SIMPOSIO
Giuliana Bellorini
Coordinatrice corrispondente
del salotto sede del Simposio
«Ogni anziano che muore è una biblioteca che brucia»
Così, dal Mali in Africa, lo storico, scrittore e poeta Amadou Hampâté Bâ (1900-1991) sottolinea l’importanza della parola tramandata, nella tradizione orale di un paese dove il griot (il “cantastorie”, colui che racconta le storie e trasmette il passato) è una professione antica che riveste ancora oggi una funzione sociale rispettata e importante. Ma è sotteso l’invito a saper ascoltare chi è più vecchio di noi perché «le parole di un anziano non cadono mai per terra», come dice un proverbio dal Kenya. Un insegnamento, questo, che riflette la realtà socio-culturale di un grande paese ove il prestigio dell’anziano rimane tutt’ora inalterato.
Nella nostra società contemporanea, purtroppo, non è più così. La “sapienza” del vecchio non interessa più a nessuno e le sue capacità lavorative sono diventate inutili, soprattutto se messe sul piano di una tecnologia, sempre più avanzata, rapida e spesso sostitutiva del lavoro umano.
L’educazione ricevuta da chi ha molti anni sulle spalle, ci riporta all’esempio dell’antica saggezza che era patrimonio dell’anziano, colui che aveva maturato esperienza del mondo. Dai vecchi si imparava la vita, il lavoro, si apprendeva l’equilibrio di stare nel mondo, nella convivenza tra uomini e natura.
Oggi, purtroppo, i vecchi faticano ad adeguarsi ad una società che non riconoscono più e che sembra sempre più incapace di distinguere il necessario dal superfluo. La praticità e la capacità di adattamento, la conoscenza tramandata di generazione in generazione e l’esperienza, non sono più riconosciute come ricchezze, ma come aspetti retrogradi di un sapere completamente superato.
«Tuo padre ha visto le formiche prima di te» dice un altro fra i molti proverbi africani, dal Gabon. Ancora oggi, in Africa, il senso di riverenza e di rispetto verso gli anziani è un perno indissolubile della società. Giuliana
Giovani e
meno giovani
aiutiamoci!
di Rita Salimbeni
Cari amici di penna,
è arrivata l’estate e con essa è arrivata la calura, le temperature alte e le povere persone diversamente giovani si ritrovano sole nelle loro abitazioni.
Fermiamoci a pensare alla giornata di una persona di oltre 70 anni; si sveglia, ogni giorno con un dolore in più, si prepara la colazione, accende la televisione per sentire una voce parlare in casa oltre lei, si lava, si veste e, se ce la fa, riordina un po’la casa, pulisce il bagno, rifà il letto e poi passa il resto del suo tempo davanti alla TV. A questo punto il suo cervello si ferma, i pensieri iniziano a girare e… si accorge che è sola in casa. Ecco, in questo momento il problema della solitudine si fa reale e la persona anziana più o meno in salute si rende conto che se le serve qualcosa di diverso dovrà per forza alzare il telefono o mandare un messaggio a qualcuno che possa aiutarla, (se è capace di fare un messaggio!). Non tutti hanno un figlio o una figlia, un coniuge. Molte persone sono proprio sole e devono chiedere aiuto ad amici, al vicino di casa, al telefono amico, e a volte anche ai carabinieri o alla Croce Rossa. La situazione della solitudine è grave in questa società che va sempre di corsa, che mette all’angolo i vecchi e non trova amore, generosità ed empatia per dedicarsi a chi ha veramente bisogno di compagnia, di aiuto per sbrigare qualche faccenda che sarebbe così semplice per chi è giovane. Riflettiamo gente, oggi siamo in grado di fare tutto, ma domani saremo ancora capaci di essere autonomi?
Parlo ai giovani. Pensate di più ai vostri genitori, dedicate un paio di ore al volontariato perché nelle nostre grandi e piccole città c’è tanto bisogno della vostra disponibilità, del vostro tempo, del vostro giovane entusiasmo.
Ardea, 11 luglio 2024
OSSERVATORIO LINGUISTICO
Rubrica aperta ai contributi
di tutti gli interessati
Il dito e la luna –
Saggi e stolti
Divagazioni semantiche
di Giancarlo Marchesini
Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito. Così recita un antico proverbio, probabilmente di origine cinese.
