UNA GUERRA
SENZA FINE/3
di Francesco Bonanni
Con la costituzione della Repubblica Turca, fondata dal Generale laico e nazionalista Ataturk, come per tutte le Minoranze (curdi, armeni), la vita degli Ebrei peggiorò notevolmente.
I Mercanti ebrei subirono la progressiva erosione delle loro ricchezze a causa dell’introduzione di una Imposta Patrimoniale particolarmente vessatoria, la Varlik Vergisi.
Così tra il 1948 e il 1950 gran parte dei Cittadini ottomani di Religione Ebraica decise di emigrare nel neonato Stato di Israele.
Nell’Europa Cristiana spesso gli Ebrei erano costretti a risiedere con varie restrizioni in appositi quartieri denominati “Ghetti”.
Termine che nasce proprio a Venezia. Era il nome di un quartiere della città dove nel passato era stata costruita una fonderia di rame, nel dialetto veneziano chiamata “Geto”, cioè la gettata (colata) di metallo fuso, che col tempo dai locali Ebrei Aschenaziti di origine tedesca finì per essere pronunciato “Ghetto”.
Il 29 luglio del 1516 il Governo della Serenissima decretò che il Geto sarebbe stato destinato a residenza obbligata del “Serraglio degli Ebrei”.
Era aperto di giorno e chiuso dal tramonto all’alba e tale disposizione durò fino al luglio del 1797 quando, a seguito della conquista delle Truppe francesi, la Serenissima crollò.
Da quello veneziano furono denominati tutti i quartieri delle città europee nei quali gli Ebrei furono costretti a vivere.
Nello Stato della Chiesa pur non essendo praticata una politica antisemita vi era però un atteggiamento ostile di natura esclusivamente religiosa in quanto i “Giudei” venivano accusati di “Deicidio”.
Solo con la conversione al Cattolicesimo Romano gli Ebrei potevano “riscattarsi” da una simile accusa infamante e quindi essere tollerati anche se in effetti soggetti a molti sospetti sulla autenticità della loro conversione. Erano chiamati i “Marrani”.
Nella Roma dei Papi, da sempre caratterizzata da un profondo spirito ecumenico, non ha mai prosperato nessuna forma di Razzismo ma solo una netta avversione nei confronti di tutti i Culti diversi dalla Religione Apostolica Romana per cui nei confronti degli Ebrei non disposti a convertirsi al Cattolicesimo non è mai stata esercitata alcuna persecuzione di tipo razzista, come l’Antisemitismo, ma una dura politica Antigiudaica.
Ha raccontato l’ex Rabbino Elio Toaff che nella Roma Papalina durante il periodo del Carnevale tra la varie manifestazioni c’erano le Corse di Berberi a quattro e a due zampe: prima lanciavano i cavalli e poi facevano correre gli Ebrei.
Inoltre il Rabbino si doveva presentare al Governatore della città con un bel cesto di fiori, che nascondeva una notevole somma di denaro, e quando si girava per andar via riceveva un bel calcio nel sedere per passare poi tra una selva di schiaffi e sputi da parte dei presenti.
Infine nel 1555 con la Bolla “Cum nimis absurdum” Papa Paolo IV istituì un Ghetto (tre ettari per quindicimila “Giudii”) che durò, fatta per il breve periodo dell’occupazione napoleonica (1798), fino al 1848 quando fu abolito da Papa Pio IX.
Gli Ebrei, inoltre, erano obbligati a portare sugli indumenti un segno di riconoscimento di color giallo.
Solo nel 1870 a seguito della breccia di Porta Pia, gli Ebrei romani ottennero finalmente la completa eguaglianza con i Cristiani.
Guerra e pace
Nel silenzio della mia casa
trovo la pace ma i miei
pensieri mi confondono.
Al di fuori della mia finestra
fuori nel mondo
la vita non è più la stessa.
Era bello sentire le campane,
che dolce suono il canto
delle rondini.
La strada tranquilla che porta
alla chiesa ora è polverosa,
rumorosa e grigia.
Dove sono i bambini con la palla
e perché non vedo le bambine ridere
con i loro vestiti morbidi
che colorano la strada.
Le canzoni dai balconi
non si sentono più.
Le mamme sedute sulla soglia
a far la maglia,
non ci sono più.
Ora si odono le bombe,
la ferraglia dei carri,
le fucilate e il rumore degli scarponi
dei soldati che marciano sulle
strade polverose ormai piene
di cumuli di macerie.
