La giustizia in Italia non è a livello delle grandi democrazie
Errare Legalis Est
Giustizia e Libertà sono i due elementi indispensabili per il corretto funzionamento di qualunque gruppo aggregato e costituiscono i pilastri su cui si regge l’ordinamento sociale di uno stato moderno e democratico. Non c’è Giustizia senza Libertà e non c’è Libertà senza Giustizia: un teorema che porta ad una triste conclusione: il popolo italiano non è un popolo libero. Sembra una conclusione drastica, forse è verosolo in parte ma le limitazioni alla nostra libertà causate da una giustizia sgangherata sono molte e sono tanto più frequenti quanto più basso è il livello economico di chi le subisce.
Con un buon avvocato, si fanno miracoli e si costruiscono prescrizioni e così la Giustizia non è più uguale per tutti. Ovvietà che restano chiacchiere da bar finché non si finisce nel tritacarne giudiziario da innocente.In democrazia la giustizia deve essere sempre ed accuratamente separata dal potere politico in una netta distinzione di ruoli e responsabilità. Non c’era bisogno del ciclone Palamara per mettere a nudo un sistema in cui magistrati mettono la propria imparzialità a serviziodell’ideologia politica per scalare l’apparato sociale.
Non ce n’era bisogno, eppure un documento dettagliato di malcostume giudiziario, che fornisce le prove di aberrazioni che avrebbero dovuto portare allo scardinamento di un sistema drogato per costruirne uno nuovo, non ha portato a scossoni significativi ed il sistema degli avvisi di garanzia, quando servono, resta in funzione. Le dimissioni del Presidente della Liguria Toti imposte, senza una ragione accettabile, dalla Magistratura inquirente, costituiscono un oltraggio alla Democrazia. Ma questa è la giustizia che interferisce nella politica e che interviene a modificare le scelte del popolo sovrano; che non è poca cosa, ma c’è poi quell’altra, quella che si muove nel mondo dei reati penali, quella che non ha bisogno di ideologie per essere inefficiente.
Basta assistere a qualche trasmissione specializzata o seguire qualche processo per accorgersi di una sciatteria che penalizza il sistema e che quindi lo rende ingiusto e inefficace. Non mi riferisco solo all’aspetto giudiziario ma anche a quello direttamente propedeutico, che è quello investigativo.
Scene del crimine contaminate, testimoni non interrogati, errori nei rilievi, autopsie fatte dopo anni. Il tutto in una disparità di condizioni fra difesa e accusa che rende il sistema sbilanciato.
Un groviglio per alimentare un sistema elefantiaco e lentissimo che è basato su ben tre gradi di giudizio e che porta spesso a situazioni paradossali di revisione dopo decine di anni. Ancor più paradossale se poi la richiesta di revisione è prodotta dalla stessa parte che ne ha chiesto la condanna, come nel caso di Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi che hanno confessato in modo inoppugnabile, l’omicidio di 4 persone.
Ma le richieste di revisione fioccano Massimo Bossetti, Sabrina Misseri, Cosima Serrano, Alberto Stasi e tanti altri che premono per avere una revisione di processi che hanno visto l’intervento di dozzine di magistrati e di giudici popolari. Il garantismo deve basarsi sulla inattaccabilità del sistema e non sulla sua enorme capacità di commettere errori. Errori che, anche se evidenti e dimostrati non potranno mai essere puniti perché il Magistrato è l’unico professionista in Italia a cui praticamente è data la licenza di errare impunemente.
