Forti segni di dissenso verso la riforma del ministro della giustizia Nordio
Questa riforma non s’ha da fare
Siamo ossessionati da anni, da frasi che ribadiscono l’autonomia della magistratura, che ci vengono propinate ad ogni piè sospinto. Basta che un rappresentante della politica rivolga qualche critica al sistema della giustizia in Italia, che fa acqua da tutti i fori, che si scatenano reazioni da parte delle sinistre, subito affiancate da una stampa forcaiola che fa da megafono. E’ di questi giorni che il Presidente del Senato ha dichiarato di avere sentito suo figlio, indagato per stupro” e di ritenerlo innocente, che si è levato alto il grido di “attacco alla magistratura”. A parte l’inopportunità da parte della seconda carica dello stato di fare considerazioni su indagini in corso, dove sta l’attacco alla magistratura? Non è chiaro in che modo il magistrato incaricato si possa sentire attaccato dalle considerazioni di un padre devastato da un’accusa cosi grave. Riferendosi alla magistratura, in Italia, si fa spesso una confusione di fondo e cioè quella di considerare allo stesso livello il pubblico ministero, che è un avvocato dello Stato che sostiene di fatto le ragioni dell’accusa ed il giudice giudicante che è l’unico magistrato che è al di sopra delle due parti e cioè di quella che rappresenta l’accusa e di quella che rappresenta la difesa; parti che in teoria, dovrebbero avere un valore ed un potere equivalente. Che alcuni PM abbiano scritto pagine di eroismo nella storia di questo Paese è indubbio; che i “Giudici” Falcone, Chinnici, Borsellino, Livatino ecc abbiano sacrificato la loro vita in difesa dello Stato e della Giustizia è indubbio, ma questo non modifica il fatto che un pubblico ministero non rappresenta la “Giustizia”. Molta acqua è passata sotto i ponti e la figura del magistrato inquirente ha perso, negli anni, l’aureola di santità dei tempi delle stragi mafiose e di mani pulite, specialmente da quanto una parte di essi ha deciso di tradire la loro funzione utilizzando l’enorme potere che essi possono esercitare nella fase inquisitoria, per scopi diversi da quello della ricerca della verità. Questo Paese ha digerito senza grandi mal di pancia le dichiarazioni documentate di un magistrato d’eccellenza come Luca Palamara che ha messo a disposizione degli Italiani un dossier da cui emerge una magistratura inquirente dilaniata da lotte di potere interno, inquinata da ingerenze politiche e spesso schierata contro rappresentanti politici di destra. Nella conversazione tra il PM Auriemma ed il PM Palamara, riferita al Ministro Salvini, la frase “Salvini ha ragione ma bisogna attaccarlo” è una dichiarazione di guerra ad una politica che, altro che indipendente, era ed ancora lo è, succube della magistratura. Chi è quell’ imputato di destra che vorrebbe farsi indagare da un magistrato che nel proprio studio ha un poster di Che Guevara?. Credo che il “sistema Palamara”, con il controllo metodico di carriere e di schieramenti, abbia oggi perso gran parte della quella aggressività che ha portato al suicidio politico ed anche fisico molti cittadini che la “Giustizia” ha poi ritenuto innocenti, ma sono convinto che molti personaggi che ne facevano parte ancora si spendono in difesa di visioni di parte e di partito. Palamara lo racconta in due libri, lo documenta, ne da i dettagli con nomi e cognomi ma gli anticorpi del sistema e le forti resistenze corporative hanno evitato il collasso di quel potere giudiziario che aveva portato al terremoto di “mani pulite” ed al massacro di una classe politica.
