Intervista ad Antonio Guido responsabile per Pomezia di Federalberghi
Polo alberghiero di Pomezia
Il polo alberghiero di Pomezia è una delle realtà economiche più importanti del nostro territorio. In questo settore uno degli esponenti locali più apprezzati è sicuramente il dottor Antonio Guido, direttore dell’Hotel Enea e responsabile a Pomezia della delegazione di Federalberghi.
- Direttore Guido lei da più di 30 anni opera a Pomezia come direttore di un grande albergo. Rispetto agli anni ’90, quando lei è arrivato a Pomezia, cosa è cambiato nel suo settore?
“Esattamente 37 anni sono trascorsi da quando sono arrivato sul nostro territorio e sin da subito rimasi colpito dalle grandi potenzialità che poteva esprimere sotto l’aspetto turistico-ricettivo, posizionato a poca distanza da Roma con il mare a pochi minuti e i Castelli Romani a ridosso della città. Vi erano, alcune pensioni e due grandi strutture di cui una è l’Enea Hotel, che mi onoro di dirigere. All’epoca, come lei sa meglio di me essendo un profondo conoscitore della storia del territorio ed avendo lei stesso scritto diverse pubblicazioni in merito, vi erano innumerevoli aziende, alcune anche multinazionali, che incentivate dalla Cassa per il Mezzogiorno di qualche anno prima, offrivano grandi opportunità di utilizzo delle strutture alberghiere presenti.
Ecco il motivo per il quale subito dopo nacquero molti altri alberghi causando un’eccessiva offerta rispetto alle reali esigenze del territorio. Subito dopo però vi furono le crisi economiche con la conseguente grande recessione del 2009 e del 2013, per poi arrivare a quella associata alla pandemia del 2020. Diversi alberghi non riusciranno a superarle, infatti alcuni furono destinati alla chiusura e pochi altri riuscirono a traghettare questi periodi con enormi difficoltà finanziarie.
Lei mi chiede cosa è cambiato nel nostro settore? Di sicuro le nuove tecnologie hanno radicalmente modificato il rapporto con la clientela; un tempo si creavano legami diretti con gli ospiti che si fidelizzavano nel tempo, mentre ora il cliente, privilegiando l’utilizzo dei portali internet, diventa un codice con il quale si “aggiudica” la migliore tariffa sul mercato, indipendentemente dalla struttura dove soggiornerà.
Giocoforza che i Direttori e i Proprietari devono stare al passo con le ultime tendenze, devono tener conto delle mutevoli esigenze che il “nuovo” cliente si aspetta di trovare: gli ospiti sono molto più informati sui servizi e quindi le loro aspettative aumentano rispetto al passato e possono giudicarti negativamente se non vengono soddisfatte, utilizzando quest’occasione per pubblicare recensioni negative sul tuo albergo, causando un danno enorme sulla reputazione della propria attività. Il cliente moderno privilegia tecnologie avanzate con connessioni veloci, nuovi metodi di comunicazione e approcci personalizzati alle sue esigenze. Gli albergatori che non vogliono comprendere tutto ciò, fanno la felicità della concorrenza perché i loro ospiti cercheranno altrove quello per cui non sono stati soddisfatti”.
- Tra le maggiori difficoltà del vostro settore vi è il reperimento di personale qualificato. Com’è la situazione a Pomezia?
“E’ paradossale ma il dramma continua! Non sono più gli alberghi che selezionano il personale, bensì al contrario sono i candidati a scegliere con quale struttura lavorare. Di recente sono stato contattato da un proprietario di mia conoscenza che mi annunciava l’imminente chiusura nei prossimi mesi, della sua attività per mancanza di personale. Eppure si era immaginato uno scenario diverso con le recenti limitazioni ai sussidi di cittadinanza o alla Naspi. Vedremo nei prossimi mesi data la scadenza dei contratti stagionali, se il problema persiste o meno. Ma mi permetta una sorta pure di autocritica di noi operatori del settore, in quanto rappresentiamo sempre il nostro lavoro solo con le privazioni che esso comporta, ovvero: sacrificare le festività, turnazioni impossibili, ferie in periodi poco desiderabili. Come può un giovane sentirsi attratto a intraprendere questo lavoro con una premessa del genere? I giovani di oggi sono portatori di nuovi bisogni, diversi da quelli con i quali siamo cresciuti noi, vogliono trovare un senso alla loro vita e in quello che fanno.
Lavorare in un albergo o in un ristorante equivale a sentirsi portatori di un messaggio che trasmette emozione del luogo, del territorio del gusto, dell’eleganza dei modi. Questo deve essere il motivo principale per cui si sceglie di fare questo lavoro, ci si deve sentire responsabili di questa grande opportunità: viaggiare, conoscere, arricchirsi culturalmente senza muoversi poiché è l’albergo stesso che ti offre la possibilità di conoscere il mondo attraverso le persone che soggiorneranno”.
- Federalberghi che lei rappresenta non potrebbe farsi promotore per l’insediamento sul nostro territorio di una scuola alberghiera che darebbe una buona prospettiva occupazionale a molti nostri giovani?
