In vista del rinnovo delle concessioni il turismo balneare vive una crisi immaginaria. Colpa dei governanti che tergiversano
Il lamento dei balneari sulla graticola
Sono sulle prime pagine della cronaca da qualche anno per l’affare Bolkenstein che li tiene sulla graticola perché impone loro di mettere in gara d’appalto il rinnovo delle concessioni demaniali con cui esercitano l’attività di gestione di suoli pubblici per la balneazione e la ristorazione. Balneazione e ristorazione, Si fa per dire: mi è capitato lo scorso anno di praticare alcuni stabilimenti di Cervia e Milano Marittima, come il Papete, in cui sembra di stare nel paese dei balocchi; c’è di tutto incluso un drappello di voluminose guardie addette alla sicurezza e dovela presenza del mare sembra diventato solamente un optional. E’ la totale mancanza di controllo sia nell’utilizzo delle concessioni sia della loro durata che in molti casi si perpetua di padre in figlio, che rende la transizione ad un sistema di alternanza basata sulla libera concorrenza, difficile da digerire.
C’è un gran disordine nel modo con cui questa transizione sta avvenendo e ciò per colpa anche di questo governo checontinua a tergiversare per evitare decisioni impopolari.
Quest’anno, complice la breve consueta sosta estiva degli avvenimenti di politica interna si è generato, sui media, un piagnisteo per il calo delle affluenze dei turisti bagnanti: chi parla del 30%, chi spara cifre a casaccio per avvalorare la tesi che quest’anno il turismo marino è stato in sofferenza. Certo è che il bel tempo del Covid è finito: quando gli stabilimenti prossimi alle grandi città erano l’unico approdo possibile del popolo di prigionieri relegati in casa da leggi la cui opportunità è ancora oggi tutta da verificare. I viaggi erano praticamente off limits. Gli alberghi delle grandi città d’arte completamente vuoti con danni economici tali da impedire, spesso, una successiva ripresa. Quasi totale è stata la chiusura delle strutture ricettive di montagna. Romani, milanesi, napoletani e palermitani hanno letteralmente invaso i lidi posti nelle vicinanze delle loro città per fare una vacanza.
Passata la pandemia i cittadini hanno, gradualmente, recuperato la loro libertà e la macchina del turismo si è rimessa in moto al punto che in alcune città d’arte e località prestigiose nasce il problema di come limitare il flusso dei vacanzieri fino ad imporre, in alcuni casi, il biglietto d’ingresso alla città. Il turismo di montagna è di nuovo ai massimi, complice anche un clima torrido che invita a preferire la frescura delle nostre tante montagne.
C’è stato sicuramente un calo di presenze sulle nostre spiagge, ma bisogna sempre misurarlo riferendolo a termini di confronto plausibili. C’è stato un aumento di tariffe dei servizi? forse si in molti casi: senza considerare luoghi esclusivi come la Costa Smeralda, se in alcuni stabilimenti di Viareggio, di Alassio, ma anche di Gallipoli un set di ombrellone e due lettini costa come una camera d’albergo, allora c’è poco da lagnarsi se anche la clientela benestante prende il traghetto a se ne va dall’altra parte dell’Adriatico dove spende un terzo ed è trattata da vip. Insomma è tutto un mondo che deve darsi una regolata e dovrà farlo anche con un possibile considerevole cambio di gestione, con regole nuove e servizi più efficienti a prezzi calmierati dalla concorrenza. Entro il 2027 tulle le concessioni utilizzate per scopi commerciali dovranno essere rinnovate ed i nuovi concessionari saranno selezionati proprio in base ai progetti che proporranno nella gara e quindi alle migliorie che verranno realizzate sul piano della gratuità di servizi, del risparmio energetico, dell’accesso ai piu fragili e degli aspetti ludici, ricreativi ed ambientali. Dovrebbe essere un cambio epocale anche perché la durata delle concessioni sarà limitata e molti stabilimenti cheattualmente forniscono servizi di scarsa qualità dovrebbero trovare gestori più abili e più efficienti. Non è auspicabile, comunque che, come è accaduto a Iesolo, dove il lungo tratto di litorale che va da piazza Brescia a piazza Mazzini, è stato aggiudicato alla società che produce le scarpe Geox, gruppi economici si approprino del turismo balneare prendendo il posto delle tante realtà familiari che hanno fatto la storia delle nostre spiagge. Ciò comunque è difficile evitarlo, specialmente in zone di alto pregio turistico, perché la potenza economica di un gruppo commerciale è tale da presentare progetti altamente costosi ed innovativi che piccoli imprenditori non possono permettersi. Il timore, inoltre, è quello che dietro il paravento di un prestanome commerciale si possa celare la malavita organizzata che, da molti anni ormai, è entrata anche con violenza nel business del turismo balneare nel meridione del Paese ma anche nel litorale vicino a noi.
Sergio Franchi