Bilancio negativo nella gestione del servizio per la raccolta dei rifiuti ad Anzio
Parliamo di monnezza
Non ci siamo: forse c’è una maledizione sulla nostra cittadina oppure ci sono amministratori incapaci o peggio; una cosa è certa e consolidata: Anzio è una città sporca e lo è da tempi lontani, dai tempi della Volsca e prima, con i cassonetti sommersi da rifiuti, lo è stata con la gestione Camassa e, nonostante le promesse e qualche giustificata aspettativa, continua ad esserlo e l’estate appena trascorsa ne è la plastica testimonianza. La scelta della ditta AET, avvenuta senza unaregolare gara d’appalto, ma con l’adesione ad una Società Per Azioni pubblica, sembrava fosse la soluzione soddisfacente ma, aquanto sembra, non lo era e questa estate ne ha costituito un plastico esempio. Si dice che il capitolato non fosse adeguato e che la ditta non fosse all’altezza dell’incarico ma è come il pittore che giustifica la mancata vendita dei suoi quadri al fatto che sono di pessima qualità. Una cosa è certa: la ditta AET è titolare della raccolta in 14 centri abitati della zona dei Castelli Romani dei quali, a parte il comune di Ciampino che ha circa la metà dei residenti di Anzio, gli altri sono piccoli centri abitati da qualche migliaio di abitanti, con un incremento estivo valutabile in centinaia o poche migliaia di unità. L’escursione demografica di Anzio è tale che, nel periodo estivo ad Anzio vivono circa 120.000 persone e cioè quante ne vivono in tutti gli altri 13 comuni in cui la ditta AET esplica il servizio di raccolta dei rifiuti e gli altri servizi di igiene urbana. Che la ditta potesse essere inadeguata lo dicono i numeri ed allora chi l’ha selezionata dovrebbe spiegare perché non ne ha scelta una, magari in regolare competizione su un progetto ambizioso.
La vocazione turistica di Anzio ha radici lontane e, anche se altissima è la componente delle seconde case, la presenza del forte afflusso estivo significa linfa vitale sia per l’economia e sia per il suo prestigio. E’ una questione appunto di “progetto ambizioso” ed i progetti ambiziosi vengono creati da menti illuminate, ma io mi limiterei al più banale senso del decoro. Arrivare in una delle stazioni ferroviarie periferiche di Anzio ti da l’idea di essere giunti, non in una ridente ed elegante cittadina con una storia lunga millenni, ma nella più disagiata borgata romana. Bottiglie vuote, cartacce, sacchetti di rifiuti ma anche materassi, vecchie poltrone e qualche altro suppellettile che gli “incivili” vi hanno abbandonato e che nessuno ha raccolto per settimane. Il problema degli incivili poi fa capitolo a se: l’uomo nasce incivile e vi sarebbe rimasto se secoli di socializzazione non lo avessero civilizzato, ma la domanda è semplice perché in molte cittadine italiane gli incivili sono stati debellati? Perché,in quei luoghi, non ci sono materassi e scie di sacchetti lungo le strade di maggiore scorrimento verso le grandi città? Certamente l’opera di civilizzazione non l’hanno fatta telecamere, più o meno furbe,ma sono stati progetti disegnati per il territorio, dirigenti che hanno redatto regole adatte alla loro realizzazione ed hanno utilizzato gli strumenti a loro disposizione per conseguire risultati di eccellenza.
Da non trascurare il fatto che il servizio della raccolta dei rifiuti non potrà mai avere successo se non si stabilisce la sintonia fra utenza e chi è responsabile politico dell’attivitàche, in ultima istanza, è colui che deve risponderne ai cittadini. Il decoro e l’igiene di una città non si misurano solo nelle strade pulite e nella puntuale raccolta dei rifiuti, ma nel funzionamento dell’infrastruttura stradale, nell’eliminazione di erbacce che invadono i marciapiedi, nella pulizia dei giardini e delle spiagge, nel lavaggio di luoghi di presenza dei cassonetti, nell’efficacia dei servizi nei confronti dei vacanzieri del weekend ecc. Nel tempo, la gestione è peggiorata e la decisione sembra essere quella di mantenere in vita il contratto AET, con condizioni modificate.
Si sente parlare di milioni versati alla ditta per ragioni che i cittadini non comprendono. A loro basterebbe che finalmente un dirigente capace riuscisse a gestire un contratto adeguato per una città pulita in modo accurato, con servizi degni della citta di Nerone e magari, con incivili civilizzati con le buone o le cattive maniere, con operatori dedicati che non prendano in giro i cittadini e con utenti che versano tutti la loro quota di partecipazione. Non chiedo la luna, chiedo solo un servizio professionalmente gestito. Resta una domanda: ma se la ditta AET non era adeguata……..come può diventarlo?
Sergio Franchi
Rifiuti domestici
Tutte le domeniche dalle 17 alle 20, fino al 14 settembre, sarà attivato un punto di raccolta mobile dei rifiuti presidiato su via Nettunense, nella complanare tra Lavinio Stazione e Padiglione.
L’iniziativa rappresenta un ulteriore servizio integrativo, oltre alle isole itineranti attivate già da marzo, per consentire a turisti e villeggianti di conferire i rifiuti nel fine settimana.
“Una delle criticità più evidenti nell’organizzazione del servizio rifiuti – dice l’assessore all’ambiente, Luca Brignone - è rappresentata dall’assenza di una soluzione per turisti e residenti di seconde case, che vengono nella nostra città nel fine settimana e non hanno soluzioni per conferire i rifiuti. Stiamo progettando soluzioni strutturali per il prossimo anno, nell’ambito della riorganizzazione complessiva del servizio, che partirà nei prossimi mesi. Nel frattempo, stiamo attivando soluzioni integrative per andare incontro alle esigenze della popolazione per questa stagione”.
