La nostra giustizia, inoltre, ci dice che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli. E allora la giustizia divina è diversa?
L’anima: la scienza e la tradizione
E l’anima quando viene data? I mammiferi sono un gruppo monofiletico, ossia tutti i mammiferi derivano da uno stesso antenato. Si discute molto su questo primo antenato, ma sembra che fosse una specie di grosso topo, munito di pelliccia, di abitudini notturne, già placentare, vissuto circa 220 milioni di anni fa. L’anima è stata data a questo? Oppure all’essere che circa 4-5 milioni di anni fa si è staccato dallo scimpanzé l’australopiteco? O al primo ominide? O al primo homo?
I racconti che ci vengono propinati sono contro tutte le prove che tutti i giorni la scienza ci fa conoscere. L’uomo non è stato creato uomo, ma è arrivato a questo traguardo dopo milioni di anni, il paradiso terrestre non è mai esistito e la terra era, nei tempi antichi, più simile ad un inferno che ad un paradiso.
Come si può credere all’arca di Noè con il salvataggio di una coppia di animali per specie. E oltretutto se una coppia fosse stata sterile? E i cori degli angeli: il primo cerchio con i serafini, i cherubini e i troni, il secondo con le dominazioni, la virtù e la potestà ed il terzo con i principati, gli arcangeli e gli angeli c’è qualcuno che ha il coraggio di sostenerli.
È inutile insistere su questi argomenti tanto si presentano assurdi. Ed è necessario non accettare la spiegazione dei cristiani messi alle strette che sostengono che le storie che raccontano sono simboliche. La storia dell’Eden, di Adamo, del peccato originale e di tutto il resto che ci viene raccontato, è propedeutica alla venuta di Cristo e alla sua morte. Se non ci fosse stata prima tutta la storia che ci raccontano non si spiegherebbe la venuta di Cristo e la sua morte. E la venuta di Cristo, la sua natura divina e umana, la sua morte è il fondamento della dottrina cristiana.
YOUNG SOPHIA
Il pensiero dei giovani
LA MIA PASSIONE
PER LA CHITARRA CLASSICA
Roland Dyens,
“il mago della chitarra”/8
di Roberto Cardinali
Un’orchestra in miniatura
Se la chitarra è un’“orchestra in miniatura”, come alcuni dicono, allora egli è un orchestratore della chitarra.
Roland Dyens è molto specifico sulle tecniche da utilizzare nei suoi pezzi.
In molti dei suoi pezzi, il timbro e le diverse tecniche sono più importanti delle note e delle armonie. Molti dei suoi temi sono stati creati per la prima volta come improvvisazioni, poi raffinati sulla chitarra e tornati allo strumento nella versione finale. Egli si diletta nel pensare agli effetti che sembrano impossibili da creare sulla chitarra, trovando un modo per farli diventare possibili.
Molte le tecniche utilizzate, ad esempio suonare le corde dietro il ponticello, lo strumming, il tapping percussivo sia con la mano destra che con la mano sinistra, il tremolo conosciuto come dedillo.
La notazione
Viene utilizzata per molte di queste tecniche ed inoltre include frasi di descrizione tecnica in vari punti nei suoi brani, dando anche indicazioni molto precise su dinamiche e timbri, a volte da nota a nota. Uno dei segni distintivi della sua musica è la quantità di questi effetti tecnici utilizzati.
La specifica notazione musicale di Dyens è degna di commento: molti dei suoi brani sembrano improvvisazioni, ma lui annota ogni dettaglio con estrema precisione.
Il tipico standard jazz è annotato in una legenda in cui vengono dati i simboli di melodia ed accordi ed ogni esecutore realizza il lavoro. Il mondo della musica “classica”, d’altra parte, è generalmente focalizzato sulla prestazione precisa di ciò che viene esattamente annotato.
Egli unisce l’improvvisazione del jazz con le pratiche didattiche della musica “classica” per consentire, ad un esecutore che sia veramente attento al dettaglio, di creare una performance che suoni in modo simile all’esecuzione di Dyens dello stesso brano. Alcuni artisti jazz potrebbero ritenere che questa annotazione precisa si sovrapponga alla libertà dell’artista, mentre i chitarristi classici hanno più probabilità di apprezzare questo livello di dettaglio.
Egli semplicemente afferma che la sua musica richiede tale annotazione per rappresentare la complessa realtà dei suoni che sta cercando.
Dyens usa spesso gli armonici che aggiungono intensità, leggerezza, colore, sustain ad un arpeggio e grazia ad un’idea musicale.
L’approccio pedagogico di Dyens e le pratiche didattiche sono istruttive per svolgere le proprie opere, ma sono anche utili modelli per altri musicisti.
Emozione e sentimento innanzitutto
Nelle sue master class, sia che dà suggerimenti sulle proprie opere o su quelle di altri compositori, è sempre attento ai dettagli musicali.
Egli afferma che una consistente pulsazione ritmica è l’elemento più importante della musica e che la flessibilità e la libertà di interpretazione si sviluppano all’interno della struttura dell’impulso ritmico. Dyens ritiene che i colori del suono siano fondamentali per una bella interpretazione sulla chitarra.
Egli sottolinea anche l’importanza dell’articolazione, dell’accento e dell’arpeggio degli accordi. Questa attenzione ai dettagli è evidente negli omaggi di Dyens come in tutti i suoi pezzi.
Dyens comunque è un musicista motivato principalmente dall’espressione emotiva e dal sentimentalismo, non dalle abilità tecniche. La sua formidabile tecnica è il veicolo con cui esprime la musica, non un fine in sé.
