Il Comitato di Pomezia della Croce Rossa Italiana illustra il ruolo fondamentale svolto dalle associazioni di volontariato
Anche a Pomezia il fenomeno dei senza tetto
Il fenomeno del senza tetto è un problema sociale sempre più diffuso, che colpisce molte città italiane e del mondo. Le cause sono molteplici e complesse: si va dalla perdita del lavoro alla crisi economica, dai problemi di salute mentale a dipendenze, a volte, è persino una scelta di vita. Le associazioni di volontariato svolgono un ruolo fondamentale nel fornire assistenza ai senza tetto, offrendo principalmentecibo e vestiti, ma anche assistenza sanitaria e supporto psicologico qualora le risorse lo consentono.
La Croce Rossa Italiana Comitato di Pomezia è parte integrante di questo territorio sul Pronto Intervento Sociale, per i senza dimora ha messo a disposizioni delle unità di strada che escono tre volte a settimana, martedì, giovedì e venerdì. L’attività è finalizzata alla mappatura delle esigenze territoriali, nonché all’orientamento e ascolto degli individui vulnerabili. L’operatore di strada può inserirsi come “interlocutore privilegiato”: ascolta, ricerca, accoglie, informa e fornisce strumenti, accompagnando e sviluppandodiverse risposte sociali. Dopo ogni uscita, viene redatto un report per documentare in modo analitico le esigenze rilevate. Grazie ad accordi stretti con molti ristoratori, che non smetteremo mai di ringraziare per la loro disponibilità e pazienza, ad ogni uscita riusciamo a portare un pasto caldo ad ogni individuo che incontriamo lungo il nostro percorso. Inoltre, in base alle richieste ricevute, forniamo coperte e vestiti. In alcuni casi, siamo anche riusciti a creare un percorso unitamente ai servizi sociali territoriali.
Di solito non racconto esempi concreti, ma a volte queste storie aiutano a comprendere meglio le difficoltà di intraprendere un percorso per loro e con loro, e soprattutto far capire il grande lavoro che si cela dietro ogni situazione:
(utente 1) - maschio, ottantenne, accumulatore seriale, abita in una cantina in pessime condizioni igienico sanitarie, con lui abbiamo iniziato un percorso insieme, con una residenza provvisoria che gli ha permesso di avere una tessera sanitaria provvisoria e un medico di base, lo abbiamo accompagnato a fare le visite mediche, gli abbiamo sviluppato e ottenuto una pratica per l’invalidità; insieme ai servizi sociali abbiamo iniziato un percorso riabilitativo presso una RSA. Dopo tre giorni ha firmato e se ne è voluto tornare al suo domicilio vanificando tutti gli sforzi fatti.
(utente 2) - maschio sessantenne, viveva in strada all’interno di un mezzo di fortuna, aveva perso la residenza nell’ultimo luogo abitativo, lo abbiamo accompagnato in Comune e ha ottenuto la residenza fittizia (questo Comune lo prevede anche se con delle prescrizioni, ma è fattibile), un medico di base, lo abbiamo accompagnato a fare controlli medici e lo abbiamo aiutato a prendere l’invalidità. Durante le visite gli hanno diagnosticato un tumore importante con alcune metastasi in varie parti del corpo. Attraverso gli assistenti sociali territoriali e del Campus Biomedico di Trigoria ha iniziato un percorso di chemioterapia, attualmente si trova in una RSA e noi della Croce Rossa ad ogni appuntamento lo prendiamo dalla RSA e lo portiamo al Campus per il trattamento e lo riaccompagniamo alla RSA.
(utente 3) - ultrasessantenne, vive in strada in un luogo improvvisato a ridosso del centro cittadino, ha perso la residenza nell’ultimo alloggio registrato, abbiamo iniziato il percorso con la residenza fittizia, il medico di base, ISEE; è invalido per deficit mentale, dialoghiamo con i servizi sociali per i sussidi che possono può ottenere nelle sue condizioni di salute.
(utente 4) - ultrasessantenne, vive in strada in un luogo improvvisato a ridosso del centro cittadino, ha perso la residenza nell’ultimo alloggio registrato, anche per lui residenza fittizia, ISEE e invalido per deficit mentale, dialoghiamo con i servizi sociali per i sussidi che può ottenere nelle sue condizioni di salute.
