L’esperienza di Jacopo che lavora con il padre
Passione per il pesce
Un padre e un figlio. Un figlio può lavorare con il proprio padre 24 ore?
Andiamo a scoprirlo insieme attraverso le parole di Jacopo, che ha scelto di lavorare con il padre seguendo la sua passione.
- Ciao Jacopo, ci racconti cosa ti ha spinto a lavorare con tuo padre? La sua passione per la ristorazione, per il pesce o altro? (Jacopo lavora nel locale del padre Alessandro Fazi a Nettuno).
“Avevo 15 anni e non mi è mai piaciuto andare a scuola, Ci andavo contro voglia, non mi ci ritrovavo. Papà gestiva una friggitoria all’interno di una pescheria a Testaccio ed ho cominciato con lui. Poi sempre con lui al locale a Monteverde a Roma e ora eccomi qui a Nettuno.”
- Lavori in un locale dove la specialità è il pesce… Che rapporto hai con il mare?
“Del mare amo immergermi, quando sono sotto acqua provo un senso di libertà totale”.
- Torniamo al tuo lavoro. Che ruolo hai? E’ il lavoro che volevi fare quando eri piccolo? E lavorare con tuo padre ti da sicurezza oppure no?
“No. Da piccolo volevo fare il meccanico. Nel locale di papà sono il responsabile della cucina. Do delle direttive sui tempi tra una comanda e l’altra, e, credimi, quando ci sono tante persone, non è proprio facile incastrare le tempistiche. Tengo a precisare che papà mi ha sempre lasciato libero di seguire la mia strada, non mi ha mai spinto a seguire la sua strada. Lavorare con lui è sia bello che brutto. Bello da una parte lavorare insieme perché con lui alle spalle mi sento sicuro, sa gestirmi, poi mi tratta non come suo figlio ma come dipendente, quindi se sbaglio me lo fa notare, non mi ha mai trattato da privilegiato, anzi.
Ora a 19 anni sento che voglio crescere, con lui ho questa possibilità, e magari un domani gestire io questo locale, ma ho tempo per scoprirlo.”
- Un tuo sogno ce lo hai?
“Comprarmi una Nissan Skyliner R 24, la passione del 1999, e poi aiutare i miei genitori, vorrei che si godessero la vita e non pensassero a lavorare… e so che ci riuscirò nei tempi giusti”.
- Ultima domanda, hai un messaggio per i tuoi coetanei?
“Si… non appena potete rendetevi indipendenti e autonomi. Io ad esempio non amo chiedere, mi piace vedere realizzati i miei desideri grazie al mio lavoro, al mio impegno, al mio sforzo. Non esiste soddisfazione più grande di questa, credetemi”.
Grazie Jacopo. Un diciannovenne con le idee chiare, un diciannovenne che ha scelto di lavorare con il padre, un diciannovenne che si sacrifica per il suo lavoro. Un ragazzo sano con valori sani che i genitori hanno saputo trasmettergli.
Barbara Balestrieri
L’arte dell’ospitalità
Oggi sono in compagnia di Marco, andiamo con lui a scoprire il suo lavoro attraverso le sue parole.
- Ciao Marco, ti ho conosciuto a cena all’Amo, Hosteria di pesce a Nettuno. Tu sei il responsabile di sala. Puoi spiegare a me e ai nostri lettori di cosa ti occupi?
“Certo che sì. Il mio lavoro consiste nell’occuparmi dei clienti che vengono al locale, farli sentire a casa, come se fossero tra amici. Li accompagno al loro tavolo, porgo loro i menu e li consiglio a seconda di cosa piace o meno con quello che il nostro chef ha preparato”.
- A che età hai cominciato a lavorare?
“Da ragazzo. Sono sempre stato molto indipendente. Amo lavorare, guadagnare i miei soldi e spenderli senza dover rendere conto a nessuno. L’essere indipendente mi permette di sentirmi libero, di non avere vincoli e questo mi da grande ed enorme soddisfazione”.
- Come ti trovi a lavorare con Alessandro Fazi, il tuo chef?
“Benissimo. Ormai sono sei anni che lavoriamo insieme. Tra di noi c’è intesa, rispetto e complicità. Ho cominciato con lui a lavorare a Roma al suo primo locale che aveva una friggitoria all’interno di una pescheria a Testaccio, poi lo ho seguito a Roma a Monteverde e ora qui a Nettuno nel suo nuovo locale”.