Il servizio non è dedicato al conferimento di ingombranti ed elettrodomestici, ma ai rifiuti domestici differenziati, prodotti da villeggianti e turisti.
Per ingombranti, elettrodomestici e verde restano attivi i seguenti servizi dalle 7 alle 12: Il martedì in Piazzale Antium (centro Anteo); Il giovedì nel parcheggio antistante la casa di cura Villa dei Pini (via Colle Cocchino); Il venerdì nel parcheggio della Stazione di Lavinio (area sottostante al cavalcavia); Il sabato (dalle 8 alle 18) e la domenica (8-13) restano in funzione le aree di via della Campana e via Goldoni.
Comune di Anzio
Una flebile speranza di pace tra intrallazzi e colpi di scena
Il gatto e la volpe
Forse se il summit fosse avvenuto in California, invece che in Alaska, non sarebbe stato quella mezza doccia fredda che il grande incontro di ferragosto ha rappresentato per la risoluzione del conflitto in Ucraina. Le aspettative erano tante a vedere i due grandi protagonisti della politica mondiale incontrarsi e parlare di pace. L’immagine dell’incedere sicura dello zar sul tappeto rosso e quella del quasi oligarca americano mi hanno fatto uno strano effetto: un uomo ricercato per crimini di guerra che incontrava un megalomane con atteggiamenti schizoidi, per risolvere i problemi del mondo; perché non solo di Ucraina avrebbero parlato ma di tutto ciò che serve fare Russia ed America “greatagain”.
L’interesse del presidente americano per l’Ucraina non va oltre quello che nutre per sue terre rare o per una medaglia da pacificatore indispensabile per alimentare la sua presunzione. Ma questo passa il convento e di fronte ad un Europa paralitica e timorosa, incapace di dare una voce autorevole al grosso peso economico che rappresenta, anche quella di un millantatore può essere uno strumento valido per fermare una guerra. Chi avesse qualche dubbio sullo scarso peso dell’Europa nella risoluzione di un problema gravissimo ai suoi confini, basta che si riveda tutto lo svolgersi dell’incontro della delegazione europea alla Casa Bianca del 22 agosto; incontro in cui, a favore di telecamere, il “papa” Trump benedice uno per uno, i leader europei, sciorinando complimenti anche per il leader finlandese di cui non aveva sicuramente mai sentito parlare fino a quel momento. Poi l’incontro vero e proprio ed il teatrino della telefonata al sodale russo e le solite dichiarazioni da guascone del Queens. Ma mentre il presidente degli Stati Uniti stilava un certificato di riabilitazioneper il dittatore russo in un incontro per parlare di pace, sul cielo ucraino missili e droni russi continuavano l’operazione speciale col massacro di cittadini e la distruzione di obiettivi civili. Una cosa va comunque riconosciuta al tycoon americano: si è aperta una prospettiva di pace, di una pace che Vladimir Vladimirovic Putin non vuole, non subito perché se avvenisse in base alle prospettive di accordo di cui si parla i libri di storia della grande Russia un giorno scriverebbero di Putin: “Con un esercito ed un armamento 10 volte più forte fece una guerra che chiamò operazione speciale perché doveva essere un affare interno da risolvere in qualche giorno per riassorbire la regione russa dell’Ucraina e liberarla da un governo nazista. Il fallimento totale dell’impresa si misura in oltre un milione tra morti e feriti che l’esercito russo ha lasciato sul terreno e nella conquista di un paio di regioni nell’Ucraina orientale che in buona parte già aveva inglobato nella federazione russa con un atto ufficiale la sera prima dell’invasione dell’Ucraina”.
Non credo che i libri di storia di una futura Russia liberata dalla dittatura, possano scrivere qualcosa di molto diverso, comunque vada. Putin ha fallito miseramente perché il successo di un’azione militare si misura sempre, non col numero dei caduti, ma col rapportotra obiettivi raggiunti e quelli prefissati e quanto avvenuto e sta avvenendo in Ucraina è, sul piano schiettamente militare, un’illogica operativa.
Ma c’è tanta voglia di pace da parte di chi la guerra l’ha sempre vissuta come un evento che riguarda altri, in luoghi lontani che non possono turbare il benessere della gente d’Europa, impegnata a determinare la grandezza delle vongole o le assegnazioni delle concessioni balneari; nella certezza, finita per sempre, che a garantire la pace con i propri soldati ed i propri cannoni ci avrebbe pensato la Zio Sam. Ora Zio Sam ha aperto un suo mercato in cui vende tutto quello che prima regalava, in una corsa allo squilibrio economico che sembra inarrestabile. Non vedo una pace facile proprio perché Putin vorrebbe cambiare quello che i libri di storia diranno di lui, ma un meccanismo si è messo comunque in moto e non sarà facile per lui non uscirne con vergogna. Cisarà una pace, perché c’è sempre una pace dopo una guerra e la cosa verrà risolta con il confabulare affaristico del “gatto Trump” e della “Volpe Putin” in un gioco delle parti di cui si sa molto poco e che prevede accordi ed aspetti non tutti degni di essere resi pubblici. Ma se sarà stato il presidente degli Stati Uniti a lanciare la prima pietra di pace, la storia dovrà rendergliene conto. Comunque.
Sergio Franchi