Si annuncia una bella stagione estiva ad Anzio ma non nella periferia nord
Che succede a Padiglioni
Si sente parlare di “stagione full booked”, di bandiere blu e verdi e di tante cose che scaldano il cuore di chi ama Anzio al punto di averlo scelto per passarvi il resto della propria vita ed alla cui difesa ambientale ha dedicato e dedica tanto del proprio tempo. Vi sono tante persone che dedicano il proprio tempo alla difesa del territorio in cui vivono ma molte lo fanno esclusivamente per poter acquisire consenso politico e per un posticino da consigliere comunale ed altre per qualche guadagno economico; tutti atteggiamenti leciti, ma io credo che coloro che lo fanno per esclusivo spirito di servizio sociale, siano piu credibili e meritino un segno di riconoscenza particolare per la loro dedizione e per il loro altruismo. In un tripudio di ottimismo sono proprio queste persone che si chiedono se la zona di Sacida-Padiglioni faccia parte di Anzio. Che succede in quest’area che è in buona parte definita zona industriale ma che, di fatto, è una zona fortemente antropizzata anche a causa di un abusivismo solo parzialmente sanato e che è oggetto di un piano di recupero giacente da anni presso la Regione Lazio? In questa zona, in cui è già ubicato il deposito di rifiuti comunali, si è concentrata una vera e propria aggressione ecologica con la programmazione di tre impianti di stoccaggio di rifiuti di ogni tipo dei quali due impianti per la loro trasformazione in biogas ed un deposito di stoccaggio e trattamento. E’ di pochi giorni fa la notizia che un altro impianto di stoccaggio è in trattazione. Un assetto del genere costituirebbe la piu alta concentrazione di rifiuti del Lazio se non d’Italia. Una centrale biogas, quella di via della Spadellata, è stata autorizzata dalla Regione Lazio nel 2014 con il placet del Comune di Anzio, senza che gli abitanti della zona ne fossero nemmeno informati, fatto unico nella storia di questo tipo di impianti in Italia.
Il secondo impianto Biogas, previsto in via Amedeo Nazzari, a circa 300 metri di distanza dal primo, è stato successivamente fermato per l’intervento dei cittadini di Anzio che si erano, nel frattempo attivati. Il terzo impianto di accantonamento di rifiuti previsto in via delle Cinque Miglia ha avuto un iter travagliato che si può cosi brevemente sintetizzare: La ditta proponente chiede al Comune un permesso, che viene concesso, per costruire un piccolo impianto di lavaggio e logistica di veicoli; con una successiva richiesta di variante in corso d’opera il progetto proposto diventa di un impianto per accantonamento di rifiuti normali e pericolosi di dimensioni notevolmente maggiori. Il Permesso a Costruire decade, però, per decorrenza dei termini. Tutti e tre questi impianti sono considerati impattanti sul piano sanitario per la loro tipologia e ricadono sotto la normativa stabilita dalla legge 152 che ne affida la gestione a livello sovra-comunale (Regione o Città Metropolitana). La normativa attualmente in vigore presso al Regione Lazio prevede che questi impianti siano ubicati almeno a 1000 metri di distanza da obiettivi “sensibili”, la stessa distanza di sicurezza che il Comune di Anzio ha deliberato in Consiglio Comunale, nel 2017, per porre una barriera protettiva a livello urbanistico locale. Tutti e tre questi impianti sono situati nelle vicinanze di un centro commerciale, di abitazioni, di una farmacia, di un cinema e di un luogo di culto ma, sul piano legale, sono posti anche a meno di 300 metri da un nucleo urbano costituito da una scuola per l’infanzia e da palazzine di edilizia popolare, costituente appunto “obiettivo sensibile escludente”. Tutti e tre questi impianti non hanno quindi le caratteristiche per essere autorizzati ed è per questo che la centrale Biogas di via Amedeo Nazzari è stata fermata in sede regionale e per la stessa ragione il deposito di via delle 5 miglia ha ricevuto il parere negativo dalla Regione Lazio e del Comune di Anzio