Manifestazione in piazza contro la crisi che avanza per una resistenza climatica
Assemblea cittadina
Si è svolta lo scorso 6 ottobre, in piazza Indipendenza, a Pomezia, una partecipata assemblea cittadina pomeridiana che ha fatto suoi gli obiettivi e le priorità più generali della mobilitazione nazionale concomitante, “contro la crisi che avanza, per una resistenza climatica”.
I relatori hanno preso la parola difendendo la delicatezza di temi tra cui la pace, il lavoro, la salute, l’istruzione, il contrasto alla povertà. Gli interventi, di CGIL, di Rete degli Studenti, del Comitato Promotore per il Centro Diurno di Ardea, del Quadrante ANPI dei Castelli Romani, di Spirit Romanesc, dello Sportello Immigrazione Pomezia, di Sinistra Classe Rivoluzione, di Rifondazione Comunista Roma-Castelli-Litoranea, del Movimento 5 Stelle pometino, del PD, di Sinistra Italiana Pomezia, dell’ANPI Provinciale di Roma, hanno dato un carattere di trasversalità a tematiche che non possono più essere messe in secondo piano. È ormai impossibile procrastinare.
Non a caso il motto della manifestazione è stato individuato nelle parole: “La via maestra”.
“I punti politici indicati nello slogan rappresentano un formidabile tracciato attorno al quale costruire una vera alternativa alla destra”, ha detto Di Lisa.
“Assistere giorno dopo giorno allo smantellamento di diritti fondamentali che vanno da quelli che tutelano la salute dei cittadini a quelli di un’istruzione di qualità, dallo sfruttamento in ambito lavorativo al lavoro sempre più precario. Il punto più preoccupante è la messa a rischio della stessa democrazia: un’informazione televisiva pubblica e privata sempre più asservita alla maggioranza di governo, una stampa piegata agli interessi dei grandi gruppi di potere sono funzionali a mantenere una situazione di incertezza e di paura. Una paura che si tramuta poi in sfiducia collettiva verso le Istituzioni e verso lo strumento principe di una democrazia, il voto”.
Anche l’intervento di Francesca Gatto è stato chiaro e deciso, imperniato sul cardine della questione: noi “rivendichiamo i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. Vogliamo che tornino ad essere pienamente riconosciuti e siano resi concretamente esigibili ad ogni latitudine del Paese”.
Leggere oggi in piazza l’articolo 1 della Costituzione fa un certo effetto: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». Così è scritto. Per questo il lavoro, ormai così instabile e discontinuo, così precario, merita la massima attenzione.
“È il momento - ha detto al megafono la referente ANPI “Teresa Mattei e le altre”- di introdurre il salario minimo e dare valore generale ai contratti, strumenti essenziali per contrastare i contratti pirata”. L’intervento di Gabriele D’Angeli, per conto di Sinistra Classe Rivoluzione, ha giustamente indugiato su dati statistici di cui non si può sminuire la portata: “in questi ultimi due anni i lavoratori italiani hanno perso, a causa dell’ inflazione, circa il 15-16% del potere d’acquisto dei propri salari, pari a circa 300 euro. La conseguenza di questo è che gli italiani tagliano su frutta e verdura, come ci dice Coldiretti; la conseguenza di questo è che 3 milioni di persone fanno ricorso alle mense per poveri o ai pacchi alimentari per mangiare; la conseguenza è che anche le ferie diventano un lusso, mentre aumentano bollette, mutui, affitti e la benzina è stabile sopra i due euro”.
Dati che, senza essere gonfiati, rendono impellente il ricorso a misure di vera, reale equità, poiché “nel frattempo - ricorda ancora D’Angeli - dalla pandemia ad oggi, le grandi aziende hanno macinato profitti enormi, lasciando i lavoratori a secco”. Con consequenzialità e coerenza, D’Angeli ha quindi rilanciato su una azione decisa della Cgil fino allo sciopero generale: “dobbiamo dirci chiaramente che una manifestazione non può bastare, perché il nostro obiettivo deve essere quello di riconquistare tutto quello che abbiamo perso”.
“Sono in piazza come cittadina, come dirigente dell’ANPI di Pomezia e come Consigliera Comunale - ha esordito Eleonora Napolitano, in un’orazione di raccordo tra i numerosi spunti - sono in piazza perché credo nel lavoro tutelato e ben pagato come strumento per vivere una vita dignitosa. Credo nel diritto alla sanità pubblica, credo nella scuola come leva di emancipazione. Vorrei che da Pomezia si alzasse un’onda che si ritrovasse a Roma sulla via maestra per la Costituzione e per la Libertà».
Non meno dirompenti suonano al momento presente gli articoli costituzionali sul diritto alla salute o all’istruzione. Lo scopo dell’assemblea cittadina è stato appunto quello di rileggere pubblicamente (e porre nel massimo rilievo) il carattere dirimente e fondativo di diritti irrinunciabili - necessari a conferire dignità non solo ai cittadini italiani ma a tutti gli esseri umani. Anche per questo la voce dei relatori ha in più occasioni sottolineato quanto sia ingiusto soprassedere a qualunque erosione (un’erosione che è innegabilmente in atto) dei diritti costituzionali. Contrastare le disuguaglianze non deve essere mera utopia, ma impegno quotidiano. “Una politica di Pace - ha detto Francesca Gatto, va - intesa come ripudio della guerra e come «costruzione di un sistema di difesa fondato sulla non violenza e integrato con la dimensione civile”.
