Cristina Dionisi ha vinto il concorso della Social street di viale Odisseo
Un fiore per il futuro
Sempre più spesso dobbiamo fare i conti con i fenomeni atmosferici estremi, che non sono punizioni divine, bensì manifestazioni dell’incuria dell’uomo. Ognuno di noi nel suo piccolo può contribuire a migliorare il territorio, a partire dalle cose più piccole e più vicine: la nostra casa, il terrazzo, il giardino del condominio, il quartiere, la città. E’ indispensabile arricchire il nostro ambiente di verde, alberi, prati e fiori, per ridurre la calura, per motivi estetici, ma anche per sostenere le nostre amiche api nell’attività di impollinazione, essenziale per la nostra sopravvivenza. In quest’ottica è nato cinque anni fa il concorso “Un fiore per il futuro”, organizzato nella Social street di Viale Odisseo da Carmelina Metropoli e vinto quest’anno per la terza volta dalla sig.ra Cristina Dionisi. Cristina ha colto fin dall’inizio lo spirito della gara ed ha applicato questo principio della cura al proprio terrazzo, con l’ammirazione di tutti i vicini e si spera anche con l’emulazione, affinché ci siano sempre più spazi verdi e colorati di fiori.
Carmelina Metropoli
Domenico Defelice ha vinto il premio “Libero de Libero”
Fede, Speranza e Pandemia
Domenico Defelice, con l’opera Fede, Speranza e Pandemia, è risultato vincitore del Premio Nazionale di Poesia “Libero de Libero” XXXVII Edizione – Anno 2021, la cui cerimonia si è svolta a Fondi (Latina), città natia del poeta e critico al cui nome il Premio è intestato. La raccolta ha in copertina “Coronavirus”, un disegno per dare forza, Nurse Times. Leone D’Ambrosio nella prefazione riporta la motivazione del Premio, scrivendo che l’opera: “è un auspicio alla ripartenza dalla pandemia in nome della grande poesia”, paragonandola alla preghiera, accompagnata da musicalità.
Defelice rivela immediatamente il suo sconforto, commentando quanto ci stiamo allontanando dai valori della solidarietà: i due componimenti ‘Pasqua’ e ‘Natale’ ne sono un emblema. Nella sua tenerezza di nonno, dice al nipotino: “È vero, io con le nuvole ci parlo, / ma è natura libera, Riccardo, / e non conosce il potere dell’uomo.” Sente più pressante il distacco dalla sua terra del Sud (egli è calabrese di Anoia, nato nel 1936), sente il contatto con la natura, godendone la bellezza. Una natura antropomorfa, che si presenta colorata e dai suoni armoniosi in cui sembrano prendere vita piccoli oggetti, apparentemente banali a chi non sappia ascoltare come lo scrosciare di ruscelli e di serpi.
Molti meridionali, sono costretti a emigrare, come ricorda a Guanciadipesca partita per il Settentrione ove: “l’aurore vestono di nebbie/ come le antiche fate”. Anche il Nostro ha lasciato la sua terra e vive nella provincia romana, ha svolto varie attività lavorative, insegnato diritto costituzionale e legislazione sociale; autodidatta appassionato di letteratura, a Pomezia, ha fondato e diretto la rivista Pomezia-Notizie, promovendo la cultura, ha fondato, diretto per 17 edizioni e poi regalato al Comune, il Premio Internazionale Letterario Città di Pomezia. La sua terra è aspra e feroce, e forgia i suoi figli. Ma feroci sono un po’ tutti gli uomini, che pensano solo ad arricchirsi; in essi prevale spesso la cultura del profitto. Il pensiero va ai poveri cristi che per un tozzo di pane sono costretti a lavori inumani. L’egoismo si nutre della morte, come a Novaja Zemlja (insieme di isole russe diventate) poligono per test nucleari, come a Reggane (in Algeria), come sono state Hiroshima e Nagasaki (in Giappone, agosto 1945), invano si levano i moniti.
Domenico Defelice pensa all’umanità dolente. Operai dell’edilizia vittime del lavoro o altri lavoratori vessati da prepotenti; come anche, per esempio, l’agente della S.I.A.E. minacciato dal gestore di un locale (il Vulcano). Così pure ascoltiamo la voce di un emigrante proveniente dall’Africa: “io, misero senegalese, / sognavo torte giganti/ per gli scheletri del mio Paese. / […] / O Patria! L’aiuto degli altri/ è vano sperare.” Pensa all’assassinio di Aldo Moro (importante leader della democrazia cristiana rapito dalle Brigate Rosse il 16 marzo 1978), agnello sacrificale di una Patria “dilaniata dall’odio”. Il Poeta vorrebbe demolire le tante storture e barriere che offuscano le menti; ma sa che non può volare come il venticello o come il cigno. C’è un nemico molto terribile all’orizzonte, è la pandemia denominata Coronavirus 19 (resa nota nei primi mesi del 2020), e chiede forza a Nicola Iacobacci, anche lui uomo del Sud (poeta molisano morto nel 2018).
La gioia dei bambini al rientro dei propri genitori, dà senso alla vita, specialmente nel periodo storico che viviamo. Il morbo ti prende bronchi e polmoni che sembrano schioppettate di “archibugi”. Il mondo intero prega con il Papa in testa. Strade deserte con qualche cane randagio, smarrito. I neonati non vedono i visi nella loro interezza ma solo maschere. C’è molta confusione nei pronto soccorso, c’è il piccolo Matteo al quale mettono due punti in testa. Non c’è più posto negli ospedali. Il 24 febbraio 2020 conosciamo un nuovo termine, il lockdown: rinchiudersi in casa.
Domenico Defelice in questa raccolta ha messo molto del suo vissuto; il titolo non poteva essere diversamente: Fede e Speranza fondono insieme Divino e Umano per fronteggiare una lotta impari, la Pandemia. Inutile dire che si tratta di poesia dai molteplici aspetti che si rivestono di un realismo romantico e di un’aura fiabesca come ne “l’aurore vestono di nebbie/ come le antiche fate”, versi sopra citati; poesia di preghiera come nel ‘Canto a Dio’: “Se degno non sarò della Tua luce, / non accecarmi con le tenebre. / Lasciami al piè del colle/ riverberato/ dal raggio del tuo volto.” L’immagine della fila di camion dell’esercito carichi di bare è tragica: nemmeno i cimiteri riescono a contenerle. Chi ha vissuto quei giorni sa quanto siano stati dolorosi. Dio ci salvi!
Tito Cauchi
Domenico Defelice: Fede, Speranza e Pandemia, Edizioni Confronto, Fondi (LT), 2023.