Domenica 12 novembre - ore 16.00
ARTE E STORIA NEL SEICENTO
con Antonio Silvestri (arte)
e Francesco Bonanni (storia)
Il Seicento nell’immaginario collettivo è passato come il secolo della Controriforma, ma la Controriforma, come energica reazione alla Riforma Luterana, ha operato su due piani: quello squisitamente politico religioso e quello puramente artistico.
Mentre sul primo ha comportato un atteggiamento fortemente repressivo nei riguardi della libertà di pensiero, con tutte le relative conseguenze, sul secondo ha operato una pregevole funzione di sostegno e di promozione.
Il Barocco ne è un significativo simbolo: è stato la forte risposta alla cupa severità protestante alla quale ha reagito offrendo una energica esplosione di vitalità espressa attraverso il trionfalismo delle forme architettoniche che contraddistinguono i luoghi di culto dell’epoca.
UN SECOLO COMPLESSO:
IL SEICENTO
di Francesco Bonanni
La crisi che modificò il volto dell’Europa
Con l’inizio del Seicento si chiude un periodo di grande espansione economica e di notevole incremento demografico: il XVI secolo.
Infatti nei primi anni del nuovo secolo si innestò un complesso processo di crisi che investì tutti i Paesi Europei e che penalizzò soprattutto quelli dell’Area Mediterranea, soprattutto la Spagna e l’Italia.
Non si trattò di una crisi di tipo congiunturale e quindi temporanea ma di una fase di profonde e sperequate trasformazioni che modificarono in modo definitivo il volto dell’Europa Moderna dando luogo ad una inversione della situazione socio-economica europea che penalizzò il Sud.
Si trattò di quel fenomeno storico che l’illustre studioso del Pensiero Economico Oscar Nuccio definì: “Il pendolo della storia”.
Nel Sud durante il secolo precedente l’aumento della Popolazione aveva consentito ai Proprietari Terrieri un aumento dei loro redditi grazie alla diminuzione del costo della Manodopera connesso all’incremento demografico.
Cambiamento del clima e calo demografico
Ma nel XVII l’effetto combinato della diminuzione della Popolazione e del processo di impoverimento della stessa provocò un calo sensibile della Domanda sul Mercato che a sua volta comportò un radicale cambiamento nelle decisioni dei Grandi Proprietari Terrieri che dirottarono le loro ricchezze dall’Investimento Produttivo aspese di lusso e di prestigio, aggravando in tal modo una situazione già di per sè grave.
La causa che provocò questa situazione critica fu dovuta al Fattore Climatico.
Difatti sin dal 1590 ebbe inizio una fase di raffreddamento del climatico, che durò fino alla metà del XIX secolo.
I Paesi che avevano fondato la loro Politica Agricola soprattutto sulla Monocoltura Cerealicola, maggiormente soggetta ai fattori climatici, furono i più danneggiati. Inoltre una eccessiva diffusione dei Cereali a scapito dell’Allevamento rese più scarsa la disponibilità del concime (l’unico fertilizzate all’epoca usato) che causò un sensibile calo della fertilità dei suoli e conseguentemente una notevole riduzione delle rese provocando così una grave carestia.
Invece l’Olanda e l’Inghilterra che si erano indirizzate verso la diversificazione colturale, e ad una scelta produttiva orientata verso il Mercato non risentirono della crisi.
In particolare l’Olanda privilegiò l’allevamento bovino, la lavorazione dei prodotti caseari e la produzione di piante industriali, rinunciando alla coltivazione dei Cereali che preferì invece importarli a prezzi decisamente convenienti dalle Regioni Baltiche.
Carestia, epidemie, guerre
A seguito delle Carestie riesplosero le Grandi Epidemie che nella prima metà del Seicento colpirono in misura particolarmente grave la Germania, l’Italia e la Spagna mentre nella seconda metà del secolo imperversarono in Olanda, in Francia ed i Inghilterra.
Inoltre il Seicento fu attraversato da quella che è passata alla Storia come una particolarmente sanguinosa Guerra di Religione: la Guerra dei Trent’anni.
Ma questa non fu soltanto una Guerra di Religione tra Cattolici e Protestanti. Fu infatti provocata dalla volontà degli Asburgo di realizzare uno Stato accentrato egemone nell’Area Tedesca e dalle mire espansionistiche di due potenze egemoni: Francia e Svezia.
Rivolte e migrazioni
A causa di questo lungo e rovinoso conflitto i territori dell’Impero e dell’Italia Settentrionale furono funestati da battaglie e da un devastante passaggio di Eserciti che si mantenevano con un sistematico saccheggio e violenze di vario genere provocando l’esodo di intere Popolazioni.
Negli altri Stati Europei coinvolti nel conflitto si verificarono numerose rivolte a sfondo sociale contro un opprimente fiscalismo subito soprattutto dai Contadini e causato dalle ingenti Spese di Guerra.
Ma anche progresso scientifico, politico, filosofico e artistico
Il Seicento fu anche il secolo dell’affermazione del Metodo Sperimentale e della libera ed autonoma ricerca, del progresso della Conoscenza con profonde implicazioni culturali, religiose e tecnologiche.
In questo periodo si verificò anche una profonda evoluzione del Pensiero Filosofico e Politico.
Le Arti Figurative conobbero con il Barocco una fase grande vitalità. Uno stile artistico con profonde valenze politiche e soprattutto religiose scaturite dalla reazione della Chiesa Cattolica all’offensiva scatenata dalla Riforma Protestante.
In conclusione fu il secolo che tra numerose contraddizioni aprì l’Europa alla Modernità e che preparò il terreno all’Illuminismo.