che ha negato anche la concessione del Permesso a Costruire che la ditta richiese dopo la decadenza del primo. La centrale biogas approvata ed in funzione, invece, fu autorizzata in quanto nella planimetria gli obiettivi sensibili sono stati omessi e nessuno era presente durante le sessioni delle Conferenze di Servizi, per farlo notare alla Commissione che ha deciso. Questo aspetto omissivo, che certamente appare di notevole gravità, è all’attenzione della Procura. La situazione diventa ancora più complessa quando la ditta titolare del deposito di via delle 5 miglia impugna presso il TAR il diritto del Comune di Anzio di porre dei limiti urbanisti con l’annullamento della validità “della deliberazione del Consiglio Comunale della Città di Anzio n. 6 del 24.2.2017, depositata nel corso della Conferenza di servizi del 1°.12.2017, e del parere negativo reso dal Comune di Anzio nella medesima conferenza, nonché di ogni altro atto presupposto, conseguente o connesso o che con la stessa possa avere comunque attinenza. II. quanto al ricorso n. 10481 del 2019” e quindi del “del provvedimento di diniego dell’istanza di permesso di costruire prot. n. 37773/2019 dell’11.07.2019, trasmesso via pec lo stesso giorno” e quindi delle decisioni che da essa derivano. La sentenza del TAR è complessa ed il dispositivo tocca ogni aspetto dell’iter procedurale per concludere con la vittoria del ricorrente e la soccombenza del Comune di Anzio. La sentenza fa cenno anche ad aspetti come quello che si riferisce ai termini di silenzio-assenso da parte dell’Ufficio Tecnico del Comune e come quello relativo al comportamento tenuto dal rappresentante del Comune di Anzio in ambito della Conferenza di Servizi: “Quindi, alla luce del comportamento in concreto tenuto dal Comune in sede di Conferenza di servizi (ove avrebbe potuto/dovuto esternare il proprio parere sull’impianto in esame), e considerato altresì che il Comune non ha mai indicato un luogo alternativo ove poter realizzare l’impianto medesimo, il diniego impugnato realizza ictu oculi un sovvertimento dello schema procedimentale autorizzatorio previsto dall’art. 208 citato, secondo cui “Entro 30 giorni dal ricevimento delle conclusioni della Conferenza dei servizi, valutando le risultanze della stessa, la regione, in caso di valutazione positiva del progetto, autorizza la realizzazione e la gestione dell’impianto. L’approvazione sostituisce ad ogni effetto visti, pareri, autorizzazioni e concessioni di organi regionali, provinciali e comunali, costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico e comporta la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza ed indifferibilità dei lavori” (così art. 208, comma 6)”.
Dovranno essere gli esperti legali a valutare la consistenza delle argomentazioni e dell’esito del provvedimento del TAR ma, salvo eventuali responsabilità specifiche ed a lume di naso sembra veramente illogico che un’Amministrazione Comunale non possa imporre regole sul proprio territorio che servano a proteggere la salute dei cittadini che vi abitano. Ancor piu illogico se si considera che il Sindaco di quella salute è il diretto responsabile. Il Comune di Anzio, auspicabilmente con un difensore diverso da quello che ha perso il ricorso al TAR, dovrà intervenire con tutta la sua autorevolezza in accordo con la Regione Lazio per ristabilire la logica oltre che il proprio diritto a governare il proprio territorio ed a difendere la salute dei propri abitanti, con un possente e vincente ricorso al Consiglio di Stato. La sentenza del TAR ha suscitato lo sdegno della gente e la perplessità dei tecnici del settore legale. In un paese a democrazia avanzata i sacrosanti diritti alla libera impresa vanno sempre coniugati con il diritto prevalente della sicurezza e della salute dei cittadini . Finchè non verrà ristabilito un clima di fiducia la gente di Padiglioni Sacida e Lavinio hanno ben poco da gioire per una stagione che sarà fatta di miasmi e di sdegno sociale.