“Lei non sfonda una porta ma un portone! Pomezia avrebbe tutti i requisiti per poter intraprendere un percorso del genere. Geograficamente è posizionata a ridosso della Capitale, si trova logisticamente all’interno di un bacino dove il comparto alberghiero è di prim’ordine per le prove pratiche e i periodi di stage. Un luogo di Eccellenza dove pubblico e privato possano, con l’ausilio delle proprie associazioni di riferimento più rappresentative come Federalberghi, mettere in atto un progetto di una scuola di formazione a livello di quelle della Svizzera o Francesi. Se questo mestiere vuole diventare arte, esso necessità di tecnica e professionalità. La tecnica è indispensabile per poter padroneggiare operativamente nella mansione che si intraprende, mentre la professionalità è di fondamentale importanza nel mondo del lavoro, qualunque sia il mestiere cui si aspira. Passione, tecnica e professionalità sono i pilastri che permettono ai giovani di coltivare ambizioni di rilievo. Se la prima, la passione, è una qualità umana, quindi come tale innata, le altre sono invece doti che possono essere perfezionate e sviluppate grazie a un adeguato percorso scolastico che, nella fattispecie, è rappresentato dall’Istituto Alberghiero. Non solo Chef e camerieri ma una scuola che intende plasmare professionisti che siano in grado di competere sul mercato dell’Hospitality, dotandoli di quel know how di conoscenze che gli possa permettere di essere dei veri leader nel mondo turistico ricettivo. Noi ci siamo, proviamo ad immaginarlo… chissà!”.
- Più volte si è parlato di lei come probabile candidato a Sindaco sia a Pomezia ma anche ad Aprilia dove lei dirige l’Hotel Enea di questa città, come mai poi non è accaduto nulla?
“Vede, spesso nella vita, ma soprattutto in politica, non tutto quel che è lecito è anche opportuno. Lei che è un professore attento e di buona memoria, ricorderà la teoria del più volte Ministro Mino Martinozzoli, il quale affermava che talvolta in politica è più facile far quadrare un cerchio che accettare dei compromessi. Certo fa piacere la stima di coloro i quali mi manifestano il desiderio di portar avanti un progetto del genere”.
-- Al sindaco Veronica Felici che interventi gli consiglierebbe per sostenere il suo settore e più in generale il polo produttivo della città?
“Sarebbe troppo semplice stilare una lista di suggerimenti e fare un lungo elenco delle varie necessità. Il Sindaco e la sua Amministrazione sono certo saranno in grado di portare avanti progetti e soluzioni di cui può beneficiare il nostro settore. Conoscendo la caparbietà e la determinazione del nostro Sindaco non ho dubbi sul fatto che troverà i giusti interlocutori per ottenere ciò. A mio avviso chi è chiamato ad avere simili responsabilità deve adottare lo stesso atteggiamento dell’imprenditore. Troppe volte si sente dire che tutto passa, che per certe cose nulla si può fare, che alcune situazioni sono irrisolvibili. Ma le garantisco che l’imprenditore alberghiero non può stare a guardare, non se lo può permettere poiché ogni giorno accumula costi per ogni camera invenduta. Al Sindaco suggerirei di andare avanti con coraggio, lavorando per sfruttare ogni opportunità, mantenendo una visione strategica sul futuro. Spingersi oltre, alzare l’asticella, farsi pioniere di progetti che possano favorire lo sviluppo del comparto turistico, quali un ente fiera per accogliere eventi di ampia portata. Nella sola nostra città disponiamo di oltre 2.000 posti letto, le lascio immaginare le potenzialità di tale prospettiva. Ecco perché il comparto alberghiero merita un’attenzione particolare.
Lei mi chiede qualche consiglio, io li chiamerei suggerimenti. Per esempio la tassa sui rifiuti andrebbe rivista, applicando tariffe ad uso domestico per le superfici dei corridoi e delle camere e tener conto nella determinazione della quantità e qualità dei rifiuti prodotti, escludendo quelle aree accessorie comuni che non producono nulla, piuttosto che considerare il totale dei metri quadri per intero come se l’albergo fosse sempre al completo. Visto che vige l’imposta di soggiorno è facilmente quantificabile la percentuale di occupazione di quell’attività e ad essa andrebbe con la tariffa “puntuale” applicato il giusto tributo. Mi permetto di suggerire particolare attenzione ad un altro fenomeno dilagante anche sul nostro territorio, ovvero il proliferare di appartamenti o interi stabili che, sotto-forma di abitazioni residenziali, creano concorrenza sleale a tutti quegli imprenditori che esercitano, nel rispetto delle regole, la propria attività.
Se un’attività nasce residenziale non può esercitare le stesse modalità di accoglienza di un albergo, poiché vige l’obbligo del numero minimo di notti, il cosiddetto minimum stay, oppure imporre, come suggerisce Federalberghi, il cambio di destinazione da abitativo a commerciale con tutta la normativa e la tassazione che ne consegue, oltreché garantire agli ospiti igiene e prevenzione come da normativa, poiché obbligo di chiunque operi in questo settore è di assicurare la salute e l’incolumità dei clienti”.
A.S.