Venti anni fa la più grande strage di soldati italiani dopo la seconda guerra mondiale. In Iraq morirono 19 italiani (12 carabinieri, 5 soldati dell’esercito e 2 civili)
Pomezia onora le vittime di Nassiriya
Venti anni fa, il 12 novembre del 2003, durante la guerra in Iraq una nostra missione di pace subì un attentato a Nassiriya in cui vi furono 28 morti, 19 italiani e 9 irakeni.
Gli italiani furono 12 carabinieri, 5 dell’esercito e due civili.
La più grande strage di soldati italiani dopo la seconda guerra mondiale.
Tutta l’opinione pubblica fu gravemente colpita ed anche a Pomezia vi furono manifestazioni di cordoglio per i caduti di Nassiriya.
Grazie all’impegno dell’allora presidente dell’Associazione nazionale Carabinieri di Pomezia, l’indimenticabile maggiore Roberto Ferraro deceduto il 21 febbraio del 2021, si realizzò nel 2005 in piazza San Benedetto il monumento ai caduti di Nassiriya. Va dato merito anche all’allora sindaco Stefano Zappalà che rese realizzabile l’iniziativa di Ferraro.
La statua del monumento è opera dello scultore Massimo Manzo che ha realizzato anche il monumento ai caduti di tutte le guerre ora collocato nel giardino Petrucci.
In seguito ogni anno l’Associazione Nazionale Carabinieri di Pomezia ha commemorato i martiri di Nassiriya presso il monumento a loro dedicato.
A.S.
Ventennale strage di Nassiriya: Pomezia onora le vittime
In occasione del 20° anniversario della strage di Nassiriya, il 12 novembre il sindaco di Pomezia Veronica Felici ha presieduto la cerimonia di commemorazione in ricordo delle 28 vittime, tra cui 19 italiani, organizzata dall’Associazione Nazionale Carabinieri, alla presenza del Gonfalone comunale e delle autorità civili, militari e religiose. Quel giorno persero la vita dodici Carabinieri, 5 militari dell’Esercito, un cooperante internazionale e un regista, a causa dell’esplosione di un camion cisterna carico di esplosivo lanciato contro la base italiana dei Carabinieri. È stata deposta una corona d’alloro al monumento ai Caduti di Nassiriya, con un momento di raccoglimento al “Suono del Silenzio d’Ordinanza”, seguito dalle preghiere e dalla benedizione di Don Marco Cimini.
“Esprimo la mia gratitudine verso i caduti e la mia vicinanza alle loro famiglie. Quel giorno me lo ricordo bene – ha dichiarato il Sindaco - Non appena la notizia arrivò, lo sgomento che percepimmo invase il nostro stato d’animo. C’era un clima sospeso e surreale al momento del rientro in Italia delle tante bare avvolte dal tricolore. Potevano essere i nostri padri, i nostri fratelli, i nostri amici. Tutti con un sogno nel cuore: quello di dare un senso profondo alla divisa che indossavano e al ruolo che rivestivano. Credo che questo sia sostanzialmente il messaggio autentico che dobbiamo ricavare da cerimonie commemorative come quella odierna. Bisogna trarre un insegnamento che ci guidi da qui in avanti. La memoria non può e non deve mai rappresentare un esercizio sterile, un atto formale, un adempimento istituzionale. La memoria è sempre funzionale al tentativo di fare di più e di fare meglio, evitando gli errori del passato e apprezzando pienamente ciò che la vita ci offre e i frutti che la Storia ci ha consegnato al prezzo di tanti sacrifici”.
Uff. Stampa Comune di Pomezia