Dimenticati i principi ispiratori della sua realizzazione
Museo del Novecento
Non molto tempo fa ho espresso le mie perplessità sulle attività del museo del Novecento che a parere mio non rispettano pienamente gli obiettivi per cui è stato realizzato.
Nella fase della realizzazione del Museo avevo autorizzato la fondazione Cesar ad utilizzare nell’allestimento gratuitamente materiale pubblicato nel mio libro “Pomezia citta del lavoro” pensando che potesse servire ad approfondire il periodo storico subito dopo la fondazione. Quindi un Museo dedicato alla fondazione della città ed al successivo sviluppo industriale avvenuto dopo l’arrivo nel 1955 della Cassa per il Mezzogiorno. In merito mi è arrivato questo importante intervento dell’ideatore di questo Museo, l’allora assessore della giunta Fucci, l’architetto Giuliano Piccotti che è anche uno studioso del periodo storico legato alla realizzazione delle città di fondazione.
“Sono passati quasi due anni dall’inaugurazione del Museo dedicato alla storia della Fondazione di Pomezia. Un Progetto fortemente voluto negli anni scorsi per restituire alla città un luogo dedicato ad una memoria che seppur legata ad una storia relativamente recente è stata spesso volutamente dimenticata, tenuta viva negli anni solo grazie all’impegno dell’Associazione dei Coloni sempre attiva nell’organizzare eventi mirati a ricordare gli usi e i costumi dell’epoca.
Il museo che aveva e che ha l’obiettivo di creare uno spazio culturale e di dibattito racconta la storia della Fondazione di Pomezia,ultimadelle cinque città fondazione che hanno fatto parte di un progetto di ben più ampio e complessivo che hanno riguardato tutti i settori, urbanistica, ambiente, agricoltura, edilizia, viabilità e che hanno interessato tutto l’Agro Pontino e ribattezzata dal regime come“Bonifica Integrale”.
Il progetto scientifico e di allestimento museale – curato dalla Fondazione Cesar - Centro Studi Architettura Razionalista di Roma Eur – ricostruisce e racconta attraverso testi, immagini, filmati e documentazione di vario genere, la storia della Città di Pomezia, inquadrata in un percorso cronologico che va dall’anno della sua progettazione (1937) fino agli albori della sua fortuna industriale (1960).
L’emergenza Covid non ha certo aiutato all’utilizzo dello spazio museale, che spero torni al più presto a quelloche era il suo fine più importante, dibattito culturale sul tema della città del 900, una più stretta collaborazione con Università e associazioni di settore per rimettere al centro argomenti oggi più che mai attuali come la manutenzione della città storica e lo sviluppo della città di domani con problematiche e soluzioni che all’epoca furono già ampiamente affrontate.
Risulta evidente come l’identità del luogo è strettamente legata alle origini dei suoi Centri di irradiazione culturale: Pomezia (con il Centro Storico, prezioso esempio di architettura razionalista e di progettazione urbanistica moderna), Pratica di Mare custode dell’Antica Città di Lavinium (con il Museo civico ed il Sito archeologico delle XIII Are ed Heròon di Enea), Torvajanica (con il vasto patrimonio demoetnoantropologico ed ambientale).
In un momento come questo è di fondamentale importanza pianificare e valorizzare quello che viene definito turismo di prossimità e farsi trovare pronti nel momento in cui questa emergenza sanitaria lascerà finalmente spazio alla rinascita. Trovare le soluzioni per mettere in rete le grandi risorse culturali e ambientali che il territorio offre, come il Borgo di Pratica di Mare, il Museo civico già esistente, il Parco Archeologico da troppo tempo atteso, sono temi non più rinviabili perché questo significherebbe l’ennesima occasione persa per il rilancio economico e dell’immagine della città di Pomezia”.
