Il presidente dell’associazione Minerva Tritonia Luigi Celori ci elenca le vicende dal mito di Enea ai giorni nostri
La storia millenaria di Pratica di Mare
Nel XII secolo Avanti Cristo l’eroe troiano Enea in fuga da Troia con il padre Anchise sulle spalle (il passato) e il figlio Iulo per mano (il futuro) approda sulla nostra costa alla foce del fiume Numicus, attuale fosso di Pratica di Mare. Durante la notte gli spiriti della foresta, i penati, lo invitano a seguire una guida a 4 zampe, vide così una scrofa gravida che fuggiva nella foresta la seguì per 4 chilometri fino a quando si fermò su un pianoro di tufo dove partorì 30 porcellini.Su quella rupe Enea fondò la città di Lavinium, odierna Pratica di Mare.
Fin qui il mito poi dall’ottavo secolo avanti Cristo comincia la storia archeologica dell’Antica Lavinium con i suoi templi le terme, il foro, le Tredici Are.Queste le origini di Pratica di Mare il nostro fiore all’occhiello che presto tornerà al suo antico splendore.
Nel Medio Evo cambia nome da Lavinium a Civitas Patrica e viene data in concessione ai monaci Benedettini da Papa Marino nel IX secolo, che vi impiantano un monastero.
Nel XII secolo poi prende il nome di CastrumPatricae. Nel XVI secolo era di proprietà della famiglia Massimi
Il marchese Luca Massimi si rivolse all’architetto Antonio Sangallo il Giovane per un progetto che prevedeva la costruzione di una fortezza dominata da una torre di 40 metri.
Poi il castello di Pratica di mare fu venduto il 5 agosto del 1617 per 63mila scudi d’oro al principe Marcantonio Borghese che la considera una lieta divagazione campestre vicino al mare per andare a caccia e riposare con gli altri nobili romani.
Nel 1881 il principe Marcantonio IV Borghese assegna il possedimento al figlio Camillo che investì grosse somme di denaro per restaurare il castello e ricostruire le case in rovina dando al borgo l’aspetto attuale.
Fece arrivare l’acqua potabile, vi stabilì una casa di suore le figlie della Croce, una stazione sanitaria, l’energia elettrica, una caserma dei carabinieri, una linea telefonica e telegrafica. Avviò la lavorazione dei formaggi e l’allevamento di cavalli purosangue. Dalle marche, dal Veneto, dal Friuli e dalla Toscana fa venire famiglie di contadini che fino agli anni ’80 hanno coltivato la tenuta agricola.
Durante la seconda guerra mondiale Pratica di Mare fu occupata dal generale delle SS Albert Kesselring.
La torre del castello divenne la sua roccaforte, nel 1944 con l’arrivo degli alleati fu costretto a farla saltare per coprirsi la ritirata. Le macerie della torre distrussero il 2 e 3 piano del castello non ancora ricostruiti.
Dopo la morte di Camillo Borghese la moglie di seconde nozze Maria Monroy restaurò in parte il castello e il borgo parzialmente bombardato. Era stata lei a dare vita ai primi del ‘900 alla fabbrica di ceramiche che inviava a tutte le corti europee. Alla sua morte avvenuta nel 1964, il principe Pierfrancesco Borghese, di professione architetto, detto Memè, protagonista in gioventù della dolce vita romana, eredita la proprietà rendendo il borgo un polo di attrazione per il jet set dell’epoca ed attori, registi, pittori e scrittori ne erano frequentatori abituali.
Ma la storia continua, ora sua moglie la principessa Maria Grazia Borghese e suo figlio Tara sono impegnati in una radicale opera di restauro conservativo che restituirà al borgo di Pratica il suo antico splendore, arricchendolo di una scuola di restauro conservativo visitabile, di un parco archeologico fruibile e valorizzato come merita, dove i reperti rinvenuti e di nuovo interrati ritorneranno visibili, mi riferisco al foro, terme, tempio votivo. La ceramica di Pratica tornerà attiva, i cavalli ritornerannoa girare nella tenuta. Feste e tradizioni popolari locali antiche e moderne torneranno a far vivere il borgo come era in passato coinvolgendo l’intero territorio.
Luigi Celori
Presidente Associazione
Minerva Tritonia