La potenza di fuoco di un PM, amplificata da giornalisti di comodo, è tale da distruggere qualsiasi indagato anche se del tutto innocente, perché la sua innocenza verrà decretata dopo che la sua vita sarà stata distrutta. Senza che chi, per incapacità o, peggio, per disegno politico abbia causato la distruzione ne paghi il prezzo. Forse la rete organica che operava al tempo in cui Palamara imperversava non è piu cosi organizzata ma l’atteggiamento arrogante di alcuni magistrati non riesce ad adeguarsi al mutamento dello scenario politico e del sentiment della gente. La fiducia dei cittadini verso la magistratura è ai minimi storici. Se c’è un’ingerenza fra i due poteri è certamente quella della magistratura che non vuole accettare la preminenza della politica. Una preminenza che deriva dalla volontà del popolo e che è l’unica a cui è demandato il potere di fare leggi e di cambiare la struttura dello Stato, quelle leggi che la magistratura deve applicare e quella struttura a cui la stessa si deve adeguare. perché è ciò che prevede la legge fondamentale dello Stato che è la Costituzione. Se l’azione delle toghe nel far sentire il proprio peso politico non ha piu l’effetto globale dei tempi della guerra a Berlusconi certamente la potenzialità in forma individuale permane e si esplica in tandem col megafono di alcuni organi di stampa. La signora Santanchè è un’imprenditrice che, come tanti suoi colleghi, la pandemia ha messo alle corde, si parla di un paio di anni fa. Poi la signora viene nominata Ministro e le attività imprenditoriali vengono messe sotto attacco per la denuncia di alcuni dipendenti. Fatto unico, nel mondo occidentale, la stessa viene a sapere da una testata giornalistica, il giorno prima che ne riferisca alle Camere, di essere indagata e l’attacco concentrico ne chiede la testa. Si va a trovare anche che ha guadagnato un milione di Euro in un giorno nella rivendita di un bene immobile come se ciò fosse un reato; perché se lo fosse a piazza Affari dovrebbo essere arrestati almeno una decina di operatori al giorno. Perché la stampa sapeva del provvedimento prima dell’interessata? Il resto sarà un giudice e non un pubblico ministero a condannare o ad assolvere ma se assolverà, come avviene spessissimo, chi restituirà alla signora Santanchè la sua reputazione? chi la ripagherà delle sue sofferenze?
Un altro strano avvenimento è quello del sottosegretario alla Giustizia Delmastro il quale viene rimandato a giudizio per rivelazione di segreti d’ufficio che segreti d’ufficio non sono, come riconosce chi lo ha indagato ma, come forse avviene un caso su mille, il suo rinvio non viene chiesto dal suo accusatore ma dal GIP. Si chiama rinvio coattivo di cui io non conoscevo nemmeno l’esistenza. Sono eventi indipendenti che non fanno parte di nessun disegno ma che avvengono tutti in concomitanza e tutti contro elementi del partito di un ministro che ha deciso di mettere le mani nel riordino della Giustizia e nella rimozione di alcune rendite di posizione. Ma certamente ci saranno altri eventi man mano che la legge prenderà forma. E’ l’ora che la politica, nella sua assoluta laicità, trovi il coraggio di spezzare un’egemonia che va ben oltre le prerogative del ruolo istituzionale della magistratura inquirente. Ciò sarà possibile solo se il governo produrrà ed il parlamento approverà una riforma radicale del sistema giudiziario per cui anche chi amministra male la giustizia paghi ed in cui due separazioni debbano essere imposte: quella fra magistrati inquirenti e magistrati giudicanti e quella fra magistrati inquirenti e giornalisti compiacenti.
Sergio Franchi
La dott.ssa Certomà lancia un progetto in difesa del mare
La plastica che uccide
“The show must go on”. La condizione anomala che sta vivendo il Comune di Anzio a livello amministrativo non preclude che iniziative che riguardano l’ambiente ed il mare continuino a vivere alimentate da volontari e da studiosi. Prima della pandemia era in atto nella zona di Anzio una campagna all’insegna della lotta alla plastica monouso. Nell’estate 2019 Uniti Per l’Ambiente sviluppò sulle spiagge di Anzio il progetto FAREMARE che raccontava ai bagnanti i rischi delle plastiche disperse in mare. Poi il Covid sembra abbia fatto dimenticare i rischi gravissimi che corre il mare per l’inquinamento da plastiche e le iniziative di sensibilizzazione sono state fortemente limitate anche per la difficoltà di organizzare manifestazioni dal vivo. Ho recentemente avuto il piacere di conoscere la Dott. Chiara Certomà che, nella zona di Anzio, sta portando avanti la battaglia contro plastiche in mare su basi di divulgazione scientifica col progetto europeo SeaPaCS, finanziato dalla Commissione Europea e patrocinato dal Comune di Anzio e dalle Nazioni Unite.