Sfugge il fatto che l’amministrazione della Giustizia è un servizio come quello della salute e che quando è lento ed inefficace provoca danni irreparabili; è un servizio costoso e più è sovraccaricato più è lento e più costa. Ogni anno in Italia sono in media 961 i casi di errori di giudiziari documentati, decine di milioni di Euro sono pagati dallo Stato per tali errori che, è dimostrato, sono solo una piccola parte di quelli commessi perché le modalità della loro emersione sono legate a lunghe e costose azioni legali che solo pochi possono permettersi. I casi di Serena Mollicone, di Simonetta Cesaroni, di Marco Vannini e di tanti altri lasciano in bocca il sapore amaro delle cose che non si possono digerire. Poi ci sono i colpi di fortuna come quello capitato a Beniamino Zuncheddu rimesso il libertà dopo 33 anni di carcere ingiusto e ripercorrerne l’iter giudiziario da netto il senso di una critica dura ad un modo barbaro di fare giustizia. Poi c’è la giustizia che non giudica e lo Stato che latita, nelle mille circostanze di violazione dei diritti pubblici e privati, con situazioni per cui tante aree del nostro Paese sono ormai permanentemente in mano a cosche malavitose autoctone e, sempre più spesso, costituite da delinquenti approdati dal nord dall’ Africa e dal centro America. Ma non è solo la giustizia che strizza l’occhio alla politica e quella che amministra i fatti penali che non funzionano, quella che si occupa di quelli amministrativi può essere altrettanto pericolosa se ingiusta ed i suoi riflessi negativi sono diretti immediati e ricadono in modo molto più diffuso sulla popolazione e danneggiano il normale svolgimento delle attività commerciali ed economiche.
E’ indubbio che molti investitori si rifiutano di operare in Italia perché qualsiasi controversia legale, ma anche amministrativa, connessa alla loro attività non troverebbe soluzioni in tempi economicamente congrui. Immaginate che senso ha oggi praticare il più tradizionale metodo di risparmio che è quello del mattone. Che senso ha oggi cercare di crearsi un piccolo reddito con l’affitto di un’unità immobiliare se poi l’affittuario può impunemente smettere di pagare l’affitto creando situazioni odiose e frustranti? e può farlo perché il sistema legale e giudiziario che è in atto a difesa dei diritti del proprietario è del tutto inefficace.
Affermare, come si è spesso costretti ad fare, “ho fiducia nella giustizia” appare sempre più un atto di ottimismo scaramantico che una espressione basata sul convincimento. Purtroppo erano nate speranze che un nuovo governo eletto e forte potesse prendere il toro per le corna ma si vedono solo piccole iniziative ed atteggiamenti che non danno il segno di una chiara e netta capacità di fare quei cambiamenti strutturali che la gente ed una società moderna e democratica si aspettano. La grande e radicale riforma è stata cento volte annunciata ma se ne sono viste solo le briciole. Chi vivrà vedrà.
Sergio Franchi
Non è chiaro perchè i cittadini di Anzio non debbano essere informati
A domande lecite il Comune non risponde
Gli atti amministrativi prodotti da un ente dello Stato, che siano di pubblico interesse, devono essere resi disponibili per i cittadini che abbiano una diretta ragione a conoscerne il contenuto. E’ la legge dello Stato 241 prodotta nel 1990 chiamata legge sulla trasparenza. Mi domando se il contratto che i cittadini finanziano per gestire la raccolta dei loro rifiuti non sia un provvedimento di cui gli interessati abbiano un interesse diretto, concreto ed attuale a conoscerne i contenuti ed gli sviluppi operativi, specialmente quando le modalità di attuazione non sono concretamente rispondenti alle necessità degli utenti. Ritengo già una forzatura il fatto che si debba far ricorso alla procedura prevista da una legge per esercitare un diritto, quello della conoscenza di atti amministrativi, ma considero inaccettabile la ritrosia di un funzionario a dare risposte a coloro che, avendone diritto, fanno domande lecite. Il contratto per la raccolta dei rifiuti prevede una serie di prestazioni e di servizi progettati per ottenere l’igiene ed il decoro del territorio comunale. Il Responsabile comunale ha l’obbligo di attuare o modificare tali prestazioni nelle modalità previste e nell’interesse dell’Amministrazione e di darne contezza ai cittadini che chiedono chiarimenti. Che la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti e deiservizi ambientali ad Anzio non sia soddisfacente lo dicono i fatti e sin dalla data del 18 giugno 2022 ne richiesi chiarimenti al responsabile del dell’Ufficio Ambiente. Ne ricevetti