da domani 29 maggio fino al 31 ottobre, con i seguenti orari di balneazione:
• Dal 29 Maggio al 14 Giugno, dal lunedì al venerdì dalle ore 12,00 alle ore 17,00, il sabato e la domenica dalle ore 09,00 alle ore 19,00;
• Dal 15 Giugno al 15 Settembre, dal lunedì al venerdì dalle ore 10,00 alle ore 19,00 il sabato e la domenica dalle ore 09,00 alle ore 19,00;
• Dal 16 Settembre al 31 Ottobre, dal lunedì al venerdì dalle ore 12,00 alle ore 17,00, il sabato e la domenica dalle ore 09,00 alle ore 19,00.
Diverse le misure anti Covid da seguire per gli stabilimenti balneari e le spiagge attrezzate, secondo le disposizioni nazionali e le linee guida regionali: informazioni in più lingue sulle misure di prevenzione, steward di spiaggia, prodotti igienizzanti, prenotazioni, misurazione della temperatura consigliata, organizzazione dell'accesso e dell'uscita nel rispetto del distanziamento sociale, obbligatoria una superficie di almeno 10 mq per ogni ombrellone e una distanza di 1,5 m tra lettini e sdraio, pulizia e disinfezione delle aree comuni, sanificazione delle attrezzature, servizio delivery in spiaggia, vietata l'attività ludico-sportiva di gruppo.
Per quanto riguarda le spiagge libere, il Comune di Pomezia si avvarrà, già a partire da domani, del supporto e della sorveglianza di personale dedicato, gestito dalla società partecipata “Servizi in Comune”. Gli addetti informeranno cittadini e turisti sulle misure da rispettare, e installeranno sulle spiagge paletti in corrispondenza del corretto posizionamento degli ombrelloni.
“Stiamo lavorando anche per estendere la App utilizzata dal Comune di Roma all'intero litorale sud – spiega il Sindaco Adriano Zuccalà – L'applicazione segnala l’affollamento delle spiagge con i colori del semaforo, in modo da scoraggiare affluenze eccessive. Sarà un'estate complessa, ma sono certo che, con la collaborazione dei balneari e della cittadinanza, riusciremo tutti a goderci l'estate”.
Inoltre, come ogni anno, da metà giugno fino a metà settembre, saranno installate in tutto il litorale di Torvaianica 8 postazioni di salvataggio con torretta, passerella e sedia job per disabili:
- postazione n. 1: altezza di via Brema - Passaggio a mare n. 9;
- postazione n. 2: altezza di via Nizza - Passaggio a mare n. 9;
- postazione n. 3: altezza via Positano e via Ischia - Passaggio a mare n. 28;
- postazione n. 4: altezza viale Francia a sud dei “Bagni Belvedere” - Passaggio a mare n. 37;
- postazione n. 5: altezza viale Francia a nord del “Piccolo Porto” - Passaggio a mare n. 40;
- postazione n. 6: altezza di via Siviglia - Passaggio a mare n. 46;
- postazione n. 7: altezza di via Belgrado - Passaggio a mare n. 56;
- postazione n. 8: altezza di via Praga - Passaggio a mare n. 58.
Il servizio di assistenza e salvataggio sarà assicurato tutti i giorni, dal lunedì alla domenica, ininterrottamente a partire da un’ora prima e fino ad un’ora dopo gli orari di balneazione.
29-05-2020
Aggiornamento Coronavirus, salgono a 47 i cittadini guariti a Pomezia. Il cordoglio dell’Amministrazione per la paziente deceduta
Salgono a 47 i cittadini guariti nel Comune di Pomezia. Ad oggi rimangono 10 le persone positive al Coronavirus di cui 2 ricoverate presso strutture sanitarie e 8 in isolamento domiciliare. Sono 22 i concittadini posti in isolamento domiciliare preventivo (non positivi).
