Il rammarico di Antonio Ballarin, vice presidente dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia sulla bocciatura di intitolare un giardino a Norma Cossetto
Un po’ di cultura sulle questioni degli italiani di Istria e Dalmazia
Antonio Ballarin, Vice Presidente della Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia con delega per il Centro-Sud. Un esule di seconda generazione, nato nel Villaggio Giuliano-Dalmata di Roma e residente a Pomezia. Promotore dell’iniziativa di intitolare un luogo pubblico di Pomezia a Norma Cossetto e di togliere il cavalierato a Tito, dopo il diniego del Consiglio comunale con voto contrario del M5S e di un consigliere del Pd, ha scritto al sindaco Adriano Zuccalà e ai consiglieri comunali.
“Desidero esprimere, innanzitutto, un ringraziamento per il tempo da Voi dedicato alle questioni sottoposte alla Vostra attenzione nelle mozioni proposte dal gruppo della Lega e che riguardano non solo la Città di Pomezia, ma il milione, circa, di persone legate al Popolo dell’Esodo Giuliano-Dalmata presenti non solo a Pomezia, appunto, ma in ogni Provincia italiana. In secondo luogo non posso non esprimere amarezza per la bocciatura, soprattutto, della mozione indirizzata alla intitolazione di un luogo pubblico a Norma Cossetto, vittima della quale ho conosciuto personalmente parte della sua famiglia e, in particolare, la sorella, deceduta solo qualche anno fa.Ho guardato ed analizzato attentamente la seduta e, di seguito, ne riporto una mia sintetica personale valutazione. Mi auguro che la lettura seguente non risulti difficoltosa.Il dibattito per entrambe le mozioni (che erano, ricordo: intitolazione di un giardinodedicato a Norma Cossetto e discussione sulla revoca del cavalierato a Tito, argomenti dibattuti in molti Consigli comunali) si è articolato, dopo l’esposizione della mozione da parte della Opposizione, secondo tre temi chiave sostenutidalla Maggioranza: 1) Speculazione politica da parte dei promotori; 2) Inopportunità del dibattito in sé; 3) Affermazione della tesi giustificazionista, cioè: inopportunità della proposta perché l’intera vicenda di Foibe edell’Esodo Giuliano-Dalmata è conseguenza delle atrocità del fascismo.
Punto 1: La tesi secondo la quale la Lega ha posto all’attenzione del Consiglio le mozioni per pura ‘speculazione politica’ è una falsità ed una ipocrisia, una scusa per ottenere argomenti al fine di giustificare la loro bocciatura. Il Consigliere Fucci ha dimostrato, con la proposta delle suddette mozioni, una coerenza cristallina. Infatti, egli, quando era Sindaco del Comune, si è sempre occupato delle questioni dibattute il 18 u.s. in Consiglio, esprimendo estrema onestà intellettuale, largamente apprezzata dal mondo dell’Esodo Giuliano-Dalmata. Il suo interesse, manifestato come persona di una società che vuole definirsi ‘civile’, è stato dichiarato all’epoca in cui era membro del MoVimento 5 stelle ed ha continuato in questo agire da membro della Lega, in continuità e coerenza. Tutto ciò dimostra come le tematiche che hanno consentito la promulgazione della legge istitutiva del Giorno del Ricordo (L. 94 del 2004) non ha nulla a che vedere con l’ideologia politica, ma sia, semplicemente, un atto di ‘civiltà’. Purtroppo, non possiamo aspettarci che molti membri della classe politica odierna comprenda il significato del termine ‘civiltà’, ed è per tal motivo che diversi interventi, ripeto, ipocriti ed ingiusti, hanno utilizzato la nozione di ‘speculazione politica’ non avendo, di fatto, alcun argomento per invalidare la proposta.