Antonio Sessa
I ragazzi che la vivono chiedono la riqualificazione ma assolutamente no allo snaturamento
Piazza Aldo Moro non si tocca
A distanza di quasi sei anni siamo ancora qui a lottare con il timore di perdere la nostra tanto amata piazza Aldo Moro, un luogo importante per tutti gli abitanti di Pomezia e per alcuni addirittura fondamentale. Ci riferiamo ai progetti pubblicati recentemente dal Comune all’interno del programma di interventi “Pomezia cresce”, in particolare quello relativo alla zona di Piazza Aldo Moro che, per come è attualmente strutturato, prevede la rimozione dei vari blocchi che la caratterizzano. Sono convinto, e non parlo a titolo esclusivamente personale ma anche a nome di molte persone, dei ragazzi e delle associazioni che vivono quotidianamente la piazza e con cui mi sono personalmente confrontato, che il progetto proposto non tenga conto dell’enorme valore e delle grandi potenzialità insite nel luogo, in quanto Piazza Aldo Moro, per com’è attualmente strutturata, si presta ad essere un’area polifunzionale unica nel suo genere che andrebbe sicuramente sistemata con un intervento di riqualifica e magari valorizzata con l’aggiunta di qualche elemento al momento mancante, ma assolutamente preservata nella sua unicità, senza aggiungere un’ulteriore spianata di freddo cemento alla città. Non dobbiamo dimenticare l’effetto positivo di questa piazza su molti ragazzi dei quartieri limitrofi, per lo più popolari, ve ne parlo per esperienza personale, sapendo che a volte crescere in un contesto popolare può limitare le possibilità di un ragazzo. Piazza Aldo Moro è e rimane un valore aggiunto della nostra città, non solo come luogo di aggregazione e socializzazione, come molte altre piazze, ma proprio grazie alla sua particolare conformazione architettonica, che offre un’opportunità unica di praticare ed appassionarsi a diverse discipline urbane che allontanano da contesti a volte molto difficili.
Grazie alla sua particolare conformazione infatti, questa piazza offre molteplici possibilità per tutte quelle discipline legate al movimento urbano, come ad esempio l’Art du deplacement (A.D.D.) meglio conosciuta in Italia come Parkour, il Calisthenics, l’allenamento Funzionale, lo Skateboarding, il Biking etc.. tutte discipline emergenti che attraggono sempre più persone, soprattutto giovani, offrendo opportunità di espressione, crescita e divertimento. Grazie alla comunità dell’A.D.D, ben sviluppata sul territorio anche grazie all’associazione sportiva Moveway, della quale sono uno dei fondatori, nel recente passato questa piazza è stata resa nota a livello nazionale ed internazionale, grazie ad alcuni eventi che hanno portato a Pomezia atleti di notevole livello, provenienti non solo da tutta Italia, ma da gran parte dell’Europa. L’attività sportiva e motoria che ogni giorno è ospitata dalla piazza non è solo quella delle discipline sopra citate, ma anche quella più classica della ginnastica aerobica o atletica, mi vengono in mente tutte quelle persone che usano quei blocchi anche solo per eseguire salti ripetuti o semplici esercizi di allungamento al termine di una corsetta sulla ciclabile adiacente. Piazza Aldo Moro è ad oggi un luogo di aggregazione e socializzazione che promuove spontaneamente la pratica sportiva e la vita all’aria aperta, divenendo negli anni una vera e propria palestra a cielo aperto e soprattutto veicolo di diffusione e promozione per diverse discipline legate al contesto urbano. Negli anni i ragazzi del quartiere insieme ad altri provenienti da altre zone della città e con l’aiuto del comitato di quartiere, sono riusciti a prendersi cura della piazza e ad implementare i blocchi di cemento con delle strutture fatte di tubi e gomme riciclate, tutto in forma di volontariato e a proprie spese, promuovendo così un’idea di cittadinanza attiva che andrebbe sicuramente valorizzata in quanto fenomeno raro soprattutto nei giovani.
Purtroppo l’incuria ed il vandalismo hanno preso il sopravvento arrecando gravi danni alla piazza, danni che spesso non si riescono a sistemare vista la mancanza di mezzi e fondi a disposizione.
Ed è proprio per questo che oggi scrivo queste righe, per sensibilizzare i miei concittadini ed in particolare l’Amministrazione Pubblica del mio Comune, chiedendo una riqualifica di Piazza Aldo Moro ma assolutamente non il suo snaturamento, valorizzazione del patrimonio e della sua storia, non rimozione. Detto ciò, mi auguro davvero che il Comune prenda in considerazione queste parole perché Piazza Aldo Moro è stata per me (come per molti altri) il luogo in cui mi sono appassionato alla mia disciplina e dove ho incontrato buona parte delle mie amicizie, che ancora oggi mantengo. Ho iniziato a praticare questa disciplina in autonomia a tredici anni, oggi a ventotto anni mi sto laureando in scienze motorie e sto costruendo dalla mia passione un lavoro. Personalmente e con tutta l’associazione Moveway, siamo disponibili ad un confronto, qualora ci fosse richiesto, anche per eventuali consigli sul da farsi, in passato abbiamo presentato anche un progetto di riqualifica della piazza che saremmo pronti a rispolverare. In fondo molto probabilmente siamo le persone che ci hanno trascorso la maggior parte della loro vita, ne conosciamo il grande potenziale, l’utenza e le mancanze.
Roberto Olimpi
Foto scattata
prima delle misure antiCovid