Il ricordo del nostro poeta operaio Domenico
Onorare Cappelli
L’avevano appena pensionato, quando la morte crudele lo ghermì.
Domenico Cappelli amava Pomezia, la città di adozione che gli aveva dato lavoro e una famiglia che adorava; l’amava e godeva nel vedere che, finalmente, incominciasse a darsi “un vestito nuovo”, più bello e pulito, con meno smog e meno cemento.
Fino allora, infatti, cemento e smog l’avevano frettolosamente gonfiata di brutti palazzi e capannoni; di troppi capannoni, i quali - lo si capiva - non avrebbero retto alla realtà dei fatti e, perciò, inevitabili le successive e repentine chiusure, frutto di una crescita sproporzionata e selvaggia.
Cappelli godeva nel riscontrare che Pomezia iniziasse a darsi più razionalità e verde e davanti al parco, “tra le sughere e i meli,/lungo la pista delle biciclette”, nel tripudio della primavera, poteva finalmente gonfiare il petto ed esclamare “Pomezia mia!”. Oggi, quella pista ciclabile originale, la parte più bella e suggestiva, che gli apriva il cuore al canto, è quasi abbandonata, in parte franata; il ponticello in legno ha tavole sconnesse che scricchiolano quando vi transitano uomini e donne in corsa per tenersi in forma, mamme con carrozzine, bambini lieti, esuberanti.
Prima di costruirne di nuove – oggi, avrebbe detto, con noi, il bravo poeta operaio -, non sarebbe stato saggio, logico e razionale assicurare e curare l’esistente?
Domenico Cappelli frequentava spesso quella pista ciclabile e, specialmente, il tratto più in basso nell’autentica selva d’alberi; il rigagnolo tra le spine, le edere e gli altri rampicanti; lo zirlo dei merli; il canto dell’usignolo.
Luogo veramente suggestivo per l’animo di un poeta, e, Cappelli, poeta lo era e veramente e, perciò, ora, dalla sua e nostra città va degnamente onorato.
Invitiamo il nostro Sindaco a provvedere affinché ciò avvenga in occasione del decennale della morte e preghiamo, che glielo ricordino, i consiglieri e gli assessori, i politici d’ogni colore; invitiamo il Quartiere, dove Cappelli abitava, a istituire un Comitato per la raccolta di firme da presentare all’Amministrazione comunale.
Questa, di oggi, è la nostra seconda esortazione; alla prima, nessuna eco.
Ecco, intanto, un sonetto dedicato a Torvaianica, nel quale il poeta non può fare a meno di accennare alla violenza e allo scempio che, negli anni passati, si sono arrecati al paesaggio, per fortuna sempre e comunque ancora bello, ancora “una visione”:
“TORVAJANICA
Giovane donna, che non ha pudori,
alla solatia estate ti distendi,
a tutti t’offri, nulla tu pretendi
sian ricchi o poveri i tuoi amatori.
Da gente bene, giunta d’ogni dove
fosti violentata ancor fanciulla,
t’han posseduta senza darti nulla,
né un fiore, né un ricovero se piove.
Spoglia t’han presa, straccia t’han lasciata
ma godi dell’estiva confusione
sapendo d’esser presto abbandonata.
Eppur venendo a te, da Pappagone,
la notte io ti vedo ingioiellata
che più che vera sembri una visione.”
Anche in questi versi è da leggere quel che Domenico Cappelli auspicava: che Torvaianica, cioè, non fosse più una “estiva confusione”, con l’autunno “presto abbandonata”; solo una quasi babele nella “solatia estate”, insomma, ma una località viva e fervorosa per tutto l’anno, sia per presenze turistiche che per risorse e attività economiche.
Domenico Defelice
Nunzio Ciccone, presidente onorario del sodalizio, ci propone un itinerario
In viaggio con “I Love Molise”
Nunzio Ciccone presidente onorario dell’Associazione Ilove Molise, che a Pomezia ha molti simpatizzanti grazie alla numerosa presenza sul nostro territorio di molisani, ha voluto disegnare un itinerario rivolto a chi vuole conoscere questa bellissima Regione non molto lontana da Pomezia.
“Si parte, prima la Pontina e successivamente l’autostrada Roma – Napoli con obiettivo il casello di San Vittore, la porta d’ingresso alla Regione: il Molise.
Il nostro itinerario prevederà molte tappe, partendo da Venafro, cittadina storica che ha come monumenti importanti da visitare, il castello Pandone, la cattedrale, ed il Velasce, importante struttura ellittica dell’antico anfiteatro romanico.
Dopo una trentina di chilometri, in un paesaggio incantevole, entriamo ad Isernia.