risposte che rimandavano a future soluzioni e chiarimenti che non chiarivano. Ho lasciato passare del tempo per chiedere lo stato del progetto ed in data 8 marzo 2024 ho rivolto una richiesta di chiarimenti al Dirigente, senza riceverne nemmeno un cenno di riscontro. Il 6 giugno 2024 mi sono rivolto al Segretario Generale, che è responsabile della trasparenza del Comune di Anzio, la quale è intervenuta invitando il Dirigente responsabile ad ottemperare. All’uscita di questo numero il Dirigente non ha dato seguito alle disposizione del Segretario Generale, non ha fornito le risposte alle domande di chiarimento ed ha anche evitato accuratamente di dare un minimo cenno di riscontro; fatto che ignora un dettato di legge e che si rivela del tutto sconveniente per un’Amministrazione che è stata insediata dallo Stato per ristabilire le sane regole del gioco. Per la storia, in regime amministrativo ordinario ho sempre avuto riscontro alle mie richieste di chiarimento. In stretta sintesi, quali erano in quesiti a cui non si da risposta dopo un lungo periodo di gestione? Si chiede di sapere perché migliaia di utenze continuino ad utilizzare i vecchi contenitori della Camassa, oppure altri acquistati in proprio. Si chiede di sapere perché il Comune di Anzio non abbia dato vita al programma di compostaggio domestico, visto che il contratto prevede la fornitura di 2000 compostiere, che tale pratica è incentivata dalla Regione Lazio, che essa ridurrebbe notevolmente l’apporto di rifiuti e farebbe quindi risparmiare sul loro smaltimento. Si chiede di sapere perché il Comune ha ignorato il fatto che un gruppo di cittadini ha preso l’iniziativa autonomamente di praticare il compostaggio domestico. Si chiede di sapere perché le compostiere previste in contratto non vengano distribuite.Si chiede di conoscere se è stato dato seguito alla definizione del previsto sconto TARI da applicare a coloro che autonomamente praticano il compostaggio e non immettono verde ed organico nel circuito dei rifiuti. Si chiede di conoscere l’esito delle valutazioni ed i provvedimenti relativi all’impianto di auto-compostaggio prodotto dalla ditta.
Due isole ecologiche sono previste in contratto per ridurre l’accumulo di rifiuti sulle strade che portano alla Ardeatina ed alla Nettunense, specialmente nei periodi di forte presenza turistica dei weekend. Si chiede di conoscere quando esse verranno realizzate. Considerando che la ditta deve essere autorizzata di volta in volta per intervenire rapidamente nella raccolta degli aghi di pino, in caso di pioggia, poiché tale procedura è inefficace si chiede di conoscere se la ditta ha ricevuto un ordine permanente di attuare tale intervento. La ditta ha l’onere di mantenere liberi da erbe e da ostacoli i marciapiedi anche ai fini della sicurezza; si chiede di sapere perché alcuni marciapiedi sono del tutto impraticabili e pericolosi a causa di una folta presenza di vegetazione. Sembra che la pulitura delle caditoie stradali debba avvenire su specifica autorizzazione del Comune, si chiede di conoscere come faccia il Comune a sapere quali caditoie siano intasate se non è stato notato nessun dipendente comunale controllarne l’efficienza durante i recenti temporali. Risulta che la ditta debba essere autorizzata di volta in volta nella pulizia di alcune aree su cui si accumulano rifiuti. Si chiede di sapere perché tale pratica non sia resa di routine e comunque perché presso le stazioni ferroviarie, quella di Lavinio in particolare, i visitatori e gli abitanti debbano assistere all’indecente permanente spettacolo di rifiuti sparsi ovunque.
Il contratto prevede attività di educazione ambientale,si chiede di sapere perché il sottoscritto non ha ricevuto nessun invito da parte della ditta per essere educato.La ditta appaltatrice si dichiara molto attrezzata a realizzare il programma di attuazione della tariffa puntuale, il metodo con cui si paga in base all’effettiva produzione di rifiuti. Si chiede di conoscere quale sia stato l’esito della concertazione con la ditta ed i provvedimenti presi di conseguenza per attuarla. Appare che, nonostante gli interventi minacciati in passato, circa la metà dei cittadini non pagano la TARI. Si chiede di conoscere quale sia la situazione attuale; nel caso perdurasse una condizione del genere, che si riterrebbedel tutto inaccettabile, si chiede di conoscere quali siano le soluzioni risolutive per riportare la percentuale degli evasori a livelli fisiologici. I cittadini hanno il diritto di sapere come vengono gestiti i servizi che finanziano. Il rifiuto ad informarli è inaccettabile.
Sergio Franchi