Cerchiamo di approfondire: il saggio è evidentemente qualcuno che pensa ed agisce in piena cognizione di causa. Tenta di spiegare allo stolto un problema, sia esso di ordine scientifico, metafisico o filosofico. Lo stolto non si smentisce (non è un’aquila), non capisce l’argomentazione, confonde causa ed effetto, la luna e il dito. La luna è la soluzione del problema, il dito si limita a indicare la strada da percorrere. Potremmo dire che la discussione si esaurisce qui, ma… ma… qui cominciano le nostre (le mie?) divagazioni semantiche.
Causa-effetto. Il determinismo scientifico si basa sulla relazione causa-effetto. Niente da eccepire, ma un perverso istinto gnoseologico (la ricerca della conoscenza) mi spinge ad andare oltre. Prendiamo il caso di uno di quei romanzi di fantascienza in cui qualcuno viaggia indietro nel tempo e finisce, anche senza volerlo, per uccidere suo nonno.
Teoricamente quel “qualcuno” dovrebbe scomparire dal nostro universo, visto che ha eliminato la sua ascendenza. Suo padre non sarà mai nato e tantomeno il nostro “qualcuno”, che però finisce per racchiudere in sé causa e effetto.
Scienza e significati. Senza voler discettare sulla definizione scientifica della relazione causa-effetto, mi limito al puro e semplice piano dei significati. Lo stolto del proverbio cinese finisce per sovvertire l’ordine naturale della logica. Crede che un dito puntato verso la luna sia la causa e finisce per ignorare il vero effetto. All’ospedale di Rimini un paziente è stato pesantemente aggredito da qualcuno a cui rifiutava una sigaretta (Open.online 16.06.2024). Qual è la causa? Il tabagismo o il rifiuto? Un ragazzo muore per overdose. Qual è la causa? La dipendenza o lo spaccio della droga? Mosè scende dalla montagna e, di fronte al suo popolo divenuto idolatra, spezza le Tavole della legge. Qual è la causa? Il Vitello d’oro, direbbe lo stolto. Prima che il gallo canti tu mi avrai rinnegato tre volte. Chi è il colpevole? Pietro che cede al sonno nell’orto del Getsemani o Cristo che con la sua frase prefigura il tradimento? Tutti onorano e rispettano, almeno a parole, il credo di Greta Thunberg. Ma continuano a ignorare i suoi accorati appelli. Il saggio, il dito e la luna. Secondo l’attivista svedese stiamo rovinando, anzi abbiamo già compromesso, un mondo di cui la sua generazione è l’erede. Facciamo finta di vedere la luna ma in realtà ci limitiamo a seguire, (talvolta criticare, talvolta irridere) il percorso di una ragazza che si è investita di una missione. Una missione che, nella sua essenza, viene a malapena presa in considerazione.
Attenzione alla semantica. Avrete capito che il mio sfogo esula dal puro e semplice campo dei significati. In realtà mi ribello contro il fatto che un significato venga contrabbandato per causa invece che per effetto finendo per misconoscere o occultare le vere cause. Il drogato è morto perché ha ceduto alle insidie degli stupefacenti o perché qualcuno lo ha introdotto alla droga? Chi è colpevole, il trafficante o lo spacciatore? O forse addirittura lo Stato perché non combatte efficacemente contro l’importazione e la circolazione degli stupefacenti?
Le scienze attuali, dalla sociologia alla fisica dei quanti, hanno ormai sostituito il concetto di causa con quello di serie causale poiché in realtà tutti i sistemi sono caratterizzati da un numero molto alto di variabili causali. Un effetto è perciò quasi sempre la risultante di più cause e questa concatenazione di cause risulta applicabile al nostro drogato, a Cristo nell’orto del Getsemani o a Mosè indignato con il proprio popolo. Visto che vi ho portato l’esempio di Mosè, vi proporrò in un prossimo articolo le riflessioni di Sigmund Freud sull’impressionante opera di Michelangelo. Studiando a lungo il capolavoro che si trova a San Pietro in Vincoli, Freud è capace, in modo sorprendente e intrigante, di gettare nuova luce sulla relazione causa-effetto. E certo non era uno stolto!
Alla prossima.
«Il corpo faccia quello che vuole, io sono la mente.»
«Il cervello non ha rughe:
se continua a lavorare sodo, si rinnova continuamente
anche dopo gli 80 anni, a differenza di altri organi,
può perfino migliorare.» Rita Levi Montalcini (1909-2012)
di Francesco Bonanni
Dalle ultime rilevazioni demografiche dell’EUROSTAT risulta che gli Anziani in Europa sono 90 milioni, il 20 per cento dell’intera Popolazione.