L’approfondimento con Angela Pollastrini
Coach e Counselor
Sono in compagnia di Angela Pollastrini, Coach e Counselor.
Non è la prima volta che la incontro e precedentemente abbiamo parlato del Coaching: un rapporto esclusivo tra due persone, il Coach (il professionista che offre la consulenza) e il Coachee (il cliente), in cui il primo aiuta il secondo a raggiungere un obiettivo, che può riguardare sia la vita personale che quella professionale, supportandolo in termini strategici, oltre che motivazionali, nel mantenere e portare a termine il programma stabilito.
Oggi invece l’attenzione si sposta sul Counseling.
- Angela ancora adesso questa parola risulta estranea per molti qui in Italia; ci spieghi in cosa consiste?
“Ma certo, volentieri. Il Counseling offre uno spazio di ascolto attivo e di riflessione, nel quale esplorare difficoltà relative ai propri processi evolutivi, oppure a periodi di transizione di vita, oppure a stati di crisi emozionale e rinforzare capacità di scelta o di cambiamento; in altri termini è una relazione di aiuto che si pone l’obiettivo di sostenere una persona in una fase difficile della propria vita (esempio: l’insorgere di una malattia propria o di un familiare, una separazione, un lutto, un cambiamento importante...) per farle ritrovare le energie interiori da cui ripartire. Si rivolge al singolo, alle famiglie o a gruppi e può essere erogato in vari ambiti: privato, sociale, scolastico, sanitario, aziendale.
Il Counselor ha competenze specifiche per la promozione del benessere dell’individuo, ma non esercita attività sanitarie; per tale motivo non va confuso con altre figure professionali, quali lo psicologo, lo psicoterapeuta, ecc.”.
- Quindi qual è la differenza principale tra uno psicologo o uno psicoterapista e un Counselor?
“La differenza principale è che la psicoterapia si orienta a soggetti afflitti da psicopatologie con psicodiagnosi spesso riguardanti disturbi dell’identità e conflitti intrapsichici, sintomi psicosomatici e dell’umore, contrarietà relazionali persistenti, che spesso necessitano una restaurazione o ristrutturazione globale della personalità. I Counselor si occupano di persone sostanzialmente sane, che vogliono colloqui di sostegno o di aiuto per affrontare problemi relazionali o decisionali, senza la necessità di una cura di tipo psicoterapeutico o farmacologico.”
- Quindi il Coaching e il Counseling si possono unire? Cioè, una persona può affrontare i due percorsi insieme?
“Be’, certamente sì. Questo dipende intanto dall’esigenza della persona in questione e in secondo luogo dalla capacità del Coach o Counselor di saper utilizzare e integrare le tecniche e le conoscenze proprie dei due settori, per dare un sostegno ancora più efficace al cliente. Per dirla in termini molto semplicistici, ma che probabilmente rendono l’idea: la stessa persona, attraverso l’assistenza del Counseling, può liberarsi di qualcosa di “brutto” (passami il termine: mi riferisco alle situazioni di crisi di cui parlavo poco sopra) e attraverso l’assistenza delle tecniche di Coaching, può arrivare a raggiungere qualcosa di “bello”, vale a dire ciò a cui aspira”.
Grazie Angela per questa delucidazione che ci hai dato. Coach, Counseling. Credo tu abbia fatto chiarezza in molte persone.
Se siete curiosi di saperne di più, potete seguire Angela sulla sua pagina Facebook.
Barbara Balestrieri
A Nettuno le priorità sono altre per migliorare la vivibilità dei cittadini
Pista ciclabile inutile
Il quesito se la pista ciclabile a Nettuno costituisse una priorità è un quesito che si sono posti molti abitanti e commercianti del centro città. Il tracciato nel suo complesso, dall’ex Divina Provvidenza al Santuario, desta in molti perplessità di vario ordine e grado; il tratto che va dalla chiesa di S. Francesco fino allo storico edificio dell’ex Sanatorio, per poi proseguire ‘a raso’ verso Anzio, venne sconfessato, a opera realizzata, dal suo stesso progettista (vedi la lettera del progettista Arch. F. Trulli su “Il Litorale” n.7 del 1-15 Aprile 2019), perché la realizzazione si discostava da quelle che erano le caratteristiche originarie. Questi 300-400 mt. costituiscono un percorso disagevole per varie categorie di pedoni: quasi una barriera architettonica; infatti per molti metri lo scalino per salire nel marciapiedi è alto, lo spazio per chi va a piedi costeggiando il muro è stretto (neanche 50 cm sul lato sx e neanche un mt marciapiedi lato dx): i fidanzati devono ‘sbracciarsi’ e proseguire in fila indiana, per i carrozzellati il percorso è arduo e i sanpietrini sono sporgenti, stessa cosa per mamme con bambini attaccati mano o in carrozzina, disabili con tutori, i cagnolini al guinzaglio, tutti devono strusciare il muro o scendere dal gradino e rischiare di essere arrotati dalle biciclette, che per fortuna non sono in molte, in quanto che non pochi gruppi di ciclisti, quelli veraci che marciano in gruppo con tanto di casco e la borraccia, preferiscono transitare sullo stradone della Vittoria, che per di più è stato un po’ ristretto, mentre i parcheggi a ‘spina di pesce’ sono stati sostituiti da parcheggi ‘in parallelo’, così che molti posti auto sono andati perduti: un iattura soprattutto d’estate per i spiaggianti. Poi il tratto -a raso- di via C. Cattaneo ha snaturato il disegno originario dopo aver messo in croce commercianti e passanti per tutto il periodo dei mesi primaverili ed estivi, per un percorso ciclabile che, vede, ad occhio e croce, transitare ben poche biciclette, più o meno quante ne transitavano prima. Se proprio c’era la necessità la pista sarebbe stato meglio disegnarla in terra, magari dopo aver ripristinato il vecchio selciato. Sul tratto, dopo l’attraversamento (arduo per i pedoni), che va dalla piazza per tutto il lungo mare, c’è il parere negativo di molti commercianti, ci si lamenta per l’eliminazione di molti posti auto senza spazi sostituitivi (perché una buona volta non ci si decide a iniziare a lavorare all’ipotesi dei parcheggi a raso nell’area delle ferrovie, dopo il cavalcavia?).
