Il nuovo libro di Silvano Casaldi che può essere considerato il seguito di quello pubblicato nel 2012
Le Priore di Nettuno - Rassegna fotografica dal 1919 al 2023
C’era da immaginarselo, dopo le pagine dedicate alle Priore di Nettuno, pubblicate sul nostro quindicinale da marzo a maggio, Silvano Casaldi tira fuori dal cassetto un nuovo libro sullo stesso argomento. Lo aveva fatto già dieci anni fa, nel 2012, con la presentazione al salone dell’Astura Palace Hotel, stracolmo di gente, per lo più ex priore, non sappiamo se si può dire ex alle priore perché – come la benemerita Arma dei Carabinieri – una volta che si partecipa alla processione di maggio come priora si resta priora per sempre. Quella volta Casaldi presentò il libro Nettuno e le sue priore – Rassegna fotografica dal 1919 al 2012.
Questo volume in pratica è la continuazione del precedente, articolato in maniera molto semplice: il primo capitolo inizia con le immagini di tutte le Priore dal 1919 al 2012, raccolte nelle pagine quattro per volta, in bianco e nero e a colori, quando le foto iniziarono ad essere colorate. Il secondo capitolo raccoglie invece, le immagini delle Priore principali, delle due assistenti che procedono in processione al suo fianco e con tutte le immagini delle altre assistenti di fila. La prefazione del libro è curata dall’arciprete parroco dei Ss. Giovanni Battista ed Evangelista, don Fabrizio Pianozza.
Ne riportiamo un passaggio: “Questa rassegna fotografica è particolarmente suggestiva perché attraverso le immagini racconta la storia di un popolo, di famiglie, di giovani ragazze e della loro emozione. Dietro ogni immagine c’è un volto dietro ogni volto una storia e attraverso le storie si costruisce un popolo”. La presentazione dell’autore e divisa in capitoletti: “L’estrazione delle tredici priore”, “L’emozione di essere Priora”, “La prova dell’abito”, “Con le priore anche gli angeli e i paggetti”, “La grande bellezza”.
In anteprima pubblichiamo alcuni brani del libro “Le Priore di Nettuno” che sarà disponibile nelle edicole dei giornali del centro di Nettuno e su Amazon: “Cosa significa per i nettunesi la processione di maggio? Senza dubbio è la festa annuale che la popolazione celebra con maggiore partecipazione: un imponente spettacolo di fede e di folclore, ma anche di penitenza e di supplica di grazie, che i nettunesi si tramandano da secoli e di cui sono orgogliosi (…).
Ufficialmente la data di nascita di questa imponente processione, è il 1878, quando il papa Pio IX, il 23 agosto 1877, proclamò la Madonna delle Grazie, patrona principale di Nettuno e stabilì che se ne celebrasse la festa ogni anno, la prima domenica di maggio. Quindi il sabato che precede la prima domenica di maggio, la statua della Madonna si porta solennemente in processione, dalla Basilica Santuario di N.S. delle Grazie e S. Maria Goretti, alla Collegiata dei Ss. Giovanni Battista ed Evangelista, dove rimane otto giorni, secondo un’antica consuetudine (…) La delusione di chi non viene estratta dura poco, tenteranno l’anno successivo. L’esultanza, invece, di chi è chiamata ad indossare l’abito della priora, è enorme (…) Da secoli queste giovani donne nettunesi hanno in comune l’aver rappresentato un simbolo storico della tradizione locale: essere state Priore, l’aver condotto, in questa veste, la processione di maggio (…) La figura della priora è da sempre legata alla storia della città. Nei tempi antichi le priore che intervenivano alla processione di maggio erano donne sposate, avevano il proprio abito, lasciato dalla madre o cucito personalmente, che indossavano, a volte, anche per il loro matrimonio (…) La bellezza della processione è rappresentata anche dalla schiera degli angeli e dei paggetti dei vari istituti di Nettuno.
Sono vestiti di bianco con un mantello rosso o nero, il cappello rosso o nero piumato, portano alla cinta un pugnaletto e un borsello dello stesso colore del mantello; gli angeli sono bambine con le ali di diversi colori e sono in sintonia con il colore delle vesti che possono essere bianche, rosa o celeste, le più grandi portano i fiori, le più piccole restano attaccate con una mano alle corde tenute dalle insegnanti, tra le quali si possono ammirare molte suore degli istituti religiosi.
E ci sono i comunicanti con i loro abiti bianchi (…) Il momento più atteso è proprio quest’operazione di discesa dall’alto dell’altare della Madonna delle Grazie che, addestrati confratelli della Confraternita di San Giovanni, effettuano con maestria aiutati da un attrezzo che funziona come un ascensore che sale e scende girando una manovella a mano.
«Evviva Maria», gridano in tanti appena gli addetti staccano dalla parete la statua e la posano sulla base dell’ascensore. «Evviva Maria», gridano di nuovo quando la Madonna delle Grazie è in basso e viene appoggiata sulle travi di legno. Ognuno poi – con ordine e devotamente si avvicina e la tocca facendosi il segno della croce.
Edo Capri