(utente 5) - quarantenne, straniero, vive in alloggi di fortuna, non ha più i documenti validi (scaduti) e non riusciamo a iniziare la pratica per la residenza fittizia perché essendo extracomunitario deve presentare un’attestazione di quando è arrivato in Italia, abbiamo provato anche con l’ambasciata per avere un titolo di viaggio ma avendo il documento scaduto anche lì non possono rilasciarlo. Lui lavorava saltuariamente e vuole lavorare, ma ora senza documenti è tutto più difficile.
(utente 6) - quarantenne, era sposato con figli prima della separazione, vive in alloggi di fortuna, non può accedere a nessun contributo perché non ha ancora terminato la pratica di separazione.
(utente 7 e 8) - coppia sessantenne, dorme in una fermata dell’autobus, nei momenti più freddi dormono nella metropolitana di Roma, lui viene da un’altra città e lei non ha più i documenti, abbiamo iniziato la pratica della residenza fittizia per lei, ma ha carattere difficile e spesso non viene agli appuntamenti o non si fa proprio trovare. I cittadini che abitano in quella zona si lamentano dei due e della fermata che utilizzano per tenere le coperte e il poco abbigliamento che hanno, inoltre lasciano sporco dopo che gli abbiamo portato da mangiare.
(utente 10) - ottantenne con problemi di deambulazione che vive in casa propria, dopo una segnalazione all’unità di strada per degrado e malnutrizione, è stato ricoverato alla Clinica sant’Anna e all’offerta di essere trasferito in una RSA ha rifiutato e firmato per andarsene perché vuole tornare nella sua abitazione.
(utenti x) - tanti in uscita dalla Clinica S. Anna che non hanno una rete familiare che si occupa di loro, li abbiamo riportati a casa, verificato il loro domicilio e relazionato ai servizi sociali professionali.
Potrei continuare con altre storie ma il tenore è sempre lo stesso, è complicato far comprendere quanto ogni situazione si presenta in maniera diversa e non sempre l’aiuto che forniamo ottiene il risultato sperato. In altre occasioni si potrebbe fare di più. In ultimo voglio parlare di Richard (conosciuto da tutti come Riccardo) di cui in questi giorni si sta molto parlando sui social. E’ uno dei tanti che incontriamo con le nostre unità di strada per fornirgli un pasto, una coperta, dei vestiti per cambiarsi; una persona complessa per i modi, per via del suo carattere e delle difficili condizioni che lo hanno portato a vivere in strada. Questi stessi problemi hanno reso impossibile inserirlo in un dormitorio, nonostante i tentativi della nostra associazione e della Caritas, che si era resa disponile.
La Parrocchia di San Bonifacio ha messo a disposizione un servizio docce, dove alcuni utenti previo appuntamento venivano accompagnati per darsi una ripulita. Tuttavia, Riccardo non è in grado di farlo autonomamente e ha bisogno di assistenza durante la doccia, un problema difficile da gestire. Anche i servizi professionali sono a conoscenzadella sua situazione e stanno cercando di trovare una possibile soluzione, ma non è semplice.
Le preoccupazioni dei cittadini sono comprensibili, ma spesso vedono solo la superficie del problema. Dietro c’è una realtà fatta di tante piccole azioni che, a volte, non trovano una risposta adeguata: la burocrazia, la mancanza di strutture, la difficoltà di collaborazione da parte dell’utente e tante altre complicazioni. Il fenomeno dei senza tetto è una ferita aperta nella nostra società. Per risolverla, è necessario un impegno costante e coordinato che coinvolga istituzioni, associazioni e singoli cittadini.
Solo attraverso azioni concrete e un cambiamento culturale possiamo costruire una società più giusta e inclusiva: Il ruolo delle amministrazioni locali: Come le amministrazioni locali possono mettere in campo politiche efficaci per contrastare il fenomeno del senza tetto. L’impatto della pandemia: Come la pandemia da Covid-19 ha aggravato la situazione delle persone senza tetto. Le esperienze di altre città: Quali sono le buone pratiche messe in atto in altre città europee
Marco Petrocchi
Presidente CRI Pomezia