- Con questo lavoro è migliorata la qualità della tua vita?
“Assolutamente sì. Prima ero uno zingaro. Questo lavoro mi ha dato disciplina, ordine, mi ha aiutato a crescere umanamente e poi mi permette di conoscere tanta gente diversa”.
- Questo lavoro è duro, non ce lo nascondiamo. Secondo te può farlo chiunque?
“Come hai detto giustamente te non è un lavoro che una persona decide di fare la mattina. Ha i suoi orari. Quando le persone festeggiano le ricorrenze, tu devi tenere presente che devi andare a lavorare, quindi devi essere disposto a fare dei sacrifici. Non hai i sabato sera, i pranzi delle domeniche o i pranzi e le cene del Natale, della Pasqua e altro. E’ un lavoro, come tale va preso, ma se ti piace, se ti appassiona veramente lo fai e ti senti gratificato per quello che dai”.
- Un sogno ce lo hai?
“Quello di continuare a crescere, attualmente mi sento di avere tutto. Vivo giorno per giorno, non faccio programmi a lunga scadenza. Prendo ciò che arriva e ringrazio ciò che ho. Purtroppo tanti miei coetanei non hanno lavoro, questo mi spinge a dare il meglio di me in questo ruolo che oggi fa parte di me, ruolo che ho scelto e che amo anzitutto”.
Grazie Marco, grazie per averci parlato di questa professione. Una persona umile parla in questo modo.
Ti auguro di realizzare un sogno, quel sogno che magari tra qualche tempo esce allo scoperto e sono certa che con la tua umiltà tu arriverai a realizzarlo.
Barbara Balestrieri
La chiacchierata con Barbara che ha deciso di mettersi a servizio di altri
Diventare pranoterapeuta
Sono in compagnia di Barbara che sta facendo un corso per diventare pranoterapeuta.
Andiamo a conoscerla insieme.
- Ciao Barbara, ci racconti come eri da bambina?
“Ero la classica bambina maschiaccio che amava giocare con macchinine e camion,piuttosto che con le Barbie. Mi piaceva la compagnia dei maschi, meno piagnistei e drammi e con loro si giocava realmente a qualcosa; costruivamo piste per macchinine, piuttosto che gallerie, saltavamo dentro i fossati pieni d’acqua,andavamo alla scoperta di tane, ci si arrampicava sugli alberi! Con le bambine, l’unica cosa che si faceva era giocare a “facciamo la merenda per le bambole” o a Barbie e Ken che facevano i fidanzati...”.
- Entriamo nel vivo, come sei arrivata a capire che volevi fare la pranoterapeuta?
“Grazie a una mia cliente “della Domenica” del bar di famiglia dove lavoravo: Daniela. Un rapporto che dura da oltre dieci anni dove ci siamo anche perse di vista, ma dove le nostre anime sono sempre rimaste collegate tra loro.
A 31 anni diventata mamma, ma ero talmente concentrata in quel ruolo che mi sono ritrovata a non essere più Barbara! Mi ero proprio persa di vista,di animo e di anima! La mia risalita verso Barbara è iniziata a Gennaio 2019. Premetto che sono una Gemelli come segno zodiacale, un giorno stavo sistemando casa e dal nulla una delle due Gemelli mi prende da sotto il mento,per la maglia e prepotentemente mi mette di fronte alla verità … Mi dice... “Non sei stanca di non vederti più?, non sei stanca di non capire e sapere più che persona sei?,non sei stanca di ascoltare gli altri e non TE! i tuoi pensieri, le tue ragioni e le tue emozioni! Dacci un taglio Barbara! Siediti che ora chiacchieriamo!” E mi sono ritrovata lì, seduta sul divano a chiacchierare con queste due Barbara, una che faceva pesanti e dolorose insinuazioni, l’altra che cercava di dare confuse spiegazioni.
