Per il partito “Noi Moderati” di Maurizio Lupi
Morbiducci commissario
“Ho accettato l’incarico di Commissario di Ardea di Noi Moderati, partito di Maurizio Lupi, che mi vedrà insieme agli amici Marco Di Stefano Commissario Regionale e Paolo Toppi Commissario Provinciale di Noi Moderati, impegnato a costruire una forza moderata democratica, cattolica e popolare capace di interpretare le esigenze sociali del nostro territorio con un contatto diretto e quotidiano.
Un ritorno in termini operativi a quello spirito di solidarietà sociale che deve contraddistinguere il politico progettualmente presente da quello burocraticamente distante ed assente.
Colgo l’occasione per ribadire la mia volontà di essere, per tutti, un punto di riferimento della città.
Confermo il pieno appoggio di noi moderati al Sindaco Cremonini sulle realizzazioni di questi 3 obiettivi: sicurezza, legalità e disabilità”.
Lo scrive in una nota Giancarlo Morbiducci Commissario di Noi Moderati per la città di Ardea.
Il Movimento 5 Stelle critica il sincaco Cremonini sulle sanatorie in questa zona
La telenovela dei 706 ettari
La lunga e tortuosa vicenda dei 706 ettari di Ardea si arricchisce di un nuovo capitolo. Ad illustrarlo è il Sindaco Cremonini che dopo aver invocato l’intervento anche dell’esercito, ora vuole risolvere il problema sanando alcune attività commerciali presenti nell’area. Tra un dileggio e l’altro, definendo “chiacchiere da bar” e “frasi sconnesse” precise osservazioni fatte dai cittadini, il sindaco fa sfoggio della sua “preparazione”, citando l’articolo 31 della Legge 28 febbraio 1985, n. 47 (c.d. condono edilizio): “Possono, su loro richiesta, conseguire la concessione o la autorizzazione in sanatoria i proprietari di costruzioni e di altre opere (...) Alla richiesta di sanatoria ed agli adempimenti relativi possono altresì provvedere coloro che hanno titolo, ai sensi della legge 28 gennaio 1977, n. 10...”.
Citando l’articolo 31 della legge 47/85 il sindaco (non sappiamo quanto per ignoranza o perché mal consigliato) lascia intendere che il “titolo” è aver richiesto la sanatoria nei termini previsti. E’ chiaro che il “titolo” è l’atto di proprietà del terreno o una concessione pubblica onerosa, ciò che legittima la costruzione di un immobile.
Tanto che proprio la Legge 28 gennaio 1977, n. 10, all’articolo 4 recita “Per gli immobili di proprietà dello Stato la concessione è data a coloro che siano muniti di titolo, rilasciato dai competenti organi dell’amministrazione, al godimento del bene”.
Ma è l’articolo 32 della L.47/85 (che il sindaco si guarda bene dal citare) che al comma 5 dispone “Per le opere eseguite da terzi su aree di proprietà di enti pubblici territoriali, in assenza di un titolo che abiliti al godimento del suolo, il rilascio della concessione o dell’autorizzazione in sanatoria è subordinato anche alla disponibilità dell’ente proprietario a concedere onerosamente, alle condizioni previste dalle leggi statali o regionali vigenti, l’uso del suolo su cui insiste la costruzione. La disponibilità all’uso del suolo, anche se gravato di usi civici, viene espressa dallo Stato o dagli enti pubblici territoriali proprietari entro il termine di centottanta giorni dalla richiesta”. Inoltre precisa che “La richiesta di disponibilità all’uso del suolo deve essere limitata alla superficie occupata dalle costruzioni oggetto della sanatoria e alle pertinenze strettamente necessarie, con un massimo di tre volte rispetto all’area coperta dal fabbricato”. Che “... il valore è stabilito dalla filiale dell’Agenzia del demanio competente per territorio per gli immobili oggetto di sanatoria (...) con riguardo al valore del terreno come risultava all’epoca della costruzione...”. E per finire “L’atto di disponibilità, regolato con convenzione di cessione del diritto di superficie per una durata massima di anni sessanta, è stabilito dall’ente proprietario non oltre sei mesi dal versamento dell’importo come sopra determinato”.
Si comprende come il sindaco riesca a fare una cattiva informazione perché, nella migliore delle ipotesi, sta illudendo i proprietari delle attività che pagando “quattro spicci” dell’uso civico, si possano definire i condoni inevasi.
Ma soprattutto dimentica (o fa finta di dimenticare) che i 706 ettari sono gravati da uso civico, quindi un bene collettivo: nessuna richiesta inoltrata al demanio e nessun euro pagato per il terreno dove ricadono le attività e le abitazioni.
Un’ultima considerazione: il sindaco dichiara che il comune è in ritardo, un chiedere scusa, quasi che la colpa del mancato rilascio delle concessioni in sanatoria sia da addebitare al comune e non a chi ha edificato abusivamente su terreno della collettività. Il comune non è in ritardo: non poteva rilasciare le concessioni in sanatoria finché i richiedenti non avessero documentato la disponibilità del terreno stesso.
Movimento 5 Stelle Ardea