Anzio e Nettuno abbandonate prede della malavita
Piantedosi intervieni
Il nostro territorio è in un punto di non ritorno, quello che sta accadendo, giorno dopo giorno, sta trascinando Nettuno ed Anzio nel baratro dell’insicurezza e dell’assenza di futuro. Una catena ininterrotta di risse tra ragazzi, di attentati incendiari, di piazze di spaccio, che quotidianamente colpiscono a morte due città che avrebbero la vocazione turistica nel proprio DNA e che invece sono state abbandonate al loro destino dalle istituzioni. Non sono serviti nemmeno gli scioglimenti per infiltrazioni mafiose per convincere Piantedosi a rafforzare la pianta organica delle forze dell’ordine del territorio. Un personale sempre più anziano, senza ricambio, che non ha a disposizione nemmeno i mezzi sufficienti per coprire un territorio vasto come quello di Anzio e Nettuno. I nostri concittadini non percepiscono la presenza dello Stato semplicemente perché lo Stato ha abdicato e ci ha abbandonati. In una situazione come questa, tutte le forze sociali e politiche dovrebbero unirsi con l’unico obiettivo di tutelare il territorio, eppure questo non accade. I politici di destra di Anzio e Nettuno hanno subito una strana mutazione genetica ed hanno sviluppato le branchie per sopravvivere sotto il pelo dell’acqua, in attesa delle prossime elezioni, prima delle quali riemergeranno in massa. Hanno deciso nel frattempo di acquattarsi sui fondali marini, come le tracine, infischiandosene di quello che sta accadendo ai loro concittadini ed alle loro città. Il loro ministro, nonché ex prefetto, pur conoscendo benissimo il rischio che Anzio e Nettuno stanno correndo di fare la fine che ha fatto Ostia, in mano alla malavita organizzata, fa finta di nulla, ostentando il suo broncio inespressivo d’ordinanza. E i suoi sodali politici, consiglieri regionali del territorio compresi, se ne fregano (perifrasi adatta alla loro ideologia) e parlano di altro, quando e se parlano. Sappia comunque il ministro Piantedosi, e tutti coloro che oggi stanno abbandonando le nostre città, che avranno le responsabilità morali del futuro dei nostri figli, che oggi purtroppo non riusciamo più a vedere, perché avvolto da una sempre più fitta foschia.
Roberto Alicandri
Centro Ecumenico
Mercoledì 26 luglio, nella Parrocchia SS. Anna e Gioacchino di Lavinio, vi è stata una solenne concelebrazione presieduta da mons. Adriano Gibellini, Parroco delle Cattedrale di Albano e direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano per la Benedizione dei nonni e degli anziani, in occasione della festa dei Santi Patroni SS. Anna e Gioacchino, al termine della cerimonia, perché si può essere nonni non solo in senso biologico ma anche in senso spirituale. Al termine mons. Gibellini, unitamente al Parroco don Vittorio ed ai sacerdoti don Angelo e don Gianni hanno consegnato un opuscolo con la Preghiera a tutti i nonni presenti. Alle 21,30 vi è stato il concerto della banda Città di Anzio.
Da evidenziare che il 22 luglio vi sono state letture dal Protovangelo di Giacomo, interpretate dal gruppo dei Poeti estinti. Il 23 luglio vi è stata la conferenza del maestro Antonio Silvestri. Il 25 luglio la preghiera alla Vergini dal Canto XXXIII del paradiso a cura del prof. Giorgio Battistella. Il 29 dopo la Messa presieduta da mons. Carlino Panzeri vi sarà al teatro la recita della commedia a cura della Compagnia Arte Nativo Associazione Leonardo di Ardea (in memoria di Michelangelo Pastore).
Domenica 30, al termine della messa delle 11,30 vi sarà la benedizione delle mamme in attesa e dopo la Solenne Concelebrazione presieduta da S.Ecc. Mons Aurelio Garcia Macias (sottosegretario del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, vi sarà la Processione con l’icona dei Santi Patroni e alle 21 uno spettacolo musicale con il Revival Italian Band e la premiazione del concorso fotografico.
Eduardo Belcastro
Padre Luciano Zanecchia li ha festeggiati nella chiesa dello Spirito Santo di Aprilia
50 anni di sacerdozio
50 anni di tutto ed è sempre una gran festa, ma quando i 50 anni li festeggia il sacerdote Luciano Zanecchia, diventa festa di popolo, il popolo affidatogli da quel gesto al momento della sua Ordinazione Sacerdotale, l’imposizione delle mani e l’unzione con gli oli sacri. E ieri, nella imponente chiesa dello Spirito Santo di Aprilia, durante l’omelia, davanti al popolo affidatogli, davanti a sacerdoti amici ma soprattutto davanti a S.E. Mons. Vincenzo Viva - Vescovo di Albano Laziale - ha voluto ricordare le parole che gli disse Monsignor Luigi Liverzani nel momento della sua Ordinazione sacerdotale:
“Credi in ciò che leggi
insegna ciò che credi
pratica ciò che insegni”
e Lui ne ha fatto tesoro nei vari incarichi dei suoi 50 anni di apostolato ha celebrato i Sacramenti, ha liberato le persone dal peso della colpa e del peccato, ha consolato nella malattia, ha incoraggiato nel lavoro, ha accompagnato nel momento della prova, non misurando gli anni ma solo la sua responsabilità avuta nell’annuncio del Vangelo e nella pratica della misericordia.