Lì è iniziato il mio solitario percorso interiore e che tutt’ora sta proseguendo verso una risalita e verso un ritrovare Barbara. Mi sono fatta forzatamente tante scomode domande a cui ho dovuto e voluto dare risposte pesanti e vere,mi sono imposta di cercare la verità e di non raccontarmi balle. L’ammettere a se stessi è una delle cose più difficili con cui scontrarsi, ma una volta smontata, analizzata e accettata la risposta e soprattutto una volta che finisci di raccontarti stupidate, la consapevolezza di te cresce sempre di più. Quando finalmente ammetti a te stessa che hai sbagliato a fare, piuttosto che pensare la determinata questione, quando realmente capisci di aver ragione su altre cose,quando finalmente inizi a vedere il bello e il brutto di te, hai un tale senso di sollievo che non vuoi far altro che continuare a farti domande e a cercare risposte. Ho ricominciato a guardare nel vero senso della parola, come si comportano le persone che mi circondano nei miei confronti. Una frase mi ha colpito ed è stata uno sprint per me: “Se li metti sotto pressione, faranno ciò che vuoi che facciano. Se togli la pressione, vedrai cosa preferiscono fare.Non dovresti mai sprecare la tua vita a lottare contro ciò che qualcuno preferisce fare. Lasciali andare. Vai oltre. Fai di meglio.”.
Magicamente Daniela torna nella mia vita, circa un anno fa, l’empatia che c’è tra noi è talmente tanto forte che non esiste “il tempo”! Ci incontriamo e chiacchieriamo a non finire, grazie a lei mi trovo a partecipare dal vivo a una costellazione familiare, un’esperienza forte, dove tu interpretando un personaggio entri nel vivo nell’anima di una persona, ed è stato proprio in quel momento che come un fulmine, si insinua pesantemente nella mia testa il pensiero della Pranoterapia. Decido lì, in quel preciso istante di riprendere in mano il mio percorso lasciato anni prima,perché sento che questa strada la mia passione,questo è il mio mondo!
Faccio delle ricerche e finalmente trovo la scuola… Pranoterapia metodo Vasile accreditata A.MiUniversity. Incontro il titolare della scuola, un colloquio in cui lo studio molto attentamente, voglio sentire che energie mi trasmette, se è il classico spilla soldi di turno, oppure se veramente posso affidarmi. Lui mi fissa un appuntamento per capire se ero adatta a questo lavoro, io ci rimango male, devo essere io a capire se sono adatta o meno, non tu, questo pensavo mentre mi parlava e raccontava del percorso scuola.
Volevo guardare come si articolava, che tipo di energia mi avrebbe trasmesso. Ci sono nata con questo modo di scrutare gli altri, lo faccio da sempre anche quando sono semplicemente al ristorante con gli amici,a volte mi perdo a guardare le persone sedute agli altri tavoli. Adoro capire solo con gli occhi, Comunque... facciamo il famoso primo colloquio e “Caro Signor Vasile ha superato brillantemente il mio test! Mi congratulo con lei!”. E così mi iscrivo di nuovo alla scuola, partita a Novembre 2019 e che tutt’ora ancora frequento. C’è una cosa che da sempre mi succede ma da un paio di anni a questa parte è proprio prepotente. Persone che neanche conosco a tu per tu, con cui ho avuto solo un qualche scambio di messaggi su social, che mi contatta privatamente. Non so cosa accade, resta di fatto che conosco tante persone sul social, e queste, senza neanche conoscermi si mettono a nudo, si raccontano come se mi conoscessero da sempre e questa cosa mi riempie di gioia! Ed qui che entra in ballo lo scambio energetico con quella persona, sì, anche a distanza e senza nemmeno sapere chi siamo, non c’è bisogno di conoscersi; l’energia non ha confini e non le importa se ti sei presentato o meno! Questo è uno dei tanti input che mi ha dato la convinzione che la Pranoterapia è la mia strada: quando una persona è in uno stato di malessere che sia mentale o fisico, il corpo energeticamente è in disequilibrio e qualche trattamento di Pranoterapia aiutano a riequilibrare le energie dentro al corpo in modo che la persona possa sentirsi decisamente meglio … Ed è proprio questo che cerco. La mia realizzazione la voglio qui, in questo campo; L’idea di poter aiutare persone a stare meglio. La Pranoterapia proprio di questo si occupa, far stare meglio le persone, mi gratifica immensamente e lo farò… Barbara ci riuscirà!!”.
La chiacchierata con Barbara è stata molto lunga, un cuore aperto, queste poche righe sono solo una piccola parte di ciò che il suo cuore mi ha trasmesso attraverso le sue parole. Un cuore grande che ha deciso di mettersi a servizio degli altri, un cuore puro e ricco di luce che sostiene, incoraggia e abbraccia chi incontra. Avanti così dolce gemellina, riuscirai a realizzare il tuo sogno.
Barbara Balestrieri