Intervista all’artista Giovanna Alfeo che da diversi anni si è trasferita a Pomezia
L’arte è andare oltre
Giovanna Alfeo, nasce a Taranto e si trasferisce a Pomezia diversi anni fa. Dopo il liceo artistico, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Lecce. È pittrice, gallerista, insegnante d’arte e street artist. Vive nel mondo parlando con le immagini. Ha esposto in Italia e all’estero.
Le sue opere si trovano in molte collezioni private. L’opera, Le città possibili, è stata donata dall’artista al Museo Città di Pomezia - Laboratorio del Novecento. Ha realizzato, inoltre, numerosi murales a Pomezia, Sant’ Arcangelo di Roccalvacce, diversi nel viterbese, a Roma, nelle cave romane del Parco della Caffarella e nel quartiere S. Lorenzo, a Castel Silano in Calabria e per la sez. AVIS di Capistrello in Abruzzo.
- Buongiorno Giovanna. Quando ha capito di voler intraprendere il percorso artistico?
“Probabilmente quando le professoresse della scuola media chiamarono mio padre per parlargli. Ebbi inizialmente paura poi invece estrema felicità perché lo invitarono caldamente a iscrivermi al liceo artistico visto le mie attitudini. Mio padre ne fu felicissimo. Quindi andai al liceo di Taranto e poi all’Accademia di Belle Arti a Lecce. Da allora non mi sono più fermata. C’è stato, poi, un grande cambiamento quando mi sono trasferita a Pomezia, all’incirca venticinque anni fa, perché nella mia città avevo già la mia attività espositiva. Ci fu quindi un fermo, poi qui conobbi Paola Di Giovanni e con il suo supporto ricominciai la mia attività espositiva, non quella artistica perché non si è mai fermata. Ad un certo punto ho lasciato l’attività di gallerista e ho ripreso le redini della mia vita artistica. Volevo dedicarmi esclusivamente alle mie opere anche se tutto ciò che avevo fatto fino ad allora, è stato un arricchimento. Quasi per caso mi sono imbattuta nell’attività da muralista. Mai avrei pensato di percorrere quella strada e l’ho affrontata come una sfida. Il primo murales è stato quello che si trova dietro la biblioteca “Ugo Tognazzi” di Pomezia, una bimba che guarda tra i libri, da quel momento si è aperto un mondo e continuo tutt’ora. Raccogliendo le sfide sono cresciuta andando sempre oltre”.
- Qual è stato il suo stile iniziale?
“Come tanti all’inizio ho sondato i vari stili ad esempio quello accademico, poi ho avuto una specie di ribellione e sono passata all’informale, un informale gestito, ossia un falso informale perché il figurativo mi appartiene da sempre. Rimanere, però, in una categoria mi indispettiva. Amavo dire che ci sono tanti tipi di linguaggio ed espressione, per quale motivo devo chiudermi in una sola forma se la mia necessità è varia e ho così cominciato a sperimentare. Sperimentare i vari supporti è stato determinante. Per me non è un elemento passivo, ma parte integrante della mia forma artistica. Allora dal supporto particolare sono giunta a questo tipo di comunicazione, ossia l’alluminio. È il soggetto principale dell’opera finale. In realtà la pittura che vado a realizzare sopra è soltanto pretestuosa, serve solo per richiamare l’attenzione dell’osservatore. L’atto artistico vero e proprio è la gestione dell’ossidazione dell’alluminio, quindi è essenziale il connubio tra l’informale del supporto e il figurativo che vado a stratificare sopra. Ho trovato una linea di fusione tra i due linguaggi.
Le ossidazioni inevitabilmente obbligano a un pensiero onirico, a un atteggiamento introspettivo. Il periodo artistico che sto vivendo, mi gratifica molto perché riesco a seguire entrambi gli aspetti: l’aspetto sereno dell’approccio iniziale e poi quello introspettivo. Lascio il visitatore osservare l’opera, che inizialmente rasserena poiché è un volto, sembra che non richieda nessun tipo di sforzo per essere compreso. In un secondo momento vi è l’interpretazione che richiede una maggiore attenzione”.