Sergio Franchi
Quando la violenza si scarica sui più deboli
Caccia al randagio
Questo periodo della nostra storia ha rappresentato e rappresenta per molte persone un tempo di tristezza e di paura. Nella vita convulsa di tanti non c’è traccia di coloro, e sono piu di quanti pensiamo, che vivono una vita di fragilità e di solitudine; una precarietà che il COVID ha certamente accentuato. Tantissime sono le persone che hanno cercato un pò di sostegno e di compagnia adottando un cane o un gatto: ma amici fedeli si sono anche rivelati, cincillà, coniglietti ed anche maialini. Alla fragilità di tanti corrisponde però l’arroganza e la malvagità di coloro che mancano di qualsiasi senso del rispetto umano e continuano a perpetrare azioni violente contro gli animali, azioni che da qualche anno sono diventate reati. Ma non c’è limite alla cattiveria di persone frustrate che sfogano la propria frustrazione verso cani e gatti che liberamente vivono nell’ambiente senza causare danno ad alcuno. In passato questo era un gioco per ragazzi violenti e sadici ma da qualche anno sono gli adulti che si accaniscono in pratiche di sadismo perchè si sentono disturbati dai poveri animaletti domestici. Gattini dati al fuoco e torturati non rappresentano una notizia sensazionale. Anche a Lavinio si sente parlare del sistematico rinvenimento di esche che dovrebbero essere state preparate per decimare cani e gatti. Sui gruppi whatsapp e Facebook si legge “Attenzione azioni contro cani gatti ed altri animali a Lavinio mare in piazza Lavinia e strade limitrofe. Sono state segnalate esche avvelenate anche a Lavinio stazione e in altre zone del territorio. Si presentano come semplici pezzetti di gommapiuma, resi appetibili con sapore di cibo (già così sono letali se ingeriti proprio perché si gonfiano) e, da primo controllo veterinario, probabilmente anche imbevuti di una sostanza tossica. Si trovano nelle aiuole e lungo il bordo delle strade. Il fatto che siano stati trovati sia pezzetti piccoli e sia pezzetti più grandi li rende pericolosi per più animali, cani, merli, piccioni, ricci e gatti. UPA Difesa degli Animali ha provveduto a portare un campione di esche presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana a Ciampino per eventuale esame tossicologico e per seguire la procedura del Portale Nazionale Avvelenamenti Dolosi. La problematica è stata posta informalmente all’attenzione anche delle Forze dell’Ordine di zona unitamente alla visione di un campione di esche. Se vi capita di vedere questi strani oggetti, anche uno solo, procedete a rimuoverlo, possibilmente con dei guanti o con un fazzoletto, chiamate i vigili urbani o le guardie zoofile e inviate anche una mail con foto e indicazione del luogo del ritrovamento a upadifesaanimali@gmail.com che sta seguendo direttamente questa ed altre questioni a difesa degli animali sul territorio. Grazie per la collaborazione!
Mi hanno segnalato il risentimento di un cittadino di Anzio, un ex Carabiniere, che rimprovera sui social chi manifesta la propria preoccupazione che certamente non può essere sottaciuta se qualche persona per bene la segnala e ne documenta l’esistenza. Sempre sui social si legge di fatti accaduti vicino alla Conad nel quartiere Europa/s. Teresa, dove una colonia felina costituiti da gatti, accuditi con cura da una signora che vi abita, è stata fatta oggetto di attenzione da arte di persone della zona che hanno lasciato “pezzi di mortadella con chiodi e veleno per topi all’interno” Si tratta probabilmente di “condomini che hanno piu volte minacciato di far sparire i gatti “ e sono giunti a tentare di impedire fisicamente alla vecchia signora di dar cibo ai suoi gattini. Insomma sono molte le segnalazioni e non è sempre agevole verificarne l’attendibilità ma una cosa è certa: nella zona di Anzio non esiste una sensibilità dell’Amministrazione Comunale nei confronti dei tanti animali che vivono nel comprensorio comunale e non esistono strumenti di facile accesso per proteggere e per difenderli. E’ stata proposta la creazione di uno sportello per la loro tutela, lo ha proposto Uniti Per l’Ambiente– Difesa degli Animali, ma la risposta della politica di Anzio non si è fatta ancora sentire. La mancanza di una struttura comunale per la gestione del randagismo si fa sentire in una città che vanta bandiere e bandierine in un ambiente che, per alcuni aspetti, è lasciato a se stesso. Mi è capitato di parlare con un mio amico, un noto politico di Anzio, al quale ho sollecitato di intervenire in quest’area ritenuta, in modo maldestro, del tutto secondaria, ma ne ho ricevuto un sorriso di compassione. Gli ho ricordato che il consenso non si conquista a un mese dalle elezioni ma durante tutta la vita politica di chi aspira a cariche rappresentative. Glielo lo ricorderò quando mi inviterà a cena in prossimità di una prossima tornata elettorale. Una cena alla quale non parteciperò. Sergio Franchi