La caratteristica principale di questa cittadina è il centro storico, eretto fra due torrenti che alimentano il fiume Volturno, al suo interno la piazza intitolata a Papa Celestino V con la splendida fontana, la cattedrale e la chiesa di Santa Maria Assunta, monumenti di estrema bellezza. Per capire le origini e la storia di Isernia è d’obbligo visitare il museo civico, dove sono espone epigrafi lapidee e sculture d’epoca sannita e romana nonché reperti di età paleolitica rinvenuti nella vicina area archeologica. Isernia era la terra dei Sanniti Pendri, coraggioso popolo che osò sfidare Roma.
Da Isernia ci spostiamo per raggiungere Bojano, lungo il percorso abbiamo fatto tappa a Castel petroso dove abbiamo visitato la maestosa basilica, immersa nella folta vegetazione sempre verde dell’alto Molise.
Bojano è stata fondata nel VII secolo A.C, la leggenda racconta che nel Ver Sacrum, un toro che guidava la migrazione dei Sabini si fermò qui generando la gente Sannita. La leggenda diventata parte integrante della tradizione popolare che ogni anno, nel periodo estivo, viene rievocata con feste in costume e con canti tradizionali. Monumento importante e rappresentativo della cittadina è la cattedrale edificata nel 1080 A.C. L’area circostante è ricchissima di reperti archeologici, fra cui spicca l’antica Sepinum, città fondata dai sanniti poi passata sotto il dominio romano.
Arriviamo a Campobasso, capoluogo della Molise, nel giorno in cui si festeggia il Corpus Domini, ricorrenza molto sentita dai residenti che partecipano alla tradizionale processione dei Misteri.
La visita prosegue al castello Monforte, costruzione del quattrocento ed alle chiese presenti nel centro città.
Dopo Campobasso proseguiamo in direzione della costa adriatica per raggiungere Termoli.
A metà percorso è d’obbligo sostare a Larino, cittadina fondata nel II secolo d.c. di importanza storica sotto l’impero romano.
Ha monumenti storici importanti come l’anfiteatro romano ed il palazzo vescovile.
A fine maggio in occasione della festività in onore del patrono S.Pardo, si effettua una processione con centinaia di carri, inghirlandati di fiori e coperte ricamate, che percorrono le vie di Larino alla luce di torce accompagnati dal canto del carrese, tradizione melodia contadina pastorale.
La tappa successiva è la cittadina di Termoli, importante porto e centro industriale nonché riferimento balneare del Molise.
Termoli ha un bellissimo centro storico racchiuso nel suo castello, fatto erigere da Federico II di Svevia, vi possiamo ammirare fra le strettissime viuzze il palazzo vescovile.
Dai muraglioni si ha la possibilità di avere una vista panoramica di notevole effetto, sulla costa.
Dal porto situato sotto le mura della città, ci si può imbarcare per raggiungere le isole bellissime Tremiti. Ha due ricorrenze festive importanti, una il 4 agosto, dedicata al santo protettore dei pescatori, San Basso, in cui si effettua una processione in mare con i pescherecci e l’altra il 15 agosto che rievoca l’incendio del castello avvenuto a seguito di un assedio da parte dei saraceni con cascate fuochi d’artificio. Uno spettacolo di notevole bellezza.
Lasciata alle spalle Termoli, percorriamo la statale adriatica fino a San Salvo, per poi risalire lungo la valle del fiume Trigno, per raggiungere la prossima tappa: Trivento.
Questo antico paese ha presente nel suo centro storico un’antica sede vescovile risalente all’anno Mille ed una cattedrale, dedicata ai Santi Celso, Nazario e Vittore, che fu costruita sui resti d’un tempio di Diana.
Molto bella è la cripta paleocristiana, a piccole navate, al cui interno è presente il sepolcro di S. Casto con un lungo bassorilievo della Santissima Trinità tra due delfini.
Riprendendo il viaggio risaliamo la valle, ci fermiamo a San Angelo Limosano. La cittadina è famosa per aver dato i natali a Pietro Angelerio, il monaco benedettino che il 29 di agosto 1294 diventò Papa Celestino V, famoso per essersi dimesso dopo soli tre mesi per tornare alla sua vita di eremita.
Ultima tappa del nostro viaggio è Agnone, antica cittadina sannita, rinomata per la millenaria arte della fusione di campane che rintoccano in mezzo mondo e per l’arte orafa.
Non ci resta che riprendere il viaggio di ritorno per Pomezia, anche se stanchi, siamo felici perché abbiamo nei nostri occhi impresse tutte le bellezze che questa terra ha anche negli angoli più lontani. La sua cultura millenaria la sua gastronomia la sua natura che va dal parco nazionale alle splendide spiagge adriatiche passando per le valli del Biferno e del Trigno
Ho trascritto alcune bellezze del Molise, ma ci sono tante altre località da visitare e con l’occasione suggerisco di stazionare per alcuni giorni a Sant’Elena Sannita presso il B&B Stella del Nord che offre a prezzi modici, la migliore cucina e gustare tutte le sue specialità molisane, visitare il museo del profumo e la coltelleria artigiana molisana”.
T.S.