Parole accorate, specialmente se rilette dopo l’ultimo, recentissimo assalto di Hamas e dopo le esternazioni ufficiali di Netanyahu. Un’altra guerra rinfocola sullo scacchiere euromediterraneo. E l’orizzonte pacifista sembra disintegrarsi sotto fuochi incrociati. Dobbiamo, oggi più che mai, difendere l’articolo 11 della nostra Costituzione, tenendo presente che essa ripudia la guerra e promuove spazi dialogici di pace.
Non va eluso, in ultimo, quanto la nostra Costituzione sia, per intrinseca necessità storica, antifascita. Lo ha ricordato l’ANPI, ancora una volta: essa «è nata dalla Resistenza» e ha ratificato nel terzo articolo costituzionale «l’uguaglianza di fatto delle persone», senza discriminazioni di genere, di etnia, di lingua, di religione, di opinioni, di condizioni personali o sociali.
Ci allineiamo quindi con la corale lotta alla discriminazione, alla sperequazione, all’iniquità, schierandoci in favore di una pertiniana e sostanziale giustiza sociale; in favore di una attuazione fattiva di quel programma politico concordato, diceva Calamandrei, ravvisabile nella nostra Costituzione.
Marta Mariani
Pomezia deve far valere le esigenze del territorio
Termovalorizzatore
Entro il 2027, secondo i piani del Campidoglio, sarà realizzato a Santa Palomba un termovalorizzatore che lavorerà 600mila tonnellate di rifiuti indifferenziati l’anno, prodotti nella capitale.
Secondo lo studio di fattibilità presentato dal consorzio di imprese guidato da Acea Ambiente, composto anche da Hitachi Zosen Inova, Vianini Lavori e Suez, il termovalorizzatore di Santa Palomba sarà un impianto molto avanzato dal punto di vista tecnologico e ambientale. Sempre secondo il predetto studio, al termovalorizzatore saranno affiancati due impianti complementari: quello per la cattura delle emissioni di Co2 e quello per il recupero di materia dalle ceneri pesanti. Ferrovie dello Stato sta inoltre eseguendo uno studio di fattibilità per trasportare i rifiuti da Roma all’impianto sui binari, in modo da non ingolfare la viabilità sulla via Ardeatina. Intanto, in attesa del bando di gara attraverso il quale sarà individuata l’impresa o l’associazione di imprese che dovrà realizzare i predetti impianti, l’amministrazione del IX municipio, nel cui territorio, secondo le intenzioni del Sindaco Gualtieri, saranno realizzati, ha avviato un ragionamento sulle ricadute positive che ne potrebbero derivare. In questo contesto si è iniziato quindi a discutere su come riqualificare, valorizzare e rilanciare l’area, su come snellire le pratiche burocratiche per l’insediamento di siti produttivi e nuove realtà imprenditoriali. Peccato che la stessa discussione non sia stata avviata anche a Pomezia, che è confinante con il IX municipio. La nostra città, per l’ennesima volta, dimostra di subire le scelte operate dall’amministrazione della vicina Roma, in particolar modo, spiace dirlo, dai sindaci di sinistra e del Partito Democratico, senza ottenerne alcun vantaggio, semmai avendone in cambio solo problemi. Così è avvenuto ad esempio con il trasferimento da Roma negli anni passati di un gran numero di famiglie disagiate, che ha affaticato la già precaria rete dei servizi sociali cittadini, o con l’insediamento del campo Rom a Castel Romano, una vergogna per le condizioni disumane in cui sono ivi costrette a vivere alcune centinaia di persone, e un problema per Pomezia per l’incremento dei fenomeni di comune delinquenza che tali condizioni hanno generato.
Faccio quindi appello al Sindaco della nostra città affinché dismetta i panni, più simbolici che reali, della barricadera contro il termovalorizzatore, ed approfitti di questa occasione per far valere gli interessi e le esigenze del nostro territorio ai tavoli che si apriranno.
Mario Borgo Caratti
Pomezia in Azione
Vandali in azione
Panchina in frantumi. Questo il triste spettacolo di cui sono stati testimoni ieri mattina tanti pendolari in attesa del bus verso Roma, all’altezza della fermata al bivio di via Roma, sulla via del Mare. Una scena bruttissima, di una violenza assoluta, e solo il pensiero di un vandalo, avrebbe potuto fare un gesto di tale inaudita violenza. Da poche settimane, infatti, per le strade di Pomezia sono apparse queste pensiline in vetro e ferro, per accogliere i pendolari ed identificare soprattutto le fermate degli autobus. Quelli della linea interna che serve il territorio di Pomezia, e naturalmente anche per le fermate coincidenti del servizio Cotral che collega Pomezia con Roma, Pomezia con Anzio e Nettuno e anche Pomezia con Aprilia e Latina. Delle panchine che, fin dalla loro installazione, hanno suscitato interesse nella popolazione, ma soprattutto nelle migliaia di pendolari che, finalmente, dopo anni di attesa si erano visto collocare delle strutture coperte che in caso di pioggia o anche per il sole cocente di questo periodo, sono diventate un punto di riferimento importante per quanti si servono degli autobus per raggiungere le varie destinazioni, come Roma e la stazione ferroviaria di Santa Palomba.
“È una cosa bruttissima quella che hanno fatto – ha detto Nestor con evidente pronuncia spagnola -. Siamo rimasti senza parole quando stamattina siamo arrivati alla fermata dell’autobus sulla via del Mare, ed abbiamo trovato questo spettacolo indegno”.
S.Me.