Punto 2. Diversi consiglieri (uno anche di opposizione circa la mozione per la revoca del cavalierato a Tito) hanno espresso con forza il concetto di come, in un momento così delicato per la Nazione tutta, sia sconveniente dibattere di tali tematiche, derubricandole, in tal modo, a secondarie o marginali.Coloro che hanno sostenuto simile tesi, dimostrano scarso senso civico. Bisognerebbe ricordare che le famiglie di questi Consiglierei, non hanno patito l’imposizione di ulteriori tasse necessarie per pagare un debito contratto dall’Italia tutta nei confronti della Jugoslavia, poiché quel debito è stato pagato, interamente, con i beni propri sequestrati dall’Italia e monetizzati dalla Jugoslavia. Il tutto in violazione di trattati internazionali - come il Trattato di Pace di Parigi siglato da De Gasperi il 10 febbraio del 1947 - che impediva allo Stato italiano un simile comportamento. Nella società ‘civile’, tale comportamento da parte di uno Stato si chiama ‘violazione di trattati internazionali’ e non permette, a chi vìola, di sedersi nei consessi internazionali alla pari. È anche per questo genere di comportamenti che l’Italia ha poco peso. È da più di 70 anni che un milione, circa, di persone italiane afferenti al mondo dell’Esodo Giuliano-Dalmata, si sentono ripetere frasi del tipo: “ora non è il momento”, “c’è la crisi”, “c’è il terremoto”, “c’è l’emergenza”, ecc. Ebbene, oggi, ci sentiamo dire da alcuni membri del Consiglio, che i diritti ‘civili’ di una parte della Nazione (che risiede anche su suolo pometino) sono meno importanti di un’altra ennesima emergenza e ci immaginiamo che una volta passata l’emergenza attuale ne verrà subito un’altra - chessò: l’invasione delle cavallette alla Zona 167 o la caduta di una meteora alla Castagnetta - per la quale il diritto di avere un giusto ed equo indennizzo per un bene proprio usato, violando leggi internazionali, come rimborso per una guerra da noi non voluta, non è importante. Se così la va la storia, si potrebbe pensare che, un domani, davanti all’emergenza per un incidente occorso ad un’altra comunità (un’alluvione, per esempio), sia sopprimibile per ‘ragion di stato’. La domanda vien da sé: è proprio questo il modello di ‘civiltà’ che tali Consiglieri pongono come teoria? Se la risposta fosse sì, allora la barbarie è già in casa nostra.
Punto 3. Questo schema della discussione ha causato la maggior rabbia, amarezza e preoccupazione. Preoccupazione perché se la scarsa ed approssimativa non conoscenza o, meglio, la conoscenza ‘per sentito dire’, espressa negli interventi di quei Consiglieri che hanno sostenuto tali tesi, è la misura della cultura mediamente registrabile nei membri nel Consiglio, allora si può ipotizzare che la medesima scarsa conoscenza aleggi su altri tematiche. E se tale approssimazione dovesse connotare temi della ‘cosa pubblica’, da cittadino residente in Pomezia mi sento alquanto inquieto. Non basta un libro, per quanto ottimo, di Gianni Oliva per avere nozione della complessità storica degli italiani dell’Adriatico Orientale. Tanto meno citarlo solo nelle parti che fanno più comodo pur di sostenere una tesi ampiamente smentita dalla moderna storiografia. Lavorando, quale fisico, nel settore dell’Intelligenza Artificiale dal 1987, il 18 u.s., negli interventi di alcuni Consiglieri che ‘giustificano’ Foibe ed Esodo, ho assistito ad un fenomeno sotto osservazione da diversi studiosi e denominato ‘bias di conferma’. Un fenomeno secondo il quale le persone cercano, ricordano e comprendono le informazioni che più corroborano quelle in cui credono. Giustificare la stagione della persecuzione contro gli italiani in Istria e Dalmazia (cominciata con gli Asburgo il 12 novembre 1866 e continuata fin a tutti gli anni ’50), è un altro atto di barbarie. Giustifichereste l’uccisione di qualcuno in quanto connesso, marginalmente, con qualcun altro che era ‘brutto e cattivo’? Direi che, forse, si dovrebbe perseguire il ‘brutto e cattivo’ non colei o colui che per strani motivi era ad esso relazionato. Sulla barbarie del giustificazionismo invito a leggere l’allegato alla presente lettera. Si tratta di una lettera aperta da me inviata a MoniOvadia qualche anno fa per la pubblicazione di un suo testo sul Manifesto, in occasione del Giorno del Ricordo 2018. Magari qualche Consigliere curioso avrà desiderio di ripensare (se non altro per l’immagine offerta quale persona incolta) alle sonore e sconvenienti castronerie espresse in una riunione pubblica.Concludo questo messaggio (e mi scuso per la lunghezza) con una domanda ed un’offerta.Domanda. Ma è proprio vero che per intitolare una strada sia necessario condurre una consultazione pubblica? Quando è stata intitolata la strada ad Ugo Ojetti ed il lungomare ad Ugo Tognazzi, entrambi attivi membri della Repubblica Sociale Italiana, non è stata condotta. Offerta. Se Lei, Signor Sindaco, e Voi, membri del Consiglio, avete desiderio ‘serio’ di approfondire le questioni degli italiani di Istria e Dalmazia (che, tra l’altro, ancora oggi popolano come minoranza quelle terre), offro (gratuitamente, non cerco di certo consulenze…) la mia personale disponibilità ad esprimere una testimonianza un po’ più pertinente sulla materia, nonché ad organizzazione un convegno a cui invitare cattedratici adeguati. Forse, la diffusione di un po’ più di cultura su questa tema, visto che la indirizza anche una legge dello Stato, non sarebbe cosa sbagliata”.
A.S.