Il consigliere comunale Giacomo Castro non ha firmato le dimissioni insieme ad altri 12 eletti e così ha salvato la Sindaca
Il sindaco Felici sull’orlo del precipizio
Ci è stato riferito che il 29 agosto dodici consiglieri comunali: quattro della maggioranza di centrodestra: Michele Conte ed Elisa Arzente di Fratelli d'Italia; Giuseppe De Luca e Jessica Valle della Lega; cinque del Pd: Eleonora Napolitano, Martina Battistelli, Rosaria del Buono, Alessio Caporaletti e Enrico Mangano; tre del M5S. Stefania Padula, Luisa Navisse e Renzo Mercanti, hanno deciso di dimettersi.
Le quattro dimissioni dei consiglieri di maggioranza, a cui si sono subito aggiunte quelle del Pd e M5S, sono state le inevitabili conseguenze di una crisi all’interno della maggioranza che si protrae da mesi e che ha probabilmente logorato gli stessi rapporti personali.
Le 12 firme di dimissioni quindi erano pronte dal notaio e poi successivamente sarebbero state depositate al protocollo generale del Comune solo nel momento in cui si sarebbe aggiunta la tredicesima firma di dimissione, perché solo in quel caso sarebbe stato sciolto il Consiglio comunale. Ci è stato riferito che contemporaneamente era stato contattato anche il consigliere comunale Giacomo Castro eletto nella lista Valore Civico Pomezia chiedendogli di dimettersi, cosi da raggiungere la fatidica 13ma firma.
Castro, rientrato anticipatamente dalle ferie, sabato 31 agosto ha convocato un’assemblea degli attivisti di Valore Civico che è avvenuta il 1° settembre per decidere tutti insieme sulla scelta da fare. Alla fine della riunione l’assemblea ha prodotto una dichiarazione in cui si dava mandato al loro consigliere Castro di “portare la discussione relativa alla crisi nei luoghi istituzionali deputati - ovvero il consiglio comunale (e non la stanza di un notaio) - in trasparenza e davanti all'intera cittadinanza (come peraltro già chiesto in passato!) analizzando così le (vere!) motivazioni alla base di questa crisi e i futuri scenari”.
Gli attivisti di Valore Civico sottolineano soprattutto che hanno scelto questa strada perché “nessuno oggi conosce le reali motivazioni che hanno portato i quattro consiglieri di maggioranza a firmare la propria disponibilità a dimettersi, in un pomeriggio di agosto, con il Sindaco e molteplici consiglieri, sia di maggioranza che delle opposizioni, messi di fronte al fatto compiuto, in ferie lontano da Pomezia”.
Nel comunicato si sottolinea anche che “C'è infatti il serio sospetto di una regia dietro a questo blitz per la spartizione del potere nel lungo periodo di gestione del Commissario prefettizio, da qui fino alla prossima tornata elettorale primaverile”.
Si accusa inoltre “La gestione disastrosa della vicenda ad opera di "una" opposizione individualista, vigliacca e poco coesa. Va infatti evidenziato che la rappresentanza di Valore Civico è stata informata delle intenzioni dei consiglieri dimissionari, a pochissime ore dall'apposizione della firma davanti al notaio, nell'impossibilità di un colloquio vis a vis con gli stessi, i quali hanno persino rifiutato di posticipare anche solo di qualche giorno il passaggio notarile”.
In una nota congiunta Pd e M5S rispondono duramente alla nota di Valore Civico.
“Siamo allibiti, non ci sono altre parole. Siamo a un passo dalla possibilità di staccare la spina alla peggiore amministrazione nella storia di Pomezia e un consigliere di minoranza – insieme ai suoi attivisti – con drammatico cinismo attacca le forze di opposizione senza avere una parola sulla grave situazione politico amministrativa a Pomezia”.
Ribadiscono che “tutti e nove i consiglieri comunali di minoranza hanno avuto notizia simultaneamente della possibilità di arrivare a firmare le dimissioni davanti ad un notaio. Nessun gioco di potere, né calcoli politici”.
Che i consiglieri del Pd e Cinque Stelle sono andati subito a firmare “perché non abbiamo bisogno di un consiglio comunale per discutere delle condizioni in cui versa la nostra città: cumuli di rifiuti, gestione opaca dell’ente, gare a ferragosto”.
Infine, dopo avere invitato la sindaca a dimettersi, ribadiscono che sono pronti a portare la sfiducia anche in Consiglio comunale.
Mi dicono che il sindaco Veronica Felici, anche lei subito rientrata sabato 31 agosto, si è immediatamente impegnata in una serie di consultazioni per cercare di rimettere in piedi la sua maggioranza. Lavoro che si è subito presentato molto difficile e che per ora non sembra abbia dato frutti apprezzabili. Infatti, ci è stato riferito, che fino a lunedì 1° settembre nessuno dei quattro consiglieri di maggioranza che avevano annunciato le loro dimissioni ha cambiato idea. Intanto. come già detto, Pd e M5S, fallito l’obiettivo di raggiungere le 13 firme, vogliono portare in Consiglio comunale la mozione di sfiducia al Primo Cittadino, in questo caso deve essere motivata e sottoscritta da almeno dieci consiglieri. Per raggiungere tale obiettivo in queste ore stanno preparando la mozione e confidano di avere di sicuro le 10 firme, anzi anche qualcuna in più.
La mozione poi dovrà essere messa in discussione non prima di dieci giorni e non oltre trenta giorni dalla sua presentazione. Solo se la mozione verrà approvata a maggioranza del consiglio (13 consiglieri comunali) si procederà allo scioglimento del Consiglio e alla successiva nomina di un commissario prefettizio. Sempre che il Sindaco nel frattempo non riesca a rimettere in piedi una, se pur esigua, maggioranza.
A.S.