COVID 19 - A Pomezia siamo passati da 678 il 15 maggio agli attuali 329
Continua il calo dei contagi
Al rilevamento del 12 giugno i contagiati a Pomezia sono 329. Al 29 maggio a Pomezia avevamo 446 contagiati, al 15 maggio i contagiati erano 678. Siamo ormai lontani dal picco del 10 aprile quando i contagiati a Pomezia erano 1513.
Analogo forte calo anche a livello della Asl6 infatti attualmente i contagiati sono: 3091. Al 29 maggio erano 3.494, al 15 maggio 5.537, il 10 aprile 13.448 contagiati
Rimangono molto bassi nella Asl6 i ricoveri ospedalieri, solo 14 e nessuno in terapia intensiva, mentre i deceduti sono finalmente zero. Quindi la variante omicron 2 anche nella nostra Asl continua a contagiare in gran parte in forma lieve, tale da non richiedere un ricovero ospedaliero.
Questo grazie alla forte campagna di vaccinazione che nella nostra Asl ha raggiunto il 12giugno 982.143
dosi su una popolazione complessiva dei 21 comuni di circa 570mila abitanti!
Comunque viene consigliata ancora prudenza soprattutto a Pomezia, anche perché attualmente il nostro Comune, nella Asl6, con 329 contagiati continua ad avere il non invidiabile primato del più alto numero di contagiati, seguito da Albano 310 contagiati e Ciampino 280 contagiati.
A.S.
Zuccalà contro la chiusura della Leonardo
Lunedì 6 giugno, il Sindaco Adriano Zuccalà è intervenuto all’assemblea dei lavoratori della Leonardo di Pomezia, in sciopero per 4 ore.
L’ astensione dal lavoro è stata indetta dai sindacati contro la chiusura dello stabilimento pometino.
Il Primo Cittadino è tornato a sottolineare la necessità improcastinabile dell’apertura di un tavolo interministeriale e interistituzionale per cercare un percorso condiviso di valorizzazione del sito e non di chiusura, ponendo l’accento su una visione di sviluppo della sede di Pomezia, favorendone gli investimenti in un territorio oggetto di costante crescita anche grazie ai fondi del PNRR.
Comune di Pomezia
L’analisi di Danilo Risi dopo le elezioni del 12 giugno
Uniti si vince
Danilo Risi, collaboratore parlamentare ed esponente del Pd di Pomezia, è un attento analista politico. Ecco la sua analisi dell’ultimo voto amministrativo nazionale che è anche una risposta alle notizie che vogliono l’attuale sindaco di Pomezia Adriano Zuccala rifiutare una alleanza con il Pd locale.
“Se il PD si conferma ancora una volta primo partito d’Italia, il M5S dimostra di aver perso la propria forza propulsiva: esiste e resiste solo dove si allea in coalizione con il centrosinistra, non raccogliendo nemmeno grandi consensi ma contribuendo comunque alla costruzione di un campo comune (vedi Padova, Lodi, Taranto e le tante città in cui andiamo al ballottaggio).
Non credo esista quella grande platea di elettori di centro (fuori dalle coalizioni di destra e sinistra) di cui parla Calenda: le liste di Azione e IV, in giro per l’Italia, o non esistono oppure raggiungono minime percentuali che, con l’attuale legge elettorale e per non relegarsi all’irrilevanza, li obbligano a dialogare con la coalizione di centrodestra o con quella di centrosinistra, nelle quali darebbero un contributo utile.
Un dato andrebbe poi preso in considerazione: dove le coalizioni si presentano spaccate, si fornisce in automatico un match point all’avversario. Sia che si tratti di centrosinistra (vedi Palermo), sia che si tratti di centrodestra (vedi Verona, Alessandria, Viterbo). Con l’attuale legge elettorale è un dato con cui bisogna fare per forza i conti, a meno che non si voglia puntare solo sulla ripartizione dei seggi nella parte proporzionale e far valere i propri rappresentanti in Parlamento nella fase di formazione del governo (che è quello che credo voglia fare Calenda, spingendo in modo irresponsabile il PD a svolgere da solo il compito di costruzione di un campo più largo con dentro anche i 5 stelle e sinistra).
Il Pd dunque è il primo partito, ma il rammarico è che ci sia poco da festeggiare: in prospettiva, infatti, appare più facile che il centrodestra si presenti unito (con tutte le sue contraddizioni) piuttosto che il centrosinistra riesca a fare sintesi e superare i suoi veti interni.
Un sistema proporzionale risolverebbe il problema.
Da domani, però, sarà forse il caso di dare maggiore forma e sostanza a quel “campo largo” di cui parliamo da mesi e che Letta sta cercando di costruire tra mille difficoltà: con le forze riformiste fuori dalla coalizione e il M5S che non ha più alcuna spinta propulsiva, un PD forte non basterà infatti ad arginare la coalizione di centrodestra. E sarebbe veramente paradossale”.
T.S.