In queste ore è pervenuta anche la notizia del decesso di una cittadina di 74 anni già ricoverata per Coronavirus presso una struttura ospedaliera.
“Alla famiglia della vittima vanno le nostre più sentite condoglianze – osserva il Sindaco Adriano Zuccalà –. Con la riapertura dei parchi e l’avvio della stagione balneare la Città è ripartita, entrando nel pieno della fase due. Adesso spetta ad ognuno di noi evitare di vanificare i sacrifici fatti finora: dobbiamo mantenere il distanziamento sociale ed evitare assembramenti. Come di consueto nel fine settimana i controlli delle Forze dell’ordine saranno intensificati proprio per monitorare in maniera capillare il rispetto delle prescrizioni. Chiedo a tutti collaborazione e mi appello al senso civico dei nostri concittadini: non abbandonate guanti e mascherine sul suolo pubblico”.
Emergenza Coronavirus, riduzione della Tari per le attività commerciali
La Giunta comunale di Pomezia ha deliberato la riduzione del 100% della quota variabile della tariffa Tari 2020 per le utenze non domestiche rimaste chiuse durante l’emergenza sanitaria legata al Covid-19.
“In un contesto normativo ancora incerto, abbiamo deciso di operare subito con un’importante intervento economico sulla TARI – spiega l’Assessore Stefano Ielmini – prevedendo l’azzeramento della quota variabile della tariffa per tutte le utenze non domestiche costrette alla chiusura. Anche nel rispetto del principio che «meno inquini, meno paghi», siamo riusciti inoltre a non ridistribuire la maggiore spesa sulle utenze domestiche, coprendo la quota con un apposito fondo”.
“Un aiuto concreto al tessuto produttivo locale – afferma il Vice Sindaco Simona Morcellini – pesantemente colpito dalle ripercussioni economiche legate alla pandemia. La riduzione della quota variabile della Tari nei giorni di chiusura, insieme alle misure stanziate dal Governo, è un ulteriore strumento messo in campo dall’Amministrazione per limitare i riflessi negativi sull’economia locale alleggerendo la pressione fiscale per consentire la ripresa e il rilancio economico del Paese nella fase due dell’emergenza”.
“Vogliamo agevolare le attività commerciali penalizzate con tutti gli strumenti a nostra disposizione – aggiunge il Sindaco Adriano Zuccalà – dopo la possibilità di estendere le proprie attività di ristorazione e somministrazione verso l’esterno, aggiungiamo un ulteriore aiuto economico a quanto abbiamo fatto fino ad ora, sia a livello nazionale che comunale. Inoltre, il Consiglio Comunale, potrà applicare questo aiuto anche alle strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere rimaste chiuse durante il periodo di lockdown. Un intervento altrettanto importante per riuscire a ripartire al meglio anche sotto l’aspetto del turismo, settore fortemente danneggiato dal lockdown e che ne subirà gli effetti ancora per molto tempo”.
Il Sindacato odierno sembra intontito e non riesce ad intercettare le realtà lavorative
Categorie lavorative fluide
Rovistando nella nostra biblioteca, alla ricerca di un volume di poesie di un caro amico calabrese da anni scomparso, ci è capitata fra le mani la nostra fortunata dispensa Informazioni Socio Economiche, edita da P. N., in sesta edizione - l’ultima - nel 1996. Lavoro ormai inservibile, perché non più aggiornato e perché, nel frattempo, non son cambiate solo le leggi, ma la vita stessa. Ciò che in essa ha ancora qualche validità è la parte concernente il Lavoro e il Sindacato, comparti che son rimasti quasi cristallizzati e che la pandemia suggerisce e impone che vengano radicalmente ripensati. Continuare a servirsi della legge sull’orario di lavoro, per esempio, che risale, praticamente, al 1925, e dello Statuto dei Lavoratori - o legge 300, del 20 maggio 1970 - è anacronistico, è come voler andare sulla luna servendosi di razzi con propellente a legna.