Il lancio del progetto è avvenuto con successo il sabato 1° luglio alle ore 17:30, presso la sede della Lega Navale Italiana di Anzio, dove un “Aperitivo Scientifico” ha segnato l’avvio del progetto SeaPaCS, supportato dai fondi Europei del progetto IMPETUS. L’iniziativa nasce con lo scopo di sensibilizzare sulle conseguenze dell’inquinamento marino da plastica sulla biodiversità locale e per innescare azioni trasformative orientate alla sostenibilità nella nostra città di Anzio. Il progetto SeaPaCS è guidato dalla dottoressa Chiara Certomà, ricercatrice in Geografia Sociale e coordinatrice del laboratorio DIGGEO@ESOMAS dell’Università di Torino – Dipartimento ESOMAS, con il coordinamento scientifico della dottoressa Luisa Galgani, ricercatrice della Divisione di Biochimica Marina del GEOMAR Helmholtz Center for Ocean Reasearch di Kiel (Germania) e da Federico Fornaro direttore sportivo Lega Navale Italiana di Anzio. Il progetto ha ricevuto il patrocinio delle Nazioni Unite -UNESCO Ocean Decade e del Comune di Anzio. Nel corso dell’Aperitivo Scientifico, che ha rappresentato il primo di una serie di eventi, previsti durante il progetto SeaPaCS, sono state fornite informazioni, attraverso materiali multimediali, sulle ricerche più recenti relative all’inquinamento da plastica in mare, è stata presentata l’esperienza dei vari partecipanti, proiettato il video “Alla ricerca della plastica”. E’ stato spiegato come campionare la plastica in mare (Federico Fornaro e Giuseppe Lupinacci/Rai News) ed è stata esposta la mostra fotografica dal titolo “Anzio in fondo al mare”. SeaPaCS combina la ricerca biologica e sociale coinvolgendo diversi gruppi di cittadini (pescatori, studenti, associazioni sportive e ambientali, videomaker e fotografi) ed enti e istituzioni locali in incontri aperti a tutti, in sessioni di formazione e auto-produzione di strumenti di monitoraggio e raccolta delle microplastiche in mare, in spedizioni marittime collettive nelle acque costiere su barche a vela e da pesca, e in interviste e organizzazione di attività di comunicazione, quali mostre fotografiche, proiezione di video e dibattiti. Il progetto prosegue con esercitazioni in mare e dibattiti di approfondimento. Attraverso SeaPaCS i cittadini di Anzio avranno l’opportunità di proporre soluzioni concertate per iniziative e proposte orientate alla sostenibilità. Inoltre, i dati ottenuti durante la ricerca partecipata dai cittadini contribuiranno ad aumentare la conoscenza delle comunità microbiche ospitate sui detriti di plastica nel Mediterraneo e a far luce sui processi emergenti che possono anche comportare rischi per la salute delle comunità costiere, oltre che mettere a repentaglio la già fragile biodiversità mediterranea. La dinamicità del progetto invita all’inclusione ed alla partecipazione di cittadini che potranno prendervi parte durante l’intera durata della campagna attraverso manifestazioni di cui daremo informazione. In incontri fra la dott Certomà ed rappresentanti di Uniti Per l’Ambiente si è presa in esame la possibilità che materiale significativo prodotto col lavoro di SeaPaCS possa essere utilizzato dal progetto Mare Sottosopra 2, che Uniti Per l’Ambiente prevede di replicare nelle scuole l’anno prossimo dopo il successo dell’anno scorso. Il progetto della Dott Certomà ha richiamato anche l’attenzione dell’emittente internazionale Al Jazeera che ha girato un documentario in Anzio sull’argomento e che verrà proiettato a breve. Una cosa è certa, il progetto SeaPaCS non resterà fine a se stesso; alla fine del suo iter “on the field” il lavoro che la Dott Certomà lascerà dietro di se un terreno coltivato, un ambiente sensibilizzato in cui potranno germogliare iniziative e progetti pratici che dal lavoro di ricerca troveranno stimolo e materiale di divulgazione.
Sergio Franchi