Il dottor Giovanni Mattias ci parla della migrazione, un fenomeno molto evidente tra fine settembre ed ottobre che interessa anche il nostro territorio
Giornata mondiale degli uccelli migratori
Il 14 ottobre si è celebrata la “Giornata Mondiale degli Uccelli Migratori”. Abbiamo chiesto al dottor Giovanni Mattias dl parlarci della migrazione degli uccelli, un fenomeno che interessa anche il nostro territorio.
“Nelle settimane a cavallo tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre, nonostante l’anomalia di temperature estive persistenti, chi ha rivolto lo sguardo al cielo si è accorto di un particolare traffico aereo: quello della migrazione. Migliaia di individui di rondini, gruccioni, upupe, grossi rapaci come i Nibbi, volavano costantemente tutti diretti verso Sud.
La migrazione degli uccelli è forse uno dei fenomeni naturali e scientifici che più hanno affascinato da secoli l’umanità: il fenomeno di arrivo e partenza di particolari specie di avifauna, che avviene ciclicamente ogni anno e negli stessi giorni dell’anno, è senza dubbio una delle magie che la natura regala all’uomo. Ma di cosa si tratta in particolare?
Descrivere il fenomeno della migrazione in poche righe è alquanto complesso, ma proviamo a riassumere le sue principali caratteristiche generali, per poi, in un prossimo articolo, contestualizzare tale evento sul territorio di Pomezia e sul litorale a sud di Roma.
Perché migrano? La risposta principale a questa domanda è legata alla vita stessa e alla prosecuzione della specie: gli uccelli migrano per trovare un luogo dove potersi riprodurre, nidificare e trovare cibo sufficiente per allevare la propria prole. Se molte specie non migrassero, si troverebbero in difficoltà per la “risorsa trofica” (ovvero tutto quello che mangiano) ed inizierebbe una competizione tra più specie e tra individui della stessa specie, comportando alla lunga la morte dei più deboli.
Per evitare tutto ciò, gli uccelli hanno evoluto diversi comportamenti e schemi di migrazione in periodi differenti dell’anno, tracciando rotte diverse per con l’obiettivo di dare a se stessi e alla propria prole delle migliori possibilità di sopravvivenza; si stima che circa la metà delle specie di uccelli nel mondo ha questa necessità, che scatta in base a precisi parametri di temperatura e periodo di luce solare. Ovviamente non tutte le specie migrano e pertanto alcune si sono adattate a rimanere tutto l’anno nel sito in cui vivono, usando le risorse alimentari differenti, a seconda delle stagioni dell’anno, diventando così stanziali: addirittura alcune specie si sono riuscite ad adattare a climi freddi, immagazzinando nella bella stagione riserve di grasso e cambiando le proprie piume, proprio per resistere meglio alla stagione più rigida
Come si orientano le specie di uccelli? La capacità di orientarsi attraverso mari, oceani e continenti, bypassando aree estremamente inospitali come il deserto, e seguendo tracciati ormai sicuri attraverso terre emerse e mari aperti è forse il mistero più ricco di fascino nel fenomeno migratorio. In che modo gli uccelli riescono in questo? Non esiste una sola risposta, e durante l’evoluzione i migratori hanno sviluppato diverse tecniche:
- L’orientamento magnetico: molti uccelli hanno (incorporati nel proprio cervello, negli occhi e nel becco) dei sensori chimici che permettono loro di allinearsi ai campi magnetici terrestri. Potremmo paragonarlo ad un Gps interno, che è stato inventato milioni di anni prima della tecnologia umana, in modo del tutto naturale.
- L’orientamento geografico: in alcune specie il medesimo esemplare (anche di pochi grammi e piccola dimensione, come una capinera) può percorrere la stessa rotta migratoria decine di volte durante la propria esistenza, imparando a orientarsi seguendo la forma delle coste, il corso dei fiumi o il profilo delle montagne. L’uomo troppo spesso agisce come fattore geologico, alterando il paesaggio pesantemente, con il risultato di confondere la navigazione dei migratori.
- L’orientamento astronomico: gli uccelli migratori possono orientarsi seguendo la luce emanata dalle stelle e l’orientamento delle costellazioni, compresa la stella più vicina a noi: il sole.
- La memoria collettiva: gli esemplari giovani di alcune interessantissime e belle specie di migratori, come l’oca delle nevi o gli ibis eremita, imparano l’itinerario di migrazione accompagnando i propri genitori o da viaggiatori più esperti dello stormo con cui volano. Sebbene la scienza e l’ecologia abbiano scoperto molti dei fattori che spingono a partire e a percorrere decine di migliaia di km ad un determinato individuo, ovviamente il mistero dell’orientamento degli uccelli migratori non è stato del tutto compreso e rivelato. Per questo ogni anno continuiamo a guardare in alto interrogandoci curiosamente ad ogni loro ritorno: “ma come hanno fatto ad arrivare nello stesso punto e lo stesso giorno, come gli anni passati?”.
Prosegue nel prossimo numero. Foto del bravissimo fotografo Emanuele Lucchetti dei Cavalieri d’Italia. F.to dott. Giovanni Mattias”.
A.S.
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