Dove sono le case, non le vedo più.
Forse è un brutto sogno.
Ora mi sveglio e il sole splende,
le rondini cantano,
le campane suonano,
i bimbi urlano e
una madre non piange più
sulla bara di suo figlio.
Sul balcone della casa di fronte
inneggia una sola parola
"Ritmo".
Rita Salimbeni
Ardea, 29 maggio 2025
SUL
PRINCIPIO
DELLE
COSE
a cura di Adriana Cosma
ARTI DIVINATORIE O
ARTI MANTICHE? /2 (cenni)
Le Rune norrene
1 - Il Futhark Antico - 24 rune: interpretazione dal carattere magico; previsioni considerazioni del presente passato futuro; una visione mondo che si affida alle capacità esoteriche umane innate a ciascuno di noi chi più chi meno. Noi percepiamo il mondo che ci circonda ed in qualche modo, Noi intuiamo qual è il risvolto positivo o negativo degli eventi che si prospettano man mano che avvengono.
Le rune del fuþark antico sono comunemente ritenute aver avuto origine nella zona dell'antica città di Cuma. L'alfabeto cumano (variante dell'alfabeto greco della zona eubea) è la base degli alfabeti dei popoli italici; le rune derivano da una variante settentrionale (alfabeto etrusco o retico) o dallo stesso alfabeto latino. La derivazione dall'alfabeto greco per mezzo di contatti tra Goti ed Impero Bizantino fu una teoria popolare nel XIX secolo, ma è stata smontata quando le iscrizioni di Vimose sono state datate al II secolo (mentre i Goti sono venuti a contatto dei Greci solamente dal III secolo); viceversa l'alfabeto gotico del IV secolo, che derivò da quello greco, possiede due lettere derivate dalle rune, (da Jeran) e (da Uruz).
Il fuþark antico (così chiamato dai fonemi delle prime sei rune: F, U, Þ, A, R e K) consiste in 24 rune, spesso divise in tre gruppi o ætt di 8 rune ciascuno.
Ogni runa è affiancata alla sua traslitterazione vedi foto.
Il fuþark recente (o futhark recente), chiamato anche rune scandinave, è un alfabeto runico, forma ridotta del fuþark antico consistente di soli 16 caratteri contro i precedenti 24, in uso a partire dal IX secolo. La riduzione paradossalmente avvenne nello stesso periodo in cui alcuni cambiamenti fonetici portarono ad un gran numero di diversi fonemi nella lingua parlata, quando il proto-norreno evolvette nel norreno.
Fuþark recente: le rune a rami lunghi danesi e le rune a rami corti svedesi/norvegesi.
2 - Rune Uthark disposte in un sistema magico per rilevare coraggio forza virilità. È una visione dell’esistenza più matematica e realistica meno empatica rispetto al sistema precedente
Modalità di interrogazione
Le Rune si conservano in un sacchetto di cotone di colore nero o rosso.
Si estrae 1 Runa al mattino per avere un’idea sulla giornata, cosa accadrà oggi?
Si estraggono 3 Rune per rispondere alla domanda con sì o no: se tutte e 3 sono positive è un sì, se sono tutte rovesciate è un no, se ne abbiamo due positive su tre la risposta è ancora positiva. La terza runa, quella negativa, ci indica però le difficoltà e su cosa si deve intervenire per avere il massimo successo. Le tre Rune estratte si possono leggere anche in diverso modo: la prima indica il problema così com’è, la seconda cosa si deve fare di conseguenza e come deve essere il nostro atteggiamento mentre, la terza, ci dice che cosa accadrà.
Si estraggono 5 o 7 Rune per vedere ciò che avverrà in futuro.
5 rune: la prima Runa ci parla del passato e cosa ha causato la situazione attuale, la seconda Runa ci indica il presente, il problema che esiste (o non esiste) al momento attuale, la quarta Runa ci indica l’aiuto che ci possiamo aspettare di ricevere, mentre la quinta ci dice quale aspetto del problema deve essere accettato e non si può modificare. La terza Runa ci espone il risultato finale. Entro tre mesi accadrà quanto rivelato.
7 Rune: la prima e seconda indicano una questione, la terza e quarta sono i fattori del passato che ne sono la causa, mentre la quinta e sesta sono rune di avviso che ci aiutano a modificare le cose sulle quali si deve intervenire. La settima Runa ci da poi il risultato per farci apprendere come ci dobbiamo muovere.