Il Pontino Nuovo • 13/2024
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FEDE
FEDE
RAGIONE
RAGIONE
®
UN GIOVANOTTO
DI NOME
GESÙ
Il problema numero uno
«Processo a Gesù» è un’opera teatrale di Diego
Fabbri rappresentata per la prima volta il 2 marzo
1955 al Piccolo di Milano con attori prestigiosi e
la regia del grande Orazio Costa. Nel 1956 il testo
fu denunciato al Santo Uffizio (Congregazione
per la dottrina della fede) dall’Alleanza Cattoli-
ca Tradizionalista con l’accusa di «offesa alla reli-
gione e istigazione all’odio sociale». Se è inutile
dire che una tale accusa era
assurda e ridicola, meno
inutile è riflettere sul fatto
che Gesù aveva «circa
trent’anni» quando fu uc-
ciso dopo un processo som-
mario. Un uomo giovane,
uno che aveva tutta la vita
davanti. Non si può non ri-
flettere che anziani e giova-
ni, tutti possiamo ottenere
«vita» grazie a quella mor-
te scelta dal giovane Gesù:
«La mia vita non me la
toglie nessuno, la depongo
da me», scriverà il vecchio
Giovanni. Gesù afferma
ancora: «sono venuto per-
ché abbiano vita, e l’abbia-
no in abbondanza». Gesù
intende dunque risolvere il
problema originario dell’uomo, quello della
morte.
Non è facile capire il coraggio di questo giovane
Gesù che sa di dover morire eppure continua a lot-
tare per la vita altrui con amore. Si può dire nel
caso di Gesù: «Chi per amore muor / vissuto è as-
sai». Ma a noi chi ce la dà la forza di vivere? Chi
ci dà il coraggio di affrontare e talvolta superare le
malattie, ma anche di morire? Sono domande che
ci poniamo raramente e, se mai ce le poniamo, ba-
sta una minima distrazione fra le tante per fugarle.
Non si vive forse proprio nella società della facile
dis/trazione? Persino Epicuro era molto più atten-
to di noi quando diceva: «Quando ci sono io, la
morte non c’è; quando c’è la morte, non ci sono
io». Noi pensiamo che la morte sia sempre quella
degli altri. Persino i morti delle varie guerre in at-
to, dei massacri in atto, non ci fanno ormai grande
impressione. Non siamo mai noi a morire, a dover
morire. Cambiamo canale.
L’innesto necessario
La vita è breve. Certo questa vita è davvero troppo
breve per sprecarla in liti e rancori, animosità e
odii, ricordi di amarezze subìte e provocate, gelo-
sie e calunnie, scontrosità e malanimo. Il bambino
ucciso dal fulmine sulla piaggia non era certo “più
cattivo” di tutti gli altri bambini. I morti nel mas-
sacro di Gaza non sono peggiori di noi altri.
«Ma se non ci ravvediamo, tutti periremo come
loro», dice Gesù. «Ravve-
dimento» significa ingres-
so qui-e-ora nel regno di
Dio: «C’era tra i farisei un
uomo chiamato Nicodemo,
uno dei capi dei Giudei.
Egli venne di notte da Gesù
e gli disse: “Rabbì, noi sap-
piamo che tu sei un dottore
venuto da Dio; perché nes-
suno può fare questi segni
che tu fai, se Dio non è con
lui”. Gesù gli rispose: “In
verità, in verità ti dico che
se uno non è nato di nuovo
non può vedere il regno di
Dio”. Nicodemo gli disse:
“Come può un uomo nasce-
re quando è già vecchio?
Può egli entrare una secon-
da volta nel grembo di sua
madre e nascere?” Gesù rispose: “In verità, in ve-
rità ti dico che se uno non è nato d’acqua e di
Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello
che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato
dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se ti ho
detto: Bisogna che nasciate di nuovo». Paolo apo-
stolo scriverà che occorre «innestarsi a Cristo Ge-
sù» per risolvere il problema originario dell’uo-
mo.
Occorre poi spendere la vita nell’amore verso il
Signore e verso la sua immagine viva che è il no-
stro prossimo. Gesù ti dice: smetti di guardare in-
dietro, ai mali e malumori del passato, prosegui in
avanti, segui la «via» della speranza che non delu-
de, della fede fiduciosa, dell’amore che mai va
sprecato, anche quando sembra che nessuno lo no-
ti – anzi, forse proprio quando nessuno lo nota.
Se si vuole vivere, occorre tornare alla sofferenza
del giovane Gesù, dipendendo in tutto dal Padre,
come fece lui, anche in punto di morte
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La fede
come
esercizio
della
mente
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domenica ore 10.00 Conversazione biblica - culto a Dio
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ragionamento sui temi
importanti della vita e
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