continua a osservare una predominanza della variante Delta che è stata individuata nell’88,1% dei casi riportati al Sistema di Sorveglianza Integrata.
I dati sono contenuti nell’ottavo bollettino dell’ISS “Prevalenza e distribuzione delle varianti di SARS-CoV-2 di interesse per la sanità pubblica in Italia”.
Dal 17 luglio al 30 agosto, infatti, secondo i dati del bollettino, il numero di segnalazioni di casi causati dalla variante delta (di cui il lignaggio B.1.617.2) in Italia è ancora superiore al numero di segnalazioni per tutte le altre varianti monitorate. Nuovi casi di infezione causati dalla variante delta sono stati segnalati in quasi tutte le province italiane.
Il numero di casi causati dalla variante alfa continua ad essere in forte diminuzione, come anche la loro diffusione territoriale.
Anche i casi causati dalla variante gamma (di cui il lignaggio P.1) continua ad essere in diminuzione, con una diffusione localizzata e limitata in alcune Regioni/PPAA italiane.
“Rimane alta in Italia la capacità di genotipizzare/sequenziare campioni clinici positivi per SARS-CoV-2 – dice il Presidente dell’ISS, Silvio Brusaferro - Nel mese di