Dal libro “Pomezia origini Genti – Personaggi” del professor Antonio Sessa edito nel 1990 dalla Angelo Capriotti Editore
Trasferito il Comune di Pomezia a Roma
Il 21 gennaio 1944 Radio Londra trasmise un messaggio in codice “La zia è malata e sta per morire”. Il giorno dopo gli alleati sbarcarono ad Anzio; sembrava che tutto dovesse finire in fretta, ma fu solo l’inizio del calvario. I bombardamenti alleati iniziarono subito; il più colpito fu il vicino aeroporto di Pratica di Mare, ma non furono certo risparmiati i centri abitati, le campagne e le strade. Gli abitanti di Pratica ricordano ancora quell’alba, quando dal castello, al largo di Anzio, si vedeva una quantità non definibile di sagome di navi e il cielo era coperto da fortezze volanti. Gli abitanti dei borghi e delle campagne cercarono subito riparo dove fu loro possibile: a Pratica si rifugiarono nelle “grotti” appena fuori il borgo; alla Solfatara la padrona, la signorina Rosina Pietropaoli, con i suoi fattori e i coloni suoi vicini, scappò nella grande grotta sotto il piazzale, che accolse circa trecento persone. Quasi tutti cercarono comunque di allontanarsi prima possibile dalla linea del fronte.
“Noi di Ardea - ricorda il dottor De Giorgio - ci rifugiammo all’inizio dei bombardamenti nelle grotte sotto la rupe e da qui ci trasferimmo, quasi tutti, al castello detto di Pescarella, del conte Manzolino, sotto Ariccia. Dopo poco noi impiegati del Comune ci trasferimmo presso la sede provvisoria di Roma del comune di Pomezia”.
Anche nella zona di Pomezia ci fu un esodo generale: chi scappò ai Castelli, chi si rifugi˜ dentro Roma nella speranza che la presenza del Papa e lo status di “città aperta” avesse tenuto lontano i bombardamenti americani; molti romagnoli e altri del Nord ritornarono velocemente verso le regioni d’origine, inconsapevoli di andare incontro, in un futuro prossimo, ad altri fronti di guerra. Sfollammo da Pratica, portando con noi, - ricorda Guido Penna - sette famiglie di contadini. Sui carri tirati dai buoi caricammo la masserizia e andammo da mio nonno vicino Albano”.
La maggior parte sfollò verso Roma, dove venne ospitata al centro raccolta profughi nell’istituto San Michele, sul Lungotevere. Lo stesso Comune venne trasferito a Roma in via Cesare Battisti N. 6, il 28 gennaio 1944.
“Il Comune era nel palazzo che fa angolo con via del Corso, proprio di fronte all’Altare della Patria - ricorda Lorenzo Simeoni, figlio di Tommaso, fra i primi impiegati comunali - dove attualmente è alloggiata una caserma dei carabinieri. Noi ci eravamo sistemati all’ultimo piano e un piano sotto erano stati insediati tutti gli uffici dei Comuni della provincia romana e naturalmente anche ii nostro”.
In sostituzione di Aurelio Leone venne nominato Commissario Prefettizio il farmacista dottor Giuseppe Natale. La sua prima delibera, che riportiamo subito, ratificò il trasferimento del Comune a Roma.
Delibera n. 1 del 15.2.1944
Oggetto: Trasferimento provvisorio dell’amministrazione comunale in seguito a sfollamento. Pubblicata il 20.2.1944 senza opposizioni. L’anno millenovecentoquarantaquattro questo giorno 15 del mese di febbraio nella Sede dell’Amministrazione provvisoria del Municipio di Pomezia (via Cesare Battisti, 6 in Roma). Il sottoscritto Dott. Giuseppe Natale, Commissario Prefettizio di questo Municipio, assistito dal Segretario infrascritto, ha preso la seguente deliberazione. Considerato che in data 28 gennaio 1944 il Comune di Pomezia è stato sfollato di autorità, per cui tutta la popolazione si è portata a Roma; considerato che l’Amministrazione Comunale, ai fini di far funzionare i servizi amministrativi e di assistenza alla popolazione, ha ritenuto di trasferire in via provvisoria i suoi uffici in Roma; veduta la legge comunale Delibera per le ragioni di cui in premessa di trasferire in via provvisoria in Roma via Cesare Battisti n. 6 l’Amministrazione del Comune, con i relativi uffici. Di dare al presente deliberato immediata esecuzione per tutti gli effetti di legge.
Il Commissario Prefettizio
Dott. Giuseppe Natale