Il pronto soccorso dell’Ospedale di Anzio-Nettuno resta inadeguato a dare risposte ai cittadini
Ancora il caldo soccorso
E’ il 19 luglio verso mezzogiorno, i 33 grandi di temperatura sono amplificati da un’umidità all’80%. Una calura a cui non siamo abituati da queste parti ma a cui, dicono, dovremo abituarci. Nelle grandi città dove manca la benevola attenuazione marina e dove non c’è la vegetazione rigogliosa del nostro litorale, le temperature vanno oltre i 40 gradi e mettono a rischio l’esistenza delle persone piu fragili, quelle che non dispongono di impianti di aria condizionata e vivono in abitazioni tutt’altro che accoglienti. È una delle ondate anomale a cui abbiamo imparato anche a dare il nome: questa si chiama Caronte forse perché è destinata a traghettare qualche anima all’altro mondo o semplicemente perché, così dicono quelli del servizio meteo “ci traghetterà nel cuore dell’estate”. Anomalie che si ripetono ed a cui le istituzioni devono dare risposte immediate di tipo organizzativo che vanno oltre la distribuzione di bottigliette d’acqua ai turisti. Col crescere del numero delle città con bollino rosso, il Ministro della salute ha annunciato di aver fatto scattare il piano di emergenza che prevede, fra l’altro, il potenziamento della guardia medica e dei pronto soccorso con l’istituzione del codice preferenziale destinato a chi è colpito da problemi legati al caldo; come al solito poca o nessuna pressione organizzativa viene prevista per i medici di famiglia che dovrebbero essere i primi ad affiancare la struttura in una procedura emergenziale. Mi è capitato di dover ricorrere alle attenzioni del pronto soccorso dell’ospedale di Anzio, il 19 luglio verso mezzogiorno, e mi aspettavo di trovare modifiche e miglioramenti per dare finalmente risposte adeguate alle crescenti esigenze di cittadini che si rivolgono al sistema di soccorso urgente. Si era tanto parlato di lavori di ammodernamento e di efficientamento del nosocomio e mi aspettavo di trovare una bella e grande sala di attesa e nuove e comode panchine su cui gli accompagnatori ed anche i richiedenti soccorso devono spesso passare ore in trepidante attesa. Credevo, ma non è successo niente tranne una completa imbiancatura dei muri e forse un incremento del numero di sedie metalliche. A locali del tutto inadeguati corrisponde una struttura di accoglienza sanitaria che fa fatica a dare risposte rapide ed efficienti. Nella stanza con una superficie effettivamente utilizzabile di un’ottantina di metri quadrati ho contato una presenza fino a quaranta persone. A prescindere da quanto afferma il Ministro, evidente è la carenza di personale, una carenza che viene ricordata da un simpatico addetto in divisa arancione che dirigeva il traffico con gentilezza e qualche parola incoraggiante e che ribadiva “qua ce fate le cinque, ce stanno solo tre medici e arrivano codici rossi”. Non è il meglio per chi si trova li a sudare per la totale inadeguatezza dell’ambiente dal cui soffitto le prese d’aria condizionata erano solo bocchette aride che facevano smorfie ai cittadini esausti e le porte lasciate spalancate servivano solo a fare entrare altro caldo insieme a qualche lieve segnale di venticello. Il personale in servizio faceva quello che poteva ma ogni occasione era buona per segnalare che manca il personale. Sono certo che chi arrivava in autoambulanza direttamente nell’ingresso principale e presentava condizioni gravi riceveva le cure adeguate, almeno è quello che voglio credere, ma il pronto soccorso deve essere pronto o almeno quasi pronto per tutti coloro che si rivolgono per ricevere assistenza. Ben altra è la problematica del servizio sanitario a livello nazionale e territoriale che è stato messo a dura prova dal Covid e che ha dato risposte del tutto diversificate con pronto soccorso intasati e quindi depotenziati per la mancanza di un filtro efficace di prossimità. Ho osservato per un paio d’ore coloro che si presentavano a fare la fila per avere il primo contatto col triage sanitario, perché era prevista una lunga fila anche solo per essere valutati. Pur non avendo alcuna capacità sanitaria, sono certo che il 70%di coloro che erano in coda avrebbero potuto risolvere il loro problema attraverso un contatto col medico di famiglia: una figura troppo spesso relegata a fornire visite ambulatoriali di routine ed alla prescrizione dei farmaci. Ricordo quella volta che telefonai al mio medico di famiglia per segnalargli una mia temporanea e totale incapacità a muovermi per un forte dolore alla schiena e la risposta non fu la disponibilità a venirmi a vedere ma quella di chiamare un’autoambulanza per farmi portare al pronto soccorso. Chiamai un medico privato e cambiai medico di famiglia. Il 19 luglio verso mezzogiorno al pronto soccorso dell’ospedale di Anzio e Nettuno, un giorno qualsiasi di un’estate calda, il sistema, nel suo complesso, non appariva all’altezza di un servizio efficiente; un servizio che sembrava poter dare risposte adeguate solo ai codici rossi ed a cui, per carenze del Servizio Sanitario Nazionale, si rivolgevano tutti. Tutti in fila, come all’ufficio postale ma senza nemmeno i numeri di chiamata; in un caldo a cui si poteva dare una risposta con la semplice attivazione dell’impianto di aria condizionata. Delle corsie preferenziali che il Ministro della Salute ha annunciato per chi soffriva gli effetti del caldo non ho visto traccia; anche perché se ci fossero state sarebbero state intasate da coloro che erano costretti a passare ore al caldo in attesa di ricevere risposte ai loro problemi sanitari e da chi li accompagnava.
