I risultati della ricerca CoSea Lab raccontano lo stato del mare e della costa di Anzio tra scienza, cittadinanza e mare
Le condizioni del Golfo di Anzio
Pubblicato il report e la mappa digitale “CO>SEA nel Golfo di Anzio” che presenta i risultati della ricerca partecipata sui problemi socio-ambientali del mare e della costa di Anzio verso una prospettiva di sostenibilità condivisa.
Quali sono i principali problemi ambientali del Golfo di Anzio? E come si intrecciano qui le grandi sfide globali, come il cambiamento climatico, con la vita quotidiana e l’ambiente locale? Quali azioni di tutela sono state realizzate? E come si è trasformata la relazione tra mare e società?
A queste domande ha provato a rispondere la ricerca partecipativa “CoSea_Lab. Laboratorio Collaborativo per il mare e la sostenibilità socio-ambientale nel Golfo di Anzio” che ha indagato le principali criticità ambientali e sociali del territorio costiero di Anzio con l’obiettivo di rafforzare il legame tra la comunità locale e il mare. Il report nasce dall’intento di ascoltare il mare attraverso chi lo vive ogni giorno. Pescatori, residenti, associazioni locali, studenti, operatori turistici e cittadini sono stati coinvolti in un percorso innovativo di ricerc-azione partecipativa. Attraverso interviste, testimonianze dirette e analisi sul campo, il report restituisce una fotografia aggiornata dei cambiamenti in atto lungo il litorale, mettendo in luce anche le iniziative di tutela e cura portate avanti dagli abitanti in rapporto con il mare in continua evoluzione, tra fragilità e resistenza.
La ricerca ha permesso la raccolta e l’analisi di dati e conoscenze che descrivono un quadro complesso e urgente: inquinamento, erosione costiera, difficoltà nella gestione del porto e degli arenili pubblici, futuro della pesca, perdita di biodiversità e trasformazioni sociali sono solo alcune delle emergenze emerse.
Il report è stato realizzato dal gruppo di ricerca CO>SEA (Sapienza Università di Roma – Dip. MEMOTEF e Raw-News Visual Production Agency) con la consulenza di esperti di Universita’ di Siena, ISPRA, Legambiente Circolo Le Rondini Anzio Nettuno, il patrocinio del Comune di Anzio e la collaborazione dell’assessore Luca Brignone e Valentina Corrado, e del vicesindaco Pietro Di Dionisio. Il lavoro di ricerca e redazione del report è di Chiara Certomà , Caterina Pozzobon, Chiara Salari, Luca Bertocci, Amedeo Boldrini, Tommaso Valente e Federico Fornaro, con la collaborazione di Giuseppe Lupinacci, Renzo Mastracci e Marcello Alla, con la collaborazione e l’entusiasmo di numerose realtà locali.
La pubblicazione del report segna un passo importante verso una nuova idea di mare: non solo risorsa economica, ma bene comune da proteggere e co-gestire, mentre il Golfo di Anzio si conferma così un vero e proprio laboratorio vivente dove sperimentare modelli di sostenibilità, coinvolgimento civico e cura condivisa degli spazi costieri.
Sintesi del report
Una nuova visione del mare, tra scienza, comunità e giustizia ambientale
Nel cuore del litorale laziale, il lavoro di CO>SEA intende ripensare il rapporto con il mare a partire dallo sguardo di chi lo vive ogni giorno. L’obiettivo non è solo studiare l’ambiente marino, ma comprenderne le trasformazioni nel loro intreccio con le dinamiche sociali, culturali ed economiche del territorio. Per farlo, CO>SEA ha scelto lapproccio della ricerc-azione partecipativa, unendo le scienze naturali e sociali in un dialogo continuo con cittadini, operatori del mare, enti pubblici e associazioni locali.
Il Golfo di Anzio è stato il teatro di questa sperimentazione. Un territorio complesso, segnato da problemi ambientali concreti – come l’erosione costiera, l’inquinamento da microplastiche, le pressioni del turismo e le criticità nella gestione delle risorse marittime – ma anche da un forte legame affettivo e identitario con il mare.
Perché è importante? Il contesto teorico
Il punto di partenza è la constatazione che l’Oceano globale è in crisi. Sfruttamento eccessivo delle risorse, inquinamento, riscaldamento delle acque e perdita di biodiversità stanno mettendo a rischio la salute dei mari e i servizi ecosistemici da cui dipendiamo. Eppure, le risposte dominanti – spesso basate su visioni tecnocratiche ed economiciste, come la Blue Economy – non sono sufficienti. Mancano visioni inclusive, capaci di tenere conto delle dimensioni culturali, emotive e relazionali del nostro rapporto con il mare.
