Pubblichiamo il discorso “senza carta” che tenne papa Giovanni Paolo II durante l’incontro con i lavoratori di Pomezia il 13 settembre 1979
Sua Santità papa Wojtila a Pomezia
Il 18 maggio del 2020 si è festeggiato i 100 anni della nascita di Papa Wojtyla (Giovanni Paolo II) avvenuta il 18 maggio del 1920 in Polonia. Eletto papa il 16 ottobre del 1978 sua Santità Papa Giovanni Paolo II ha visitato Pomezia giovedì 13 settembre del 1979.
La visita riveste una particolare importanza perché fu la prima effettuata dal Papa imperniata su un incontro ufficiale con il mondo del lavoro, ma anche le parrocchie si mobilitarono.
Per l’occasione fu presentato al Papa, da padre Davide Agostini, parroco di San Benedetto, il plastico per la realizzazione della nuova chiesa di San Bonifacio, che poi sorgerà nel quartiere Nuova Lavinium. Sua Santità, in una piazza San Benedetto stracolma ebbe uno straordinario dialogo con gli operai. Il Papa comprende le loro attese e mette da parte il discorso gia preparato ed appena iniziato e parlando a braccio inizia un discorso estemporaneo con la folla.
E’ il discorso “senza carta”
“Adesso dirvi ancora qualche cosa senza carta. Come ho detto all’inizio, è la prima volta che mi trovo qui a parlare ai lavoratori, agli operai della città operaia di Pomezia. Per la prima volta in Italia. Ma tante volte in Polonia, tante volte… Soprattutto, voi sapete, sono stato anch’io per più di quattro anni operaio, e devo dire che apprezzo molto quel periodo della mia vita. Ho detto tante volte che quei quattro anni di lavoro per me valgono più che due dottorati. E devo dire ancora che così si è stabilita una amicizia con i lavoratori operai della stessa fabbrica, dove abbiamo lavorato insieme; e questo avveniva dopo la guerra, dopo l’occupazione nazista, ma è durato fino agli ultimi momenti, quando ero già sacerdote, poi vescovo e cardinale; sempre ho avuto questi contatti, contatti personali con i miei amici lavoratori operai.
Le occasioni per incontrare da cardinale i lavoratori a NowaHuta, conosciuta anche qui in Italia; allora era una città crescente in prevalenza agricola, di campagna, ma adesso è molto più grande di Pomezia: conta 200.000 abitanti, nei dintorni di Cracovia. E poi, altra occasione erano gli incontri con gli operai della Slesia; la Slesia è una regione più industriale: erano soprattutto minatori e altri operai che ho potuto incontrare e parlare loro da vescovo, da cardinale.
Quello che ho detto ora è per spiegare una piccola cosa; ho desiderato parlare a tutti voi, lavoratori italiani di Pomezia, aspettando quale sarebbe stata la reazione a quello che avrebbe detto “quel Papa” che per la prima volta si trova fra gli operai italiani. Ho parlato solo di temi fondamentali: la religione e il lavoro, la Chiesa e il mondo del lavoro; ma ho parlato in modo piuttosto “essenziale”, non sono entrato nei problemi particolari perché non conosco abbastanza la situazione vostra. Altrimenti ho parlato sempre in Polonia, dove avevo la mia propria esperienza; e dove, conoscendo i problemi, ho potuto entrare anche nei particolari. Ma io penso che il primo incontro basta così. Volevo dire inoltre che un momento è stato per me molto significativo: la vostra reazione quando vi ho detto, durante il discorso, che “non è l’uomo per il lavoro, ma il lavoro per l’uomo”. La vostra reazione è stata la stessa che in Polonia, la stessa che in Polonia! Io mi ricordo, era forse il mio ultimo pomeriggio passato in Slesia, che per i 200.000 lavoratori slesiani, soprattutto minatori, quando io ho detto la stessa parola in polacco, la reazione fu la stessa.
Allora si vede che ci sono, che esistono alcuni elementi, alcuni principi comuni; dove si vede subito, in Italia e in Polonia che dappertutto, in tutto il mondo, la verità è tale e non può essere un’altra. Per questo vi ringrazio: perché cosi ho fatto la prima esperienza personale, che certamente poi mi gioverà, mi aiuterà per capire, conoscere, comprendere sempre meglio il mondo del lavoro e il mondo degli operai in Italia. Per questo sono chiamato; perché, essendo Vescovo – essendo Vescovo di Roma, essendo il Papa – sono il vostro servitore. Cosi come Cristo ha detto “Non sono venuto per essere servito, ma per servire”.
Infine devo ringraziarvi ancora per i doni ricevuti. Ho paura che ho ricevuto troppo. E ritorno da Pomezia troppo ricco! E allora, come si realizza la giustizia sociale se voi fate un Papa troppo ricco? Va bene. Si, sono gratissimo per tutti questi doni, perché esprimono la vostra fede e la vostra simpatia. E devo dire che questo costituisce per me un grande appoggio: quello che questi doni esprimono simbolicamente, il valore affettivo il loro valore simbolico è per me molto caro e vi ringrazio nuovamente. E vi auguro di crescere ancora in tutti gli aspetti possibili. Vi auguro anche di riuscire nella costruzione della chiesa di San Bonifacio. Io mi ricordo bene della mia esperienza: quale fu per un ambiente operaio la costruzione di una nuova chiesa, naturalmente in Italia è tutt’altra cosa…(Allusione alla costruzione della chiesa parrocchiale di NowaHuta. Osteggiata dalle autorità locali). Allora vi auguro questi e molti altri successi: sociali, familiari e personali”.
Questi temi accennati in quel primo discorso sul lavoro a Pomezia Papa Giovanni Paolo II li trattò poi nell’enciclica “LaboremExercens” del 14 settembre 1981. E’ da Pomezia che questo Papa iniziò quel percorso che molti poi hanno chiamato di “interventismo sociale” in cui il diritto al lavoro è interpretato come diritto umano, cioè come diritto della persona. Pomezia sarà anche, per Giovanni Paolo II, una delle prime tappe di quel lungo percorso che lo porterà a diventare uno dei più grandi Pontefici della Storia della Chiesa.
Dal libro “Pomezia citta del
lavoro” di Antonio Sessa