- Cosa cerca nei volti?
“Sono volti in primissimo piano, è quasi una zoomata. Sento la necessità di andare al di là dell’aspetto esteriore, se mi avvicino molto, forse posso provare a far andare oltre anche l’osservatore. Questi occhi, questi sguardi così grandi sono dei passaggi, delle aperture; puoi fare un salto e andare oltre il tuo personale immaginario fino all’essenza delle cose.
Alcuni donano un senso di accoglienza al visitatore, ma essendo delle storie, non tutte sono felici, alcune sono tristi e possono appesantire l’essere umano”.
- Cosa le manca dal punto di vista artistico?
“La sperimentazione è una via sempre aperta, immagino di andare oltre la sperimentazione stessa. Umanamente mi manca il tempo perché si va avanti con gli anni e la sperimentazione necessita di tantissimo tempo e questo un po’ mi deprime. Vorrei tornare indietro per averne di più”.
- È fondatrice di un’associazione che si chiama Hesperia. Cosa significa?
“È il nome con cui i Greci originariamente designarono l’Italia. Una terra conquistata da un popolo straniero, implica molte difficoltà; è un luogo inizialmente ostile quindi lo scegliemmo perché eravamo consapevoli della storia di Pomezia, come città che ha accolto persone provenienti da diverse parti del nostro paese”.
- In questa associazione propone dei corsi d’arte. Le piace insegnare?
“Sono lezioni libere, diverse dalla scuola canonica, mi piace perché riesco a dare tanto, mi sento libera di esprimermi. Veder gioire un allievo per i suoi traguardi è una parte fondamentale.
È un piacere sia artistico sia umano, vorrei che le ore d’insegnamento non finissero mai”.
- Oggi che valenza ha l’arte in Italia?
“Nel nostro paese ha una valenza minore rispetto all’estero. Negli altri paesi l’ultimo fruitore può fare il mercato, in Italia no. Nelle altre nazioni esiste un’educazione all’arte, alla bellezza fin dalla più tenera età. È determinante. Inevitabilmente il bambino educato, la farà, poi, diventare parte integrante della sua vita da adulto, acquistando e diffondendo le opere. Qui l’arte è relegata agli addetti ai lavori. Nell’ultima mostra a cui ho partecipato in Francia, i visitatori erano di tutte le età e classe sociale, con un’affluenza per me sconvolgente. All’estero si vende perché i cittadini sono abituati, l’arte è parte integrante della loro vita. Qui, invece, è d’élite, devi entrare in certi circuiti per poter essere visibile”.
- Cosa si augura per il futuro?
“Mi auguro di poter sfruttare il tempo nella costante ricerca, nella sperimentazione. Mi auguro, anche, una generale e maggiore presa di coscienza su quanto le arti siano essenziali al buon vivere quotidiano”.
Manuela Mazzola
E’ intenzione di realizzarne una a Santa Palomba
Isola ecologica
“Abbiano appreso – ci ha riferito Paolo Dimasi, dirigente di Pomezia Aiuta- che è intenzione di questa amministrazione di realizzare in località Santa Palomba una isola ecologica. Un’ opera che è già in fase esecutiva, infatti vi è già stata l’aggiudicazione definitiva alla ditta che ha vinto il bando di gara e quindi quanto prima dovrebbero iniziare i lavori. E’ sicuramente una buona notizia per i residenti di Santa Palomba ed anche per quelli dei quartieri limitrofi costretti fino ad ora a servirsi della lontana isola ecologica di via Cincinnato a Pomezia. Pomezia Aiuta, che è da sempre disponibile a sostenere i quartieri periferici per ottenere servizi migliori, non può che condividere questa iniziativa dell’amministrazione del sindaco Felici”.
T.S.