Per tale ragione, la Missione Oceano della Commissione Europea “Ripristinare i nostri oceani e le nostre acque entro il 2030” riconosce che i problemi dell’Oceano possono essere affrontati solo considerando in modo sistemico i fattori interconnessi che li causano.
In questo vuoto, la ricerca sociali diventa cruciale perché offre strumenti per comprendere i vissuti, le contraddizioni, i conflitti e le aspirazioni delle comunità costiere, e aiuta a costruire pratiche trasformative, fondate sulla partecipazione e sull’ascolto. Perciò, CO>SEA mira a promuovere un cambio di paradigma per coinvolgere le scienze sociali nella produzione di saperi partecipativi capaci di stimolare alfabetizzazione oceanica e colmare il divario cognitivo ed emotivo che spesso separa le comunità umane dal mare.
Particolare attenzione viene dedicata alle aree costiere, dove processi urbani e sociali si integrano con le multiple temporalità del mare, determinando contraddizioni e trasformazioni reciproche.
Come si è lavorato? La metodologia CO>SEA
Questa non è solo una crisi ambientale: è una crisi di relazioni. Il mare non è più il cuore delle comunità costiere, ma un contenitore da usare, un paesaggio da consumare. Le politiche parlano di “crescita blu” e innovazione tecnologica, ma dimenticano le emozioni, le storie, i vissuti. Serve un nuovo linguaggio, un modo diverso per raccontare il mare e restituirgli dignità.
La forza del progetto CO>SEA sta nel suo metodo ibrido e creativo. Da un lato, si è adottata una lettura del mare come spazio complesso e relazionale, grazie a strumenti teorici come la semiotica materiale e l’ecologia politica. Dall’altro, si è affrontata la complessità dei problemi legati al mare e alla sua interazione con le coste che pongono sfide sistemiche, senza soluzioni definitive, e richiedono approcci sperimentali e adattivi.
Al centro, c’è la citizen science partecipativa che ha previsto un percorso condiviso di raccolta dati, osservazione, documentazione e analisi, dove i cittadini non sono semplici informatori ma veri e propri co-ricercatori. Tutto è stato accompagnato da un importante uso della comunicazione visuale – video, fotografie, riprese subacquee – per rendere visibili e accessibili questioni spesso invisibili. È una scienza che si fa con le mani sporche di sabbia, con le scarpe bagnate d’acqua salata. I ricercatori e i documentaristi imparano dagli abitanti, ascoltano pescatori, lavoratori del mare, sub, surfisti, ma anche attivisti, artisti, esponenti delle istituzioni. La ricerca diventa relazione, dialogo, memoria collettiva.
Cosa è emerso dalla ricerca nel Golfo di Anzio?
Anzio è un luogo dove il mare è sempre stato casa, lavoro, tempo libero. Ma oggi il suo volto è cambiato: l’erosione si mangia le spiagge, le barche faticano a uscire dal porto, l’acqua si riempie di plastica. La costa non è solo una linea sulla mappa, ma un confine fragile tra memoria e futuro.
L’analisi del contesto socio-ambientale ha permesso di mettere in evidenza le problematiche principali di questo territorio, come l’erosione costiera e l’inquinamento marino, il ruolo della piccola pesca e la pesca a strascico, ma anche alcune iniziative comunali come il progetto di gestione e riqualificazione del porto ad opera del Comune, l’intervento di dragaggio per rimediare all’innalzamento del fondale, il drone mangia plastica e l’isola ecologica futura.
Il team CO>SEA ha realizzato une serie di interviste a cittadini e cittadine (tra cui lavoratori del mare, amministratori, marinai, membri di associazioni ambientaliste, etc.), con lo scopo di raccontare la geografia del mare di Anzio così come viene vissuta e percepita da chi ci vive tutti i giorni. Per analizzarle, il team ha condotto interviste approfondite, campionamenti ambientali, mappature partecipative che costituiscono il fulcro dell’attività del sailing lab per la ricerca ecologica, sociale e visiva in mare. Il risultato è un archivio vivo di dati, storie, immagini e relazioni che raccontano il Golfo di Anzio in modo nuovo.
A partire dai problemi socio-ambientali segnalati dalle persone intervistate sono emerse alcune principali ambiti problematici:
• L’erosione costiera ad Anzio è percepita come la principale emergenza socio-ambientale: un fenomeno naturale aggravato da interventi complessi e da una gestione non sempre unitaria del territorio in un contesto fragile dove sette chilometri su tredici di costa risultano classificati a rischio frana molto elevato
• I cambiamenti climatici stanno già trasformando in modo visibile il mare e la costa di Anzio: innalzamento del livello del mare, riscaldamento e acidificazione delle acque, eventi estremi e proliferazione di specie aliene mettono a rischio gli ecosistemi e le attività legate al mare, richiedendo strategie di adattamento sistemiche;