Sergio Franchi
Una cena sociale di autofinanziamento di Uniti Per l’Ambiente
Una cena di lavoro
Uniti Per l’Ambiente (UPA), il coordinamento di associazioni e comitati che opera ormai da anni nell’ambito del comune di Anzio, ha costituito e costituisce il luogo di aggregazione di gruppi associati nella realizzazione di progetti a tutela dell’ambiente. Le molteplici attività vengono sempre organizzate, svolte e finanziate dagli stessi componenti di UPA o, come avvenuto in passato, con offerte di simpatizzanti e membri dei gruppi di informazione che operano su whatsapp. Per due anni il Covid ha precluso ogni possibilità di organizzare eventi di autofinanziamento e solo ora si è potuto organizzare una prima cena per raccogliere fondi ma anche per permettere alle persone che lavorano insieme intensamente incontrandosi settimanalmente su piattaforma digitale, di vedersi come si faceva ai vecchi tempi. La serata è stata organizzata l’11 luglio con lo sfondo del mare presso il ristorante che serve i clienti dello Stabilimento Lido dei Pini. Molti dei partecipanti alla cena sono membri di Action che è il gruppo a cui sono demandate collegialmente la definizione dei progetti e la gestione operativa degli stessi. C’erano anche graditi ospiti come l’Amm. Mario Bilardello il quale ha allietato la serata raccontando la storia e le gesta del piu bel veliero del mondo: l’Amerigo Vespucci che ha avuto l’onore di comandare quando era in servizio attivo nella Marina Militare. I fondi raccolti verranno dedicati a finanziare iniziative e progetti che UPA in autonomia o in sinergia con altri gruppi organizza. La serata è stata anche l’occasione per parlare di progetti in embrione e di quelli già in itinere. E si è parlato della collaborazione col WWF che vedrà Uniti Per l’Ambiente impegnato a vendere felci per aiutare i bambini degli ospedali pediatrici, e della replica della grande iniziativa “Mare Sottosopra” presso le scuole durante il prossimo anno scolastico durante il quale si potrà utilizzare, auspicabilmente, il materiale del progetto internazionale che la Dott Certomà sta proficuamente svolgendo questa estate ad Anzio, ed anche della collaborazione in favore delle api e della loro sopravvivenza. Si è parlato, accennato, discusso sulle cose da farsi con l’entusiasmo e lo spirito di servizio che animano da sempre quelli di Uniti Per l’Ambiente e si è ribadito il netto rifiuto a posizioni di parte che resta il “ life motive” di ogni attività di UPA e dei suoi componenti operativi. Certo durante la cena non si è parlato degli argomenti che restano il “core business” del Coordinamento e ciò il controllo ambientale, il contrasto di iniziative che, spesso in nome del guadagno, puntano a deturparlo, la raccolta dei rifiuti e le pratiche virtuose necessarie per una gestione piu efficace, la creazione di un canile comunale e di uno sportello in difesa degli animali. Non se ne è parlato alla cena ma anche questi saranno gli argomenti che continueranno ad impegnare i settori di Uniti Per l’Ambiente nell’effettivo contrasto al degrado ambientale.
Sergio Franchi