Il problema vero per chi usa la bicicletta per gli spostamenti all’interno del centro città, nel quadrante fra la piazza centrale e il muraglione del cimitero americano e nella zona S. Barbara, è il transitare in sicurezza nel reticolo delle strette vie strette, fra le buche delle strade, fra auto parcheggiate anche in doppia fila, pedoni costretti a scendere dagli stretti e sconnessi marciapiedi e intralciati dalla scarsa manutenzione arborea. Il problema, che sa di paradosso, è come spostarsi in bici nel pieno centro cittadino… Insommatutto sommato mi sembra che la pista ciclabile non potesse costituire una urgenza vuoi perché a Nettuno c’è poca cultura del mezzo ciclabile,vuoi perché non è agevole, per non dire a rischio, transitare in bici nelle vie interne del centro, rendendo difficile raggiungere la pista stessa; tanto che, a conti fatti, mi sembra di poter direche questa non ha modificato di una virgola la problematica viabilità nettunese, anzi…..
Insomma, ingenuamente e se vogliamo anche populisticamente (visto che va di moda), il cittadino qualunque non può non porsi la domanda del perché sia stata data priorità ad un’opera della quale probabilmente se ne sentiva la mancanza in maniera nettamente subordinata rispetto la rimessa in funzione di molte opere lasciate a sé stesse da anni o del ripristino di aree che ormai sono al degrado e all’abbandono più volte elencate su queste pagine: il cavalcavia, l’osceno manufatto in cemento presso il Santuario, l’imbracatura di ponteggi che ‘corona’, ormai già da un anno, parte del lato nord dello storico edificio dell’ex Divina Provvidenza. Lo stesso palazzotto comunale ormai da quasi un decennio è semi ingabbiato in tubi e plance; poi i manufatti ferrosi del parco Palatucci; la chiesetta di S. Croce di via S. Maria. Sarebbe anche importante ‘resettare’ il palazzetto dello sport e l’area circostante, dove c’è il parco S. Barbara e l’accesso alle scuole: quando piove un vero e proprio percorso di guerra fatto di fango, scivoloso putridume e foglie marce; oppure si poteva pensare di destinare parte dei finanziamenti della pista all’acquisto di raccoglitori per cartacce, bottigliette di plastica e cacche di cane che giacciono intoccabili e fetenti sui ns marciapiedi…. E così via: tante le piaghe, i punti di degrado che affliggono il tessuto urbano della ns città, i ‘non luoghi’ da ripristinare ecc., ma il ristretto perimetro delle mie facoltà comprensive e di comune buon senso non può competere con la superiore ragione amministrativa, contabile, burocratica, pertanto il senso della operazione ‘Pista ciclabile’, mi sfugge del tutto.
Giuseppe Chitarrini
Associazione Nazionale Artiglieri
Gli Artiglieri della Sezione di Nettuno dell’Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia hanno provveduto, alla fine di dicembre scorso, al rinnovo delle cariche sociali per il Triennio 2020 – 2022.
Con grande affluenza, quindi, domenica 15 dicembre 2019, i soci della Sezione si sono recati alle urne situate presso i locali della Sede Sociale in Largo Bruno Buozzi n. 6 dove hanno potuto esprimere le loro preferenze e dare vita, per il prossimo triennio, ad un rinnovato Consiglio Direttivo, confermando, comunque, ancora una volta al vertice come Presidente di Sezione: il Cav. 1° Mar. Lgt. a. c/a (ris.) VICINI Dott. Walter e come Vice Presidente di Sezione il Ten. a. ter (ris.) D’AMBROGI Dott. Paolo.
Sono stati eletti Consiglieri, i Soci: Sisto Verdecchia, Luigi Carannante, Carlo Trinchera, Tito Magliozzi, Maria Pia Consalvi, Franco Croce, Massimo Progni e Mariano Salvatori (Membro Supplente). Sono stati eletti, inoltre, quali Membri del Collegio Sindacale: Presidente, il Socio Aristide De Bellis; Sindaci, i Soci Alessandro De Santis e Sebastiano Bonfiglio; Sindaco Supplente, il Socio Aldo Pierdomenico.
Il 19 gennaio 2020, sono entrati effettivamente in possesso delle Cariche Sociali al termine dell’Assemblea Ordinaria dei Soci.
Auguriamo agli Artiglieri eletti “Buon Lavoro” ed un Buon Anno 2020 veramente ricco di soddisfazioni.
Il Presidente
Cav. Walter Vicini