Il lavoro non è diminuito in questi anni, è solo cambiato. Le norme che lo regolano sono obsolete e non prevedono le tante forme nuove venutesi a creare, tra le quali il lavoro da casa e quello delle consegne a domicilio.
Alcune imprese - non tutte - hanno approfittato di queste vacanze normative per pagare di meno il lavoro; fingendo, cioè, che il lavoro mancasse e che queste nuove forme non ci fossero, l’hanno semplicemente acquistato a meno prezzo. I datori di lavoro, in altri termini, in molti casi hanno rinunciato alla loro dignità e si sono comportati da veri e propri sfruttatori. Son decenni e decenni che il costo del lavoro è fermo e che aumenta, invece, il profitto del capitale; la finanza ingrassa, è sempre più vorace, mentre il lavoratore - che concorre alla pari, col proprio sudore, alla formazione del prodotto e della ricchezza - è costretto a tirare sempre più la cinta.
Le nuove tecnologie hanno indebolito pure il Sindacato, il quale, in parte, si era già castrato da solo, interessandosi sempre ed esclusivamente di chi ha il posto fisso e dei pensionati e quasi per nulla delle nuove forme di lavoro. Così, a loro volta, i lavoratori non hanno più trovato conveniente iscriversi. Se tu non ci proteggi, han detto, perché associarci e pagarti il contributo?
Il Sindacato odierno sembra intontito, non riesce neppure a intercettare le realtà lavorative e i cambiamenti; dà l’apparenza di vivere in un chiuso orticello.
Son mutati i settori produttivi, si sono mescolate le funzioni (oggi è difficile, problematico, distinguere tra operaio e impiegato); un lavoratore, a causa delle nuove tecnologie, è costretto a conoscere e svolgere più funzioni, più di un mestiere. Il Sindacato, di conseguenza, dovrebbe inventarsi nuovi comparti nei quali inserire gli eventuali nuovi associati. Non facile, non lineare sarà creare, individuare nuovi contratti di lavoro in grado di contenere queste categorie che a noi piace definire fluide.
Lo Statuto dei Lavoratori, vecchio ormai di cinquant’anni, è riformabile? Ha applicabilità ancora ai nostri giorni? Il Sindacato si è ossificato, anche per non aver mai voluto una personalità giuridica, così come richiesto dalla nostra Costituzione all’articolo 39. Motivo: perché temeva di perdere potere, autorità; potere e autorità che invece ha ugualmente perso, perché non si può star fermi quando la società viaggia a razzo.
Il Sindacato si è snaturato da se stesso, col divenire datore di lavoro e, per giunta, in molti casi, non rispettando le regole ch’è chiamato a difendere. Si pensi al Sindacato che svolge un servizio che non gli spetterebbe, com’è quello del patronato, che dovrebbe essere pubblico. Il compito gli è stato affidato dallo Stato e direttamente, senza gare o concorsi, senza, cioè, dover competere con la concorrenza. Lo Stato glielo ha affidato direttamente per ingraziarselo e costringerlo a essere nei suoi confronti meno aggressivo e il Sindacato, accettandolo, si è praticamente snaturato. Si pensi alla gestione dei Corsi della Formazione Professionale, ai tanti miliardi bruciati e senza che le aziende ottenessero personale adeguato. I lavoratori non sono babbei, queste cose le capiscono a volo, prendono giustamente a diffidare, a non aver più fiducia in chi era nato solo per difenderli. Il mercato del lavoro, oggi, è smarrito davanti a questa autentica babele di istituti in doppia veste e alla montagna di leggi obsolete e farraginose, incerte, che vanno bene solo per i datori di lavoro marpioni e i loro abusi; ai lavoratori onesti - che vogliono solo lavorare e non essere assistiti come se fossero minorati - e ai datori di lavoro onesti - titubanti, frastornati - rimangono, purtroppo, soltanto lo scoramento e solo l’incertezza dell’agire.
Domenico Defelice