Nella sua omelia ha voluto salutare quanti lo hanno conosciuto, aiutato e supportato ricordando di aver imparato a considerare ogni luogo, dove i superiori lo hanno assegnato, non come terra straniera ma come campo di lavoro.
I suoi primi cinque anni come Vicario parrocchiale nella parrocchia di San Gregorio VII in Roma dove, giovane fra i giovani, ha fatto le sue prime esperienze pastorali per poi essere trasferito a Nettuno dove ha avuto per ben 13 anni la conduzione come parroco della Chiesa del Sacro Cuore Dopo ben sei anni come Cappellano presso il Policlinico Gemelli in Roma resta in città ma gli viene assegnata nuovamente una Parrocchia della periferia: San Leonardo da Porto Maurizio.
Dopo alcuni mesi a Guidonia nella parrocchia di Santa Maria di Loreto, gli viene affidata la parrocchia di “Falasche” in Anzio che custodisce fino al termine del suo mandato, rimettendo lo stesso nelle mani dell’Ordinario nel 2022.
Ed ha concluso, nella solennità e bellezza architettonica della sua nuova parrocchia ad Aprilia - la Chiesa dello Spirito Santo, ammettendo che 50 anni sono passati in fretta, non senza lasciare rugosità, escoriazioni e lividi nella sua interiorità umana e spirituale.
Ha annesso di rivedere con rammarico i suoi fallimenti, le sue delusioni ed i suoi dolori, ma anche la forza, il coraggio, la speranza che gli sono venuti dal sostegno della preghiera e, per tutto questo ha voluto ringraziare il Signore che gli è stato sempre vicino.
Ma una pillola di saggezza non poteva mancare: “Oggi posso affermare che il silenzio ed il sorriso sono state le mie armi pià potenti: con il sorriso ho risolto tanti problemi, con il silenzio molti altri li ho evitati”!
Ad majora grande amico di tutti!
Antonio Alderisio
Il ruolo del bagnino
Chi è nato e cresciuto ad Anzio sa che una delle figure storiche del paese era il bagnino. Faceva parte della comunità come il farmacista, il Parroco, le sensali, il salumiere sotto casa e lo scopino (volutamente lo chiamo così) che tutte le mattine si faceva sentire nella strada mentre con la sua scopa di saggina puliva i sampietrini. Ebbene a maggio le spiagge iniziavano a vivere per la “Stagione” e il Bagnino (sempre lo stesso fino alla sua vecchiaia) iniziava la sua attività. Calzoncini corti e canotta rossa su fisici bruciati dal sole pulivano il loro pezzo di arenile, montavano le famose cabine di legno e piantavano I primi ombrelloni.
Erano come le Rondini, tornavano ogni anno e tu, inconsciamente li aspettavi. Facevano parte della tua storia che anno dopo anno cresceva. Si chiamavano per nome, ma si guardavano con rispetto, per esempio era bello vederli remare in piedi sul pattino rosso quando c era il mare mosso. Erano come eroi che affrontavano i marosi per andare a recuperare qualche persona (non di Anzio) che aveva avuto la brillante idea di farsi il bagno oltre gli scogli senza saper nuotare. A noi della dea fortuna ci era permesso fare il bagno con i cavalloni nella parte interna della scogliera e, comunque lui (Carlo) il nostro bagnino era in piedi con il fischietto in bocca che vigilava su tutti.
Nessuno metteva in discussione il suo divieto alla balneazione, anzi, poiché scendevamo al mare da soli, i nostri genitori erano tranquilli proprio perché sapevano che c era lui a farci filare dritto. Ci conosceva tutti e ci voleva bene perché anno dopo anno ci vedeva crescere e noi pur avendo un po’ timore lo ascoltavamo. Ieri, invece, ci giunge una notizia a dir poco sconcertante, abbiamo letto che alcuni genitori (spero non siano del posto) hanno aggredito un bagnino (conosciuto da tutti noi) perché aveva osato vietare alla figlia di farsi il bagno perché il mare non si presentava sicuro. No, dico, ma veramente stiamo raggiungendo la follia? Sarà il buco nell ozono che queste persone hanno nella loro testa? Ma come si fa dico io a insultare e ad assalire una persona che cerca di tutelare tua figlia? Ma chi sei tu per farlo. Portala in piscina e falla affogare li mentre tu (pur di non essere disturbato) ti godi il sole. Porca trota ci stanno facendo rimpiangere le ciavattate e le cucchiarellate dei nostri genitori.
Lina Giannino